Creato da dannypaul il 28/02/2011

Storie di classe

questo blog nasce per raccontare il mio lavoro in maniera originale e divertente

 

Lezione di scienze

Post n°20 pubblicato il 08 Settembre 2011 da dannypaul

-Bambini cosa vuol dire che un cibo è nutriente?-

-Vuol dire che nutrisce!-

 
 
 

Inventa una frase

Post n°19 pubblicato il 05 Giugno 2011 da dannypaul

Via via che la gente muore si scavano le fosse.


Azz che allegria!!!

 
 
 

Verifica di grammatica

Post n°18 pubblicato il 03 Giugno 2011 da dannypaul

io ero: tempo inferiore

 

 
 
 

C'č qualcosa che non va...

Post n°17 pubblicato il 02 Giugno 2011 da dannypaul

- Bene bambini, avete capito? Vi è piaciuto questa bella storia che vi ho raccontato?-

Alessio alza la mano per dire qualcosa.

- Dimmi pure Alessio. -

- Maestra posso andare a fare la cacca? -

Mi voleva forse dire che la storia faceva cagare?

 
 
 

La dura settimana di un undicenne...

Post n°16 pubblicato il 30 Maggio 2011 da dannypaul

Sabato ho fatto un indagine: come passano la settimana mio fratello e i miei parenti. Io la passo così: lunedì= inizio la scuola, mi annoio parecchio e passo metà del tempo sul diario in modo da avere una giornata no stress. Martedì= mi fa venire voglia di trasferirmi all’estero perché 4 ore di matematica fanno venire la nausea bla bla bla. Mercoledì= è un giorno di riposo perché non faccio mai niente. Giovedì= il giovedì ti va venire voglia di andare a lavorare: sempre interrogato! Vedi la maestra che fa: “10+4=14 Alessio!” e io: “Nooooo!”. Venerdì= è un giorno sprint a tutto gas perché pass la metà del tempo seduto e poi arrivano le 2, andiamo a fare ginnastica e siamo tutti arrugginiti! Sabato= Oh! Sabato è il giorno più bello di tutti per me, riposo fino alle 10,00 e poi all’una la partita di calcio e poi videogiochi a tutto andare e di sera film horror! Domenica= noiosa… dormi, mangia, fai i compiti, lavati, pulisci… io voglio dormireeee!!!

 
 
 

Proposte

Post n°15 pubblicato il 29 Maggio 2011 da dannypaul

Lorenzo, 9 anni: "Maestra che ne dici di andare a cena fuori? Ti vengo a prendere con mia mamma alle 20.30 ok? Ci accompagna lei perchè io non posso guidare."

o_O

 
 
 

I verbi

Post n°14 pubblicato il 28 Maggio 2011 da dannypaul

"Dimmi il presente del verbo essere"

"Io sono, tu eri, egli era, noi abbiamo, voi avete, essi hanno"

o_O

 
 
 

Analisi grammaticale

Post n°13 pubblicato il 04 Aprile 2011 da dannypaul

Fosse=voce del verbo fossere, 2°coniugazione, tempo presente

by Giorgio

 
 
 

Il fanciullino che č in noi

Post n°12 pubblicato il 31 Marzo 2011 da dannypaul

Io sono felice quando vado in bici, quando sono a scuola, quando papà mi fa giocare, quando vado a nuoto, quando gioco a pallone, ai pompieri e con gli amici; quando vedo il nonno, quando non litigo con le amiche, quando faccio le sgommate :), quando la maestra ci porta in cortile, quando la mamma è contenta, quando vedo i miei compagni felici. 

I bambini di 2B

È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi ma lagrime ancora e tripudi suoi. Ma è veramente in tutti il fanciullo musico? Che in qualcuno non sia, non vorrei credere né ad altri né a lui stesso: tanta a me parrebbe di lui la miseria e la solitudine. Egli non avrebbe dentro sé quel seno concavo da cui risonare le voci degli altri uomini; e nulla dell'anima sua giungerebbe all'anima dei suoi vicini. Egli non sarebbe unito all'umanità se non per le catene della legge, le quali o squassasse gravi o portasse leggiere, come uno schiavo o ribelle per la novità o indifferente per la consuetudine.

