Il mondo oscuro

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MAGICAMENTE AYRTON

 

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ESSERE O NON ESSERE CAVALIERE?

Eh! So io quel che fo. Colle donne? Alla larga. Costei sarebbe una di quelle che potrebbero farmi cascare più delle altre. Quella verità, quella scioltezza di dire, è cosa poco comune. Ha un non so che di estraordinario; ma non per questo mi lascerei innamorare. Per un poco di divertimento, mi fermerei più tosto con questa che con un'altra. Ma per fare all'amore? Per perdere la libertà? Non vi è pericolo. Pazzi, pazzi quelli che s'innamorano delle donne.  

  (il Cavaliere di Ripafratta)

 

VORREI... (MIA POESIA)

"Vorrei essere il sole che ti fa' splendere gli occhi la mattina... Vorrei essere la tazzina di caffè che baci appena sveglia... Vorrei essere l'acqua che dolcemente lava ogni centimetro della tua pelle... Vorrei essere il tempo che scandisce e ti accompagna nelle Tue giornate... Vorrei essere la luna e le stelle che catturano il tuo ultimo sguardo la notte... Vorrei essere felice con te come lo ero un tempo"
(Gian Paolo)
 

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IL MACHO E LA SBALLONA

Post n°92 pubblicato il 10 Dicembre 2008 da Scuro68
 

CAPITOLO SESTO
Se un macio, dopo aver sedotto una sballona, decide di instaurare una relazione con lei, qualcosa di assurdo si sta prospettando nella nostra società, infatti essi rappresentano due mondi in totale opposizione l’uno all’altro. Di conseguenza questo tipo di rapporto non è affatto descrivibile, l’unica cosa che possiamo provare a fare è immaginarlo. Generalmente per entrambi è un rapporto fugace di una notte, che nonostante sia sessualmente appagante non può generare altro che sesso appagante (è logico lei è sempre ‘mbriaca, lui è un ficarolo, che voi che gioca a Monopoli. La topastra sballona il giorno seguente la notte di sesso chiama il macio, che al contrario di quanto si possa pensare risponde immediatamente (come detto si è fatto una gran ricca scopata, la rapidità della risposta è da centometrista), lui fa “pronto”, lei emette un rutto di proporzioni spaziali e poi per errore chiude la telefonata. Il macio sbigottito crede che sia il fidanzato marzianizzato di una sua vecchia scopata che lo perseguita ma controllando il numero del chiamante si rende conto che era effettivamente la sballona della sera prima (ma che cazzo di animale mi sono scopato ieri, ma sarà terrestre o viene da qualche parte dell’universo ancora sconosciuto, sarà un essere vivente o un’entità post morte,sarà…, sarà quel che sarà, basta che me la ridà). Mentre il macio estende il suo pensiero all’oblio arriva un’altra chiamata, è sempre lei che gli dice “brutto stronzo m’hai chiuso il telefono in faccia, c’ho messo un’ora a fare il numero”, lui incazzatissimo “senti puttanella guarda che sei tu ad aver chiuso la chiamata, ma poi mi hai ruttato in faccia, anche se avessi chiuso te lo saresti meritato, stronza”. Lei “ma come ti permetti, si va beh sto un po’ fuori, ma tu non sei nessuno per dirmi certe cose (singhiozzo, ma non sta piangendo, è un reflusso dallo stomaco), nemmeno i miei arrivano a tanto” e lui “cosa tu hai dei genitori, pensavo fossi stata generata da un aborto mal riuscito, cresciuta in una clinica genetica e poi espulsa all’età di tre anni e che da all’ora fino ad oggi sei sopravvissuta di espedienti”. Lei “sei proprio un pezzo di merda bastardo, se ti avessi tra le mani ti spaccherei il muso sottospecie di imbecille, sembri un fumetto tanto sei assurdamente finto, ma stasera c’ho voglia di scoparti di nuovo, quindi vieni a pigliarmi alle nove che la cena la faccio da sola”, lui “ cosa ti fa credere che io mi riscoperei uno scandalo di donna avanzata come (è un po’ su con gli anni in questo caso) te, dovrei essere proprio un cretino deficiente, a che ora hai detto per stasera?”. Per un certo periodo nessuno saprà dove cazzo vanno in quelle serate perché nessuno dei due ne vuol parlare con gli amici, semplicemente dicono di non essere usciti. In questo periodo stanno registrando la loro intesa sessuale, che cresce di giorno in giorno, ed a poco a poco, iniziano a scambiare anche qualche parola tra una botta e l’altra, infatti dopo la seconda scopata è calato il gelo tra i due, evitano di parlare, scopano soltanto. Facciamo un esempio di dialogo: lui “ieri sei uscita con i tuoi amici?”, lei “si”, poi riscopano e dopo aver finito lei a lui “anche tu sei uscito con i tuoi amici?” e lui “si” e poi riscopano, a metà chiavata lui fa “senti te lo voglio mettere nel culo, hai vasellina o qualche genere di lubrificante?” e lei “c’ho lo shampoo cosi glie dai pure na pulita”. A fine serata si danno appuntamento per un’altra sera ed andranno avanti cosi per un periodo di circa un mese, infatti anche se non lo sanno si stanno innamorando, dopo questo spensierato periodo inizieranno a pensare se non sia il caso di rendere pubblica la loro storia, gli amici di entrambi li vedono un po’ strani e loro non sanno più che cazzo dirgli. Dopo circa due mesi a forza di canne, alcolici, litigate e scopate riappacificatrici, si decidono ad uscire con gli amici