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Imprenditorialità!

Post n°451 pubblicato il 25 Giugno 2017 da Santajusta_Cultura

A Cortamanga non fanno le cose a metà. E quest'anno, il Festival MPC (Música, Palabras, Cultura), aveva anche una sezione “OFF”, per la strada e nel primo pomeriggio... io sono arrivato alle sette e mezzo e a teatro, per salutare un colibrì che fa sempre la sua parte e che, ultimamente, mi sembra un po' demotivato. Coraggio, ragazzo...Eh, si: sono arrivato a più di cinquant'anni (splendida età!) e, intorno a me, tutti i figli di parenti e amici si sono cimentati, sfidando la canicola, in esami di vario ordine e grado. Ed ho sopportato la calura anch'io, per andare a ritirare la pagella di mia nipote. È sempre istruttivo, il più delle volte tristemente, tastare il polso alle istituzioni scolastiche.L'attestato (e non più pagella) che mi sono ritrovato in mano, con tanti complimenti per la media della piccola, non ha più i voti espressi in cifre, ma in lettere. Come espediente per far credere che tutte le scuole del regno siano college americani, si può fare di meglio. E, soprattutto: abbiamo bisogno di college americani?Lo sapete, sono un essere che si sforza di non ridere, né piangere, ma comprendere. Ma quando ho letto, sull'attestato in questione, che la mia quattordicenne di nipotina era stata valutata in “Imprenditorialità”, senza capire se trattavasi di materia o di tratto comportamentale, sono ricaduto nel vizio di ridere per non piangere.Presumo, fino a prova contraria, che la ragazzina abbia le stesse capacità imprenditoriali che avevo io alla sua età: solo che io barattavo figurine e cassette audio ed ora si barattano app (ma qualche figurina si appiccica ancora). Capisco, tuttavia, che si voglia rinfrescare la categoria dei Giovani Imprenditori che, agli appositi convegni, vanta un'età media di quarantacinque anni.Voce fuori campo: come al solito, il signor St. Boi non ha capito nulla: si tratta di indirizzare questi fanciulli, e il prima possibile, dal kindergarten, meglio dalla nursery, sul cammino del mettersi in proprio, così non dovranno sacrificarsi in un ripetitivo lavoro dipendente.Questa bufala circolava anche quando ero giovane: leggevo “La Vanguardia Trabajo” e le “Centocinquanta opportunità in tutte le isole” erano, perlopiù, pubblicità di franchising: ricordo quella del negozio di caramelle a peso (tutti, tutti i giorni, entriamo a fare il pieno in un negozio di caramelle a peso), che richiedeva, come capitale d'inizio, l'equivalente di un monolocale in centro.Ancora voce fuori campo: ma insomma, St. Boi (il “signor” è scomparso), si lamenta proprio lei, un'intellettuale di sinistra, del trionfo di questa materia sull'insegnamento delle lettere? Dovrebbe sapere che lo stesso Mao, dico Mao, aveva preferito alla poesia la cacca di vacca, la quale, dopotutto, è concime.Logica implacabile.OK, mi avete convinto. D'altra parte, mi giunge notizia che il governo è di nuovo impegnato nel costoso salvataggio di una grande impresa in crisi quando, con la stessa somma, potrebbe salvarne duemila piccole, comprese quelle di un paio di miei amici. Per fortuna, mia nipote va bene a scuola: se continua ad impegnarsi, ha forti chances di fondare una multinazionale riccamente sovvenzionata!Ed io? Ed io “vo a far erba e la cuocio” (1). Thierry porta l'aglio e Denzer l'olio. Senza far fesso nessuno con una startup della cicoria.E sull'Estuario un'altra giornata finisce.© 2017 Idem Sentire(1) Vasco Pratolini, “Metello”.

 
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