La lettera.

 

Noio vulevon savuar.

 

Compare nipote.

 

Ultimi commenti

Vedo che anche tu SEGUI TOTO'! OGNI VIENI A...
Inviato da: tommy812007
il 10/12/2007 alle 12:43
 
Troppo gentile...grazie mille....
Inviato da: fedor_2007
il 11/11/2007 alle 01:05
 
ormai è storia, è leggenda. nessun commento. bellissimo...
Inviato da: vignetorosso
il 10/11/2007 alle 21:34
 
Grazie mille...troppo gentile....ciao :)
Inviato da: fedor_2007
il 28/10/2007 alle 10:42
 
Complimenti scrivi molto bene.
Inviato da: merrygate1971
il 28/10/2007 alle 09:06
 
 
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Creato da: fedor_2007 il 16/10/2007
Votantonio.

 

 

Il fato beffardo, le frasi fatte e l'ora del rispetto.

Post n°12 pubblicato il 15 Novembre 2007 da fedor_2007

A seguito delle dolorose vicende di domenica scorsa innumerevoli sono state le reazioni di sdegno ed i commenti degli addetti ai lavori e non. Il ministro degli interni Amato, riferendo in Parlamento, ha ribadito a chiare lettere che “…bla bla bla bla bla bla e che quindi adesso lo Stato non intende più bla bla bla bla, soprattutto in considerazione del fatto che bla bla bla bla bla, per cui non si può permettere a certa gente di bla bla bla bla bla”. In sintonia con il capo del Viminale le dichiarazioni del ministro dello sport Melandri la quale ha voluto precisare che “…bla bla bla poiché negli ultimi tempi troppo spesso bla bla bla bla e dunque allo stato attuale non è possibile bla bla bla bla bla e pertanto è giunto il momento in cui tutti dobbiamo fare un passo indietro affinché bla bla bla e poi ancora bla bla bla bla”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni sportive tra cui in primis il presidente della Figc Abete che ha detto chiaramente che “…bla bla bla bla e che fin quando ci sarà lui bla bla bla in quanto lo spirito dello sport e del calcio non è quello di bla bla bla, bensì quello di garantire bla bla bla bla”. Così si è espresso anche il presidente di Lega Matarrese secondo il quale “…l’Italia non può più bla bla bla bla per colpa di pochi tifosi che bla bla bla bla, rendendo lo sport nazionale bla bla bla bla bla bla, sottolineando inoltre come sia necessario che bla bla bla bla  per evitare di incorrere in bla bla bla”. Dal canto suo il capo della polizia ha voluto rassicurare tutti chiarendo che “….bla bla bla e che verrà fatta piena luce bla bla bla bla e non ci sarà nessun silenzio e che bla bla bla bla…..” Gli fa eco il questore di Arezzo che ai microfoni è tornato a spiegare che “…bla bla bla il capo d’imputazione potrebbe variare bla bla bla, la verità verrà fuori e bla bla bla…..”. Anche i presidenti delle società sportive hanno manifestato il loro disappunto su quanto accaduto e il pensiero più ricorrente tra di loro e quello secondo cui “…bla bla bla bla bla dopo che i tornelli bla bla ed ora  le trasferte vietate bla bla senza considerare i danni che ricadono su di loro incolpevoli e poi la responsabilità oggettiva bla bla bla bla.” Peraltro la stampa nazionale non ha mancato di lanciare segnali di allarme sempre più minacciosi precisando in tutte le prime pagine che “….bla bla i biglietti nominativi bla bla le immagini a circuito chiuso degli stadi sono inequivoche bla bla che i signori bla bla bla dovrebbero dare le dimissioni perchè solo in tal modo bla bla bla visto che bla bla bla e infine che i presidenti dovrebbero prendere le distanze da certe tifoserie altrimenti finiranno per bla bla bla bla.” Stessi concetti ribaditi su tutti i canali televisivi che si sono interessati a queste vicende e in cui si è rimarcato ulteriormente da fior di giornalisti che “…bla bla bla non è possibile uscire dalle carceri senza aver scontato nemmeno bla bla bla perché la gente finirà con il perdere ogni eventuale residua fiducia nella giustizia bla bla bla e inoltre non basta sospendere i campionati perché bla bla bla anche perché dieci minuti di ritardo non servono a bla bla bla…” Anche personaggi illustri non appartenenti al mondo del calcio hanno mostrato segni di sfiducia nel sistema soprattutto facendo riferimento al fatto che “…bla bla bla il sistema inglese e poi la polizia privata bla bla e le pene più severe bla bla bla….” Pure molti tifosi stessi hanno espresso la loro opinione dicendo che “…bla bla bla le forze di polizia bla bla bla e quelli più violenti non sono tifosi bla bla bla e lo Stato si comporta troppo spesso come bla bla bla…..”

