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Post N° 200

Post n°200 pubblicato il 23 Luglio 2008 da eleperci
 

E' uscito il numero 9-10 di EUROPAITALIA. mensile di chi produce, crea e pensa europeo diretto da Adolfo Morganti.
Tra i tanti servizi interessanti (tra le firme, Franco Cardini, Francesco Mario Agnoli, Otto von Habsburg)  segnalo il mio contributo "La rinascita delle lingue celtiche. Una sfida per l'Europa dei Popoli", che posto qui di seguito.

In edicola a 5 euro, sito internet: http://www.europaitalia.eu

LA RINASCITA DELLE LINGUE CELTICHE
UNA SFIDA PER L’EUROPA DEI POPOLI

di Elena Percivaldi


Sono lingue con millenni di storia, ma dopo essere sopravvissute all’incalzare di idiomi più forti, oggi devono affrontare la nuova, difficile sfida con la globalizzazione. Le lingue celtiche sono gli ultimi baluardi della koinè che, in un passato ormai remoto, era diffusa non solo nelle isole britanniche, ma anche sulla terraferma, laddove la civiltà celtica si era – in tempi diversi - radicata. Ma se il celtico, nelle sue varianti, sul continente scomparve già nell’antichità con la perdita dell’indipendenza dei suoi popoli, nelle isole fu parlato ben oltre l’età moderna, entrando in crisi solo in tempi recenti per la volontà politica, da parte dei governi centrali, di “modernizzare” la burocrazia e la scuola proibendone l’insegnamento. Così il manx si è estinto nel Settecento, il cornico è raro da una trentina d’anni, l’irlandese è parlato solo nelle aree rurali e nell’estremo ovest dell’isola; scozzese, gallese e bretone sono patrimonio di una esigua minoranza. Ora, nel Duemila, le prospettive sono cambiate. Complici il rinnovato fascino dei Celti e una maggiore attenzione (anche politica) nei confronti delle minoranze, queste lingue stanno lentamente rinascendo.

L’irlandese (Gaeilge) è la prima lingua ufficiale dell’Irlanda sin dalla nascita dello Stato Libero nel 1922 ed è oggi utilizzato come idioma principale da 80.000 persone, cui se ne aggiungono 260.000 che lo parlano correntemente. A comprenderlo, però, sono oltre un milione. Fuori dalla Repubblica d’Irlanda, è parlato in Ulster e in altre regioni del Regno Unito, mentre in Usa, Canada e Australia è stato portato dagli emigranti. Diviso in tre dialetti, gode di ampi mezzi di diffusione e di un fascino letterario che non conosce crisi.

Il gaelico scozzese (Gàidhlig) è parlato in Scozia da circa 60mila persone, soprattutto nelle Highlands e nelle isole occidentali. A queste si aggiungono le comunità di emigrati. Il 21 aprile 2005 il Parlamento Scozzese ne ha approvato il riconoscimento accordandogli lo status di parità con l’inglese e costituendo una commissione per promuoverlo anche tramite i media. Così il gaelico, dopo che ne fu escluso nel 1872, è tornato a essere insegnato a scuola, e le severe punizioni inflitte in passato agli alunni che osavano parlarlo sono ormai, fortunatamente, un ricordo lontano.

Chiamato dai suoi parlanti Cymraeg, il gallese è diffuso in Galles ma anche tra gli emigrati. Agli inizi del ‘900 la metà degli abitanti lo parlava come unica lingua; nel 2001 secondo il censimento era usato dal 23% della popolazione. L’ultimo sondaggio svolto dal canale tv S4C, però, enumera 750.000 parlanti e 1 milione e mezzo di persone che lo capiscono; a queste ne vanno aggiunte altre 133.000 in Inghilterra, 50.000 delle quali nell’area londinese. Il Welsh Language Act (‘93) e il Government of Wales Act (‘98) ne garantiscono la parità con l’inglese e gli enti locali ne fanno uso ufficiale nei documenti. La diffusione del gallese è favorita, oltre che dalla Welsh Language Society e dal Welsh Language Board, dall’emittente S4C (fondata nel 1982) e da un numero crescente di riviste e siti in lingua.

Il revival del cornico (Kernewek) è invece iniziato nel 1904 grazie all’opera di Henry Jenner. Pochi anni dopo Robert Morton Nance introdusse un sistema ortografico unificato che rimase in vigore fino agli anni ’80, finché non fu riformato da Ken George con una versione che fu adottata dal Cornish Language Board. Il sistema “unificato”, tuttavia, non fu accantonato, così quando nel 1995 Nicholas Williams ne elaborò un terzo (Unified Cornish Revised), la confusione è aumentata. La situazione attuale di recupero del cornico comunque, è incoraggiante: è insegnato a scuola e all’Università di Exeter, è presente in cartelli bilingui, giornali e programmi radiofonici, e gode di una fiorente industria cinematografica, mentre è in corso la traduzione della Bibbia. I parlanti “forti” sarebbero circa 3-400 emigranti compresi, ma in realtà a conoscerlo (e a trasmetterlo ai figli) sono molti di più.


Diversa la situazione per il manx. Dopo la già morte (1974) di Ned Maddrell, l’ultimo madrelingua, si sono moltiplicati gli sforzi di recupero grazie alla Manx Gaelic Society, che dal 1899 promuove la pubblicazione di libri, corsi di lingua e dizionari ora anche online. Nel 1985 il Parlamento dell’isola di Man ha riconosciuto il manx come lingua ufficiale, creando anche una commissione per standardizzarne l’uso. I risultati si sono visti: nel censimento del ‘91, delle 741 persone che dichiaravano di usarlo la maggior parte era di età compresa tra i 35 e i 44 anni. Nel 1992 è stata creata la Manx Language Unit che si occupa del suo insegnamento nelle scuole. Ciò, insieme ai media, fa ben sperare per la sua sorte futura.