di lui, per renderla presentabile lui impiega un intero pomeriggio e si rende conto che vestita come una persona e non come un demone è proprio una bella fica, quindi giù complimenti “sei molto bella” e lei “grazie (sarò anche bella ma me sento na sardina deficiente dentro na scatoletta de plastica, stasera quando me porta al supermercato a farmi conoscere dai suoi amici bisogna che me fumo la foresta amazzonica senno li ‘mazzo tutti ‘lli finocchietti)”. La serata sarà una vera rottura di coglioni, da una parte gli amici di lui la guardano come se fosse una razza non ancora definita, la studiano, dall’altra lui che non sa nemmeno di che cazzo parlare per sviare l’attenzione su di lei, infine lei con un quarto del cervello che aveva quando era uscita che se ne fotte di tutti e ride come una matta mentre li porta per il culo. L’apoteosi comica è quando lei torna dal bagno, anziché più pulita di prima, torna con una spolveratina bianca sotto il naso, gli amici di lui pensano mamma mia questa non sa nemmeno usare la cipria ed uno le fa notare “guarda hai un po’ di cipria sulla punta del naso” e lei risponde “Cipria? Ma è cocaina deficiente, me la porta un amico direttamente dalla Columbia quando va a trovare il padre, purtroppo il padre deve vivere la, altrimenti rischia di essere ammazzato, è uno dei primi esportatori di coca del paese, ma che cazzo ne sai tu a te te pare cipria, che coglione”. La serata termina vanno a casa e scopano, passeranno giorni prima di fare un’altra uscita con lei e gli amici di lui, ma nel frattempo accade anche il contrario e cioè che usciranno con gli amici di lei. Anche lei impiegherà un pomeriggio per prepararlo all’uscita con i suoi amici, infatti rovisterà nel suo armadio alla ricerca di qualche abito adatto, jeans strappati che provvederà a sfilacciare per renderli il più possibili simili a stracci, scarpe da ginnastica che lui utilizzava tre anni fa per andare a correre, quindi sufficientemente consumate, oppure gli anfibi di quando ha fatto il militare, che lui teneva per ricordo, una t-shirt nera, senza scritte, per lui importabile ed acquistata per l’occasione, una vecchia sciarpa polverosa a cui lei farà qualche buco con la sigaretta (con una canna potrebbe incendiarsi troppo), nel frattempo gli farà bere un paio di litri di vino, questo per ridurlo allo stato di semi incoscienza e quindi simile ai suoi amici. La serata è altrettanto strana come l’altra, andranno nel posto che solitamente frequenta lei, un ritrovo di tossici, alcolizzati, che hanno un’aspettativa di vita attorno ai quaranta anni se non muoiono di incidenti stradali prima, cosa molto improbabile dato che quasi nessuno di loro ha più la patente. In pratica gli amici di lei insolitamente socievoli, cercano di integrarlo e lui inizialmente si diverte, perché ubriaco come una scimmia, ma a poco a poco si abbiocca, proverà allora ad andare in bagno per darsi una sciacquata alla faccia e riprendersi un po’, ma la sua è quasi un’impresa, infatti lei non lo aiuta, per lei è normale e deve imparare a controllare questo stato. Lui entra nel bagno, un luogo lercio, dove sembra si sia svolta la gara nazionale di pisciata fuori dalla tazza, tutti primi a pari merito, finisce sempre cosi, ma anziché pisciare decide di vincere lui la gara e butta fuori tutto quello che ha mangiato e bevuto negli ultimi sedici anni, quelli che entreranno dopo di lui lo decreteranno vincitore della serata, ma non riceverà nessun premio, perché nessuno sa chi è l’eroe. Il ritorno dal bagno è anche peggiore dell’andata, infatti con la sua andatura ondeggiante, andrà a sbattere con un personaggio poco raccomandabile che sta sorseggiando il suo 122° bicchiere di birra, purtroppo con l’urto, un po’ del prezioso nettare cade proprio sulla maglietta dell’energumeno, che senza curarsi troppo dello stato psicofisico di quello sventurato, gli molla un cazzottone sul muso e lo mette ko. Verrà ritrovato da un amico della sua ragazza dopo circa dieci minuti con un livido blu sullo zigomo sinistro ed anche un piccolo taglio sul naso, l’aggressore aveva un anello, dopo tre ore, all’incirca alle cinque andranno a fare colazione, il poveraccio si mangerà una pasta ed aspetterà di tornare finalmente cosciente il giorno dopo, ma non senza un gran mal di testa ed altri dolori diffusi un po’ su tutto il corpo, che invece non passeranno come il mal di testa in giornata. Quella sera non riuscirà nemmeno a scoparsi la sua ragazza che invece contenta per il suo sacrificio lo accudisce come una dolce infermiera. Col tempo si abitueranno, andranno anche a convivere ma non si sposeranno mai, avranno un paio di figli nati per lo più, grazie ad errori di produzione della fabbrica di preservativi o a clamorose disattenzioni dovute al senso di oblio nel quale spesso verseranno. Alla fin fine è un rapporto dove il macio potrebbe anche ritrovarsi bene, dovrebbe restaurare in se stesso un po’ di quell‘istinto maschio che è proprio della sua specie e non quello femminile ed effimero che ha cercato di utilizzare per diventare un macio, non dovrebbe poi essere impossibile, come detto la difficoltà è dato dall’approccio, non tanto dal dopo.

