Sta scendendo la sera tra un tiepido sole e un’aria frizzante, su questa città dal profumo di un mare di plastica. Tra vecchi magazzini tirati a lucido e manager in giacca e cravatta ci ritroviamo immersi in un quartiere in bianco e nero. Un vecchio fumetto dai colori sbiaditi, affascinante e bizzarro, che all’improvvivo rivive di magica luce. Mi sento bambina, piccola, davanti a questi edific,i grandi; davanti a questi palazzi miracolo dell’architettura moderna. Mi sento sognatrice bambina a sbirciare dalla lunghe vetrate frammenti di vita a colori in un contesto black and white. Intravedo oggetti di design in un contesto elegante. Intravvedo una donna che legge un giornale seduta su una poltrona a dondolo. Un bambino, vestito da damerino, che gioca nel giardinetto davanti a casa con la baby sitter, quando torna la mamma dall’ufficio su una macchina da film americani. Sorrido in questo squarcio elegante di una città grande e piccola, tranquilla e agitata. All’improvviso si apre una porta. Non è un comune ascensore come ho subito ipotizzato. Si avvicina un mercedes, entra e si chiude la porta. Dopo pochi istanti è già sul terrazzo di casa. Rimango senza parole, come una bambina davanti a un paese incantato. Sogni innocenti di vita comune. Sogni di emozioni di chi vive in un luogo misterioso e curioso, dal fascino elegante. Questa è Hamburg nel mio cuore. Questa è la parte di Hamburg che conserverò.
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Post n°7 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da byrion
. Spossata e sudata entro a piedi scalzi in una haveli, rapita dal blu intenso delle sue vecchie pareti, mi spingo verso il cortile dove i pavoni passeggianoeleganti.Accompagnata dallo sguardo di elefanti dipinti sui muri,mi ritrovo in una stanza con arredi in legno scuro intagliato. ritratto in un dipinto, questa casa signorile era stata sua dimora. in silenzio, i rumori della strada restano fuori dal portone borchiato con il grande lucchetto attaccato al chiavistello aperto. scendono la scala e la sua esile figura si muove verso di me. il volto è nascosto dal velo ma si intravede la treccia di capelli nerissimi.Si siede di fronte a me e con dolcezza prende le mie mani e inizia a disegnare la mia pelle con una abilità mai vista.Torna la corrente, il ventilatore ricomincia a girare.Il velo le scivola sulle spalle scoprendo i suoi giovani tratti,è molto bella e aggraziata. scuri mi penetrano nell’anima.Mi sento nuda ma non provo vergogna, i suoi occhi nongiudicano ma raccontano della sua amata terra,saccheggiata, colonizzata e poi liberata.Nei suoi occhi leggo l’amore per i fiumi gonfi d’acqua da venerati monsoni che ogni anno ridanno la vita ai campi coltivati e agli animali assetati. e mi avvolge silenzioso, le mie mani ormai sembrano indossare dei guanti di pizzo, perfetti ricami ornano le dita un po’ tremolanti per la piacevole sensazione. fretta, resto seduta a bere il tè al ginger e cardamomo, bevanda bollente ma dissetante e rinfrescante al palato. mentre impasta il chapati, come nella maggior parte del Rajasthan insaporisce i suoi piatti con miscele speziate a base di curcuma, cumino e pepe. e riporto i miei piedi per strada facendo attenzione a non pestare qualcosa o qualcuno. pur di mangiare, tra mucche placide che camminano indisturbate. un ragazzo frigge le samosa, deliziosi triangoli di pasta con ripieno di verdure.Ne mangio una e poi ancora un’altra, davanti al sorriso sbigottito e divertito del cuoco da strada. un anziano di bianco vestito sta suonando il suo strumento. sembra venire da più strumenti.Mi muovo sul dorso di un elefante che placidamente mi porta su, e ancora più su, dentro il forte di Amber, tra le mura di arenaria rossa respiro la storia dell’impero Moghul.Affacciata dalla sommità di una delle torri guardo in basso e il muro smerlato adagiato sulla verde collina sembra la coda di un drago addormentato e i miei occhi non riescono a vederne la fine.Frastornata eccitata e travolta dai colori forti, dai sapori forti, dalle contraddizioni forti, mi specchio per qualche interminabile secondo nell’acqua davanti al maestoso Taj Mahal e vedo la mia sagoma infinitamente piccola.Le mie certezze sparpagliate si librano nel cielo e vorrei anche io volare per ammirare dall’alto la grandezza dell’India, un paese dove tutto è possibile che accada e dove tutto ciò che accade è pura normalità. |