G.Pascoli

Non è gran cosa la vita se ci dimentichiamo del fanciullino che è in noi.

Daniela

 

 
 
 

Ora di religione

Post n°11 pubblicato il 30 Marzo 2011 da dannypaul

"Luca, dimmi un po', come si chiamano i dodici amici di Gesù che predicano insieme a lui?"

"Em... gli apostrofi!"

 
 
 

La nota

Post n°10 pubblicato il 29 Marzo 2011 da dannypaul

Io tutta felice e contenta: "Bene bambini adesso cantiamo Fratelli d'Italia... attenti che vi do la nota."

Matteo tristissimo prende il diario: "No maestra perchè ci dai la nota?" :'(

 

 
 
 

Una parentesi

Post n°9 pubblicato il 17 Marzo 2011 da dannypaul

Oggi l’Italia unita compie 150 anni e a me viene da riflettere sul motivo per cui resto ancora qui. Tanti amici pensano o mi dicono che dovrei partire, andare via, trasferirmi all’estero per avere un futuro migliore. Credono che io stia sbagliando a restare qui perché dicono che questo posto sta andando a rotoli e non ci porterà a nulla di buono.

Hanno ragione, sta andando tutto a rotoli ma io non voglio andare da nessuna parte, ancora intravedo qualcosa di buono.

Rispetto la loro idea, li trovo coraggiosi e di carattere perché fare un’esperienza all’estero può non essere facile. Magari loro pensano che io sia fifona o pigra o una che si accontenta ma non è proprio così. Credo che ognuno di noi abbia dei sogni e dei progetti diversi per la propria vita, e tutti i sogni e i progetti sono rispettabili, hanno un valore ad hanno un perché.

Io resto perché se tutti se ne andassero cosa ne sarebbe di questo posto? Io resto perché voglio un futuro qui, dove sono nata, in mezzo alle mie cose, parlando la mia lingua, mangiando gli spaghetti! E non mi sento ottusa a volere questo. Perché non si può volere una vita tranquilla e semplice? È vero per avere una vita tale ci vogliono i soldi, il lavoro, la prospettiva di un futuro e qui in Italia è ormai negata a noi giovani la possibilità immediata di pensare a tutto ciò.

Io però resto e non mi arrendo, non gliela do la soddisfazione di andarmene via.

Andandomene costituirei un problema in meno, invece credo che restando, anche nel mio piccolo, potrò fare qualcosa.

Io insegno -è vero- da precaria ed è una vita di merda, diciamoci la verità! Senza reali prospettive. Ma ho comunque la possibilità di lanciare un messaggio alle nuove generazioni, ho la speranza che i nuovi giovani possano essere migliori; li vedo tutti i giorni di fronte a me e io ho fiducia in loro, se no me ne sarei già andata e li avrei abbandonati al loro destino. Non che io mi senta wonder woman o la salvatrice dell’umanità, ma non è vero che una persona sola non può pensare di cambiare il mondo. Le nuove generazioni non sono solo sbandate, alcolizzate, sciocche e disinteressate; provate a parlarci sul serio, a farvi venire la voglia di ascoltarli e di indirizzarli sulla via giusta. Magari saranno diversi da quelli che eravamo noi un tempo, ma anche noi eravamo diversi dai nostri genitori. Io ci credo in questi giovani nuovi e credo alla possibilità di tirare fuori il meglio da loro; hanno solo bisogno di una mano, come è capitato a me alla loro età, non si può pretendere che sappiano fare tutto da sé. Se i genitori facessero i genitori, i nonni i nonni e gli insegnanti gli insegnanti sarebbe tutto diverso. Se ognuno di noi tirasse fuori il meglio di sé e facesse il suo dovere nel migliore dei modi, tutti insieme avremmo occasione di cambiare il mondo. Io credo a questo e resto. Il mio lavoro mi dà una speranza in più e il mio carattere ribelle e desideroso di mettersi in gioco in tutto e per tutto me ne dà un’altra e resto. Ho sempre pensato che avessero un gran coraggio i miei amici “viaggiatori”, ma forse ci vuole più coraggio a restare impuntandosi che qualcosa cambierà. È ovvio, c’è il rischio di restare delusi, ma davvero credo che l’Italia abbia bisogno di essere salvata e unita nuovamente, dopo 150 anni, e capisco chi parte, ma sarebbe necessario restare e impuntarci tutti insieme di voler cambiare le cose. Non sono una sognatrice, la storia ci insegna che le situazioni si possono rovesciare, altrimenti saremmo ancora sotto il dominio austriaco spezzettate in vari stati e non ci chiameremmo italiani.

