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Fauna Mediterranea: La Sora Cecioni

Post n°383 pubblicato il 07 Giugno 2015 da Santajusta_Cultura

Tra gli stupefacenti esemplari della fauna che abita il pittoresco ecosistema degli aliscafi Fer-Nice (Ferreñafe-Nizza - e ritorno, che è quello che ci interessa di meno), il posto che spetterebbe al re della foresta, se foresta fosse e non banale galleggiante, è occupato, è proprio il caso di dirlo, dalla Sora Cecioni (Cecionia Goffredi).
Scoperta, nel 2010, dal noto - ai servizi - esploratore Jean-Paul Geoffroy II, deve il suo nome al non meno noto personaggio del cabaret e al fatto che l'esemplare studiato da costui, nella logorrea tipica della specie, aveva, quale chiodo fisso, le pericolose strade della Vieille Ville, infestate di tagliagole e tagliaborse ceceni.
Essere umano di sesso femminile, non constano esemplari maschi, autoctono, di età compresa tra i cinquantacinque e i settanta anni, della specie della borghesia medio-piccola con sfumature mitomaniache, ha come principale caratteristica quella di invadere, con la sua sola presenza, sette-otto posti del ponte o delle cabine dell'aliscafo; a causa non delle voluminose sporte (simili a quelle dei vu cumprà, che pure esecra), o del trolley sesquipedale che si trascina dietro, bensì per la metafisica capacità di monopolizzare l'attenzione dei malcapitati vicini di gomito.
Il Fer-Nice delle 15,35 del venerdì costituisce ambiente ideale per la proliferazione e la caccia delle Sore Cecioni, data l'impossibilità, per i malcapitati viaggiatori, di trovare rifugio altrove che nel WC, sempre che non vi sia già dentro altro fuggiasco. Il flagello degli aliscafi stordisce le prede con la sua inesauribile parlantina, descrivendo le mostruosità della Costa Azzurra: malavita ad ogni angolo di strada, carovita dietro la vetrina di ogni negozio, e varie piacevolezze sulle femmine locali (sorge il dubbio che le confonda con le arpie). Gli ignari turisti si spaventano. Gli habitués si scandalizzano.
Che si tratti di mimetismo risulterà evidente, laddove si riesca a sopportarla fino al momento in cui, tra una profezia di disgrazia e l'altra, la Sora Cecioni lascerà cadere qualche sillaba sulla sua condizione di proprietaria immobiliare in quel di Grasse, Cannes o Biot. Si ignora la ragione per cui non si ha notizia di insediamenti di Sore Cecioni in quel di Carros, sede della discarica provinciale.
A questo punto, tuttavia, le energie degli scandalizzati habitués sono talmente ridotte che neppure loro azzardano il consiglio che uccide: perché la Sora Cecioni non abbandona le dette proprietà, i tagliaborse della Cecenia e i buoni sconto del Prisunic a chi sa apprezzarli, per fare ritorno a Boscocinquecase Superiore (del quale, sempre secondo Geoffroy II, il ceppo Cecionide è originario)?
Neppure la ricerca sul campo riesce a risolvere il problema; l'abile Sora Cecioni, difatti, una volta messo piede sul molo, storditi o scocciati i transeunti, si dilegua per le strade circostanti il Porto nizzardo, certa che neppure lo studioso più determinato avrebbe forza e volontà sufficienti per seguire le sue tracce sulla terraferma. E se, per un curioso scherzo del destino, l'essere umano medio la incontra ai piedi dell'aliscafo di ritorno, preferisce la ritirata a qualsiasi ulteriore tentativo di indagine.
Le autorità sanitarie, Jean-Paul Geoffroy II e la Capitaneria di Porto (per tacer della Sûreté) certificano che, oltre l'effetto stordente e urticante della conversazioni, le vittime della Sora Cecioni non subiscono danni che non possano trovare sollievo in pochi minuti di aria di Nizza (inutili le scatolette-souvenir). Si raccomanda, tuttavia, ai non masochisti, di evitare l'incontro diretto e di godersi, senz'altro indugio, la traversata e il meritato soggiorno d'Azur.
©2015 Pavia Malandra

 

 
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