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Perfidie di Stefano Torossi

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Messaggi di Settembre 2015

L'ombretto di Morricone

Post n°346 pubblicato il 27 Settembre 2015 da torossis

 

 IL CAVALIER SERPENTE

  Perfidie di Stefano Torossi

    28 settembre 2015

 L'OMBRETTO DI MORRICONE



Corde vocali

Niente paura, si tratta di un primo piano delle stesse.

L'amico Roberto Laneri presenta una serata musicale di canto armonico con il suo gruppo "Nel cielo di Indra". E' venerdì 18 e ci siamo arrampicati fino alla magnifica terrazza del Museo Casa Scelsi, cinque ripidi piani per arrivare a una vista strabiliante sul Foro Romano (ne abbiamo già parlato qualche tempo fa, senza riuscire a trattenere l'invidia).

Programma interamente basato su una serie di "tecniche vocali miranti a rendere chiaramente percepibili gli armonici del suono fondamentale". Cioè, io canto una nota, ma, usando contemporaneamente le stesse corde vocali, riesco a emettere il suo armonico, che in generale si manifesta come un fischio. Se sono in nove a farlo, l'effetto è pura magia, anche perché è difficile identificare da quale bocca escono i suoni. Un tuffo in un distillato musicale da cui non si vorrebbe mai riemergere.

Siamo all'aperto con intorno i rumori della città. Sorprendente come una sirena di ambulanza, un gruppo di motociclisti fracassoni, i claxon delle auto, tutto sprofondi armoniosamente intonato in questo fluido.

L'ultimo brano finisce con una squisita dissolvenza vocale, ma nell'aria c'è ancora il rombo di un aereo, così perfettamente integrato nella musica, che il pubblico deve aspettare la sua scomparsa all'orizzonte prima di applaudire.

Volato via l'aereo, il concerto si è chiuso, convertendosi, come d'abitudine per questi incontri, in una piacevole chiacchierata fra amici con la compagnia di un ottimo prosecco ben freddo.



Le nuove aule

Il Saint Louis College of Music inaugura il 24 le nuove aule della sede di Via Baccina, nel cuore di quella che venti secoli fa era la Suburra, quartieraccio malfamato della Roma imperiale. Questa scuola di musica è diventata ormai la più importante della città, con più di millecinquecento iscritti e una turba di eccellenti insegnanti, che poi sono i nostri amici di sempre, i grandi solisti del jazz italiano.

Pomeriggio molto brillante, con discorsi di ragionevole durata. E musica, perché l'idea, buona, è stata di far suonare gruppi e solisti in ogni aula, dentro e fuori delle quali eravamo liberi di vagabondare. Poi ci hanno accompagnati sottoterra dove si estende un labirinto di stanze di epoca romana, più precisamente del 123 d.C., come si è scoperto dai bolli sui mattoni. Eccola, una di queste aule con il suo bel pavimento di marmo (forse una scuola di milleottocentonovantadue anni fa?)

Dermart

Titolo strepitoso per un convegno davvero inconsueto (l'arte e la pelle, ma in senso medico, non  borsette di coccodrillo o scarpe inglesi) alla Cartiera Latina venerdì e sabato.

Ci ha colpito questa stampa esposta nel salone, emblematicamente (chissà se ci hanno pensato davvero o è una nostra maliziosa interpretazione) corrosa e imbruttita da una dermatite cartacea.  

Fra le esposizioni di argomenti strettamente tecnici o casi clinici che naturalmente interessano molto gli addetti ai lavori, ma poco noi, ci siamo invece fortemente incuriositi a una sapiente carrellata condotta da Linda Tognetti e accompagnata da sculture, quadri e anche fotografie di personaggi dal passato a oggi; per dire, da Cesare Augusto a Cleopatra, alle mummie del Fayyum, e avanti fino a Marat, Stalin, Hitler, e perfino Brad Pitt, che, dopo uno studio accurato dei loro ritratti risultano avere subito ognuno qualche problema cutaneo (atopie, psoriasi, discheratosi, eccetera).

Insomma, si potrebbe dire che tutti, più o meno, hanno avuto i loro pruriti da grattarsi.



Primo PS. Domenica 20, ore 13.45. Passiamo davanti alla Fontana delle Anfore a Testaccio: bianca, lustra. Una piccola montagna di marmo immacolato, senza un centimetro di quel ripugnante muschio verdognolo che avevamo segnalato il 7 settembre. Finalmente si sono decisi all'azione, ci siamo detti. L'hanno scrostata ben bene. E poi hanno chiuso l'acqua.

