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ROMA (Reuters) - Forti sovraesposizioni in Rai e nella programmazione di La7 di Telecom Italia media per il presidente del Consiglio Mario Monti. Sottoesposizione del Pd nei Tg di Telecom Italia media e Mediaset rispetto al Pdl, ma anche scarsa attenzione per le liste minori (Idv, Fli e Lega) a Sky.
Sono alcuni degli squilibri che l'Autorit per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha rilevato dopo aver analizzato il trattamento riservato da radio e Tv ai partiti nelle prime due settimane di campagna elettorale.
L'Autorit , per il momento, non ha deciso alcuna sanzione ma si è limitata ad "un forte richiamo a tutte le emittenti affinché provvedano all'immediato riequilibrio dell'informazione politica tra tutti i soggetti politici, assicurando parit di trattamento tra forze politiche analoghe e l'equa rappresentazione di tutte le opinioni".
L'Agcom comunque avverte che "verificher l'ottemperanza al richiamo nel corso di questa e della successiva settimana di ripristino e, nel caso siano rilevati ulteriori squilibri, adotter i conseguenti provvedimenti previsti dalla legge".
L'Autorit ha comunque anche segnalato che nei tg della Rai si rileva una sottopresenza del Pdl rispetto al Pd (Tg3), una sottopresenza dell'Idv, Fli e Lega Nord (Tg1), dell'Udc (Tg3).
Avvisati anche i giornalisti di Tg4 e Studio Aperto per la sovraesposizione di Fli e una sottopresenza di Idv e dell'Udc.
Sul sito www.reuters.com altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
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MILANO (Reuters) - Il 2013 potrebbe essere un anno decisivo per capire se la zona euro sar in grado di emergere dalla crisi finanziaria. Lo sostiene Standard & Poor's in un report dedicato alle prospettive della crisi del debito nell'anno appena iniziato.
Per quel che riguarda in particolare l'Italia, l'agenzia punta i riflettori sulle imminenti elezioni politiche, definite tra le più importanti dell'anno insieme a quelle tedesche e austriache.
"Nella nostra visione una vittoria delle forze populiste e anti-europeiste in Italia andrebbe a detrimento del processo di correzione in atto nella zona euro, specialmente se la stessa appartenenza all'eurozona dovesse essere messa in discussione" scrive S&P, che tuttavia sottolinea come i sondaggi non danno attualmente questo scenario come probabile.
"Continuiamo ritenere che un'uscita del paese dalla zona euro rimanga improbabile. La nostra assunzione resta quindi che una sostanziale continuit di politica economica prevarr in Italia" prosegue l'agenzia.
S&P - che prevede per il 2013 una contrazione del Pil italiano dello 0,7% e il raggiungimento di un picco sul fronte del rapporto debito/pil - intravede anche la possibilit di una conclusione del trend di riduzione dei rating sovrani della zona euro, partito nel 2004 e che ha coinvolto tra i vari paesi anche l'Italia.
"Riteniamo che man mano che l'anno procede la visibilit della risposta economica, politica e sociale alla crisi diventer più chiara" scrive S&P. "Se i rischi menzionati non dovessero materializzarsi e la coesione sociale riuscisse ad andare di pari passo ad una disciplinata implementazione delle politiche e ad un progresso nel ribilanciamento fiscale ed economico, ci sarebbe la prospettiva realistica per ritenere che la discesa del merito di credito della zona euro si sia arrestata".
S&P ha un rating BBB+ sull'Italia, con outlook negativo.
