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Post N° 234

Post n°234 pubblicato il 25 Luglio 2009 da eleperci
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I LOMBARDI CHE FECERO LA RIVOLUZIONE

 

La rivolta antiborghese di un gruppo di giovani “spettinati” e arrabbiati. Che vollero cambiare l'arte all'insegna del naturalismo, contro ogni convenzione e con molte concessioni al morboso. Inquietudini forti, ma dai contorni sfumati, in mostra a Palazzo Reale

 

 

MILANO - Correva l'anno 1862, l'alba dell'unità d'Italia. E già qualcuno storceva il naso nei confronti del nuovo assetto politico, via gli Asburgo dentro i Savoia, e con loro il prossimo trionfo del borghese senza qualità, politically correct e amante di trine e merletti, tanto moralista di facciata quanto provincialmente chiuso nella contemplazione della sua piccola “bottega”. Quel “qualcuno” era <b>Cletto Arrighi</b>, al secolo Carlo Righetti, autore del romanzo <i>La Scapigliatura e il 6 febbraio</i>, in cui raccontava la fallita rivolta antiaustrica del 1853 condotta da giovani ribelli, «vero pandemonio del secolo, serbatoio dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli ordini costituiti», ormai già di nuovo e per sempre disillusi. Arrighi era il primo di una folta truppa di ragazzotti ribelli che al profumo di lavanda delle lenzuola delle stanze da letto borghesi preferivano l'odore acre e pungente dei postriboli. Gente come <b>Carlo Dossi</b>, <b>Emilio Praga, <b>Arrigo Boito</b>, <b>Iginio Ugo Tarchetti</b>, che tanto deprecava il Romanticismo italiano specie se di marca storica, quanto adorava lo strano, il deforme, il perverso e il malato fino ad elevarlo a ideale di vita. E infatti le loro furono quasi tutte vite brevi ma intense, molto <i>maudit</i>, ispirate alla <i>bohème</i> francese, con padre putativo scelto, <i>ça va sans dire</i>, <b>Charles Baudelaire</b>. Questa fu la base letteraria della Scapigliatura, che ebbe come epicentro una Milano all'epoca ancora fucina di cultura e creatività. Ma dalla carta alla tela il passo fu breve, e l'attenzione verso il vero osservato col piglio dell'anatomopatologo, senza idealizzazione alcuna ma anzi perfino didascalico nel mostrare le sue impietose brutture e imperfezioni, travolse come un fiume in piena anche l'arte. Per apprezzare quello che a ragione si può considerare l'unico movimento - Futurismo a parte - davvero e autenticamente rivoluzionario prodotto sotto la Madonnina si deve visitare la mostra allestita a Palazzo Reale, che raccoglie circa 250 opere di 38 artisti: esposizione abbastanza completa, dopo quella storica della Permanente nel 1966, soprattutto se accoppiata alla rassegna della Biblioteca di via Senato, che presenta per la prima volta il Fondo Sommaruga ricco di lettere, biglietti postali, cartoline, volumi, riviste e caricature.

A Palazzo Reale dunque incontriamo la vaporosità pastosa e il cromatismo “alla veneta” di <b>Tranquillo Cremona</b> (1837-1878): <i>I cugini</i> sfumati al punto che i contorni si dileguano mostrando volumi su cui la luce rimbalza e si rifrange come un prisma ottico, gli amanti appassionati avvinti come <i>L’Edera</i>, opere che scandalizzarono i fautori del compassato verismo del Bertini suscitando invece gli entusiasmi di <b>Medardo Rosso</b>. Tranquillo morì 41enne avvelenato dal piombo contenuto nelle tempere, che si spalmava sulle mani. Spirò in preda alla follia <b>Daniele Ranzoni</b> (1843-1889), le cui vedute del Verbano trasudano malinconia e si scompongono in virtuosistici giochi di luce. Si può poi apprezzare l'esordio scapigliato dei futuri divisionisti come <b>Vittore Grubicy</b> (<i>Ritratto di donna alla finestra</i>) o <b>Angelo Morbelli</b> (<i>Venduta!</i>), e le tappe di realizzazione del Monumento alle Cinque Giornate di <b>Giuseppe Grandi</b>. Dalla genesi “ideale” alla fine accademica, con l'eredità che la Scapigliatura lasciò -grazie all'estetica del “non finito”- nella creazione dello spazio moderno, la mostra fa riflettere su quanto questo movimento a lungo e a torto considerato “locale” abbia invece anticipato, col suo insistere sul destino di un uomo ormai solo, disilluso, alle prese con le proprie fragilità, insicurezze, manie e nevrosi, tutto il tormento tipicamente novecentesco. Allestimento forse un poco da rivedere per quanto riguarda le luci, catalogo (Marsilio) degno di lode.