Chiaro che è rimasta pulita. Così eravamo capaci tutti.

Per scrupolo ripassiamo il 22 e poi il 25 all'ora di pranzo; anfore sempre bianchissime e sempre asciutte. Evidentemente non è più da considerare una fontana.


 

Secondo PS. Irresistibile. La Repubblica del 22 settembre, pag. 20, inchiesta sul pestaggio di un musicista a Genova. La vittima racconta, prima che lo picchiassero, di "essere stato apostrofato come gay, forse perché, essendo un musicista, ha spesso gli occhi truccati". Non è carina questa? Dobbiamo ricordarci di chiedere al maestro Morricone che ombretto usa.



                                       


 

 
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Tre salvatggi

Post n°345 pubblicato il 20 Settembre 2015 da torossis

 

  IL CAVALIER SERPENTE

 Perfidie di Stefano Torossi

    21 settembre 2015

   TRE SALVATAGGI

 

Un capitello per tutti

Il Getty Museum di Malibu, California (USA) probabilmente sarebbe disposto a sborsare un bel po' di dollari per questo magnifico capitello, che invece, qui da noi, sta appoggiato su un prato, gratis per tutti, con i ragazzini che ci saltano sopra, e se non ci sono i ragazzini, ci sono i ragazzoni che ci si siedono per mangiare la pizza con la mortadella.

Forse il reperto corre dei rischi, ma vuoi mettere il piacere di vivere in un posto dove cose bellissime, o magari no, ma comunque piene di storia stanno dappertutto a spartire la quotidianità dei romani moderni.

Siamo a Villa Celimontana, uno dei tanti meravigliosi parchi cinquecenteschi che riempivano tutto il perimetro delle mura Aureliane, quando la Roma abitata era uno sputo raggrumato intorno a Piazza del Popolo. Prati, alberi e marmi classici. Di sicuro un paradiso, rimasto insostituibile fino alla fine dell'ottocento.

Poi, appena fatta Roma capitale, grazie a un pugno di banditi storicamente documentati, primo Monsignor De Merode che si comprò a due bajocchi, per poi rivenderli a molti scudi, i terreni intorno a quella che sarebbe diventata Via Nazionale, poi il gatto e la volpe: il principe Boncompagni e il principe Ludovisi, proprietari delle omonime ville, e al seguito tutta l'avanguardia dei futuri furbacchioni di stato e privati, il paradiso è diventato sostituibilissimo, le ville sono state lottizzate, gli alberi buttati giù, i ruderi coperti e dimenticati, e via a costruire strade, case e ministeri.

Villa Celimontana, un po' defilata, si è salvata insieme a pochi altri fazzoletti, e adesso speriamo sia fuori pericolo. Fra i pini, nel palazzetto Mattei, con intorno colonne, statue, sarcofaghi e capitelli, ha sede l'Istituto Geografico Italiano che nei giorni scorsi ha messo su un festivalino di letteratura di viaggio. Evento curioso, arricchito da incontri con personalità collegate a quel mondo (la vedova Chatwin, per esempio) e accompagnato da una mostra di foto e ricordi delle esplorazioni italiane in Africa.

Un'occasione per girare nelle sale dell'Istituto: ambienti di architettura classica, confortevolissimi per dimensioni e accoglienti con i loro scaffali vecchiotti pieni di libri vecchiotti, con carte geografiche vecchiotte alle pareti.

Una villotta di campagna accogliente e un po' polverosa, come immaginiamo fossero i circoli inglesi dell'ottocento: poltrone, lampade basse e gentlemen sonnacchiosi con il whisky sul tavolino e la pipa semispenta.

L'Almone

Oggi è una fognetta a cielo aperto, venti secoli fa era un piccolo fiume sacro nelle cui acque ogni anno avveniva il rituale lavaggio della pietra nera, simulacro di Cibele, la madre degli dei. Secoli bui: abbandono della campagna romana, poi piccola ripresa, e il fiumiciattolo diventa il motore di una fabbrica che prima folla la lana, poi macera e pesta gli stracci per farne carta, materiale all'epoca pregiato e carissimo. La funzione dura fino al novecento (ci ha perfino lavorato Claudio Villa come garzone), poi nuovo abbandono, siringhe e vetri rotti, e finalmente recupero e destinazione a spazio sociale col vecchio nome di Cartiera Latina. Il posto è bello, gli ambienti suggestivi; il ruscello non serve ormai più a niente, se non al trasporto di immondezza e sacchetti di plastica.

