Creato da: Santajusta_Cultura il 02/11/2008
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Non parlo più, scrivo.

Post n°490 pubblicato il 14 Marzo 2021 da Santajusta_Cultura

Gentile signora
Sasha Dag-Geoffroy
Dubcek 527
19122 Camós

13 marzo 2021

Cara Sasha,
No,non sono morto.
Ma era arrivato il momento di andare lontano e lontano e lontano, quella mattina che ho preso il treno... erano le tre del mattino ed era capodanno (del 2020!), e forse ho persino sbagliato treno, ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Come te, del resto, rimasta bloccata nella tua residenza ufficiale, in quella specie di Atlantic City, ormai deserta, perché nessuno gioca più, almeno "In presenza" (neologismo!)... ma scommetto che le scommesse online vanno a mille.
Ti annoi? Beh, di questi tempi succede... basta sapersi annoiare. E noi Geoffroy, in questo, siamo dei campioni, con le nostre case dei balocchi e i nostri strumenti musicali: ho portato con me il violino. Sono sicuro che, anche a Camós, vivi circondata da chitarre e pianoforti. A te le conclusioni.
Salutami i St Boi e le Pazze; e naturalmente Bibi che, nel suo albergo, non si abbatte; se, per necessità professionali, passi da Ferreñafe, non pensare troppo a Hopper: ci siamo persi, ci ritroveremo... oppure comincerà qualcos'altro. Occhi aperti, Sasha.
Ci vediamo su GrandAngle per Pasqua.

Tuo
Geoffroy

 

 
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Myself Wedding

Post n°489 pubblicato il 15 Ottobre 2020 da Santajusta_Cultura

Auguri al Gran Maestro della Loggia dei Gentiluomini di Campagna con Complesso del Nonno di Heidi, al secolo Gregorio, uno dei tanti pazzoidi che passano da Campo del Oro, il secondo porto di Ferreñafe; come quel tuttologo che, alla mia tavola, sentenziò: "continuavo a sposarmi e a divorziare, finché non mi sono sposato con me stesso".
Qualcuno lo ha preso alla lettera. Si organizzano cerimonie per matrimoni singoli, con tanto di ricevimento, vestito buono, catering e bomboniere. Ma che tristezza, stare da soli al tavolo d'onore!
Personalmente, non sono mai stato favorevole al potlatch matrimoniale. E poi, sposarsi con sé stessi vuol dire, ed è l'essenziale in ogni matrimonio, accordarsi con noi medesimi. Propedeutico, credo, a qualsiasi altro tipo di impegno familiare. Per chi, poi, vuole proprio "la favola" (sic!), si possono organizzare anche ricevimenti senza motivo. Non, mais... Covid permettendo, of course...
Eh, si, gli assembramenti sono ancora vietati. Qu'à cela ne tienne, mon ami, c'è sempre "Grandangolo"!
Ricordate quella circolare di un presidente di ufficio giudiziario che parlava di udienza col grandangolo ed io, ignorante quanto lui, mi chiedevo "E a lui che gliene frega?"; finché Fósforo, uno dei miei committenti, ha cominciato ad indire riunioni "via Grandangolo" e allora ho capito che si trattava di un programma di videochiamate (il presidente non so).
Molto utilizzato, ho sentito alla radio, per celebrare matrimoni (e relative kermesse) da remoto. Perché no, dopotutto? Quello che non ho capito è se i futuri coniugi intervengano ciascuno dalla propria postazione o da una postazione a due piazze. Né se ne possano usufruire - ma certo che si, basta che paghino!- i fautori del matrimonio con sé stesso (o Myself Wedding, come lo chiamano i nostri amici Wedding planner).
Ma che malinconia: mi ricorda "Raffaele", di Luciano De Crescenzo, che, solo la notte di Natale, accosta il tavolo allo specchio e brinda col proprio riflesso.
Ma ogni medaglia ha due facce e non è detto che il rovescio sia il peggiore. Nel matrimonio con noi stessi, nella sua accezione migliore, guardarsi allo specchio è operazione imprescindibile. Riflesso di sé stessi, riflesso negli occhi degli altri, il cantiere è infinito. Torno al lavoro. Ad Maiora.
©2020 M.A. Forcellati

 
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L’effetto Thierry

Post n°488 pubblicato il 27 Settembre 2020 da Santajusta_Cultura

Sono giorni di... psicosi. Personalmente, anche di mancanza di sonno; e dimentico spesso la mia lunga criniera e che non è indicato, arrivato l'autunno, uscire a fumare subito dopo averla lavata. Risultato, l'altra mattina mi sono svegliato groggy e col naso che colava. Allarme rosso.

