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La dea Mefite e l'ingresso dell'Inferno

Post n°2033 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da vi_di

(dal sito del comune di Villamàina)

"Est locus Italiae medio sub montibus altis, nobilis et fama multis memoratus in oris, Ampsancti valles.... "

C'è un luogo nell'Italia del centro tra alte montagne celebre ed in molte regioni famoso: le valli d'Ansanto. Tutt'intorno stringe l'oscuro confine di un bosco denso di ricco fogliame, nel mezzo un torrente impetuoso manda sonanti fragori di sassi e frenetici gorghi. Qui si mostra un'orrenda spelonca, spiraglio del crudele Dite, un baratro immenso, dal quale s'immerse Acheronte, apre mefitiche gole: laggiù scomparve l'Erinni, nume odioso e di sè liberò il cielo e la terra.

(Publio Virgilio Marone, Eneide, Lb VII, vv. 562 ssg.)
 
Il luogo è la valle d'Ansanto (luogo da ogni parte santo) situato, ci dice Virgilio, nell'Italia centrale, in base ai parametri della geografia romana che volevano come confine settentrionale il Rubicone.
Siamo nel territorio abitato dalla bellicosa tribù sannitica degli Hirpini. Si tratta di un posto famoso nell'antichità per il culto di una misteriosa divinità infernale; pare vi accorressero pellegrini anche dall'esterno della penisola.
Questa di Virgilio non è una citazione isolata: altri classici  additarono questo luogo come la bocca dell'inferno, sorpresi inspiegabilmente dalle mortifere esalazioni di gas risalenti dal "laghetto della Mefite". Così brevemente Cicerone e poi più esaurientemente Servio in commento al già citato passo virgiliano: “C'è una parte mortifera dell'Ansanto in Irpinia e quella di Plutonia in Asia che abbiamo visto coi nostri occhi”. (Cicerone, De divinatione).

Proprio per questo lì c'è l'ingresso dell'Ade; il cattivo odore dell'aria uccide tutti quelli che si avvicinano, al punto che il loro modo di sacrificare consiste non già nell'immolare gli animali, ma nell'avvicinarli all'acqua sulfurea dove muoiono per soffocamento”. (Servio ad aeneid VII, 562).

Il luogo nel comune di Rocca San Felice sul confine con Villamaina, è di una notevole importanza storica se si considera che nelle sue vicinanze già in età sannitica sorgeva un tempio alla dea Mefite, una divinità di origine locale (Meftai è parola osca e vuol dire: in mezzo, tramite) associata agli effetti benefici che i fanghi e l'acqua sulfurea arrecavano ai numerosi visitatori, ma pure temutissima perchè ribelle a tutti i sacerdoti. Non concedeva a nessuno di avvicinarsi troppo.


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La Mefite sullo sfondo
della valle d'Ansanto
 
La bocca della Mefite

I Romani si appropriarono del culto. La divinità irpina si spense in una delle tante caratteristiche di Giunone: Giunone Mefitide.

Chi tollerante non fu, e non poteva essere, nei confronti di Mefite, fu la religione cristiana che soppiantò il culto romano con la costruzione di una chiesa in onore di S. Felicita Martire il cui culto ancora oggi si celebra in queste contrade.


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Xoanon ligneo
VI a.C.
 
Altra immagine della Mefite


Ansanto comunque continuò ad essere, anche in età cristiana e lungo tutto il Medioevo, la porta dell'Inferno.
Chi volesse venire comunque già da ora a visitare questi luoghi, ciò che resta di una tramontata divinità e della terribile bocca dell'Averno, troverebbe lo stesso identico panorama di tremila anni fa: la natura verde e selvaggia, i confini inestricabili di un bosco, un fragoroso e buio torrente, raccoglierebbe mille leggende di fenomeni e di apparizioni nei paesini circostanti, le esperienze dirette ed amplificate di qualche contadino e tante storie degli spiriti e folleti che ancora sorvegliano Acheronte. 


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La valle d'Ansanto

 
 
 
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