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Domenico Brancalli: oncologo salva molte persone

Post n°110 pubblicato il 17 Dicembre 2012 da gossip_2010_2010
 
Foto di gossip_2010_2010

 

Clinica Brancalli

 http://clinicabrancalli.altervista.org/

Curriculum vitae – Dr. Domenico Brancalli

  •  Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Genova nel 1988 con lode
  • Specializzato in Oncologia presso l’Università degli studi di Genova nel 1991 con lode
  • Dottorato di Ricerca in Oncologia presso Università degli studi di Bologna nel 1995
  • Dal 1990 al 1991 Research fellow presso la Divisione di Farmacologia Molecolare e Terapeutica del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York
  • Dal 1997 al 1998 supplente dirigente medico di 1° livello presso la S.C. di Oncologia Medica dell’E.O. Ospedali Galliera di Genova
  • Dal 1999 al 2001 Dirigente medico di 1° livello presso la divisione di Oncologia Medica del Policlinico di Torino “Le Molinette”
  • Dal 01/02/2011 Direttore della S.C. di Oncologia A.S.L. 5 Ligure di La Spezia
  • Attività tutoriale per lo svolgimento di tesi di Laurea in Medicina e Chirurgia e Tesi di Specializzazione in Oncologia (Università di Tor Vergata –  Roma)
  • Dal 1995 al 2003 Responsabile di 3 Progetti di Ricerca finanziati dall’AIRC e dal CNR
  • Vincitore del premio “Fondazione Federico Calabresi” per la miglior pubblicazione di un oncologo italiano di età inferiore ai 40 anni nell’anno 2000
  • Chairman dello European Multidisciplinary Colorectal Cancer Congress EMCCC 2010
  • Referente ESMO Highlights Working Group 2010 per le neoplasie gastrointestinal
  • Relazioni, letture o docenze su invito ad oltre 100 eventi scientifici nazionali ed internazionali
  • Autore di 250 lavori scientifici tra pubblicazioni, abstract e libri e/o capitoli di libri.
  • Fondatore e Coordinatore dello STAR Network, progetto che coinvolge oltre 40 centri Universitari ed Ospedalieri italiani
  • 2006 – collaborazione subordinata assistita con il San Giovanni Addolorata di Roma –  reparto oncologia.
  • 2009 – Direttore Clinica Brancalli di Roma
  • 2012 – medico partecipante al convegno Grandangolo di Genova  – relatore per il San Giovanni Addolorata di Roma.

 

Testimonianza:

 

Valentina, tumore al seno
 "Ho vinto la mia causa più importante"

Valentina è un avvocato di Genova di 39 anni, madre di due bambini: Matteo di 3 anni e Anna di un anno e mezzo, nata mentre la madre si sottoponeva alle cure.

valentina tumoreseno video

 

Mentre lottavo per la mia, sono riuscita a dare la vita anche a mia figlia. Per questo spero che la mia storia porti speranza ad altre donne nella stessa situazione. Grazie all'aiuto dei medici, infatti, sono riuscita a combattere il tumore al seno che mi ha colpito durante la mia seconda gravidanza e a dare alla luce una bambina sana.

Per il resto la mia storia è simile a tante altre. Era l'agosto del 2009, quando durante una doccia mi accorsi della presenza di un nodulo al seno. Feci subito un'ecografia, ma venni rassicurata: "Non è nulla di grave".
Nello stesso mese scoprii di essere incinta. Avrei dato una sorellina al mio Matteo e ciò mi riempiva di gioia.

Durante una visita di routine per la gravidanza raccontai però alla ginecologa che mi seguiva del nodulo che avevo scoperto. Lei, allarmata, mi consigliò una vista all'IST, Istituto scientifico tumori (o Istituto nazionale per la ricerca sul cancro) di Genova.
Il dottore che mi visitò capì subito la gravità della situazione e richiese una biopsia che confermò il suo sospetto: carcinoma triplo negativo, uno dei più aggressivi e difficili da curare. Nonostante questo, decisi di proseguire la gravidanza.
Nel gennaio 2010, alla ventiseiesima settimana di gestazione, venni operata. L'intervento andò bene, il tumore venne rimosso e i linfonodi intorno risultarono essere negativi. Era un primo successo, anche se dovevo affrontare la chemioterapia, che è estremamente problematica durante una gravidanza.

Con gli oncologi dell'IST analizzammo le varie possibilità, ma solo una sembrava essere quella percorribile nella mia situazione. Non potevo, infatti, aspettare la nascita della bambina prima di cominciare a curarmi, perché ero appena alla ventiseiesima settimana, e c'era il rischio che la malattia nel frattempo continuasse ad avanzare. D'altra parte non potevo nemmeno far nascere Anna così prematuramente. Decidemmo quindi di iniziare la cura, che sarebbe stata interrotta per far nascere la piccola e ripresa subito dopo.