Ero giustappunto intento a cancellare appuntamenti e rinviare commissioni, in modo da avere il minor numero di contatti possibile, quando lampeggia la tablette e relativa "Skap" (come dice mia madre): ed è, come sempre alle sette del mattino, Gregorio che, dal suo cocuzzolo di montagna, ci annuncia che quel miraflorino di suo figlio, un coach esaltato come pochi, ha pubblicato un nuovo video su "U-Tu" (sempre come dice mia madre).

Per gli italiani: miraflorino è come pariolino, ma più allegro, meno democristiano, come attestano le classifiche di vendita delle camicie hawaiane nei quartieri in questione.

E allora metto su il caffè e apro la relativa applicazione. Prima del video, c'è da pagare la tassa. Nella fattispecie, assistere ad una réclame. Che è quella di un antidolorifico omnibus, dal mal di testa ai dolori periodici, che ho assunto solo una volta, venticinque anni fa: l'effetto collaterale era un senso di decadimento psicofisico che s'intonava alla perfezione con la Ferreñafe di allora.

Sogno o son desto? La tablette blatera: "Febbre? È ora di andare a scuola! Con un solo confetto di Koattalgil la temperatura scende!" E giù con la giovane casalinga che agguanta la cartella in una mano e il pupo nell'altra e li spinge fuori dalla porta.

Complimenti!

Non avevano forse decretato di misurare la febbre all'infante prima di uscire, in modo da lasciarlo a casa se al disopra dei famigerati trentasette gradi e mezzo? Non dovevamo tutti comportarci da persone responsabili, meglio ancora se dotati, nel telefono, di un'applicazione (dal nome pronunciabile anche per mia madre), che mi avverte se Perucho il pizzicarolo, oltre all'etto di finocchiona, mi ha passato anche il Covid? Che figura ci faccio, io, con l'infreddatura, un misero trentasei e uno e la frenesia del rinvio?

È l'effetto Thierry: quel mio amico di Namnetes che, nel 1997, voleva cambiare mestiere; dopo un colloquio particolarmente alienante, commentò "Non

capivo se ero scemo io o erano scemi loro". Sensazione frequente, di questi tempi.

Ma si, capisco che l'epidemia ha assestato una bella mazzata al lavoro delle donne che tengono famiglia e che le regole di protezione rischiano di dargli il colpo di grazia. Forse sarebbe il caso di cominciare la rivoluzione da questo, non dal "linguaggio inclusivo"(1)

E sarebbe il caso di boicottare chi istiga all'infrazione, quando non, carrément, a delinquere: come quei magazine sedicenti di informatica che, soprattutto d'estate, in prima pagina strillano "Naviga gratis!" o, più ipocritamente "Ti spieghiamo come fanno gli hacker col nostro DVD!" e, in piccolo "a scopo puramente illustrativo". Per fortuna, non siamo ancora a "Tutti i trucchi dei fidanzatini per eliminare i genitori e conservare la pensione!". Almeno, non a mia conoscenza.

Avete indovinato: si è svegliato il vicino. Prima il rumore dell'avvolgibile che sale, poi il silenzio del mio podcast interrotto. Vado a spegnere il router. Ciao.

©2020 M.A. Forcellati


(1) A M.A. viene la nausea, quando le danno dell'avvocata e non dell'avvocatessa... ancor di più quando ha letto "Difensora Civica" sul giornale di un paese che ha fatto di tutto, prima di abolire il difensore civico, perché il popolo non sapesse che cavolo era. Ah, la cacofonia!

 
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Rentrée

Post n°487 pubblicato il 20 Settembre 2020 da Santajusta_Cultura

Eh, si: il Covìd ci ha fatto cambiare molte abitudini, prendere decisioni semplici, ma essenziali e passare molto più tempo a Campo del Oro; e, infatti, stamattina sono qui.
Da tempo le stanze non erano tutte occupate: sarà un assembramento? We are family, certo, ma come il finale di "Piume di Struzzo". Dallo scorso marzo abbiamo anche l'asso straniero: il giornalista Romano Damiani, giunto in provincia per un DASPO, levato il quale ha deciso di fermarsi ancora qualche settimana e il confinamento lo ha sorpreso a casa mia, insieme a mia madre a a mio fratello Ricardo; senza di loro, con Celedoni bloccato a San Bartolo, sarebbe stato molto peggio. E, invece, ho subito quel tanto che basta di isolamento che cercavo da tempo, per assecondare il mio complesso del nonno di Heidi.
(Nel senso di stare a contatto con la natura? No, Martìn, nel senso di stare per i cavoli miei su un cocuzzolo di montagna. Non capirà mai, è di quelli che pensano che la bontà di un film si vede dalla sofferenza che infligge allo spettatore).
Aperta seconda parentesi: e io che credevo di essere scontato, evocando l'emergenza sanitaria. Riferisce or ora un'emittente francese (non cambio mai) che è uscito un libro, di uno scrittore "feelgood", con tutti gli ingredienti: il virus, Paperino, la Fata Turchina e il complotto. Va be': ma sarà tanto peggiore l'immaginazione fai-da-te?
Torniamo a noi: lo home office mi ha preso la mano e, se non il vecchio montanaro, sono tornato il gentiluomo di campagna che ero prima. Prima del virus? In un certo senso: il virus del "vita-sociale-come-alla-catena-di-montaggio" che mi ha colpito nel decennio appena trascorso.
E siamo arrivati alla rentrée 2020-2021. Romano non è più il solo ad uscire di casa tutti i giorni. No so cosa succederà dopo, ma qui persistiamo nei nostri valori: il coraggio, i rapporti umani, la mania dello ius (per me e Sanjuàn) e la tutela del paesaggio, che sempre costituzione è. Siamo pronti a tutto. E a raccontare tutto.
©2020 M.A. Forcellati

