???????              (Sogno da consegnare ad un’analista…)????????

Dato l’argomento del mio ultimo post sulla lettura di un “diario” di un sognatore, ovvero dello scrittore Malerba, come posso io omettere di trascrivere l’ultima visione onirica apparsa durante una mia notte di sonno recente? No, non lo farò per l’appunto.  E dunque nel mio sogno mi trovavo a Venezia, bellissima città (sarò stata influenzata dalla odierna mostra del cinema…?Immagino di sì) ricca d’arte e di suggestioni….come dire…acquatiche? Difatti mi trovavo proprio vicino all’acqua, alla laguna? E non ero sola: insieme a me si trovavano pure due cavalli, che tra l’altro erano miei…Io non ho mai praticato l’equitazione, e gli unici cavalli che vedo abitualmente sono quelli dipinti in un quadro appeso alle pareti di casa. Digressione inutile, che mi è venuta in mente in modo spontaneo. Questi due cavalli erano dentro l’acqua, immersi nella Laguna, io li osservavo da una zona di cemento… una strada? un marciapiede? Intorno a me erano presenti diverse persone che interagivano per i fatti loro, mi trovavo nei pressi di piazza San Marco. Improvvisamente mi accorgo che uno dei cavalli nuotando, viene sommerso da una grande onda anomala, molto alta e perciò ha delle notevoli difficoltà, rischia di annegare. Io riesco a salvarlo attraverso un gancio che avevo attaccato dietro agli slip/costume,  e servendomi del cavallo non in pericolo sul quale nel frattempo ero salita, avevo utilizzato il gancio stesso e una corda per trascinare al sicuro il cavallo nei guai. Fortunatamente ero riuscita a portare in salvo l’animale in pericolo, mentre alcune persone avevano guardato la scena senza intervenire, ma d’altronde io non avevo chiesto nemmeno aiuto. Se dovessi trovare un significato al sogno penserei che c’è una parte di me che sta cercando di portare al sicuro un’altra parte, e nel sogno ci sono riuscita. Ciò dovrebbe essere un buon segnale anche nella mia vita reale, oppure significa che ho un’autostima troppo sviluppata, la quale crede di potersi gestire con padronanza le emozioni che potrebbero travolgerla? Normalmente succede a tutti nella vita quotidiana, di avere intense emozioni, no? Ahahah

Insomma… riesco a uscire indenne dalle onde anomale dell’emozioni della vita…? Non lo so…

Nel frattempo ho acquistato un libro di Moravia dal titolo: La noia. Pur non essendo “infestata” o interessata  particolarmente da questo tipo di emozione in questo momento, ma dovevo leggere un libro di questo autore e ho scelto tra le sue opere in base alla trama delle storia narrata.. ovvero per il protagonista che era un artista e dipingeva quadri.

Ho iniziato a leggere dei sogni trascritti e riportati dal libro di Luigi Malerba, dal suo Diario di un sognatore. Quindi ecco il sogno:

“E’ successo qualcosa nel sonno, non so nemmeno se posso chiamarlo un sogno. In realtà si tratta di un sogno senza immagine, per così dire -a video spento. Nel sonno ho sentito una voce che mi comunicava un messaggio in tono grave e perentorio, niente altro, al buio. La voce era di uomo, netta ma nello stesso tempo lontana e impersonale. Il sogno insomma era soltanto una voce e proveniva più che da una persona (assente), da una lontananza. Il messaggio era composto di una sola parola: Indiscriminatamente. Niente di più. Al vuoto di immagine si aggiunge il vuoto di senso. ( Censura visiva? Incidente tecnico? Forse il rapporto con i miei sogni tende a peggiorare.)