Fra gli eventi dello spazio recuperato c'è una serie di concerti organizzati da "Per Appiam". Eravamo lì domenica mattina, il 13, e abbiamo ascoltato Les gouts reunis, due flauti, cello e cembalo con un repertorio '700: Quantz, Jommelli e altri. Pubblico di mamme e bambini. Le famigliole si divertivano, i solisti erano bravi, ma noi abbiamo dovuto constatare quanto riesca a essere inconsistente, quasi noiosa, la musica da camera settecentesca. A meno di temi strepitosi (e per questo ci vuole Mozart) o solisti in costume e parrucca (ricostruzione storica), sono sempre le stesse canzonette appiccicate con i soliti giretti armonici di maniera. Eleganti, certo, piacevoli, anche: insomma, meringhe un po' troppo dolci.


Lucrezia Romana

Leggendaria matrona, il cui suicidio, dopo lo stupro inflittole dal figlio del re Tarquinio il Superbo, segnò l'inizio della Roma Repubblicana.

Leggenda, appunto. Oggi è il nome di una zona urbana dalle parti di Cinecittà. Ed è anche un piccolo moderno antiquarium aperto da poco, che siamo andati a vedere il 17 settembre, una delle giornate più calde di questo rovente strascico di stagione. Moderno e dotato di una efficientissima aria condizionata, mentre fuori c'erano 33 gradi. Non ce ne saremmo più andati. Non solo per il fresco, ma anche per i pezzi, minori certo, ma comunque pregevoli, esposti con stile, nonché per l'ingresso gratuito, e perché eravamo gli unici visitatori, probabilmente da molto tempo, come si poteva dedurre dalle espressioni dei custodi, felici di vedere una faccia umana.

Gratificati nello spirito e corroborati nel corpo, abbiamo fotografato questo notevole piccolo nudo, per poi affrontare tre maledetti quarti d'ora nel traffico di Via Tuscolana. Siamo arrivati vivi, ma sudatissimi.


                                        

 

 
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Terreno minato

Post n°344 pubblicato il 14 Settembre 2015 da torossis

 

  IL CAVALIER SERPENTE

   Perfidie di Stefano Torossi

   14 settembre 2015

    TERRENO MINATO


La cronaca di questa settimana comincia venerdì 4 con la mitica sagra della porchetta di Ariccia, un evento gastronomico che crediamo abbia qualche secolo di storia, forse ridimensionato negli ultimi tempi dalla consapevolezza dei rischi colesterolici indotti dal consumo della squisita pietanza, ma sempre una grande festa popolare. Merita l'arrampicata ai Castelli Romani.

Con un accostamento puramente cronologico, sabato 5, parte l'ottava edizione del Festival di Cultura Ebraica: mostre, concerti, dibattiti; ma anche inebrianti profumi di carciofi fritti e filetti di baccalà promananti dalle bancarelle nelle strade del Ghetto intorno al Portico d'Ottavia.

Le nostre papille, che gustano nello stesso modo le due specialità, ci sottopongono inquietanti interrogativi sulle prescrizioni e proibizioni alimentari che continuano a sopravvivere nel mondo: perché il baccalà sì e il maiale no? E siamo nel 2015, non venti secoli fa.

L'argomento rischia di trasformarsi in pericoloso terreno minato. Non vorremmo leggere in cronaca nera di un "Serpent Hebdo", quindi saltiamo subito all'argomento gastronomico successivo, altrettanto saporito ma più innocuo.

La presentazione, giovedì 10, del Foodblogger Social Night, un evento dell'Estate Romana, con musica, proiezioni e, come protagonista, naturalmente, il mangiare e il bere. Ambientato nel nuovo, ben concepito e ben costruito mercato rionale di Testaccio, nato su una zona dell'antica Roma dedicata allo smistamento e allo stoccaggio degli alimenti che arrivavano via mare al porto di Ostia, per risalire su chiatte il Tevere e sfamare troppo i ricchi e troppo poco i poveri. Struttura che rispetta i tanti elementi archeologici presenti, non monumentali, ma interessanti per il loro riferimento alla quotidianità del cives romanus, come il Monte Testaccio, la grande discarica storica cresciuta sull'accumulo dei cocci delle anfore olearie spedite dall'Iberia, svuotate all'arrivo e rotte perché non riutilizzabili.