 
 
 
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AYRTON & MILKO

Il mio mito e il mio più grande Amico. Erano i bellissimi anni '90 quando uno e l'altro erano sorgenti di gioia per me e riflessi di luce in un cielo che pian piano è diventato terso... Mi mancate entrambi

 

MIA POESIA PER AYRTON :


Ciao Ayrton
,
non rivedrò più i tuoi occhi splendere, dopo il tuo ennesimo successo, e sì che tu hai vinto tanto. Non rivedrò più quello sguardo spento, che avevi quel maledetto primo maggio, prima di scattare in testa al Gran Premio della Morte. Non dimenticherò mai le persone che ti hanno ucciso, ma tu eri fatto così ed accettasti il rischio, nessuno poteva sconfiggerti, neanche la pioggia, solo la morte con un inganno meccanico poteva reciderti. Non dimenticherò mai quella tua voce sensibile, la disponibilità e l'altruismo che avevi verso il prossimo, eri un Dio del volante e un simbolo di vita vincente per noi semplici mortali. Non ti dimenticherò  mai Ayrton, sì, forse un giorno la sofferenza e il senso di vuoto che provo ora si attenuerà, ma........... "Tu" per me eri quel fratello che non ho mai avuto, eri la vita, "La mia vita". No! Non mi sentirò solo, perchè ora so che in cielo ci sarà una nuova "stella", che brillerà come splendevano i tuoi occhi e quando udrò e vedrò un aereoplano, penserò : "Questo è Ayrton, finalmente è riuscito a far volare più in alto il suo aereomodello"
(Gian Paolo)
[foto presa da un mio quadro del 1994]

 

 

 
 
 
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