Lo stesso per il bretone. Portato sulle coste francesi nel V secolo dai celti insulari che vi insediarono per sfuggire alle invasioni degli Angli e dei Sassoni, ricco di varianti locali, tra il 1880 e gli inizi del Novecento fu bandito dalle scuole laiche. Solo a partire dal 1951, grazie alla legge di Deixonne, fu possibile riprenderne l’insegnamento. Da allora il bretone (ar brezhoneg), riformato nell’ortografia, è tornato a far parte del patrimonio identitario della Francia. Oggi è parlato da 600.000 persone. Nel 2004 il fumetto Asterix è stato tradotto in bretone, riaccendendo non pochi entusiasmi. Ma la Francia ha rifiutato di firmare l’articolo 27 della Dichiarazione dei Diritti Civili e Politici e la Carta Europea delle Lingue Minoritarie Autoctone: riconoscere il bretone avrebbe infatti comportato la riscrittura dell’articolo 2 della Costituzione che proclama il francese sola lingua della Repubblica.


Nonostante le difficoltà, le lingue celtiche sono oggi non solo vive, ma anche in grande recupero, sia come idiomi d’uso, sia come testimonianza culturale. Una realtà che, forte anche di un’organizzazione politica ramificata come la Celtic League, potrebbe imporsi ora anche all’attenzione di enti internazionali a partire dalla Comunità Europea. Sperando che non rimangano sordi.

© Elena Percivaldi

© EuropaItalia, San Marino

 
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IL MIO ULTIMO LIBRO

E' uscito il mio nuovo libro. Si tratta dell'edizione, con traduzione, testo latino a fronte, commento e ampia introduzione, della "Navigatio sancti Brendani", testo anonimo del X secolo composto con molta probabilità da un monaco irlandese e che narra la peripezie di san Brandano e dei suoi monaci alla ricerca della "Terra repromissionis sanctorum", la terra promessa dei santi.
Un classico assoluto della letteratura medievale. Prefazione di Franco Cardini.

Anonimo del X secolo
La Navigazione di san Brandano
A cura di Elena Percivaldi
Prefazione di Franco Cardini
Ed. Il Cerchio, Rimini
pp. 224, euro 18


PER GLI ALTRI LIBRI, SCORRI LA PAGINA E GUARDA LA COLONNA A DESTRA

 

NE PARLANO:

GR2 (RAI RADIO 2): INTERVISTA (9 gennaio 2008, ore 19.30) Dal minuto 20' 14''
http://www.radio.rai.it/radio2/gr2.cfm#

ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALIA MEDIEVALE
http://medioevo.leonardo.it/blog/la_navigazione_di_san_brandano.html

IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2008/12-dicembre/081214.pdf

IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2009/01-gennaio/090110.pdf

ARIANNA EDITRICE
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23436

 LA STAMPA
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=248&ID_articolo=21&ID_sezione=&sezione

 GRUPPI ARCHEOLOGICI DEL VENETO, p. 12-13:
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IL MIO INTERVENTO A RADIO RAI nella trasmissione NUDO E CRUDO, in onda su RADIO 1 a proposito di Halloween e dei Celti:

1 novembre, Europa tra sacro e profano

1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636

 

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I MIEI LIBRI / 1

ELENA PERCIVALDI, "I Celti. Una civiltà europea", 2003, Giunti (Firenze), pagine 192, euro 16.50

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I MIEI LIBRI / 2

ELENA PERCIVALDI, I Celti. Un popolo e una civiltà d'Europa, 2005, Giunti, pagine 190, euro 14.50

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***

Elena Percivaldi, GLI OGAM. Antico Alfabeto dei Celti, Keltia Editrice, formato 150x230 -pagine 176, euro 15
brossura, con xx tavole fuori testo in b/n
ISBN 88-7392-019-5


Il libro è il PRIMO saggio COMPLETO in italiano sull'argomento.

L'alfabeto ogamico è un originalissimo modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo d.C. Il nome "ogam" è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il dio della sapienza. Nella tradizione irlandese del Lebor Gàbala (Libro delle invasioni), Ogma è un guerriero appartenente alle tribù della dea Danu (Tuatha Dé Danann). Un testo noto come Auraicept na n-éces (Il Manuale del Letterato), che contiene un trattato sull'alfabeto ogam, dice: "al tempo di Bres, figlio di Elatha e re d'Irlanda (...) Ogma, un uomo molto dotato per il linguaggio e la poesia, inventò l'Ogham.”

COMPRALO:
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Tibet. Land of exile
di Patricio Estay
Skira Editore
pp. 224, euro 39

Volti, cerimonie rituali, frammenti di vita in seno ai templi delineano attraverso la fotografia i segni del ritratto di un mondo in cui le difficoltà morali, il fervore spirituale e la profondità d’animo vanno di pari passo con la gentilezza, l’allegria e l’immensa generosità.  Le suggestive immagini in bianco e nero, fortemente spirituali, della prima parte del volume si contrappongono alle intense fotografie a colori dedicate alla realtà di tutti i giorni (centri commerciali, prostitute) pubblicate nella seconda parte. Il libro è introdotto da un accorato messaggio di pace del Dalai Lama che pone l’accento sulla grande forza d’animo con cui il popolo tibetano affronta continuamente ardue prove nel tentativo di continuare a perpetuare l’affermazione delle proprie idee e della propria spiritualità.

 

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