Creato da: solitudine119 il 05/07/2006
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Post n°14 pubblicato il 15 Luglio 2006 da solitudine119
La solitudine La stragrande maggioranza degli scienziati sociali considera la solitudine un tipico inconveniente delle società contemporanee, una disfunzione da correggere, un morbo da debellare. La solitudine significa isolamento, mancanza di affetti e di sostegno concreto e psicologico, disadattamento, magari insufficiente acquisizione delle abilità sociali. Una condizione inadatta all'uomo, che, come diceva Aristotele, è un "animale sociale". Ci presentano le loro statistiche in cui correlano la solitudine alla cattiva salute, alla depressione, al suicidio. A loro modo hanno ragione. Esiste, oggigiorno, una solitudine subìta. E' quella dell'anziano abbandonato, che non ha le risorse economiche o psicologiche per farcela da solo, che non ha più progetti, che è d'intralcio all'edonismo e al produttivismo familiari. E' quella del giovane che non trova ascolto all'interno della famiglia e che non riesce ad adeguarsi al conformismo del gruppo dei pari, o che deve misurarsi con istituzioni obsolete e con prospettive per il futuro almeno incerte. E' quella della donna, relegata magari in casa in un ruolo che non riconosce come proprio, prigioniera di pregiudizi e di consuetudini ormai estranee al suo modo di sentire. Certo le città moderne, concepite ormai soltanto per incanalare il traffico automobilistico e il convulso stile di vita contemporaneo non facilitano i contatti sociali. Le comunità, dove sperimentare la solidarietà sono, purtroppo, soltanto un'utopia sociologica. Lo sviluppo economico sembra aver selezionato un tipo d'uomo la cui psicologia ruota attorno alla propria ristretta cerchia familiare e al proprio tornaconto. La competitività, che non ammette respiro, non favorisce le occasioni conviviali di incontro, di dialogo, di festa. In una società in cui nessuno è veramente arrivato, non c'è tempo da dedicare all'amicizia e alle stare insieme. La solitudine è, dunque, sì patologia, ma sarebbe un errore considerarla soltanto sotto questo aspetto. Esiste anche il rovescio (in questo caso il dritto!) della medaglia. La solitudine può essere anche una meravigliosa opportunità di sviluppo e di benessere interiori. Un'occasione preziosa da sfruttare. Una condizione cercata anziché subìta. A parte le differenze temperamentali fra gli individui, per cui ci sarà sempre chi desidera una vita piena di contatti e chi un'esistenza più raccolta, difficilmente alcune attività umane potranno svolgersi al meglio e con soddisfazione senza il verificarsi della solitudine. L'incapacità di stare almeno qualche ora della giornata da soli, la dipendenza dalla presenza degli altri, può essere, quella sì, la spia di qualche malessere interiore, di qualche inadeguatezza personale.
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