Creato da lakeghost il 13/11/2006

Mattone dopo mattone

nei cantieri della reggia del caos

 

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Post n°100

Post n°102 pubblicato il 01 Dicembre 2012 da lakeghost
 

Un mucchietto sparuto di gente si è radunato ai piedi di un balcone d'un palazzo bianco, non troppo importante, ma era tutto suo. Vociava con la rabbia illogica dei disperati e lanciava oggetti contro le finestre, ortaggi per la maggiore, qualche pomodoro e altre vivande di cu abbondano le nostre tavole. Il Boss si affaccia e li sfida con spocchia, loro alzano il tono, lo vogliono vedere nudo, lasciare la Sicilia e non far più ritorno. Io cammino verso il balcone che si fa più basso mano a mano che mi avvicino, ed è così d'altronde, il potere è basso se lo si guarda da vicino. Gli dico che sono emigrato troppi anni fa oramai, e che da allora non faccio che vagare, ma non si riesce proprio a tornare stabilmente. Mi manca la mia terra madre, la sogno, la desidero come un uomo corteggia una donna capricciosa. Ma c'è un solo modo perchè tutti gli esuli facciano ritorno, non c'è altra strada se non quella che ci vede incrociati noi da una parte e dall'altra loro. Noi torniamo solo se voi ve ne andate. Lui si sporge dal balcone e si commuove, come un nonno da l'addio a un nipote con orgoglio ferito.  Mi stringe la mano e sussurra "Non è possibile. Non è Possibile".
Apro gli occhi, galleggiando nel buio amniotico della mia stanza. La luce bluastra delle 6 filtra dai buchi stretti della serranda calata. E' un mattino plumbeo. Nella soglia tra il sonno e la veglia i pensieri sono come le onde d'un mare grosso, si agitano e si schiantano l'uno sull'altro, poi si sciolgono nella sabbia, spariscono e ritornano.  Ieri colla timidezza d'un bimbo al primo giorno di scuola ho mostrato a R. un video che ho registrato per quella creatura celeste che ha acceso il Blues nella mia anima non più vergine. Non esiste musica più ficcante se è un Blues dedicato ad un amore perduto, che sopravvive solo nelle umide cantine della memoria. "Fai schifo, impara a suonare quaesta cazzo di chitarra". "Ma tu fai schifo alla merda!"
Mi infilo in macchina, il volante è un blocco di ghiaccio e mi bruciano le mani. Giro a destra, le palme coprono a intervalli regolari gli chalet addormentati sulla spiaggia, sulla strada si vede solo qualche goffo corridore che zoppica sulla ciclabile. Quando il lungomare si spegne su una curva si apre l'orizzonte, la superfice blue dell'acqua è appena increspata, ma il suo colore è profondo e chissà cosa si agita sotto. Dallo stereo il Blues schizza come un falcetto che si abbatte lento e strappa brandelli di cuore, e il canto degli schiavi sale al cielo, redento finalmente nel sangue e nel dolore.
Accendo una sigaretta e aspetto.

Aspetto.



As The Years Go Passin' By, Gary Moore

 
 
 
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