 

Elena Percivaldi

 

 

 

 

Fino al 22.XI.2009

Scapigliatura. Un “pandemonio” per cambiare l'arte

Milano, Palazzo Reale

Piazza Del Duomo 12

+39 02875672 +39 02875672

www.comune.milano.it/palazzoreale/

a cura di Annie-Paule Quinsac

Orario: lunedì dalle 14.30 alle 19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30; giovedì dalle 9.30 alle 22.30.

Ingresso: 9,00 €, ridotto 7,50 €

Catalogo Marsilio

 
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IL MIO ULTIMO LIBRO

E' uscito il mio nuovo libro. Si tratta dell'edizione, con traduzione, testo latino a fronte, commento e ampia introduzione, della "Navigatio sancti Brendani", testo anonimo del X secolo composto con molta probabilità da un monaco irlandese e che narra la peripezie di san Brandano e dei suoi monaci alla ricerca della "Terra repromissionis sanctorum", la terra promessa dei santi.
Un classico assoluto della letteratura medievale. Prefazione di Franco Cardini.

Anonimo del X secolo
La Navigazione di san Brandano
A cura di Elena Percivaldi
Prefazione di Franco Cardini
Ed. Il Cerchio, Rimini
pp. 224, euro 18


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NE PARLANO:

GR2 (RAI RADIO 2): INTERVISTA (9 gennaio 2008, ore 19.30) Dal minuto 20' 14''
http://www.radio.rai.it/radio2/gr2.cfm#

ASSOCIAZIONE CULTURALE ITALIA MEDIEVALE
http://medioevo.leonardo.it/blog/la_navigazione_di_san_brandano.html

IL SECOLO D'ITALIA 12 dicembre 2008 p. 8 - SEGNALAZIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2008/12-dicembre/081214.pdf

IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
http://www.alleanzanazionale.it/public/SecoloDItalia/2009/01-gennaio/090110.pdf

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http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23436

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http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=248&ID_articolo=21&ID_sezione=&sezione

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IL MIO INTERVENTO A RADIO RAI nella trasmissione NUDO E CRUDO, in onda su RADIO 1 a proposito di Halloween e dei Celti:

1 novembre, Europa tra sacro e profano

1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

ASCOLTA: http://www.radio.rai.it/radio1/nudoecrudo/view.cfm?Q_EV_ID=230636

 

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I MIEI LIBRI / 1

ELENA PERCIVALDI, "I Celti. Una civiltà europea", 2003, Giunti (Firenze), pagine 192, euro 16.50

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I MIEI LIBRI / 2

ELENA PERCIVALDI, I Celti. Un popolo e una civiltà d'Europa, 2005, Giunti, pagine 190, euro 14.50

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Elena Percivaldi, GLI OGAM. Antico Alfabeto dei Celti, Keltia Editrice, formato 150x230 -pagine 176, euro 15
brossura, con xx tavole fuori testo in b/n
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Il libro è il PRIMO saggio COMPLETO in italiano sull'argomento.

L'alfabeto ogamico è un originalissimo modo di scrivere che fu inventato presumibilmente intorno al IV secolo d.C. Il nome "ogam" è stato collegato a quello di un personaggio chiamato Ogme o Ogmios: per i Celti il dio della sapienza. Nella tradizione irlandese del Lebor Gàbala (Libro delle invasioni), Ogma è un guerriero appartenente alle tribù della dea Danu (Tuatha Dé Danann). Un testo noto come Auraicept na n-éces (Il Manuale del Letterato), che contiene un trattato sull'alfabeto ogam, dice: "al tempo di Bres, figlio di Elatha e re d'Irlanda (...) Ogma, un uomo molto dotato per il linguaggio e la poesia, inventò l'Ogham.”

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Tibet. Land of exile
di Patricio Estay
Skira Editore
pp. 224, euro 39

Volti, cerimonie rituali, frammenti di vita in seno ai templi delineano attraverso la fotografia i segni del ritratto di un mondo in cui le difficoltà morali, il fervore spirituale e la profondità d’animo vanno di pari passo con la gentilezza, l’allegria e l’immensa generosità.  Le suggestive immagini in bianco e nero, fortemente spirituali, della prima parte del volume si contrappongono alle intense fotografie a colori dedicate alla realtà di tutti i giorni (centri commerciali, prostitute) pubblicate nella seconda parte. Il libro è introdotto da un accorato messaggio di pace del Dalai Lama che pone l’accento sulla grande forza d’animo con cui il popolo tibetano affronta continuamente ardue prove nel tentativo di continuare a perpetuare l’affermazione delle proprie idee e della propria spiritualità.

 

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