 
 
 

Non tutti i mali vengono per nuocere

Post n°8 pubblicato il 12 Marzo 2011 da dannypaul

Dopo la maturità decisi di iscrivermi a scienze della comunicazione. Bisognava fare un test d’ingresso. Prendevano 50 iscritti.

Arrivai 53esima.

Nessuno rinunciò.

Che grandissima sfigata!

Dopo il danno della maturità la beffa del test!

Per giorni, seduta su una panchina di fronte all’università, scrutai il cielo in cerca di un qualche auspicio che potesse venire in mio aiuto. Ma anche gli dei mi erano ostili!

Non arrivando alcun segnale mi improvvisai augure e feci dei calcoli personalissimi che mi portarono a iscrivermi a lettere.

Avrei fatto gli esami in comune con scienze della comunicazione per poi ritentare il test.

Peccato che gli esami in comune fossero 2 su 40… che mente acuta!

Comunque non abbandonai il corso di lettere e mi appassionai molto a tutti i corsi!

Ok non esageriamo… Non ero un’alunna modello...  

Quando lo dico ai miei allievi non mi credono mai.

Loro immaginano sempre i prof come dei secchioni un po’sfigati che sanno sempre tutto, ma non è così… Io in effetti seguivo poco e studiavo quanto basta, tanto che i miei compagni mi affibbiarono il soprannome di “cazzara”! Ai tempi della specialistica nacque anche “Il club dei cazzari”, io ovviamente ero la presidentessa e nominavo segretari, sottosegretari e membri. La nostra sede era il giardino dell’università, che di fatto era il luogo che frequentavo di più.

Va bhè dopo essermi fatta questa bella pubblicità conviene che arrivi al punto perché se vado avanti così non so dove andrò a finire... male mi sa.

Il nocciolo della questione è che mi ritrovai a fare ciò per cui ero veramente portata un po’ per caso, o forse no… ciò che è certo è che quella era la mia strada.

Vedete? Non tutti i mali vengono per nuocere.

 
 
 

Cosģ iniziņ

Post n°7 pubblicato il 09 Marzo 2011 da dannypaul

Cominciai ad attraversare la strada che mi avrebbe portata all’insegnamento nel 2001 quando, appena diplomata, arrabbiatissima per l’ingiustissimo (!) voto di maturità racimolato, mi trovavo alle prese con la fatidica scelta dell’università. Quel voto, che definisco in giustissimo, mi aveva sconfortata perchè avevo creduto di poter ottenere un risultato migliore. Ed ecco il via a pensieri scoraggianti.

Studiare non serve a niente, metterci passione nemmeno, dire sempre la propria opinione men che meno. La scuola fa schifo, nessuna ha mai capito niente di me, i prof pensano solo a fare la media dei voti e a far quadrare i conti.

