La parola...

Fragilitą di un volo

Un bimbo con una pistoletta sparava in aria bolle di sapone. Migliaia, una dietro l'altra. Non faceva in tempo a scoppiarne una che ne venivano fuori altre mille da quella pistoletta.
E in una di quelle ho rivisto me bambina, 50 anni fa.
Acqua, un po’ di sapone in polvere,  un maccherone preso dal pacco di mezzi ziti e immerso in quella soluzione, un soffio leggero e quasi timoroso. Lo sguardo, mentre soffiavo, era fisso all'altro capo del maccherone da cui la bolla, l'unica, veniva fuori piano, tremolante, vibrante; un arcobaleno che si allargava tondo e che, una volta che avesse raggiunto una grandezza tale da non essere più né troppo piccolo e quindi pesante né troppo grosso e quindi estremamente fragile, bisognava far staccare dal maccherone con un gesto deciso.
La bolla, staccandosi, per un attimo scendeva e allora con soffi delicati tqnto da essere impercettibili  per tutti tranne che per lei, tentavo di aiutarla affinché volasse; finalmente si alzava leggera portando in alto con sé tutto il mondo riflesso.
Saliva, saliva e  io la guardavo; cambiava colore e io mi ci incantavo.
Pian piano sul fondo si formava una specie di goccia; allora l' osservazione diventava ansiosa e trepidante; sapevo che a breve il volo sarebbe finito e tuttavia speravo, al di là di ogni pensiero razionale, che non scoppiasse mai.
Chissà se anche il bimbo con la pistoletta trepidava guardando le sue bolle.

" Sai cos'è una bolla di sapone? 
L'astuccio trasparente di un sospiro."
Trilussa