Perdonali se puoi. Ciao Gabriele.

 
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Un attimo di magica nostalgia.

Post n°11 pubblicato il 09 Novembre 2007 da fedor_2007

E’ vero, il modo peggiore di sentire la mancanza di una persona è averla accanto sapendo che non l’avrai mai. E quindi sei impotente. Impotente di fronte a lei, di fronte al tempo che passa o non passa. Che passa portando via con sé lei insieme con quel senso doloroso di malinconia. Che non passa facendo restare lei accanto a te insieme a quel senso doloroso di malinconia. E poi quando quel momento terribilmente magico se ne va arriva il rimpianto. Misto ad un senso di sollievo. Ed ecco che sei più sereno come dopo aver superato per un soffio un grosso pericolo. Ma è un sereno solo apparente perché subito offuscato da mille nubi grigie. Di un grigio indefinito. Indefinito come il tuo stato d’animo oppresso e indeciso su cosa provare. Il grigio prende il sopravvento e quasi rimpiangi quel momento terribilmente magico pieno di nostalgia e di voglia che il tempo scorra per scacciarlo. Ti fermi a guardare fuori dalla finestra senza osservare nulla di quello che passa dinanzi a te. La tua mente vaga e interroga la tua anima e il tuo cuore interroga la tua mente nebbiosa e sicura. Che finge di esser sicura. Vorresti riavvolgere il nastro di quell’attimo che se n’è appena andato e cambiarne il contenuto. Vorresti che il finale fosse diverso o non ci fosse. Vorresti che quel momento non ci fosse mai stato così non ci sarebbe nemmeno quello successivo pieno di nubi e di finta certezza. Ma quel tempo è andato. Anche stavolta. Come altre volte. E’ giusto così? Rispondi esitando di si. Ma chi è che risponde? Di certo non il tuo cuore. Un pò la mente. Nonostante mille nubi la mente risponde di sì ma non è più sicura. Vacilla e il cuore quasi l’opprime. L’incalza. Come in un terzo grado vuole costringere la mente a confessare quello che il cuore sa e che non riesce a dire. Il cuore tace e affida le parole che le nebbie del raziocinio celano. Dietro alla finestra mentre continui a non osservare nulla di ciò che accade fuori ripensi a quell’istante di nostalgia serena. Preghi di non dover più vivere un momento di serenità così triste. E ti chiedi cosa sia davvero la serenità? Il nome non evoca certo nulla di spiacevole. Ma forse a volte la serenità assume anche questo colore grigio. Forse a volte va presa così come viene. Non puoi cambiarne il colore. Grigio sia. Anche se non è del tutto giusto. Ma in fondo quante cose lo sono. Quante. Non ne ricordo molte di cose giuste. L’attimo è andato. Speri. Speri e lasci la finestra senza ricordare nulla di quello che non hai osservato fuori di essa. E poi affidi quelle parole del cuore taciute ad un vento invisibile. Le affidi ad un destinatario indefinito. Indefinito come il grigio di quelle nubi. Le batti su dei tasti quasi a cercare un ascoltatore immaginario che sappia comprendere quant’è arduo quel momento di nostalgia serena. Le batti su dei tasti ascoltando la canzone che ritieni più adatta alle sensazioni di quell’istante terribilmente magico. E le affidi ad un vento invisibile. E poi provi a tornare nella realtà che c’era prima di quel momento, provi a tornare da osservare cosa accade davvero fuori dalla finestra.

 
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Lettera con intestazione autonoma.

