Creato da inchiostro.nero il 09/03/2009

Eternal Sunshine

Con un po' di fortuna si può dimenticare.

 

 

Senza tante Parole. Senz... »

I need your Grace, to remind me to find my own.

Post n°1 pubblicato il 09 Marzo 2009 da inchiostro.nero

Quattro mesi senza dire una sola parola mi hanno intasato il filtro dei sentimenti e adesso è come se ci fosse un muro da cui non c'è niente che possa passare.

Quattro mesi senza dire una sola parola e son incrostata di sentimenti - la maggior parte malsani - di cui non riesco a liberarmi.

Quattro mesi senza dire una sola parola e ormai ho un nodo che ha fatto un tutt'uno dello stomaco e del cuore e io non capisco più da che parte arrivino i pensieri.

Quattro mesi senza dire una sola parola/

senza leggere un solo libro/

senza scattare una sola fotografia.

 

E forse non ho sono ancora pronta per ricominciare a fare tutte queste cose perchè - alla fine - sono una fifona io. Talmente fifona che non ho nemmeno il coraggio di ammettere che ho una paura fottuta - di cosa poi? Dei passi in avanti. Delle possibilità. Delle ferite. Dell'Amore. Della Vita. Di me.

 

Ma oggi è oggi e io ti amo ed è l'unica cosa di cui sono certa.

E non è molto ma è tutto quello che ho da offrirti adesso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  

Perchè voglio che tu sappia che credo che insieme possiamo essere straordinari
piuttosto che ordinari seprarati.

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Commenti al Post:
soulplace
soulplace il 09/03/09 alle 10:42 via WEB
Beh, ci sono storie, nella rete, incredibilmente simili... io leggo, ne leggo tante. 4 mesi dici. eh, beh... 4 mesi, anche per me. Incrostata di sentimenti, anch'io. Con le unghie li sto grattando via. Appena ieri ho avuto un sospiro di rassegnazione ad una storia che non ha potuto continuare ad andare avanti. Appena ieri, dopo 4 mesi... eh, beh... secondo me dovresti ricominciare a scattare fotografie. E anch'io... benvenuta...
 
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LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI.

Detestava che ogni sua azione dovesse sempre apparire così irrimediabile, così definitiva. Nella sua testa lo chiamava il peso delle conseguenze ed era sicura che quello fosse un altro ingombrante pezzo di suo padre, che negli anni le si era incarnito nel cervello. Desiderava con avidità la spregiudicatezza delle sue coetanee, il loro vacuo senso di immortalità. Desiderava tutta la leggerezza dei suoi quindici anni, ma nel cercare di afferrarla avvertiva la furia con cui il tempo a sua disposizione stava scivolando via. Così il peso delle conseguenze si faceva addirittura insopportabile e i suoi pensieri prendevano a girare sempre più veloci, in cerchi ancora più stretti.

 
 

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