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« Arrivare, mangiare, dormire...Mozia... la sua storia »

Visitiamo L'isola!

Post n°14 pubblicato il 12 Ottobre 2007 da adrianare2000
 
Foto di adrianare2000

Seduta su di una barca guardo Mozia e mi sembra quasi impossibile che  un’isoletta così piccola  possa nascondere  tanta storia…
Una leggera brezza marina ci accompagna dalla costa marselese fino a Mozia. Intanto un carretto  carico di uva grillo tirato da uno sciecco (asino) percorre, come tradizione vuole,  la mitica strada lastricata posta proprio sotto il pelo dell’acqua!  Se non sapessi che sotto i suoi zoccoli c’è una stradina antica di secoli, penserei ad un miracolo che lo fa camminare sull’acqua.
Arriviamo a Mozia e subito una pioggia di profumi e odori misti mi avvolge. Mi guardo intorno e la trovo bella e selvaggia. Qui il tempo sembra non sia mai trascorso e l’unico segno di civiltà moderna è la villa che Giuseppe Whitaker fece costruire per meglio seguire i lavori, oggi adibita a museo archeologico!
Attraverso un sentiero percorriamo il periplo dell’isola. I resti della Mozia fenicia sono oggi visibili nei resti della possente cinta muraria e delle torri. Della torre orientale è ancora in buone condizioni anche le  scalinata di accesso.
Proseguendo ci imbattiamo nella mitica “Porta Nord”. Rimango affascinata a guardarla e mi scopro a immaginarmi le sentinelle sulle torri a fianco che gridano l’allarme alla vista della flotta nemica.
Alle spalle della porta si può ancora vedere la strada lastricata di ciottoli che arriva alla spiaggia e prosegue poi per 7 km sotto il pelo dell’acqua congiungendo così l’isola alla terra ferma in contrada Birgi.
Con un paio di scarpe di gomma è possibile ripercorrere la strada e vivere così di questa bella esperienza. Non capita certo tutti i giorni di potere camminare sulle acque!
Oltrepassando la porta Nord si ci trova in zona Capiddazzu. Qui ad accoglierci sono i resti di alcune costruzioni tra cui un edificio a tre navate che ha tutta l’aria di aver avuto funzioni religiose!
Da qui si torna verso la riva e lo scenario cambia. Siamo nella Necropoli arcaica. Pietre tombali contenenti piccole urne sono a dimostrazione che i moziesi, come i fenici, usavano il sistema di incenerimento dei cadaveri.
Rimango col fiato sospeso quando capisco di trovarmi nell’area del Tophet, cioè la zona sacra dove i fenici svolgevano i rituali sacrificali lasciando poi i vasi contenenti  i resti dei sacrificati immolati (in particolari primogeniti maschi). Un brivido di suggestione mi percorre la schiena…
Ricominciamo a camminare e a un certo punto è possibile vedere in mezzo l’isoletta di Schola, la più piccola dell’arcipelago dello Stagnone, caratterizzata da tre casolari senza tetto.
Proseguendo quello che affascina ora i miei occhi è il Cothon , un piccolo bacino artificilae di forma rettangolare collegato al mare aperto da un canale, il cui utilizzo è ancora al centro dei dibattiti degli studiosi. L’ipotesi più plausibile è che il Cothon fosse usato come porticciolo per imbarcazioni leggere che trasportavano le merci dall’isola alle navi così pronte a salpare.
Subito dopo il porticciolo vi è la Porta sud un po’ più mal messa rispetto alla prima ma di cui sono ancora individuabili le due caratteristiche torri ai lati.
Attraversando la porta si vede poco più avanti gli elementi verticali di quella che doveva essere la CASERMETTA.
poco dopo ecco i timidi resti della villa greco-romana chiamata “Casa dei mosaici”. I mosaici pavimentali di evidente manifattura romana in ciottoli bianchi e neri  che rappresentano scene di zoomachia davvero di alto livello. Non so perché ma tra quei tresti di arte fenicia, questi splendidi mosaici mi sembrano un po’ invadenti come una cupola brunelleschiana in una costruzione moderna in acciaio! Nonostante la loro bellezza, questi mosaici sono la prova di come un popolo conquistatore cambia radicalmente le abitudini del popolo che sottomette (anche se questa volta mozia non era più abitata dai moziesi di cultura fenicia!). Come termine di paragone potrei portare la bella cattedrale di Palermo… ogni nuovo signore, ogni nuovo viceré, ci faceva aggiungere un pezzo che poco aveva da condividere con lo stile iniziale della costruzione!
Ma torniamo alla nostra visita…
Eccoci tornati al punto di partenza: Il museo archeologico Whitaker.
Alle spalle del museo c’è la CASA DELLE ANFORE. La costruzione deve il suo nome al cospicuo numero di anfore e manufatti di ceramica rinvenuti al suo interno.
Il museo invece è il riassunto della storia di Mozia. Al suo interno ci sono manufatti ritrovati nelle necropoli di Mozia e della vicina Birgi. Vasi punici di forma semplice, ceramiche corinzie  e attiche  a figure rosse e nere.

Stupenda è la collezione di testine di terracotta e sculture di marmo di manifattura greca tra cui spiccano le famose statue della Grande Madre e dell’Efebo, meglio conosciuto come il Giovinetto di Mozia, con la sua aria superba e la sua veste a piegoline. La statua fu rinvenuta pressocchè intatta nel 1979 e risale  ad una datazione del V secolo a.C.
La visita è finita. Guardo l’orologio e calcolo che occorrono all’incirca un’ora e mezza per visitare l’isola… meno di dieci minuti a raggiungerla … in totale  questi sono stati i tre quarti d’ora di passeggiata meglio spesi della mia vita!
Se vi trovate in quel di Marsala (comune che tratteremo la prossima settimana!), spendete anche voi tre quarti d’ora per visitare Mothia, il museo archeologico sotto le stelle!

 

 
 
 
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Un blog di: adrianare2000
Data di creazione: 08/10/2007
 

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