 
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Vai con l’irrilevante.

Post n°486 pubblicato il 13 Luglio 2020 da Santajusta_Cultura

Parafrasando Cesare Botero: "Ma lo sa che non ho mai visto Via col Vento per intero in vita mia?". Cionondimeno, è un film che ha fatto la storia del cinema e dunque, fin da piccolo...
Scuole medie. Il professor Andrés, durante una lezione, osservò: "mia madre era talmente masochista che, dopo aver letto il libro, ha visto anche il film". Che riproponevano al Bernini di Ferrenafe, come nel resto dell'Arcipelago; avvenimento che quel genio di Leonardo (Gracias, non Da Vinci) così salutò: "è un mattunazzo".
Il che ebbi modo di constatare quando ero ormai diventato un "hombre hecho y derecho" (si fa per dire) ed erano ancora in voga le vacanze tribali a San Berdoo, presente tutto l'albero genealogico; io dormivo nella cucina della caserma dei carabinieri (soprannome della mia casetta), in uno di quei falsi cassettoni che nascondono rete e materasso.
Una sera, alla TV, era programmato, appunto, "Via col Vento". Programmazione estiva, per darvi un'idea dell'importanza. Va be', non ho niente da fare, per curiosità... ed ho preso posto davanti al televisore che, come il mio cassettone, si trovava in cucina.
Sono stato il primo a desistere: a neanche metà del film, ho girato il letto-cassettone e mi sono messo a dormire, con un ipocrita "Non fate caso a me, buon proseguimento", e bisogna dire che mia madre e mia nonna mi diedero retta, caso più raro dell'evento in sé, ma per non più di una mezz'ora, dopo la quale si congedarono con un non meno fasullo "Beh, adesso lasciamo dormire Geoffroy", nel quale si leggeva più tedio che empatia.
Insomma, e almeno per quel che concerne me e mezza Campo del Oro, codesto film è quello che sembra: un polpettone di quattro ore; di quelli che non danno neanche il piacere di inca33arsi, come certi film locali degli ultimi anni: dei bidoni criminogeni.
Sicché, che una piattaforma video, leggi uno degli oggetti sociali più furbastri che l'ultimo decennio abbia prodotto, a seguito dei fatti di Minneapolis espunga il polpettone dal catalogo, si colloca a metà tra la presa per i fondelli siderale e il prosciugamento del Pacifico con lo scolapasta.
Tentativo di censura e di autocensura, paravento da aprire sul concreto: diseguaglianza sociale, salariale, culturale e di benessere. Spray all'aroma di contentino.
E un certo malessere mi ha preso quando, io stesso scritto a quella piattaforma, la cui natura originaria è la vendita per corrispondenza, ricevo l'avviso di consegna del mio pacco, con l'immancabile coda pubblicitaria. E quali articoli "potrebbero piacermi"? Ne cito uno, integralmente.
"Crema sbiancante, whitening cream, crema schiarente, crema per il corpo, schiarente uomo e donna, sbianca e schiarisce pelle e zone intime"
E, immancabilmente, ben mescolata alle altre foto dimostrative, quella di una fanciulla con il viso metà olivastro e metà bianchissimo, come il mio. Applicando quella crema, più che Clark Gable, potrei sostituire Christoper Lee. Per dirvi quanto ci azzeccano gli algoritmi.
Vorrei capire: Via col Vento esce dal catalogo, ma la crema che (da decenni!) asseconda nei neri il complesso di Michael Jackson è ancora in vendita? Lancia forse un messaggio più democratico di un film del 1939 superato dall'evoluzione del cinema e della storia?
Interrogativi che sembrano non esaurirsi mai. E l'indimenticabile striscia Prolet, quarant'anni fa, li riassumeva così: "Fratello, in questo locale ammettono solo un colore. Verde contante". E questo è quanto. Ad Maiora.
©2020 M.A. Forcellati

 
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