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Messaggi del 14/06/2017

Ancora a fuoco

Post n°1941 pubblicato il 14 Giugno 2017 da vivapasian
Foto di vivapasian

Il Sindaco vuol vederci chiaro 


«La dolosità dell'incendio e il fatto che i due episodi si siano verificati a così poca distanza di tempo l'uno dall'altro fanno intendere che qualcosa o in generale quel luogo siano stati presi di mira, perciò abbiamo avviato le indagini per cercare di comprendere ....

Era già accaduto la scorsa settimana

Un altro incendio si è sviluppato nel palazzo di cinque piani che si trova in via Latisana, nell'area compresa tra le vie Lignano e Marano, a Pasian di Prato. Non si esclude l'origine dolosa. Questa volta le fiamme, da una prima ricostruzione dei vigili del fuoco, sono partite dal piano semi-interrato, più precisamente da un montacarichi in disuso. Al suo interno erano stati stipati materiali di diverso tipo, tra cui un sedile di una pala meccanica, che sono stati distrutti nel rogo.I vigili del fuoco sono intervenuti con celerità appena ricevuta la segnalazione - poco dopo le 15 - e in poche ore hanno riportato la situazione alla normalità. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri.Non è la prima volta che il palazzo va a fuoco. L'ultimo episodio è di una quindicina di giorni fa. Lo stabile di cinque piani, ormai inghiottito dal verde, è disabitato e in pessime condizioni, circondato da erba alta, cespugli e rovi. I vetri delle finestre sono spaccati in più punti, i muri imbrattati. All'interno e all'esterno della proprietà regna il degrado.

 
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250 euro di multa

Post n°1940 pubblicato il 14 Giugno 2017 da vivapasian
Foto di vivapasian

Aveva lanciato un allarme terrorismo su un gruppo Whatsapp creato fra le mamme di alcuni compagni di scuola. 



In breve, quel file audio era stato condiviso da migliaia di utenti e aveva cominciato a circolare in maniera virale. Un gesto istintivo, sfuggito a un’impiegata di 43 anni residente a Pasian di Prato, quasi un riflesso condizionato che le è costato la condanna al pagamento di un’ammenda per il reato di procurato allarme.

A emettere il decreto penale di condanna, su richiesta del sostituto procuratore Viviana Del Tedesco che ha aperto un fascicolo a suo carico, è stato il giudice per le indagini preliminari Daniele Faleschini Barnaba. Se l’è cavata con 250 euro più altri 80 di spese legali, ma poteva andare anche peggio visto che, stando a quanto disciplinato dall’articolo 658 del codice penale, «chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da 10 euro a 516 euro».

Il file audio era stato lanciato nei primi giorni di gennaio: vi si raccontava di come un amico del marito aveva appreso dell’allerta attentati in Friuli da un conoscente del comandante della Polizia locale di Padova.

Seguiva l’elenco di alcuni obiettivi sensibili fra i principali centri commerciali friulani. Immediata l’attivazione del personale della Digos che, dopo aver verificato la natura allarmistica di quelle informazioni, ha avviato una serie di accertamenti per verificare quale fosse la fonte, mentre la procura ha aperto un fascicolo sul caso.

È stata la stessa donna a presentarsi spontaneamente in questura e ad autodenunciarsi. «Mi sento una stupida. È stato un gesto inconsapevole, ma non volevo fare del facile allarmismo» ha ammesso l’impiegata, sottoposta a una perquisizione che ha portato al sequestro di uno smartphone e di un computer. Misure disposte per verificare se vi fossero altre persone coinvolte nella vicenda.

Come ha avuto modo di spiegare la donna, assistita dal proprio legale di fiducia, Davide Agosto, si era trattato di un gesto avventato, finalizzato a confrontarsi con gruppo di conoscenti. La procura ha invece archiviato il procedimento per rivelazione di segreti d’ufficio a suo tempo aperto nei confronti dell’agente, un appuntato in servizio al Reparto mobile di Padova che aveva diffuso informazioni su

un possibile attentato terroristico di matrice islamica con l’impiego di droni e autovetture fra il 2 e il 6 gennaio. Un messaggio inviato all’interno di un gruppo Whatsapp di cui facevano parte alcuni colleghi, che però era trapelato.

 
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