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viaggio in india
Post n°7 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da byrion
. Spossata e sudata entro a piedi scalzi in una haveli, rapita dal blu intenso delle sue vecchie pareti, mi spingo verso il cortile dove i pavoni passeggianoeleganti.Accompagnata dallo sguardo di elefanti dipinti sui muri,mi ritrovo in una stanza con arredi in legno scuro intagliato. ritratto in un dipinto, questa casa signorile era stata sua dimora. in silenzio, i rumori della strada restano fuori dal portone borchiato con il grande lucchetto attaccato al chiavistello aperto. scendono la scala e la sua esile figura si muove verso di me. il volto è nascosto dal velo ma si intravede la treccia di capelli nerissimi.Si siede di fronte a me e con dolcezza prende le mie mani e inizia a disegnare la mia pelle con una abilità mai vista.Torna la corrente, il ventilatore ricomincia a girare.Il velo le scivola sulle spalle scoprendo i suoi giovani tratti,è molto bella e aggraziata. scuri mi penetrano nell’anima.Mi sento nuda ma non provo vergogna, i suoi occhi nongiudicano ma raccontano della sua amata terra,saccheggiata, colonizzata e poi liberata.Nei suoi occhi leggo l’amore per i fiumi gonfi d’acqua da venerati monsoni che ogni anno ridanno la vita ai campi coltivati e agli animali assetati. e mi avvolge silenzioso, le mie mani ormai sembrano indossare dei guanti di pizzo, perfetti ricami ornano le dita un po’ tremolanti per la piacevole sensazione. fretta, resto seduta a bere il tè al ginger e cardamomo, bevanda bollente ma dissetante e rinfrescante al palato. mentre impasta il chapati, come nella maggior parte del Rajasthan insaporisce i suoi piatti con miscele speziate a base di curcuma, cumino e pepe. e riporto i miei piedi per strada facendo attenzione a non pestare qualcosa o qualcuno. pur di mangiare, tra mucche placide che camminano indisturbate. un ragazzo frigge le samosa, deliziosi triangoli di pasta con ripieno di verdure.Ne mangio una e poi ancora un’altra, davanti al sorriso sbigottito e divertito del cuoco da strada. un anziano di bianco vestito sta suonando il suo strumento. sembra venire da più strumenti.Mi muovo sul dorso di un elefante che placidamente mi porta su, e ancora più su, dentro il forte di Amber, tra le mura di arenaria rossa respiro la storia dell’impero Moghul.Affacciata dalla sommità di una delle torri guardo in basso e il muro smerlato adagiato sulla verde collina sembra la coda di un drago addormentato e i miei occhi non riescono a vederne la fine.Frastornata eccitata e travolta dai colori forti, dai sapori forti, dalle contraddizioni forti, mi specchio per qualche interminabile secondo nell’acqua davanti al maestoso Taj Mahal e vedo la mia sagoma infinitamente piccola.Le mie certezze sparpagliate si librano nel cielo e vorrei anche io volare per ammirare dall’alto la grandezza dell’India, un paese dove tutto è possibile che accada e dove tutto ciò che accade è pura normalità. |
Inviato da: uniamocipersempre
il 23/01/2012 alle 08:06
Inviato da: byrion
il 09/08/2011 alle 21:48
Inviato da: Stefano72CS
il 08/08/2011 alle 18:00
Inviato da: byrion
il 02/08/2011 alle 21:31
Inviato da: landis74
il 01/08/2011 alle 13:33