Perché i professori non mi avevano premiata? In quei cinque anni ero diventata una persona nuova. Ero maturata, cresciuta, ero diventata migliore. Ma tutte queste cose non erano state calcolate al momento dello scrutinio finale, o per lo meno, non avevano contato nella determinazione del voto. Eppure non bigiavo mai, non saltavo la prima ora quando c’era il compito in classe, alzavo la mano per far domande pertinenti. Mi sentivo una buona allieva.

Conosco poche persone che sono rimaste soddisfatte dal proprio esame di maturità. Forse dev’essere così, il giorno dell’esame di maturità la vita ti si presenta dandoti una delle prime delusioni!

Ho amato i miei professori e ricordo quei cinque anni di liceo come qualcosa di meraviglioso. Ma ancora mi spiace un po’ a ripensare alla delusione che ebbi quella volta. I ragazzi ci rimangono male quando capitano queste cose, non è vero che non gliene frega niente della scuola.

Di certo è stato un evento che mi ha fatta crescere, ma questo lo dico ora, allora mi ha ferita. Può essere che quella batosta mi abbia dato la giusta rabbia e determinazione che ci vuole per affrontare l’università ma ancora adesso, da insegnante, non condivido la scelta dei miei professori. Credo che un allievo debba imparare sicuramente le nozioni, ma è a scuola anche per crescere e scoprire il mondo che lo circonda tramite lo studio e il dialogo serrato con compagni e professori.

Gli insegnanti non stanno dietro alla cattedra solo per interrogare e spiegare, stanno lì per essere un punto di riferimento, per dialogare, per consigliarti, per esporti i due lati della medaglia e lasciarti poi scegliere da solo. Sono lì per spronarti, per aiutarti a comprendere ciò che ti sembra ignoto e soprattutto per aiutarti a tirare fuori il meglio di te. I miei insegnanti erano così e con me ce l’hanno fatta: hanno tirato fuori il meglio. Sono stati dei grandi! Di ciò ero consapevole anche allora ed è forse proprio per questo che non capivo, avrei voluto dire: “Ma come? Mi avete vista cambiare in questi cinque anni, mi avete aiutata, ce l’ho messa tutta e sono diventata migliore e voi? Non ve ne siete accorti? L’esame di maturità non serve per capire se una persona è maturata rispetto a quando aveva iniziato?” 

Io, oggi, da insegnante, ma soprattutto da ex allieva credo di sì e insegno anche perché voglio che la scuola vada pure in questo senso e incoraggi di più gli alunni che dimostrano di saper lavorare su se stessi imparando in più cose che vanno al di là del puro nozionismo.

 
 
 

Buoni consigli per sconfiggere la concorrenza

Post n°6 pubblicato il 06 Marzo 2011 da dannypaul

Eccomi qui apposta per voi per entusiasmarmi con i miei racconti. Oggi parleremo di una grande piaga per l’insegnante precario: la concorrenza. Allora, dovete sapere che per un supplente, come me, uno dei grandi mali della società sono le graduatorie intasate di gente che dorme con i telefoni in mano nell’attesa di una chiamata da scuola rigorosamente all’ultimo momento.

Quando si è insegnanti precari (supplenti -per intenderci-),  la concorrenza diventa un pensiero fisso.

Più persone ti ritrovi davanti in graduatoria e peggio è! A questo punto bisogna ingegnarsi.

Come fare a liberarsi, almeno per un po’,  degli innumerevoli colleghi?

Questo dilemma stressa in continuazione l’insegnante precario che è pronto a tutto.

Non vuole far fuori per sempre i cari compagni di lavoro, gli basta che stiano a casa a turno.

Non appena riesce a prendere una supplenza si mette quindi all’opera per raggiungere il suo scopo.

L’insegnante precario lo si riconosce per il modo furtivo con cui si aggira in ogni scuola.  

Non appena nota che un bambino ha il raffreddore, il mal di pancia o ogni altro tipo di sintomo influenzale lo preleva dal banco e lo spinge tra le braccia del collega… che genio del male! L’insegnante precario ama anche improvvisarsi medico: sconsiglia infatti il vaccino antinfluenzale tramite argomentatissime ragioni.