Ci ha invitato Elisabetta Castiglioni, ufficio stampa dell'evento, e sul posto ci ha fatto ritrovare un amico che non vedevamo dai tempi di "Quelli della Notte", Andy Luotto, fornito di una rispettabile pancetta e di un impeccabile completo da cuoco. Ce lo ricordiamo quando faceva il finto arabo (pare che avesse ricevuto anche minacce di morte da qualche non identificata cellula islamica). Si è trasformato in un popolarissimo consigliere e narratore del cibo.

Basta con il mangiare, ma non perdiamo il collegamento con la storica trasmissione TV, perché mercoledì 8 è cominciato al Teatro Studio Borgna del Parco della Musica il Festival Jammin' 2015, organizzato dalla St. Louis Music School.

E chi era la star della prima serata? Gegè Telesforo, altro personaggio di spicco del gruppo di Arbore, il quale non è passato alle pentole, ma è rimasto nella musica, diventando un superbo performer (e insegnante) di scat.

Ha cantato prima con un notevole trio di giovanissimi, il "Three for play", e poi con la big band, il "Saint Louis Combo".

In questa prima serata, come nelle tre successive, a parte la presenza di grandi ospiti, come Rosario Giuliani, Javier Girotto e altri, quello che salta agli occhi, anzi alle orecchie, è la impressionante preparazione tecnica e virtuosistica dei musicisti giovani.

Sono tutti bravissimi, e forse proprio per questo tendono a esagerare e a farcire ogni brano di continui cambi di tempo, di metrica, di tonalità, facendo stop inaspettati e riprese imprevedibili, tutto naturalmente eseguito senza una sbavatura, in brani che spesso durano un numero spropositato di minuti.

Insomma, l'ascoltatore medio (noi) che ogni tanto vorrebbe rilassarsi e seguire un tema orecchiabile che si distenda su uno schema semplice, con poche note (quelle giuste naturalmente), e arrivi in fondo senza fatica, si ritrova ad annaspare all'inseguimento dei sette noni che si alternano senza tregua ai dodici quindicesimi. E non può neanche arrabbiarsi perché, come abbiamo detto, sono tutti bravissimi.


Piccola osservazione che tradisce la nostra età: ormai i suonatori non hanno più davanti agli occhi i fogli pentagrammati di una volta, magari quattro o cinque in fila sul leggio. Adesso c'è l'iPad, perfetto perché dentro c'entra tutto; però abbiamo visto più di una volta il pianista calibrare male la strusciata del polpastrello per girare il foglio virtuale, e trovarsi in difficoltà ad andare avanti sulla tastiera.




PS. Tanto per non perdere la nostra sana abitudine al cazzeggio.

Riceviamo dal Rettorato della Sapienza il seguente invito: "Eugenio Gaudio, Magnifico Rettore della Sapienza Università di Roma, e Francesca Fortuna, Direttore Generale dell'Istituzione Universitaria dei Concerti, sono lieti di invitarla, ecc. ecc.

Così come è scritto, prendendo solo le parole in corsivo, guardate che splendido motto beneaugurante viene fuori: "Gaudio Magnifico, Sapienza e Fortuna".


      
                                    

                                            






 

 
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Brutte impressioni

Post n°343 pubblicato il 07 Settembre 2015 da torossis

 

  IL CAVALIER SERPENTE

Perfidie di Stefano Torossi

7 settembre 2015

   BRUTTE IMPRESSIONI


Per fortuna da questa settimana tutto ritorna normale. Quando uno fa quello che gli piace per undici mesi all'anno, sembra una scemenza fermarsi solo per fare qualcosa di diverso il dodicesimo.

Certo, se invece uno fa una cosa che non gli piace, allora magari è diverso... Noi, comunque, eccoci qua. Si ricomincia. O meglio, si continua dopo l'intervallo.


Stronzi al lago

Vigna di Valle è un'amenissima località sulle sponde del Lago di Bracciano. Acque limpide e tranquille, pioppi che stormiscono nella brezza balsamica, tubare di tortore e strida di gabbiani. E in più un'attrazione piuttosto unica: Il Museo Storico dell'Aeronautica Militare.

