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Post n°107 pubblicato il 04 Ottobre 2013 da solitudineNA
UE, CONFERMATO IL DIVIETO DI COMMERCIARE DERIVATI DALLA FOCA"Irricevibile" il ricorso degli Inuit canadesi, Lav esulta
E' stato giudicato ''irricevibile'' il ricorso degli Inuit contro il divieto di commerciare prodotti derivati dalla foca nell'Unione europea. La Corte di giustizia Ue ha confermato l'ordinanza del Tribunale che aveva già dichiarato irricevibile il ricorso per l'annullamento del regolamento sul commercio dei prodotti. Le disposizioni sulla ricevibilità introdotte dal Trattato di Lisbona, sono meno restrittive, ma non sono applicabili agli atti legislativi. La Corte ha così respinto integralmente l'impugnazione.
Un'organizzazione che rappresenta gli interessi degli Inuit canadesi, oltre che i produttori e i commercianti di prodotti derivati dalla foca, avevano chiesto ai giudici dell'Unione l'annullamento del divieto generale di commercio dei prodotti derivati dalla foca nell'Unione europea, emanato da Parlamento e Consiglio a settembre 2009. Sono escluse da tale divieto solo l'immissione e la vendita sul mercato di prodotti che provengono dalla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit e da altre comunità indigene e contribuiscono alla loro sussistenza. Ma sia per il Tribunale, che per la Corte Ue, gli Inuit e gli altri ricorrenti non sono legittimati direttamente a proporre un ricorso avverso tale normativa dinanzi ai giudici dell'Unione.
La sentenza condanna anche i ricorrenti a sopportare, oltre alle proprie spese, quelle sostenute dal parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea.
"Finalmente si comincia a leggere la parola fine su una delle più cruente forme di sfruttamento degli animali, nota per le indicibili violenze con cui vengono uccise le foche – dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Campagna Pellicce - una sentenza storica che segna il possibile e auspicato traguardo di un contenzioso che non è ancora definitivamente concluso, a causa di un ulteriore tentativo di fare cadere il bando europeo presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio".
"E' sufficiente ripercorrere le numerose tappe giudiziarie del contenzioso per l'annullamento della normativa europea che ha salvato la vita di milioni di foche e dei loro cuccioli, per comprendere quanto gli interessi economici dell'industria della pellicceria e della trasformazione dei prodotti di foca siano stati duramente colpiti dal bando comunitario. – prosegue Pavesi – Prima ancora che diventasse effettivo il divieto al commercio nel mercato europeo di prodotti ricavati dalla caccia commerciale delle foche (ampiamente praticata in Canada e non solo), vari soggetti interessati allo sfruttamento di questi animali avevano già presentato un formale ricorso".
Un'organizzazione che rappresenta gli interessi degli Inuit canadesi, oltre che i produttori e i commercianti di prodotti derivati dalla foca, avevano chiesto ai giudici dell'Unione l'annullamento del divieto generale di commercio dei prodotti derivati dalla foca nell'Unione europea, emanato da Parlamento e Consiglio a settembre 2009. Sono escluse da tale divieto solo l'immissione e la vendita sul mercato di prodotti che provengono dalla caccia tradizionalmente praticata dagli Inuit e da altre comunità indigene e contribuiscono alla loro sussistenza. Ma sia per il Tribunale, che per la Corte Ue, gli Inuit e gli altri ricorrenti non sono legittimati direttamente a proporre un ricorso avverso tale normativa dinanzi ai giudici dell'Unione.
La sentenza condanna anche i ricorrenti a sopportare, oltre alle proprie spese, quelle sostenute dal parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea.
"Finalmente si comincia a leggere la parola fine su una delle più cruente forme di sfruttamento degli animali, nota per le indicibili violenze con cui vengono uccise le foche – dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Campagna Pellicce - una sentenza storica che segna il possibile e auspicato traguardo di un contenzioso che non è ancora definitivamente concluso, a causa di un ulteriore tentativo di fare cadere il bando europeo presso l'Organizzazione Mondiale del Commercio".
"E' sufficiente ripercorrere le numerose tappe giudiziarie del contenzioso per l'annullamento della normativa europea che ha salvato la vita di milioni di foche e dei loro cuccioli, per comprendere quanto gli interessi economici dell'industria della pellicceria e della trasformazione dei prodotti di foca siano stati duramente colpiti dal bando comunitario. – prosegue Pavesi – Prima ancora che diventasse effettivo il divieto al commercio nel mercato europeo di prodotti ricavati dalla caccia commerciale delle foche (ampiamente praticata in Canada e non solo), vari soggetti interessati allo sfruttamento di questi animali avevano già presentato un formale ricorso".
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