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Post n°51 pubblicato il 08 Giugno 2010 da storie
 
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Recupero un po' della mia storia fra il trash del web... ed ecco che appare un post su Lost 3. Del 2007. Sono passati 3 anni, sembra un'eternità, eppure sono volati! I Blog servono anche a questo. Un'impronta sulla sabbia.

Adesso LOST è finito. E come tutto ciò che ha una fine lascia amarezza e delusione, nostalgia e spaesamento, commuove e ti fa capire che domani bisogna ricominciare.

Molti sono stati delusi dal finale, io stesso ho alcune riserve su troppi misteri inesplosi, però credo di aver visto un prodotto televisivo di qualità eccelsa. Ne ho parlato altre volte di come ingozzarmi di puntate una dietro l'altra mi porvocasse una sorta di malessere e un senso di agitazione difficili da metabolizzare. Per cui nottate agitate. Insomma, una specie di pratica masochista. Il cervello non smetteva di lavorare. I tasselli del puzzle dovevano essere sistemati nel giusto riquadro.

E tutti i pezzi non facevano altro che confermare la mia prima ipotesi, quella raccontata con una lettera al Corriere, in cui davo un'interpretazione al mistero di Lost dopo aver visto la prima puntata.

Oggi posso dire che avevo visto giusto, che come ogni buon libro il finale era già scritto nell'inizio, che tutto quanto c'era in mezzo era genuina avventura, un grande racconto di genere, costruito con tutti gli elementi del romanzo popolare (per ultimo la storia dei due gemelli: l'uno buono e l'altro cattivo, un classico del feuilleton...).

Io ci ho visto dentro la Divina Commedia, l'Odissea, Alice nel paese delle Meraviglie, 20mila leghe sotto i mari, L'isola del tesoro, Robinson Crosue, La Tempesta, La sepolta viva, i romanzi di Asimov e poi anche Fantasilandia, L'uomo da 6milioni di dollari, 2001 Odissea nello spazio, Un tranquillo weekend di paura...  Insomma un po' smaccato divertimento, un po' solletico intellettuale. Roba scritta da chi ha i controco***oni!

Svelo il finale: sono tutti morti. Tutti gli eroi della serie si ritrovano in una specie di paradiso (in realtà è una chiesa cattolica con un sacco di icone religiose, e questo mi è sembrato un po' stonato calcolando il fatto che alcuni personaggi erano di credi differenti) pronti per la sublimazione. Si apre una porta ed entra una grande luce. La stessa che abbiamo visto quando Desmond ha innescato la bomba e quando Ben ha spostato l'isola. Forse i personaggi sono pronti a un ulteriore balzo in un'altra dimensione spazio-temporale. Forse si stanno preparando per LOST-THE MOVIE?

Fatto sta che è ripparso il padre di Jack, a 5 minuti dalla fine, quando ancora ci si domanda: ma che caspita sta succedendo? e spiega al figlio che quanto vissuto sull'isola è realtà, quanto vissuto nella seconda vita (in quell'universo parallelo in cui tutte le criticità della prima esistenza trovavano una soluzione positiva) è una proiezione dei propri pensieri in attesa dell'incontro finale. Le seconde vite servono per far rincontrare tutti gli eroi e portarli proprio lì, in quel momento. Non si vive insieme e si muore da soli, c'è sempre qualcuno che ci accompagna nel trapasso, e questo qualcuno è colui con cui abbiamo condiviso la parte più intensa della nostra vita. Ecco perché è necessario per i naufraghi trapassare insieme, perché è stata la loro unione a rendere la vita "reale" qualcosa di unico. Non solo, la loro esistenza è servita a salvare l'isola. Non importa come, dove, e dopo quanto tempo uno dall'altro siano morti tutti (Jack presumiamo sia morto nell'ultimo fotogramma), l'isola ha rappresentato non solo un'esperienza determinante, ma anche l'incontro di "anime perse" con qualcosa di metafisico. L'isola non è una realtà fisica, è una sospensione del tempo e dello spazio. Nel suo cuore si nasconde quella potenza magnetica che l'ha trasformata in una specie di pianeta. Ecco perché è così importante a partire dalla terza serie la componenete fantascientifica. I sopravvissuti sono nello Spazio, forse in una sorta di Limbo, meglio ancora in un Purgatorio di dantesca memoria, dove ognuno viene posto di fronte ai propri incubi, alle proprie colpe, e gli viene concessa la seconda opportunità. Essa porterà alla salvezza dell'anima se sarà positiva, perché servirà nel contempo a salvare l'isola, se invece sarà una scelta negativa, egoistica, interessata, lascerà l'anima a vagare disperata nella sua mancanza di conoscenza... In fondo cosa si dice del Paradiso? Che è conoscenza, e dell'Inferno che è l'oblio.

Da notare infine la "circolarità" della storia, per me caratteristica necessaria di un prodotto narrativo di qualità.

Ditemi quanti film negli ultimi dieci anni hanno stimolato pensieri come questi?...

 
 
 
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