Ci siamo andati. Tutto tirato a lucido. Cimeli dei primi dirigibili e delle loro avventure sui poli, idrovolanti velocissimi che hanno vinto tutto il vincibile ai tempi gloriosi dell'Ala Littoria. Epiche traversate atlantiche di velivoli che partivano dall'acqua e arrivavano sull'acqua.

Per far scendere fra le onde dagli hangar in cui si custodivano questi uccelli d'acciaio era ed è indispensabile una rampa.

 A Vigna di Valle ce n'è una, vanto del museo: bella, liscia, dalla dolce inclinazione, che ha visto il varo in pace e in guerra di una quantità di motori, e ali, e piloti.

Naturalmente siamo corsi a fotografarla. Eccola qui, seminata di quelli che a prima vista ci erano sembrati tronchetti portati dal lago.

Macché! Si tratta di una distesa di grossi stronzi, che potrebbero anche essere umani, disseccati dall'impietoso sole d'agosto. Come mai stanno proprio lì in bella mostra?

Ci siamo scervellati per trovare una spiegazione ma non ci siamo riusciti: misteriosi nuotatori che arrivano nottetempo dal lago, evacuano e poi se ne vanno? Cani fuori controllo? Visitatori incontinenti? E poi come mai nessuno pulisce da giorni, o settimane, o mesi, visto il punto di stagionatura dei reperti, e vista, invece, la cura riservata agli oggetti esposti negli hangar?

Forse la gloriosa Aeronautica Militare vola troppo in alto per occuparsi di queste stronzate.


Il moncone del Tasso

"ALL'OMBRA DI QUESTA QUERCIA / TORQUATO TASSO / VICINO AI SOSPIRATI ALLORI E ALLA MORTE / RIPENSAVA SILENZIOSO / LE MISERIE SUE TUTTE"

Questo dice, nei pressi della Chiesa di Sant'Onofrio al Gianicolo dove lui è sepolto, la lapide piazzata su uno sperone di muro che sostiene i miseri resti della famosa quercia del Tasso, che, anche se non è certo che fosse il rifugio del poeta, di sicuro è un albero ultrasecolare.

E'? Era. Perché, a dir la verità, un albero non lo è più, neanche con la magia dei versi di chi gli ha dato la fama. E' una serie di monconi stramorti, tenuti insieme da un bel po' di tiranti arrugginiti.

Ai suoi piedi il consueto campionario di stagionatissima spazzatura che se non risale all'epoca del poeta poco ci manca.

Attenti a non rischiare il tetano su spezzoni di vetro e latte arrugginite, ci è balenato un pensiero: e se il comune prendesse l'audace decisione di piantare una quercetta nuova, magari piccola ma viva, tanto Roma sa aspettare, in sostituzione del rudere? Crediamo che nessuno la prenderebbe per una mancanza di rispetto alla memoria del grande. Ottimismo sciocco? Fiducia esagerata? Ingenuità vera e propria?


Manutenzione? Ma quando mai!

Il terzo mondo, di cui Roma è la capitale onoraria, ha sempre privilegiato le grandi inaugurazioni a scapito della manutenzione. Marmi candidi, design prestigioso, discorsi, autorità. Poi, quando il manufatto dovrebbe funzionare, ecco l'incompetenza in tutto il suo fulgore.

Due esempi: la Fontana delle Anfore, smontata da Piazza dell'Emporio, rimontata a Piazza Testaccio poche settimane fa. E' già piena di muffe che, come tutti sanno, attecchiscono a meraviglia sul travertino non trattato. Pensarci prima, no, eh? Pulirla, poi...

E la Fontana della Dea Roma, a Ponte Risorgimento? Un'opera magnifica di Mitoraj, offerta alla città da Finmeccanica. L'acqua scorreva lungo i lineamenti di travertino con un emozionante effetto di pianto. Qui, accortisi della muffa sul faccione, invece di cercare la maniera di eliminare il problema (uno spazzolone e un po' di varechina ogni quindici giorni), hanno addirittura chiuso i rubinetti, e da allora la fontana non è più. Papiri secchi, transenne, immondezza e abbandono.

Ricordiamo la pomposa inaugurazione, dodici anni fa. Vorremmo poter avere un pensiero anche per l'umile manutenzione.

 

                                         

 

 
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