Post n°6 pubblicato il 09 Dicembre 2011 da byrion
Siamo arrivati l'11 sera, venerdì, prendendo alloggio in un agriturismo a solo 8 km da Perugia, il podere Borgobello; per un prezzo molto contenuto invece di una camera doppia ci hanno dato un intero appartamento, comprensivo di soggiorno, cameretta e cucina! Il 12 mattina ci siamo quindi diretti a Perugia; la prima sorpresa sono state le scale mobili, volute dall'amministrazione comunale sin da trent'anni fa per facilitare persone anziane e turisti negli inevitabili saliscendi (la Perugia storica è "in alto" ma si è sviluppata anche più in basso).Così si lascia la macchina in uno dei vari parcheggi disponibili e si fanno 3, 4 o 5 rampe di scale mobili per arrivare al centro storico etrusco e medievale al tempo stesso. Prima cosa da notare è che a Perugia ogni 100 metri c'è una Chiesa o un Convento o una Missione!Perugia,terra di santi e di Papi...Faceva un discreto freddo (tirava la tramontana), così fermarsi a prendere una cioccolata calda è stato decisamente piacevole! Più che al bar della Perugina (un pò scontato e molto orientato al marketing e alla vendita dei famosi Baci) ci ha colpito l'antico Bar Perugia, proprio vicino al centro storico e al Palazzo dei Priori: tutto pannellato in legno, antiche sedie e divanetti in pelle, parti di muro medievale che affioravano qua e là sul soffitto, tanti tipi di cioccolata... proprio un posto piacevole!Dopo tanto girare,entrando e uscendo dalle chiese, ci siamo fermati a mangiare a La Lanterna, giusto dietro il Palazzo della Signoria; decisamente da provare la zuppa di ceci, aromatizzata in modo superlativo (ma anche il risotto al tartufo non scherzava...). Pomeriggio:shopping, poi una pizza e ritorno nel nostro appartamento accendendo il camino e vedendo qualcosa alla televisione (eravamo stanchi!)Il giorno dopo, domenica,nuovo giro per perugia; ancora Chiese, orto botanico e Rocca Paolina (impressionante: una serie di camere e corridoi, tutte in pietra e mattoni, che costitusicono solo gli scantinati di quella che era appunto una volta la fortezza papale). Pranzo al ristorante I Crociati: stile medievale, porzioni abbondanti, tartufo a gogò, una meraviglia per il palato! La domenica è risultato ancora più evidente un aspetto che avevamo notato già il giorno prima: fino alle 16 circa non si incontrano giovani! E dire che è una città universitaria... penso che il motivo sia presto spiegato: adesso i giovani "vivono" di notte, vanno a letto all'alba o giù di lì, quindi poi prima del pomeriggio non si vedono in giro! A conferma di ciò c'erano negozi e locali che aprivano solo dalle 18 in poi, un paio addirittura dalle 20!Altra bevanda calda, quindi abbiamo ripreso la macchina e abbiamo salutato Perugia, città che senz'altro merita un paio di giorni di visita (e di buone mangiate e bevute e belle passeggiate)! |
Post n°5 pubblicato il 15 Agosto 2011 da byrion
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Post n°4 pubblicato il 01 Agosto 2011 da byrion
O forse “L come Libertà”. Perché solitudine e libertà sono due parole che viaggiano spesso insieme e che proprio nel viaggio possono esprimersi al meglio. Vi ricordate quando da piccoli si impara ad andare in bicicletta da soli e si scopre con stupore che il movimento permette alle due ruote di trovare un loro inverosimile ma sicuro equilibrio? E’ la prima sensazione di autonomia e di libertà di cui ho un ricordo preciso. Il mio primo rito di passaggio per diventare grande. Poi, crescendo, sono stati i viaggi a scandire un percorso di maturazione verso l’età adulta. E i momenti fondamentali sono sempre stati segnati da un viaggio in solitaria: gli anni di Londra cosmopolita o gli orizzonti immensi degli States, la magia del Messico e le seduzioni dell’India, la bellezza di Bali e la difficile realtà della Bolivia.
