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Thelonious.

Post n°203 pubblicato il 05 Giugno 2011 da Santajusta_Cultura

Compleanno di mio fratello Ricardo. Cambio ristorante per sopravvenuta consuoceraggine con Gilles. Scelgo “I Tre Racchi”, nome con il quale, nelle stradicciole di Campo del Oro (che vergogna!), indico il “Thelonious”, fondato tre lustri or sono da Joan, Martín e Diego, i miei primi tre amici di qui, allora ciclisti dell'Alianza e unici consolatori del pischello che ero, sbarcato da San Bartolo senza troppo sapere dove andava ad infognarsi.
Da troppo tempo evitavo l'incontro, rifiutavo di accettare quel me stesso smarrito e coglione che i tre avevano subito considerato un nuovo compagno e trascinato in ogni tipo di attività, assecondato in ogni tentativo di fuga, favoreggiato con Julio. Smarrito, perché non sapevo dove mi trovavo. Coglione, perché opponevo al loro affetto schietto, primario, un orgoglio demente che adesso ho una mezza idea di dove potrei cacciarmi.
Ma di recente ho ripreso a pensare a loro, a causa di un evento che ha riguardato tutti noi ragazzi del '94, e, forse perché ho cominciato a leggere Onfray, ad accettare quel pezzo della mia vita, a fare qualche telefonata e, miracolo, a ritrovarli, come se ci fossimo persi l'altro ieri. Non sempre è così.
Joan il depressivo, come me, Martín il menefreghista, Diego il grande, talmente che io ero troppo piccolo e troppo frustrato per capire. Si, credo di avere una lunga lista di debiti con loro, e soprattutto con lui.
Thelonious era il nome di un cargo immaginario, dove volevamo imbarcarci per disertare, io quest'isola e loro le fatiche del ciclismo, rese ancora più pesanti da una serie di cocenti delusioni. Nessuno ci prese sul serio, né ci arruolò. L'anno dopo ne avevamo inventata un'altra: imparammo a cucinare tutti e quattro, nella casa di campagna del nonno e fu la nostra vera evasione. Loro aprirono il ristorante, e dovevo esserci anch'io. Ma nel frattempo, attratto dagli aromi, o forse soltanto dalle mie onde positive, un collega mi aveva assunto nel suo studio e, senza rendermene conto, avevo cominciato a trascurare tutto il resto per diventare un avvocato decente. Salvo Julio e gli amici, of course, l'uno non esclude l'altro. Non chiedetemi perché: lo ius mi piace, ma non credevo fino a questo punto, nemmeno io.
Strade diverse, e compagni di strada diversi. E la mia tendenza a ricordare sempre il peggio, soprattutto dopo certe disillusioni, anni fa, che qui non mette conto citare. ì Ci incontravamo all'assemblea ordinaria dell'Alianza, sempre con piacere, ma mai come oggi.
Mi sono detto, mercoledì, che valeva la pena di attraversare tutto il sedicente golfo di Ferreñafe per festeggiare degnamente mio fratello. E prima Joan e poi Diego non solo hanno accettato di riceverci, ma mi hanno anche invitato a preparare il piatto del giorno con loro. Per la cronaca, cuscus mediterraneo.
Joan è sempre racchio, Diego no; scherzavo solo a metà, quando gli ho detto che adesso somiglia a Placido Domingo. E' uno chef autoritario e precisissimo, anche e soprattutto con me. E sapevo che lo avrebbe detto: “senti, quando vuoi venire qui a cucinare con noi, basta che me lo dici il giorno prima”. Stavolta l'ho abbracciato, come avrei dovuto fare allora.
Ci siamo fatti anche una fotografia, al momento del caffè, che aspetto di vedere nella mia casella di posta. E al momento giusto sono tornato a casa, riconciliato con me stesso, con loro e col mondo.
E adesso mi è venuta una gran voglia, anche se piove, di attraversare il sedicente golfo in bicicletta. Como hombres, como ellos.
© 2011 Pavia Malandra

 
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