Ho provato una subitanea comprensione per il sogno dell’autore Malerba e il suo corrispettivo stato d’animo di smarrimento. Anche a me è accaduto di sognare una voce fuori campo, riferirmi delle parole di senso compiuto, la quale non proveniva da una persona specifica (non ne vedevo) presente nella visione onirica, ma dall’esterno, non aveva viso e corpo. Era solo una voce. Quando capita ti svegli doppiamente turbato/a, perchè ti domandi di chi sia quella voce, se appartenga proprio a te stessa/o, se sia una parte della tua coscienza che ti sta parlando, oppure se provenga da un mondo diverso dal nostro, che sia di natura esterna, che sia la voce di un tuo caro parente defunto che vuole comunicarti qualcosa? O di una guida spirituale (si si, lo so, questo ultimo fatto pare ancora più strambo e improbabile…) C’è da aggiungere che io alla voce riuscivo a mettere a fuoco anche un’immagine, ma di un luogo, di solito un luogo all’aperto…un campo…una strada…vuoti/e

 

Si domanda Bachelard: L’uomo non è forse determinato dai suoi sogni più che dalle sue esperienze?  Ma di quale determinazione parla Bachelard?

***

C’è un luogo dove accadono le cose più strane, dove il tempo e lo spazio sono oggetto di una beffa continua, dove convivono il tragico, il grottesco, l’assurdo. Questo luogo è il sogno. Poichè il sogno si compone al di fuori della nostra volontà, siamo portati ad attribuirgli fino dai tempi più lontani un valore di divinazione e comunicazione con l’eterno come se provenisse direttamente dal regno degli dèi. Nelle epoche di civiltà rozza e primordiale l’uomo credette di conoscere nel sogno un secondo  mondo reale; è questa  l’origine di ogni metafisica. Nietzsche attribuisce dunque al sogno una responsabilità nell’area delle grande astrazioni. Da una parte strumento di intimidazione e potere, dall’altra laboratorio di astrazioni.  Al di là dell’uso che se ne è fatto nel corso dei secoli, il sogno rimane una zona affascinante ma oscura della mente umana, un fenomeno che sfugge anche ai controlli della coscienza, ma carico di responsabilità perchè su di esso si concentrano le proiezioni personali e collettive delle inquietudini umane.

Questo libro è composto dalle trascrizioni dei miei sogni lungo il corso di un anno, il 1979. Una cronaca o un diario di eventi che appartengono all’area dell’immaginario e che ho riferito con la massima precisione e fedeltà che mi erano consentite, come se si trattasse di resoconti destinati a una indagine scientifica. Mi rendo conto che nella pretesa di offrire una descrizione precisa di una materia per definizione incerta e fuggitiva come il sogno si manifesta subito una prima vistosa contraddizione di questo progetto.

Questo libro alla fine non si propone niente di più che offrire del materiale di prima mano su una attività della mente che si svolge nel buio e che, da Artemidoro a Freud, è stato oggetto di innumerevoli interpretazioni per simboli, associazioni, opposizioni, analogie e vagabonde fantasie. La tentazione di attribuire un significato a tutto, in ogni occasione e situazione, ha prodotto una nevrosi semiologica che non si arresta davanti a nessun ostacolo, che rifiuta o ignora per principio la stranezza dell’universo e l’oscurità del suo disegno ultimo. Un corpus omogeneo di segni ( di sogni) prodotti dallo stesso soggetto, può offrire il pretesto per nuove indagini e per nuove ipotesi, compresa quella estrema della totale insignificanza.

Ciò che suscita perplessità nella teoria di Freud sul sogno è anzitutto la sua impostazione -clinica-, sia nella scelta dei soggetti che nella manipolazione cui vengono sottoposti i loro sogni. Di per sè il sogno non è un sintomo patologico, né il soggetto che sogna è da tenere in sospetto di malattia, a meno di considerare malati tutti gli abitatori della crosta terrestre. E’ più conveniente stabilire un presupposto di salute e inscrivere il sogno e il sognatore entro i -confini- della normalità- intendendo grossolanamente come soggetti normali coloro che hanno accettato il contesto nel quale vivono e hanno tolleranza per le proprie contraddizioni interne.  Altri appunti sono stati mossi  alla teoria dei sogni di Freud. Anzitutto l’interpretazione simbolica può subire scarti e variazioni da soggetto a soggetto, non usufruisce di un codice universale. Inoltre una parte dei simboli onirici più comuni, in particolare quelli che denotano organi o funzioni sessuali, secondo Calvin Hall sono presi a prestito dal patrimonio popolare e triviale comune a popoli e tempi lontani e che comunque precedono la psicanalisi. Non si tratta dunque di un linguaggio peculiare del sogno, ma di una simbologia tradizionale in uso da molti e antichi tempi e luoghi.

