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ON AND ON... AND STANSFIELD 

Post n°43 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da suniz
 

Gorni che si depositano su altri giorni.

Mi sono laureata. Finalmente.

Non è cambiato niente, ovviamente. Non sono cambiata io, non è cambiata la mia percezione confusa delle cose, non sono cambiati i miei dubbi e le mie perplessità e no, la via da percorrere non è magicamente comparsa davanti ai miei piedi indicandomi la direzione da prendere.

Tutto come me l’aspettavo, insomma.

Eppure sono contenta lo stesso. Sono contenta di aver concluso una fase che ormai mi stava stretta e mi sembrava arida e sgradita. Mi sveglio la mattina e impiego ancora qualche secondo a ricordarmi che non mi devo più preoccupare di esami da preparare né tanto meno di tesi, libri da rileggere, citazioni da riportare e pagine da scrivere e correggere.

E quando lo realizzo, è ogni mattina una mattina leggera. Perché in tutto questo casino che ho nel cervello e nei polmoni, in tutta questa ansia e incertezza, risplende limpido il pensiero: almeno a questo non ci devo più pensare.

Almeno. Che magari non vuol dire felicità ma è sempre meglio di purtroppo.

Cerco lavoro in modo blando e discontinuo, confusionario, e per buona parte della giornata non ho granchè da fare. Come prima. Solo che prima c’era il pensiero universitario che mi s’incollava addosso e restava appiccicato in modo fastidioso facendomi sentire colpevole per qualunque passatempo. Ormai era diventato un peso insopportabile.

Adesso esco e vado in giro, c’è il sole, si sta bene. E anche quando sto in casa e non faccio nulla di speciale è più bello lo stesso. Perché il tempo libero adesso è tempo libero vero, non è un tempo che è libero ma avrei potuto rivedere quel capitolo o quel talaltro del tal libro.

Così accumulo giorni. La paura c’è sempre, perché l’università era uno scudo, l’ultimo, sistemato tra me e le decisioni e mi proteggeva dal dover prendere in mano realmente l’esistenza. Esistenza della quale ancora non so che fare. Probabilmente non lo saprò mai. Ehi, va bene così. Devo ancora abituarmici pienamente ma tutto sommato mi sta bene.

Parigi è bellissima. C’è primavera, sole, aria fresca ma non fredda. Mi trascino in giro con gli occhi di nuovo pieni di meraviglia e ammirazione. Sabato pomeriggio io e Bla siamo andate a spasso per tre ore, nel X arrdt. e lungo il canale, su fino a Stalingrad, seguendo l’acqua pigra che brillava di riflessi frammentari sotto il sole bianchissimo. E guardavo per aria il cielo e le cime dei palazzi, le finestre e il panorama bellissimo che dal ponte si snodava lungo il canale verso sud, attraverso la città e i palazzi alti, tutti diversi e slanciati verso il cielo, coi tetti illuminati e disconnessi, le volute liberty e compagnia bella.

Ho visto Imad, arthur, Elena, Valo e ovviamente Martita. Non ho molta voglia di festa ma sono rilassata nel, mio delirante affannarmi a cercare risposte. E’ un affanno più contenuto e più ottimista che mi sembra poter avere un effetto più benefico.

Ieri siamo andati tutti insieme sulla Butte aux Cailles, c’era una giornata splendida ed era pieno di gente che passeggiava e prendeva sole o scherzava e rideva come noi. Io, Simon e Bla ci siamo presi delle bibite per compensare la precedente serata alcolica e ci siamo accomodati sui blocchi dei velib a sorseggiarle sotto il sole. Mentre le spagnole pranzavano con un ritardo di sole tre ore nella boulangerie accanto.

Se solo mi salta fuori un’idea per scrivere finalmente qualcosa di accettabile posso dire di essere sulla strada della mia vita ideale…

 (grazie a Juls, se ricapita da queste parti. Per il commento e per la fedeltà.)

E inoltre vi omaggio di questo magico momento attoriale che AMO follemente... Grazie, Gary.

 

 
 
 
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Data di creazione: 14/10/2006
 

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