Sul sito www.reuters.it le altre notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
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(ASCA) - Roma, 10 gen - La Bce ha lasciato i tassi di interesse invariati allo 0,75%, il minimo storico, un sbocco ampiamente scontato. La decisione e' ''stata unanime, quindi non si e' discusso di tagliarli'', ha detto il presidente dell'Eurotower, Mario Draghi, nel corso della conferenza stampa. Un cambio di passo rispetto alla riunione Bce dello scorso dicembre quando si era anche discusso dell'opportunita' tagliare il costo del denaro. Sul piano dell'economia reale nessuna nuova, il ''Mantra'' non e' cambiato: l'economia dell'Eurozona rimarra' caratterizzata da un basso livello di attivita' economica nella prima parte del 2013, per poi riprendersi gradualmente nella seconda parte dell'anno. Le cose vanno decisamente meglio sul fronte della stabilizzazione finanziaria dell'Eurozona, un fatto che ha indotto la Bce a non toccare il costo del denaro. ''Rispetto a sei mesi fa, i rendimenti sui titoli di stato e Cds sono molto piu' bassi di prima, le borse azionarie sono risalite, c'e' stato un significativo afflusso di capitali nell'Eurozona, i depositi bancari nei paesi periferici sono tornati a salire, la frammentazione dei mercati finanziari si sta gradualmente riducendo e la Bce ha ridotto il suo bilancio. Ma tutto cio' non trova ancora riscontro nell'economia reale'' ha detto Draghi. Per questa ragione, Francoforte, pur lasciando i tassi fermi a fronte di una maggiore stabilita' finanziaria, ''non sta pensando all'exit strategy'' dalle misure espansive non convenzionali di politica monetaria, poiche' l'economia e' ancora in stallo. ''Per definire un punto di una svolta'' nella politica monetaria, ha detto il presidente della Bce, ''abbiamo bisogno di segnali di ripresa dall'economia reale''. Qui la palla passa ai governi nazionali che devono continuare, in maniera equilibrata, a risanare i conti pubblici e a fare riforme strutturali in grado di rilanciare l'occupazione che, ha ricordato Draghi, non e' uno degli obiettivi statutari della Bce. Dunque sulla strada della ripresa, il rischio potrebbe risiedere ''nell'inerzia dei governi'', a cui pero' il numero uno della Bce, ha riconosciuto parte del merito dei progressi fin qui conseguiti. ''Ci sono significativi progressi in tutti i paesi dell'Eurozona, dal lato del consolidamento dei conti pubblici, da quello delle partite correnti della bilancia dei pagamenti, dal recupero della competitivita', dal contenimento del costo del lavoro. La maggiore stabilita' non e' dunque solo il frutto dell'Omt (il programma di acquisto dei titoli di stato da parte della Bce per i paesi che chiedessero l'assistenza del fondo salva stati, NdR), ma anche delle decisioni dei governi nazionali'' ha sottolineato Draghi. Insomma, le cose vanno meglio ''ma non possiamo compiacerci, non e' tempo di relax'', tantomeno ''di cantare vittoria'', ha concluso il numero uno dell'Eurotower.
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Roma, 10 gen. (Labitalia) - "Questa emergenza economica che dura da più di tre anni e che è quasi diventata la normalit , sta riducendo la sovranit nazionale di tutti i Paesi: le decisioni importanti non vengono più prese dai parlamenti dei Paesi membri dell'Ue nè tantomeno dalle popolazioni attraverso referendum, ma da personaggi e istituzioni non eletti. Significa che questa democrazia è stata un po' messa in vendita, pezzetto per pezzetto". Loretta Napoleoni, economista italiana che vive a Londra, spiega così a Labitalia il titolo del suo ultimo lavoro, 'Democrazia vendesi - come la crisi economica ha dirottato la politica' (180 pagg., 14 euro).
Al centro del lavoro di Napoleoni, che è consulente per la Bbc e la Cnn ed editorialista per El Pais, Le Monde e The Guardian, un'analisi impietosa sulle politiche di rigore e sulle nefaste conseguenze di una difesa ad oltranza della moneta unica, l'euro. "Questa crisi -spiega Napoleoni- è una crisi del debito sovrano, una crisi di un indebitamento legato al fatto che, avendo costruito una moneta comune tra economie non simili, le economie più forti diventano creditori netti delle economie più deboli (quelle di cosiddetti Piigs: Portogallo Italia, Irlanda, Grecia e Spagna ndr). Solo che questo indebitamento ha assunto dimensioni ormai incontrollabili ed è scoppiata la crisi".
E tuttavia, spiega l'esperta, "la vera crisi non è l'indebitamento ma il fatto che le economie deboli, della periferia europea, con questa moneta unica hanno perso competitivit e sono diventate sempre più povere". "Quindi anche se noi domani riuscissimo ad azzerare questo benedetto debito pubblico o portarlo ai livelli della Germania, all'80% del pil, rimarrebbe il problema che noi oggi abbiamo una moneta, l'euro, infinitamente più forte del dollaro, a fronte di un'economia che si trova invece in una situazione molto molto più critica dell'economia americana. Ed è chiaro che se ad esempio dobbiamo esportare negli Usa siamo svantaggiati".
La politica di rigore a difesa dell'euro ha trovato la sua espressione in Italia nel governo Monti. "Ma la cura dei tecnici -sottolinea Napoleoni- non ha funzionato, anzi. E' la cura sbagliata e non lo dico io, ma lo dicono tutti i più autorevoli economisti mondiali".