Tratto da “Diario di un sognatore”  Luigi Malerba

 

Essere o no, in crisi a settembre?

Ieri sono stata in un negozio di stoffe e scampoli, ho accompagnato mia madre per aiutarla nella scelta di un suo acquisto. Le hanno affidato il compito di confezionare una borsa, che lei realizza per hobby, ma è piuttosto brava!. Il negozio, per me è principalmente un luogo colmo di colore e di colori, in cui i tessuti mostrano materiali e stili differenti, ma soprattutto le tonalità di colore sono innumerevoli. E io mi sentivo, lì dentro, come una bambina in una cartoleria piena di matite colorate da scegliere…certi blu, azzurri, verdi…  gialli…o grigi e neri.. quindi c’erano  pure i più seriosi. Mentre perlustravo con questo “spirito” da esploratrice e degustatrice  di colori il negozio che aveva un’ampia metratura, ho notato tre donne parlare insieme fra loro. Una di queste, che doveva essere la proprietaria del negozio, diceva: con loro è tutto meraviglioso, si vive una vita splendida…finchè non entrano in crisi.  Sono quasi certa che parlasse di una categoria specifica di persone, di uomini perlopiù immagino,  ma non sono riuscita ad evincere la “categoria” in questione. Forse si riferiva agli uomini della vergine? Visto che siamo a settembre ovvero nel periodo del loro segno zodiacale?  Ahaha ..no che idea balzana, ma è la prima che ho avuto, visto che brancolo nel buio, in questo caso, e un’illazione vale l’altra, per iniziare. Per proseguire invece potrebbe andare meglio..  come categoria  quella degli uomini che lavorano in banca… ? Bancari? O il riferirsi agli ingegneri? Oppure ai personal trainer di un centro fitness? Non lo sapevo proprio, ma continuavo a domandarmi ciò camminando e osservando le mie opzioni di colori, di disegni di stoffe etc eccetera Quando la stessa signora responsabile del negozio continuava a parlare interrogando la sua ospite/cliente: e allora tu che fai?quando arrivano da te che sono in crisi? Gli psicoanalizzi? Gli addormenti? Gli ipnotizzi? L’altra, dal canto suo, l’ho sentita rispondere prontamente: un.. no, niente lavaggio del cervello, non sono un medico.  Io mi occupo di risorse umane, di reclutamento del personale.

A questo punto mi sono un po’ allontanata da loro, il dialogo si svolgeva velocemente e io non volevo addentrarmi veramente nei loro affari personali, perciò ho cercato di guardare le mie scelte di acquisti in una zona più discostata dalla loro conversazione. Ho visto altre due persone che si muovevano lì dentro come me, lentamente, uno era un ragazzo giovane, addetto al negozio, piuttosto alto, che stava sistemando della biancheria per la casa (tovaglie o cose simili) in un scaffale in un ripiano superiore, e un altro uomo sulla 50ina, sorridente e dai modi affabili, che aspettava pazientemente, dal suo viso, e dalle espressioni facciali piuttosto calme e rassegnate…nel comprendere che doveva aspettare forse per un certo periodo di tempo, poteva essere un insegnante? Magari un professore di matematica, o anche un insegnante di Yoga.   Ormai ho iniziato il gioco di.. indovina che lavoro fa dal fisionomia del viso? Ahaha

Buona giornata, e buon settembre, mese in cui si ricomincia da capo o  lo si può fare, se lo si vuole…

IMG_20240831_184104    (nell’immagine la stoffa scelta)

