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Debitocrazia e debito detestabile

Post n°372 pubblicato il 18 Dicembre 2011 da serglasser

L’economia moderna è basata sul debito. Se da una parte nel mondo cresce il capitale necessariamente da un’ altra parte è nato un debito. Questo principio è la necessità logica della formula Money= debt.

Ma i debiti sono tutti uguali?

Nel 1927 Alexander Sack, dopo essere stato ministro nella Russia degli Zar ed esperto di diritto e successivamente diventato insegnante nelle università europee e degli Stati Uniti, presentò la nozione di “Debito Detestabile”.

Alexander afferma che un debito per essere detestabile deve possedere 3 prerequisiti:

1) Il governo deve aver conseguito prestiti senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso.

2) I prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno beneficiato la cittadinanza.

3) I creditori devono essere al corrente di questa situazione e disinteressarsene.

 

Molti Paesi nell’ultimo secolo hanno pagato il proprio debito pubblico invocando questo principio.

Io ritengo che moltissimi debiti nati negli ultimi decenni grazie alle teorie neoliberiste del FMI e della BM siano illegittimi e detestabili.

Vediamo ora come sono state attuate queste teorie neoliberiste e le loro conseguenze.

Per prima cosa è stato comunicato che la globalizzazione sarebbe stata un’ opportunità planetaria per il miglioramento economico delle popolazioni.

In realtà è servita a mettere in competizione la classe lavoratrice dei Paesi industrializzati con quella schiavizzata dei Paesi emergenti. Il risultato ha inevitabilmente portato ad una progressiva demolizione del potere contrattuale degli operai dei Paesi “ricchi”.

Avendo spostato molte attività produttive in Paesi, come la Cina, caratterizzati da un costo della manodopera irrisorio gli stati europei hanno assistito ad una diminuzione del proprio gettito fiscale.

La prima reazione agli effetti delle teorie neoliberiste, ovvero alla diminuzione del potere di acquisto della popolazione e la conseguente contrazione dei consumi, fu favorire l’accesso al credito.

Fino a pochi anni fa gli economisti consideravano economicamente maturi quei Paesi i cui cittadini facevano un ampio ricorso al credito al consumo, in quanto questo garantiva un volano alle loro economie.

Tali teorie furono spazzate via dalla crisi dei Subprime del 2006. Essendoci un differenziale tra retribuzione e costo della vita ed essendo limitati gli anni lavorativi che una persona può ipotecare quando ricorre ad un prestito, chiunque poteva prevedere che questa soluzione economica del neoliberismo era destinata a fallire.

Ma per la popolazione dei Paesi più industrializzati e non, il peggio doveva ancora venire.

Il potere bancario da sempre alleato e vicino alle corporation e alle multinazionali ha avuto modo di dimostrare quanto fossero influenti a livello economico-politico.

Dopo essere state le attrici principali della crisi, grazie all’elargizione di prestiti a persone che loro ben sapevano essere incapaci di restituire, sono riuscite a scaricare il peso dei loro errori sugli stati e spesso senza subire alcuna forma di statalizzazione. E’ il solito giochetto a cui siamo abituati in Italia: vengono privatizzati gli utili e socializzate le perdite.

Questa volta però lo si è attuato in America, e questo francamente non se lo aspettava nessuno…

Nei casi precedenti non si era intervenuti con aiuti di stato per salvare multinazionali del peso della Enron. Ma quando sono state toccate le Banche, la Fed è intervenuta a salvarle comprando i titoli tossici ed immettendo come controparte nel mercato banconote a tutti gli effetti senza copertura. Non è facile quantificare quanto questa operazione abbia contribuito ad inflazionare il valore del dollaro, ma certamente ha avuto un ruolo non secondario.

Il fatto che queste banche fossero giunte sull’orlo del precipizio non ha portato loro in dote né riconoscenza, né saggezza tanto che è fortissimo il sospetto che siano loro stesse a finanziare le speculazioni che negli ultimi anni hanno investito i P.I.I.G.S.
Questi Paesi (PIIGS), dopo che per anni avevano compensato i propri guai strutturali svalutando la propria moneta in modo da recuperare competitività, si sono trovati ingessati nei parametri imposti dalla UE.

