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Post n°57 pubblicato il 13 Settembre 2016 da vanille_noire
Io e te in questa sala d'attesa. Tieni le mani sugli occhi quasi a voler allontanare qualcosa di spaventoso, orribile, inquietante alla vista. E' inusuale stare qui. Hai chiesto di me e non dei tuoi figli, ora che la tua mente, le tue idee, i tuoi sentimenti sono altrove, fuggiti verso una destinazione sconosciuta, con un biglietto di sola andata, in una mattinata di fine luglio. Hai chiesto di me perchè non sono una regola, non sono il giudizio, non faccio prediche. Mi hai investita di un compito nuovo, in questa sorta di intercapedine, dove le porte si aprono e si chiudono solo dopo aver digitato segrete combinazioni note a pochi soltanto. Il mio telefono mi ha dato forfait e non so lo scorrere del tempo. Ho la forza di fantasticare su questo posto improbabile dove sediamo appaiate, che un po' ricorda il caveau di una banca e che analogamente custodisce ricchezze, certamente di altra entità, ma altrettanto speciali, preziose, fondamentali alle nostre esistenze. Continui a mascherarti gli occhi con le tue mani che sembrano ali di falena disorientata. Sento il tuo tremare, l'odore della paura. Ti abbraccio le spalle e sembra di cingere una grossa trapunta, calda, soffice e palesemente fuori stagione.
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