Suggerisce poi, il pensionamento ai colleghi in età tale da poterlo chiedere. Dopo aver scoperto, tramite furbeschi sotterfugi, quali sono i colleghi con l’età giusta, parlerà con disinvoltura e comincerà ad elencare le tante attività piacevoli che spesso non si possono svolgere a causa del lavoro. Dopo aver girato intorno al nocciolo della questione dovrà entrare nel vivo del discorso. Dovrà ricordare al collega di quanto le generazioni cambino usando frasi di questo tipo: “…E una volta non era così… ai tempi dei miei genitori la scuola era diversa… l’insegnante era rispettato da tutti invece ai giorni nostri troppe situazioni problematiche… e sarà sempre peggio, anno dopo anno…” Quest’ultima frase bisognerà pronunciarla con molta enfasi, il volto dovrà essere triste e affranto.

Un’ultima cosa che l’insegnante precario deve fare, per toccare tutti i livelli di età e dunque avere più probabilità di lavorare, è convincere le donne a far figli. Se una donna è sposata o fidanzata sarà facile, ma se una donna è single scatta l’operazione “Marta Flavi”. L’insegnante precario dovrà in tutti modi cercare di accoppiare i colleghi. Dovrà spingerli a conoscersi meglio tra di loro, dovrà far sembrare figo un bidello che prima non lo era acconciandolo alla bell’e meglio e infine dovrà costringere il collega ad andare a tutti gli appuntamenti che lui gli ha preso.

Diventerà una battaglia.

Già me lo vedo l’insegnante precario che, come il caro Cyrano, spia da dietro l’angolo il collega di ruolo al primo appuntamento della lunga lista che lui gli ha preso. Lo esorterà come un buon allenatore e lo rassicurerà nei momenti di sconforto.

Che ci volete fare… la dura vita dell’insegnante precario!

 

 

 
 
 

Lezione dai posteri 1

Post n°5 pubblicato il 04 Marzo 2011 da dannypaul

Aiutati che il ciel t’aiuta

 

Un mercante che ha molti ed estesi affari in Egitto si trova un giorno a navigare lui ed il suo fedele servitore dalle coste dell' Egitto all' isola di Creta su una piccola imbarcazione. Il mare e` tranquillo, ma improvvisamente, forti venti agitano le onde e l' imbarcazione si trova in grande pericolo. Allora il capitano protende le braccia al cielo e cosi` si rivolge a Nettuno dio delle acque: " O Nettuno, se salvi la mia vita e quella del mio servitore, ti prometto molte preziose offerte sul tuo altare: agnelli, vitelli, tori ". A questo punto il servitore, che si sta dando un gran da fare per ammainare le vele, rivoltosi al suo padrone gli dice: "certamente e` una bella cosa invocare gli dei nei pericoli, ma è meglio muovere le braccia!"

 

 
 
 

Quell'alunna

Post n°4 pubblicato il 03 Marzo 2011 da dannypaul

Oggi vi voglio raccontare di un’allieva tremenda! Quando non sapeva rispondere alle domande che le venivano poste, inventava… Inventava alla grande! Non succedeva spesso di trovarla impreparata ma quando lo era diceva delle cose assurde ma altrettanto divertenti, tanto che non le ho scordate!

Un giorno, per esempio, capitò un’interrogazione sulla Divina Commedia e le venne chiesto da quale pena fossero afflitti i golosi di Dante. Lei in verità ci pensò un po’ su, giusto per far capire che comunque aveva studiato e stava ricercando la nozione persa. A un certo punto se ne uscì con questa frase: “I golosi, secondo la pena del contrappasso, sono immobilizzati, vedono passare le cose e non le possono mangiare.”  In pratica l’inferno di Dante era simile a un ristorante giapponese, dotato di rullo scorrevole da cui si può prendere tutto ciò che si vuole; per la pena del contrappasso, giustamente, i golosi non potevano assaggiare niente: che crudeltà!