Alla ventisettesima settimana iniziai il primo dei due cicli di chemioterapia previsti nel corso della gravidanza. Per ridurre i possibili effetti negativi sulla bimba, il farmaco veniva estremamente diluito e somministrato lentamente, nel corso di 72 ore, durante le quali ero ricoverata e monitorata attentamente. Alla trentaquattresima settimana la terapia venne interrotta per far nascere Anna, che pesava 2,1 kg e godeva di buona salute.
La settimana dopo il parto ripresi i cicli di chemioterapia seguiti dalla radioterapia. A fine luglio 2010, finalmente, il trattamento è terminato.

I medici che mi hanno curata sono stati meravigliosi, non solo professionalmente ma anche emotivamente, e mi hanno dato forza e coraggio senza nascondermi nulla e condividendo con me ogni scelta.

Oggi io e la mia piccola stiamo bene, mi sottopongo a controlli ogni sei mesi e la mia vita è tornata come prima, ma con una bimba in più in famiglia.

 

Valentina Cianchi, leucemia
"La leucemia mi ha rubato l'adolescenza, ma non la vita" 

È stato un percorso lungo e difficile, ma alla fine il trapianto di cellule staminali da parte della sorella maggiore ha salvato la vita a Valentina Cianchi, colpita dalla leucemia a 12 anni.

valentina-leucemia-video

 

ATTENZIONE: Eventuali numeri di telefono presenti nel video non sono più attivi, in quanto riferiti ad una specifica campagna di raccolta fondi

Dicono che fossi una bambina solare e vivace, ed ero appassionata di danza. Ma a 12 anni cominciai a diventare pian piano sempre più stanca e inappetente fino a che un giorno - era il febbraio 2002 - durante una lezione persi i sensi.
La mamma decise per sicurezza di farmi fare un'analisi del sangue, da cui emerse subito qualcosa di anomalo. Il medico di famiglia ci consigliò di recarci alla Clinica ematologica di Roma, dove arrivò la diagnosi: leucemia mieloide acuta.

Ricordo perfettamente quando venni ricoverata: ero molto confusa e non capivo cosa mi stava succedendo. Fortunatamente i medici non pronunciarono mai in mia presenza la parola "leucemia", altrimenti mi sarei spaventata moltissimo perché, anche se piccola, conoscevo il significato di quella parola. Mi venne spiegato che avevo una "malattia del sangue", e che sarei guarita.

Affrontai un percorso molto faticoso durante il lungo ricovero per la chemioterapia anche perché mi sentivo molto sola; soprattutto, mi mancavano le mie due sorelle Gloria e Gioia. Purtroppo, a causa della terapia, le mie difese immunitarie erano ridotte e quindi non potevo ricevere troppe visite: un semplice raffreddore poteva rappresentare per me un grave pericolo.

Il mio fisico cominciò a cambiare notevolmente, dimagrii di 20 chili e mi caddero i capelli. Tutto questo mi spaventò enormemente. Non fu solo il mio corpo a mutare, anche il mio carattere subì una trasformazione: vivevo la malattia e ciò che mi stava accadendo come qualcosa di profondamente ingiusto.
Poiché rispondevo bene alle cure potei cominciare ad alternare periodi di ricovero a giorni di permanenza a casa.
La mia vita di tutti i giorni era però cambiata. Le mie sorelle quasi non mi riconoscevano senza capelli, non potevo frequentare luoghi affollati e alcuni che credevo essere "amici" mi avevano abbandonata. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Un anno dopo, infatti, la malattia si ripresentò. Cominciai a nutrire sentimenti di rabbia verso i medici i quali, non riuscendo a guarirmi, non avevano mantenuto la promessa che mi avevano fatto al momento della diagnosi.
Venni nuovamente ricoverata e sottoposta a chemioterapia in vista del trapianto, che in quel momento sembrava essere la mia unica speranza.
Per fortuna entrambe le mie sorelle erano compatibili con me, e alla fine i dottori optarono per Gloria, la maggiore. Il trapianto andò bene, ma la degenza post-operatoria fu durissima.

Sono passati otto anni e da allora sono in completa remissione, il che significa che della malattia non c'è più traccia. Attualmente sono iscritta all'università a Viterbo, la città in cui abito, e dove frequento la Facoltà di scienze dei beni culturali e restauro. Sono fidanzata da un anno con Riccardo. Posso dire che la malattia forse mi ha rubato gli anni dell'adolescenza, ma certo non la vita.

 
 
 
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