"Purtroppo in Italia -prosegue Napoleoni- nessuno ha il coraggio di dirlo: è un problema comune a tutti i Paesi di tutta l'area della periferia, che politicamente parlando sono tutti schierati a favore dell'euro perchè temono che l'uscita dall'euro tagli il cordone ombelicale monetario che c'è tra loro e Bruxelles, temono cioè di essere abbandonati alla loro sorte. E' una situazione di doppia dipendenza: da una parte -avverte- un Paese dovrebbe sganciarsi dall'euro, ma se lo fa perde tutti gli aiuti e quindi la situazione precipita ulteriormente". Per Napoleoni, la soluzione c'è ed è "un euro a due velocit ". Questo, spiega, non significa "necessariamente abbandonare l'euro", ma una possibile unione dei Piigs per proporre "un euro a due velocit , che darebbe la possibilit di riduzione del tasso di cambio, facendo riguadagnare competitivit alle loro economie; avrebbero una moneta più debole ma contemporaneamente potrebbero mantenere in piedi il sistema di aiuti e finanziamenti all'interno dell'eurozona". Un'ipotesi che però dovrebbe "essere negoziata da politici che non hanno paura di Bruxelles". Esiste infatti un problema ("che non è solo italiano") ed è quello che Napoleoni chiama "l'umiliazione del debito".
"Il default è un disonore, una macchia indelebile -osserva- che fa precipitare la popolazione nella casta più bassa. Ecco perché oggi il Nord Europa guarda con disprezzo alla Grecia che ha ottenuto con la Psi la Private Sector Initiative, uno sconto del 75% sul debito contratto con il settore privato, il che equivale de facto a un default". Ma, dice la studiosa, "non è tutta colpa dei tedeschi, è una situazione in cui sono tutti e vittime e carnefici".
II vero problema, insiste Napoleoni, non è il debito che "si può ridurre facilmente con vari strumenti" e inoltre "oramai anche la Bce, l'Fmi e l'Ue sono orientati alla cancellazione progressiva del debito dei Paesi deboli, anche se questa politica deve essere fatta un po' in sordina perché ci sono le lezioni in Germania e forse al tedesco medio che i greci non paghino tutto il loro debito non sta bene".
Occorre, invece, sottolinea, "rimettere in moto il volano dell'economia e qui nessuno dice come farlo e nessuno ha in mente un vero piano per la crescita". "La soluzione deve tener presente che noi non siamo in grado di poter costituire un'unione monetaria con un Paese come la Germania -conclude- perché economicamente parlando siamo troppo lontani. La soluzione non è assolutamente sfasciare l'Europa, che rimane positiva, ma ricostituire un'Europa con un'enfasi diversa gettando anche le basi di un euro diverso per economie diverse: noi siamo Paesi mediterranei con economie distanti dal grande capitalismo industriale del Nord. Dobbiamo potenziare quelle che sono le nostre attivit più importanti: l'agricoltura, il commercio con il medio ed estremo Oriente, e dobbiamo guardare a Sud invece che a Nord".
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Pisa, 10 gen. - (Adnkronos) - Ricerca, innovazione, know how in tutti i campi del settore elettrico, dalla generazione tradizionale alle rinnovabili, dall'accumulo energetico alle smart grids e alla mobilita' elettrica: e' questo il senso del lavoro che la Ricerca Enel svolge in Toscana. Un impegno che oggi la vicepresidente della Regione Toscana con delega alla ricerca, Stella Targetti, ha potuto toccare con mano visitando il quartier generale della Ricerca internazionale del Gruppo Enel che ha cuore e testa in Toscana: tra Pisa e Livorno, infatti, Enel con i propri centri di ricerca studia e lavora per costruire un pianeta a zero emissioni.
La giornata, organizzata dalle Relazioni Esterne Territoriali Enel, si e' aperta presso la sede centrale di tutte le attivita' di ricerca del gruppo Enel, a Pisa in via Andrea Pisano, dove il responsabile della Ricerca Enel Sauro Pasini ha presentato i progetti principali che Enel sta portando avanti in Toscana, in Italia e nel mondo: ''operiamo partendo dallo studio e dalla ricerca teorica - ha detto Pasini - per poi testare le nostre idee attraverso campagne sperimentali con test in scala di laboratorio fino alla caratterizzazione in piena scala avvalendoci delle nostre aree sperimentali di Livorno e Sesta, nel Comune di Radicondoli''.
''In questo modo - ha aggiunto - manteniamo un know how molto elevato portando un valore aggiunto in termini di innovazione nel settore energetico. La generazione distribuita, l'utilizzo efficiente delle rinnovabili, l'accumulo energetico, le reti elettriche intelligenti, l'efficienza energetica, la mobilita' elettrica e la gestione smart di un distretto energetico sono le nuove frontiere della ricerca e qui in Toscana sono in corso sperimentazioni che possono aprire prospettive importanti a livello internazionale''. (segue)
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