Chissà come mai Dante non ci aveva pensato.

Un’altra volta, in una versione di latino scrisse così: “Ed egli, avendo ucciso il primo, fece degli ornamenti, ma la mente assetata fece giustizia ma come.” Mise anche il punto a fine frase!!! E sì dai, ci stava! Ma vi rendete conto? Ma cosa vuol dire? Intanto avendo ucciso il primo di cosa? E poi perché fece degli ornamenti? E dove li fece? Ah sì, forse ho capito. Un soldato, dopo aver ucciso un altro soldato decide di cambiare vita perché non gli piace molto aver ucciso un uomo e quindi decide di diventare un decoratore che va in giro a fare ornamenti però la sua mente rimane assetata di sangue e quindi vuole continuare a far giustizia ma non si sa come. Bhé letta così la frase potrebbe avere anche un suo senso.

Un’altra volta, durante un’interrogazione di filosofia disse che una persona aveva seminato fagioli invece che figliuoli. E va bhè dai aveva letto male! Che poi seminar fagioli non è una brutta cosa. È meglio che seminare figliuoli di qua e di là come un super “sperminetor”!

Insomma questa alunna era estremamente fantasiosa e divertente. Ti lasciava un po’ allibita con queste strane invenzioni anche perché era brava, non era una di quelle che si dava anima e corpo allo studio però studiava e ti stupivi quando tirava fuori queste sorprese, sembravano battute fatte apposta per farti ridere!

Quell’alunna era forte!

Quell’alunna ero io.

 
 
 

Qualcosa da imparare

Post n°3 pubblicato il 02 Marzo 2011 da dannypaul
Foto di dannypaul

Venne organizzato un incontro tra una classe di Torino e una di Matera; come diceva qualcuno venne organizzato un incontro tra nordici e sudici!

All'inizio tutti si guardavano con sospetto ma piano piano cominciando a conoscersi i ragazzi divennero amici tra loro.

L'ultimo giorno tutti si ritrovarono in palestra e il bidello cominciò a suonare con la sua fisarmonica alcune musiche che non appartenevano di certo al bagaglio culturale dei ragazzi presenti in quella palestra.

Tutti sentirono però l'esigenza di ballare e così i maschietti cominciarono ad invitare le ragazze e danzarono.

Enrico è un ragazzo intelligente ma sta fermo nel suo angolino. Enrico vorrebbe tanto ballare e vorrebbe invitare quella bella morettina dagli occhi color del cielo che ha notato fin dal primo giorno. 

Enrico è sordo, non sente quella musica. Io sono il suo insegnante.

Enrico è intelligente, è sveglio, ha imparato a leggere le labbra in poco tempo, apprende velocemente.

Mi avvicino e gli dico: "Enrico vuoi ballare?"

Lui annuisce.

Io sono il suo insegnante, devo insegnargli a ballare.

Allora lo guardo, ci posizioniamo pronti a danzare e con il mio braccio sulla sua spalla e con la testa comincio a tenere il tempo. Continuiamo un po'.

Ma Enrico è sveglio, piano piano fa suo quel tempo, è motivato, vuole danzare con la bella morettina. Impara a ballare. Lo lascio, va dalla ragazza e la invita. Ballano, ballano, ballano.

E lui danza e gira e ruota e si muove e se ne andrà, chissà dove, chissà come...

Ma anche se sembrava impossibile, io, gli ho insegnato a danzare.

 

Questa storia me la raccontò il prof. Capra qualche anno fa e io quel giorno seppi ancor di più che insegnare è un grande privilegio.

 

 
 
 

La mia sveglia tutta speciale

Post n°2 pubblicato il 01 Marzo 2011 da dannypaul
 
Foto di dannypaul

Ok ragazzi, dopo una bella giornatina a scuola sono pronta a raccontarvi i miei enormi privilegi.