Post n°9 pubblicato il 04 Novembre 2007 da fedor_2007

Signorina
veniamo noi con questa mia addirvi una parola

che uno che scusate se sono poche
ma settecentomilalire
noi ci fanno specie
che questanno c’è stato una grande morìa delle vacche
come voi ben sapete.:
Questa moneta servono

a che voi vi consolate dai dispiacere che avreta
perché dovete lasciare nostro nipote
che gli zii che siamo noi medesimo di persona vi mandano questo
perché il giovanotto è studente che studia
che si deve prendere una laura
che deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo.;.;
Salutandovi indistintamente
i fratelli Caponi (che siamo noi).

 
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Nella notte.

Post n°8 pubblicato il 30 Ottobre 2007 da fedor_2007

Vive nella notte il ricordo dell'oggi, il suo rimpianto, vive nella notte l'ira celata, il tormento smascherato, vive nella notte la lacrima muta, il sogno non raccontato, la felicità anelata, la speranza nell'indomani, vive nella notte la coscienza del tempo andato, di quello gettato via, vive nella notte la preghiera sussurrata, quella disperata, vive nella notte il riecheggiare di frasi non dette, l'eco di urla lontane, vive nella notte il candore di uno sguardo, il bagliore di due occhi, il volo invidiato di un gabbiano, vive nella notte la melodia silenziosa del cuore, il silenzio assordante, il mondo parallelo, vive nella notte la pagina di un libro che fa compagnia, l'attesa dell'alba, il viaggio immaginario, il rumore sospetto, vive nella notte l'autista solitario, il pirata della strada, l'onda che si infrange, una vita che va via, un'altra che sorge, la luna riflessa nel mare, il luccichìo delle stelle, la cicala fragorosa, vive nella notte la resa dell'insonne, il tictac delle lancette, il guardiano del faro, il fornaio solerte, vive nella notte la fatica dell'ammalato, la tristezza più consapevole, la guerra ininterrotta, la fiducia riposta, il perdono domandato, l'aiuto invocato, vive nella notte il passo svogliato, la chiamata temuta, l'agente coraggioso, il progetto rimandato, il sorriso sperato, la parola rimpianta, vive nella notte il respiro del dormiente, l'angoscia del dubbioso, il rimorso della coscienza, vive nella notte la strada deserta, il pescatore esperto, la slitta con le renne, una ninnananna, vive nella notte lo sguardo perso nel buio, l'eco del battito di un cuore, la tirata fino a tardi, vive nella notte la luce che si spegne, il neon delle insegne, una canzone lontana, la radio ancora accesa, vive nella notte la sveglia impertinente, l'incubo inquietante, il sogno che si infrange, il soffio del vento, vive nella notte la neve silenziosa, la pioggia scrosciante, il messaggio inatteso, vive nella notte l'ora più lunga, il genitore ansioso, la sirena minacciosa, la calura estiva, vive nella notte il film della vita, la sua colonna sonora, i suoi fermoimmagine, vive nalla notte il ricordo più intenso, la serenità sfiorata, il chiarore della lampada, vive nella notte la fantasia creatrice, la lettera riposta, il dado ormai tratto, vive nella notte il sentiero illuminato, l'abete decorato, il proposito rinnovato, il senzatetto infreddolito, la chiacchierata virtuale, l'amico immaginario, vive nella notte il tepore del letto, la gioia effimera, l'ode agli astri, vive nella notte quest'insieme di parole, un aereo in lontananza, il fischio del treno, vive nella notte l'altra parte del mondo, la nascita del dì, la terra di Morfeo.

 
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Da una finestra qualunque.

