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Vivo in Sicilia e la mia vita è una merda, ciao.

 

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In the arms of the angel... »

the story of my life.

Post n°1 pubblicato il 12 Dicembre 2013 da xbluevato

Oh beh, davvero voi adulti pensate che la vita di un'adolescente è tutta rose e fiori? Beh, vi sbagliate. Saprete, sicuramente, che ci sono degli alti e bassi, ma non è solo quello. Prendiamo in esempio la mia vita. Vista dal punto di vista di chi si ferma all'apparenza sembrerebbe una vita normale, ma non per chi, come me, la vive in prima persona. Quando dico che la mia vita è una merda, non scherzo. Lo penso veramente. Penso, so, di non avere amici, anche se affermano il contrario. Sono tutti bravi a dire "Ehi, io sono tuo amico", ma il fatto che il 'dire' non basta. I fatti servono. La penso così da quando ho rotto con la mia best. O meglio, quella che credevo "la mia migliore amica". Lei era tutto per me, arrivai a litigare a morte con mia mamma per farla venire in vacanza con noi. Lei non si è mai degnata di interessarsi, neanche un minimo, a me. Ero sempre io quella che la cercava, ero sempre io a strapparle degli abbracci. Diceva di essere una ragazza a cui non piacevano queste smancerie. Da lì, le ho dato il nominativo di "ragazza nientesmancerie". Ho capito subito che mi stava prendendo per il culo. Chiamava tutti "amore mio" diceva a tutte le sue amiche "ti amo, si cucciola ti amo anche io" e altre minchiate varie. Se ne usciva con frasi filosofiche, possibilmente prese da Tumblr, e le inseriva nelle descrizioni delle foto di Facebook con quelle sticchiose delle sue amiche. Mentre, rigurardo alle nostre, se ne usciva con frasi sprecate, come: "ciao lesa". Non mi ha mai dimostrato un segno d'affetto. O forse sono una tipa paranoica che guarda l'amicizia con questi punti di vista, sue testuali parole. Lei non si accorgeva di lasciarmi, molto spesso, da sola. Mi dispiace il fatto di starci ancora male, quando tutti mi dicono di darci un taglio. Forse loro non sanno che di tagli ne ho dati, ai miei polsi, però. Ah si, mi autolesiono. Non lo faccio per moda, o per farmi notare. Non lo sa nessuno. Apparte chi lo è venuto a scoprire. Non c'è nessuno disposto ad ascoltare tutto quello che ho da dire. Anche se, se ne escono con frasi del tipo "raccontami tutto quello che hai da dire. io sono qui con te, se hai bisogno.", ci sono due possibilità: la prima, che vogliono farsi i cazzi tuoi e la seconda, che ti ascolteranno fino ad un certo punto e poi si cercheranno la scusa che il cane ha cagato nel tappeto persiano, costato un botto di soldi, e che devono "correre" a casa a pulire perché la loro madre è in culo al mondo e non può farlo lei. Dai ragazzi, siamo sinceri con le persone che stanno male veramente. Ho delle lacrime dentro che se escono v'affogano. La sensazione più brutta è quando, senti il bisogno di piangere ma non ti esce neanche una. misera. lacrima.  È brutto sentirsi l'ultima ruota del carro. È brutta la sensazione del volersi sfogare con qualcuno e non trovare nessuno che ti ascolti. Non servono ad un cazzo le psicologhe. Pensate che il miglior rimedio per sfogarsi sia andare dalla propria mammina e raccontargli tutta la confusione che avete in testa? Non capirebbe! Sono convinta che non ci sia nessuno modo per sfogarsi, apparte quello dell'autolesionismo. Fare del male a se stessi. Essere masochisti. Godere quando si vede quel sangue, provocato da quella lametta. Affondare e tagliare fino a quando sei sul punto di morire dissanguata. Quando si è autolesionisti, veri, ogni cosa, oggetto, o altro, è buona per farsi del male. Io uso di tutto. Le lamette smontate dai temperini, i coltelli da cucina, le punte appuntite delle forbici, i taglierini, i vetri affilati. TUTTO. Mi taglio da un anno. Ho cominciato ad ottobre scorso. Poi verso dicembre, grazie ad una ragazza che tutt'oggi odio a morte, smisi. Ricominciai agli inizi di novembre 2013. Due mesi dopo la morte della ragazza che definivo mia sorella. Lei e quella che credevo la mia migliore amica, furono investite da un'auto, sulle strisce pedonali. Eravamo uscite io, loro e un'altra nostra amica. Eravamo la squadra perfetta, eravamo inseparabili. Eravamo noi quattro, in Piazza America, a mangiargi un panino. Parlando dei nostri progetti, degli ultimi film usciti, ricordando vecchie giornate passate insieme... finché Claudia, la ragazza investita, ci trascinò (letteralmente) alla rotatoria, la quale ai lati ospitava due fasci di strada che noi chiamiamo "Ponte" perché collega la parte inferiore della mia città a un'isola, non molto distante. Arrivate alla rotatoria, dove c'era questa strada che separava Piazza America da Piazza Nuova, sopra il marciapiede, Claudia fece il giro di noi chiedendoci se volevamo accompagnarla in quest'ultima piazza. Fui la