In realtà ero partita con l'idea di fare un discorso serio e raccontarvi veramente quanto è bello il mio lavoto, ma poi, un turbine di idee ilari ha intasato la mia testa e sono finita in un vortice da cui non riesco a uscire. 

Continuiamo quindi per questa strada scherzosa e parliamo di un privilegio degli insegnanti precari che, pensate un po', non devono comperare la sveglia.

Niente soldi sprecati in inutili sveglie che il più delle volte si rompono solo perché scaraventate a terra in un momento di dormiveglia; niente soldi buttati in sveglie che si dimenticano di puntarsi da sole e quindi di suonare facendoti arrivare tardi al lavoro.

Niente di tutto ciò! Io posso farne a meno.

Forse perché me la regala il ministero dell'istruzione? Perchè sono insonne? Mattiniera? Perché ho degli speciali poteri paranormali che mi consentono di svegliarmi all’ora che voglio magicamente? No ragazzi, io tutto ciò lo devo alla scuola! Ebbene sì.

Il mio speciale grazie va alle dolci segretarie che mi chiamano alle 7 di mattina chiedendomi:

 - è libera per una supplenza? -

- Quan-do co-min-cia? –

- Ora -

- Ma come ora? Sono in pigiama con le caccole negli occhi! –

- Signorina la supplenza comincia ora, accetta o non accetta?-

Eccola lì la mia sveglia gratuita. Mmmm quanto amore nelle parole della segretaria, quanta comprensione! Che dolce risveglio il telefono di casa che squilla contemporaneamente al cellulare! Che bello dormire con i due telefoni in mano e buttarsi giù dal letto non appena suonano rotolandosi sul tappeto e poi inciampando al buio in qualunque cosa che possa provocare lividi permanenti!

Un'altra meravigliosa giornata da precaria comincia! Evvai!

 

 

 

 
 
 

L'illuminazione

Post n°1 pubblicato il 28 Febbraio 2011 da dannypaul
 
Foto di dannypaul

Cominciamo dall’inizio. Ci fu un momento della mia vita in cui ebbi la certezza che insegnare fosse un lavoro privilegiato.

P-R-I-V-I-L-E-G-I-A-T-O???

Un lavoro privilegiato sarà fare la mantenuta... O se no la ballerina senza saper ballare, la presentatrice senza sapere l'italiano pur essendo italiana, la dottoressa comprandosi la laurea... se no la stylist, la personal shopper, la personal trainer, la personal qualcosa insomma, pur di avere un lavoro che abbia un nome inglese.

Fa figo ragazzi!

Insomma tutto, ma l'insegnante no.

Mucchi di bambini che si scaccolano e ti rendono la vita impossibile chiedendoti quando e se possono fare la cacca, la pipì od ogni altro genere di bisogno impellente.

Greggi di adolescenti che schiamazzano pensando che bigiare, limonare, giocare a carte o alla morra cinese sia molto meglio che ascoltare la lezione.

Schiere di colleghi che ti braccano nei corridoi rendendoti impossibile la vita con problemi inutili e uguali anno dopo anno.

Dirigenti scolastici che non hanno di meglio da fare che convocare collegi docenti, consigli di classe, interclassi, scrutini a casaccio, ricevimento genitori e chi più ne ha più ne metta.

Bidelli che nascondono lo sporco nei cassetti e sotto la cattedra per confonderti le idee, ti fanno le fotocopie della pagina sbagliata e per di più in quantità industriale per rallegrarti la giornata e ti portano circolari che annunciano le riunioni di cui sopra!

Aaaaah! Che bella la vita dell'insegnante!

 

Dato il momento di sconforto seguito all'elenco di gioie dell'insegnamento sopra riportate, la qui presente scrittrice dei miei stivali, si congeda e rimanda a domani la spiegazione dei cotanti privilegi di cui gode.

In questo momento non se li ricorda.

 
 
 

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