Soltanto chi ha trovato il coraggio di pedalare libero, chi ha provato la paura e il piacere dell’essere solo e lontano da casa, può raccontare quel senso di libertà assoluta possibile nella solitudine e amplificato dall’essere altrove. Anche paura e piacere sono due parole che accompagnano spesso il viaggio, forse soprattutto quello in solitaria. Perché viaggiare soli significa fatica, momenti di sconforto, senso di abbandono e crisi di nostalgia. Ci si mette in gioco e ci si mette alla prova, assumendosi la responsabilità dell’intero pacchetto senza poter condividere il peso delle scelte. Ma le proprie paure da ostacoli possono diventare scalini per procedere in avanti, come ha raccontato Robyn Davidson dopo aver attraversato da sola il deserto australiano per millesettecento miglia. Viaggiare soli significa anche provare momenti di gioia intensa. E’ il piacere di vagabondare senza un programma preciso, di accelerare o rallentare, di stare o andare, di rimanere per conto proprio o condividere un pezzo di strada con compagni occasionali. Si è padroni del proprio tempo e dei propri spazi: una condizione difficilmente riproducibile a casa, dove si è inevitabilmente legati da obblighi e vincoli sociali. Il viaggiatore solitario è libero perché non appartiene più al mondo da dove proviene, ma neppure a quello in cui si trova, perché è un outsider anche se a tempo determinato, uno straniero per scelta, anonimo, sconosciuto e privo di legami. Forse inevitabilmente egoista e attento alle proprie necessità, ma anche permeabile e bisognoso di relazionarsi all’esterno e non soltanto per la propria sopravvivenza. Ritrovarsi fuori dai rapporti e dai ruoli abituali permette di incontrare se stessi oltre che l’altro, forse anche di scoprire un io diverso, possibilità ancora inesplorate e potenzialità inespresse. Il viaggio è una grande occasione, per questo è importante non sprecarla lasciandosi condizionare da compagni sbagliati. E almeno ogni tanto, la solitudine è indispensabile al viaggio. “Bisogna essere soli per viaggiare: se si va con altri tutto finisce in parole. Chi non sa nulla di queste cose vi dirà che avere un panorama tutto per sé non dà alcun piacere. Ma questo non è vero. E’ al contrario un piacere esclusivo, irragionevole e reale”. Sono parole di una grande donna e viaggiatrice solitaria, Freya Stark. |
Post n°3 pubblicato il 28 Luglio 2011 da byrion
. Il viaggio è un’esperienza che ti permette di scoprire un mondo che è fuori e dentro di noi, un mondo che ci è sempre appartenuto ma di cui alle volte prendiamo consapevolezza e coscienza un pò più tardi. |
Inviato da: uniamocipersempre
il 23/01/2012 alle 08:06
Inviato da: byrion
il 09/08/2011 alle 21:48
Inviato da: Stefano72CS
il 08/08/2011 alle 18:00
Inviato da: byrion
il 02/08/2011 alle 21:31
Inviato da: landis74
il 01/08/2011 alle 13:33