sua prima scelta, ma declinai, poichè mia mamma non voleva che ci andassi quando era buio. La seconda scelta fu Tamara, ma declinò pure lei. Finchè arrivò ad Angelica. (la ragazza di cui vi parlavo all'inizio), lei accettò, così si incamminarono, attraversando il "Ponte",che avrebbe ospitato un brutale incidente, pochi minuti più tardi. Prima che si allontanassero chiesi a Claudia se potevo tenere il suo telefono per giocare ad un gioco che lei aveva scaricato, lei mi disse che potevo e quella fu l'ultima frase che le rivolsi prima che volasse via. Mi girai verso Tamara, la ragazza rimasta insieme a me, e diedi le spalle alla strada. Cominciammo a parlare del ragazzo che mi piace, e lei mi chiese se poteva conoscerlo. Così la portai nel posto in cui lavora. Passarono, si e no, 10 minuti, quando, dopo aver superato il passaggio a livello, mi arrivò una telefonata. Presi il telefono e vidi che sullo schermo lampeggiava il nome della mamma di Angelica che mi stava chiamando. Esitai, ma risposi. Sapete quando sei sopra la terrazza di un palazzo alto 90 piani e qualcuno ti spinge buttandoti di sotto? Bene, neanche quell'esempio riesce a interpretare il mio stato d'animo quando, dopo aver risposto con un "Pronto?" allegro, mi arriva all'orecchio la frase "Giulia, ma lo sai che Angelica ha avuto un'incidente in Piazza Nuova?". Sono morta più di mille volte. Non riuscivo a crederci. L'unica cosa che pensavo era "è morta". Quando iniziai ad urlare e a piangere, Tamara si girò verso di me e disse "Giulia, cos'è successo?". Quando le raccontai, pensava che la stessi prendendo in giro. Cominciai a singhiozzare, non riuscivo a respirare. Tamara allarmata, mi abbraccio e, insieme, corremmo indietro fino a raggiungere la Chiesa, dove chiamammo i nostri genitori. Appena chiamai mia mamma e le diedi la notizia gridò "Stai ferma dove sei, non muoverti, stai calma che io e tuo fratello stiamo venendo" (ho due fratelli, uno di 26 e uno di 32). Io e Tamara, ci abbracciavamo mentre singhiozzavamo. In lontananza c'era una figura che correva verso di noi, era la mamma di Tamara in lacrime, che ci abbracciò non appena ci vide. Appena arrivò mia mamma, salì in macchina con lei e andammo in ospedale. Appena arrivati, scesi dalla macchina e, con la testa appoggiata alla spalla rassicurante di mia mamma, mi feci coraggio ed entrai in ospedale. Mi aspettavo di vedere Angelica e Claudia sane e salve, con qualche livido, ma non fu così... Entrai, e vidi Angelica che piangeva mentre si teneva il braccio destro. Ma non vidi Claudia e il mio cuore ebbe un tuffo. Corsi verso di lei e l'abbracciai. Cercai di calmarla quando, neanche io ero tanto calma. Le chiesi dove si trovava Claudia e lei, tra i singhiozzi, mi disse che l'avevano fatta entrare di urgenza perché era grave. Passarono i minuti, e una figura esile, con il volto incavato dalle troppe lacrime, entrò la mamma di Claudia, che cominciò ad urlare dove fosse la figlia. I dottori la fecero entrare e dopo svariati minuti, che sembravano l'eternità, la sentimmo urlare. Non potevamo crederci, Claudia, nostra sorella, la ragazza che illuminava le nostre giornate, era volata via. L'esterno dell'ospedale era pieno di ragazzi, genitori, e familiari. Tutti si chiedevano se Claudia stesse bene. Il fratellino, il piccolo Luca, un bambino di soli 7 anni, girava come un piccolo fantasmino chiedendo se sua sorella fosse morta. Ma noi, sapendo la dura e ingiusta realtà, gli mentimmo, dicendo che stava bene e che sarebbe tornato presto da lui. Andai fuori, e cosegnai il cellulare di Claudia al nonno. Era la notte tra il 14 e il 15 settembre. E fuori era un freddo atroce. La notte più brutta di sempre. Aspettai che facessero entrare Angelica per vedere le sue condizioni. Le fecero i raggi e trovaro l'omero destro rotto. Aveva pure un buco appena sotto la nuca. Mentre eravamo sedute, sentiva il pizzo della sua maglietta -che si trovava nel retro della maglietta, tra il sopra del reggiseno e la nuca- attaccato a qualcosa che le faceva male. Le scostai il cardigan nero e vidi che aveva un buco, ricoperto di sangue e altre sostanze disgustose, che era attaccato al pizzo della maglietta. Le dissi che c'era solo un po' di sangue, non volevo allarmarla di più. Le misero 3 punti. E da Augusta, la trasferirono a Lentini per poi, il lunedì, operarla al braccio. Dovevamo cominciare il 1 liceo. Io al Linguistico, Tamara alle Scienze Umane/Psicopedagogico, Claudia il Classico e Angelica la Ragioneria Turistica. Passai il lunedì più brutto della mia vita. Tra nuove "amicizie" e il funerale di Claudia il pomeriggio. Dopodomani ci sarà una messa in suo onore, come ogni 14 di ogni mese. Anche se ho le ali sporche di sangue, un giorno volerò da lei.

 
 
 
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Data di creazione: 12/12/2013
 
 

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