Senza il trucco della svalutazione e quindi senza la possibilità di aumentare la competitività e le esportazioni a questi Paesi ( ricordiamo che una delle “I” sta per Italia ) non rimanevano che 3 strade:

a) aumentare le richieste di prestiti dunque incrementare il debito pubblico.

b) privatizzare svendendole le industrie e le proprietà statali

c) smantellare il walfare, la sanità, l’istruzione, i servizi pubblici.

Ma sono soluzioni temporanee ( prime due opzioni ) oppure difficili da far digerire alla popolazione.
Quando una nazione ricorre per finanziare le proprie uscite a crediti di provenienza esterna ai propri confini nazionali, inevitabilmente paga il pegno di doversi sottoporre al giudizio di compagnie private di rating.
Queste, nonostante si siano storicamente dimostrate inaffidabili ( vedi caso Parmalat per esempio ), possono spingere uno stato sovrano a rischio default.

E’ a questo punto che interviene la mano armata del neoliberismo: FMI.

Nonostante si presenti con un’ immagine di facciata, che lo dipinge come un ente predisposto alla salvaguardia economica dei Paesi sull’orlo della bancarotta, è ormai sotto gli occhi di tutti che il suo operato ha i netti contorni di una agenzia di recupero crediti per salvaguardare gli interessi delle banche creditrici e delle corporation.

L’ FMI, dietro cui si nasconde la regia della BM e dietro la quale si cela la politica neoliberista americana, impone subito politiche di deregolamentazione a vantaggio delle multinazionali ( spesso americane ) e di privatizzazione. Viene richiesta austerità… parola elegante che mal cela il vero significato di questa imposizione… la schiavizzazione di un popolo grazie al cappio di prestiti talmente elevati da divenire inesigibili ma funzionali ad una velata colonizzazione.

Nei Paesi in cui è intervenuta in soccorso l’ FMI le condizioni economiche sono peggiorate e la prospettiva di vita delle relative popolazione e scesa improvvisamente dai 5-10 anni!

La corruzione politica è il vero male che permette prima di cadere vittima della logica neoliberista e poi di finire nelle fauci del Fondo Monetario Internazionale. Come ha ben spiegato l’ex sicario delle economie John Perkins i default di moltissimi Paesi sono decisi a tavolino. Abbiamo una sola soluzione per impedire che vengano corrotti i nostri politici:

LA PUBBLICAZIONE SUI GIORNALI NAZIONALI DI OGNI VOCE RELATIVA ALLE SPESE PUBBLICHE.

Tale pubblicazione dovrebbe essere poi sottoposta all’approvazione pubblica per via telematica.

La delega temporaneamente incondizionata della spesa pubblica al potere politico è la porta principale da cui entra la corruzione. Al politico deve essere impedito di indebitare il popolo senza il suo consenso.

 

 

Il debito è una lotta di classe… Grazie al debito una classe ristretta schiavizza intere popolazioni!

SEMPRE PER CONOSCENZA DI QUANTO LO SI FA' A SCOPO DI SCHIAVITU MODERNA DEL NOSTRO PRESENTE.

I cosiddetti "salvataggi" dei paesi non sono destinati, come ci si potrebbe aspettare, per soddisfare le esigenze di una popolazione in difficoltà, ma perché il Paese "salvato" affronti il pagamento d'interessi su un debito contratto con istituzioni finanziarie senza scrupoli. Questi "aiuti" sono condizionati da misure di adeguamento che soffocano ancora di più la popolazione, e anche, nel caso della Grecia, a compromessi, come l'acquisizione di armi, che non fanno altro che aumentare il deficit. Il denaro dei nuovi prestiti finisce così nelle mani di chi ha causato la crisi e dei fabbricanti di armi. Non sono salvataggi, sono truffe in piena regola.
Pubblichiamo qui questo eccellente documentario, realizzato con pochissime risorse, e che sta avendo una larga diffusione in Grecia.

 
 
 
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