Post n°6 pubblicato il 24 Ottobre 2007 da fedor_2007

Nel tardo pomeriggio di ieri mi è capitato di dover andare a ritirare dei documenti in uno studio in pieno centro. C’era da attendere un pò che uscissero dei clienti prima di me. Mi siedo nella sala d’attesa. Sfoglio distrattamente un giornale. Ovviamente e regolarmente datatissimo. Giro qualche pagina senza nemmeno dare attenzione agli articoli e poi lo ripongo al suo posto sul tavolino. Mi alzo e faccio due passi nella stanza vuota. Mi fermo a guardare dalla finestra. Fuori sta iniziando a piovigginare. L’impressione è che a breve arriverà un diluvio. E’ un tardo pomeriggio seminvernale qualunque. Guardo quello che accade fuori da quella finestra. Una finestra qualunque in un giorno qualunque. E vedo il fumo che esce dai tetti delle case e scompare pian piano durante la lenta e difficoltosa  ascesa. Vedo il traffico giù in strada. Sento clacson frenetici. Immagino le voci imprecanti di coloro che li azionano. Vedo gente incappottata che si affretta. Vedo le nuvole create dai loro respiri. O sospiri. Provo quasi il loro stesso freddo. Osservo l’autobus che accosta alla fermata. Decine di persone ne discendono. Altrettante vi salgono. Guardo il bus che riparte e vedo tanti volti diversi che hanno preso posto. Qualcuno preferisce stare in piedi. Forse scenderà poco dopo. Immagino che molti di loro torneranno a casa dopo una giornata di lavoro. Altri tornano a casa da altrove. Alcuni forse non vi torneranno. Mi soffermo ancora un pò su quei volti. L’autobus è fermo per l’ingorgo in strada. Seduta al centro del bus c’è una signora che guarda l’orologio. Deve essere in ritardo. Forse deve preparare la cena. Una ragazza degli ultimi posti legge un libro, ma non riesco a distinguerne la copertina. Ma deve trattarsi di una lettura molto interessante perché ha aperto il libro non appena si è seduta. Due ragazzi seduti di fronte parlano. Forse stanno organizzando la serata. Un signore anziano con il cappello sembra molto stanco. L’autista deve aver fatto scorta di pazienza perché il traffico non ne vuol sapere di ridursi. E lui aspetta lì in coda. Senza clacson. E dopo una giornata di lavoro stressante. Alla fine la pazienza lo premia. La fila riparte. Il bus scompare dalla mia visuale. E io quasi tra me e me lo saluto e con lui i suoi passeggeri. Guardo alcune insegne luminose di negozi. Un paio sono tutte colorate. A caratteri piuttosto grossi. Eccessivi direi. Un’altra è molto più modesta. Scritta monocolore quasi invisibile. Mi soffermo un pò su quest’ultima. Guardo l’edicolante infreddolito che sta tirando giù la serranda del suo chiosco. Nel palazzo di fronte vedo un paio di finestre aperte nei piani bassi. Ad una scorgo una signora anziana che sta cenando da sola. Guardo l’orologio sul muro della stanza in cui mi trovo e penso che mangia molto presto. Ma poi quasi mi rimprovero per aver dato più importanza all’orario che alla sua solitudine. Mi rimprovero e provo un pizzico di tristezza per lei. Poi mi dico che magari è sola soltanto stasera. Magari è soltanto un caso. O magari lo è sempre. Sta mangiando una minestra calda. Deve esser molto buona. Ma da soli ogni pietanza perde di sapore. Con quel velo di tristezza sposto il mio sguardo sull’appartamento accanto a quello dell’anziana. C’è una famiglia serena. Con due bambini seduti su una coperta a terra che giocano. E i genitori che sorridendo preparano la cena insieme. Sorrido per la loro serenità. Ma il pensiero della signora che cena da sola in una fredda sera invernale spazza subito via quel sorriso. Guardo il cielo. Scuro. Cupo. Quasi minaccioso. Gli alberi ormai spogli sembrano reclamare un pò di calore. Una voce dietro di me mi riporta all’interno della stanza. Quasi mi ero dimenticato di esser lì per un motivo preciso. Sbrigo la mia formalità ed esco. Devo tornare a casa. Scendo e mi dirigo in macchina. Fa davvero tanto freddo. Proprio come me l’ero immaginato mentre osservavo il mondo fuori dalla finestra. Metto in moto e avvio il riscaldamento. Accendo l’autoradio e parto in direzione casa. E mentre ascolto una canzone un pò triste penso che sono fortunato a non dover cenare da solo.

 
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The sound of silence. (Simon&Garfunkel)

 

Emozioni. (L. Battisti)

 

Ma il cielo è sempre più blu. (R. Gaetano)

 

Che fantastica storia è la vita. (A. Venditti)

 

Qualcosa che non c'è. (Elisa)

 

Homer e la macchina della verità.

                

 

Peter Griffin dal dottore.

 

Vulvia-Guzzanti.

 

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