La meta del viaggio

Non mi piace molto viaggiare, e oggi, voglio esaminare questa mia situazione personale e capire la vera motivazione di ciò, perchè so che dicendo questo mi ritrovo a fare parte di una minoranza, oggi la maggior parte delle persone amano mettersi in viaggio.
Quello che penso è che non ci sia una sola motivazione, a spingermi a non amare particolarmente la scoperta di nuove mete da visitare, ma più di una.
La motivazione principale è senza dubbio da attribuire al mio stato di persona ansiosa, si sono affetta da una forma di ansia generalizzata che si manifesta soprattutto quando progetto degli spostamenti. Prima era lieve, almeno 5 anni fa, ovvero prima del 2019, poi quella piccola dose di ansia è cresciuta, sarà per via della mia età anagrafica che nell’arco di questo
periodo di tempo, diventava più adulta e consapevole,
unita all’esperienza di emergenza globale che con il Covid19 abbiamo vissuto tutti quanti nel mondo.
D’altra parte (l’ansia o apprensione?) è una delle ragione per le quali mi piace “rinchiudermi” in una stanza a scrivere,
facendo questo ho il controllo delle cose che avvengono, creandole letteralmente, o ri-attribuendogli una funzione stessa a quegli eventi e un significato, sono io il Deus ex machina di un foglio
bianco..che sto scrivendo. Anche se so di non poter cambiare i fatti che sono avvenuti là fuori nel mondo, ma posso solo dargli un “sapore” o una “natura” diversa in cui mi posso ritrovare…
Il secondo motivo è che probabilmente non avendo un compagno-fidanzato-marito con il quale esplorare il mondo
sono meno motivata a compiere dell’esperienze così piacevoli e formative per un’anima, nello stesso tempo, senza quel qualcuno accanto che è un grande amore per tutta la vita…
La terza motivazione è che sono una sorta di materialista? Può essere…E’ questo mi dispiacerebbe molto, se così fosse realmente e senza appello, d’altronde non conosciamo mai nessuno ( e nemmeno noi stessi) tanto da poter escludere a priori una possibilità prima di averla presa seriamente in considerazione. Io che ho sempre tanto amato la filosofia
e i temi dell’anima, della reincarnazione etc mi posso riscoprire in realtà una materialista?
Giacchè  preferisco più spesso investire i miei soldi nella spesa di un qualcosa di più materiale e concreto,
qualcosa che posso toccare e forse mettere in uno scaffale, come un libro, per esempio, del quale, se acquistato
posso usufruire di nuovo, rileggendolo. Difatti quando viaggio, anche se con mete poco lontane dall’Italia
o sempre nei confini italiani, scatto fotografie, in modo da poterle sfogliare e vivere più volte i momenti del mio itinerario. Insomma il mero ricordo non mi basta, ci vuole qualcosa di tangibile
che mi riporti al mio spostamento! La fotografia!
Probabilmente c’è anche una quarta spiegazione, ma meno evidente…più nascosta, in fondo a me.
Ed è la seguente: ormai quasi ogni volta in cui mi accosto a prenotare o a decidere per un viaggio, anche se
per la maggior parte delle volte, come ho già ribadito, si tratta di mete all’interno della stessa Italia, mi ritrovo
con un atlante tra le mani, forse illudendomi di poter riuscire almeno questa volta ad optare per
una meta diversa, magari la Spagna? o la Grecia e ho l’alibi di dover guardare le mappe geografiche
per decidere la/e città. E quando questo accade, quando afferro tra le mani un atlante geografico
e lo sfoglio, specie in questi ultimi 5 anni (ma chissà perchè riornano sempre…maledetto quinquennio!) mi rattristo, anzi è peggio di un semplice rattristarmi, perciò evito di farlo, o cerco di evitare di farlo.
Credo che guardare una cartina geografica oggi mi faccia pensare allo stato in cui (scusatemi il gioco di parole)
diversi Stati si ritrovino a vivere, le condizioni di precarietà del vivere o grave povertà, i conflitti, gli attentati violenti contro il proprio stesso genere d’appartenenza. Homo homini lupus. Non voglio proprio pensarci.  A bientôt viaggi…dunque

acch

Valutazioni giuste o sbagliate

Questa notte ho sognato di provare ad afferrare un granchio.
Ho utilizzato il termine “provare” perchè non era molto semplice
cercare di acchiapparlo, di agguantarlo, si muoveva velocemente
sul pavimento della stanza della mia visione onirica, come certe brutte figure ,vere e proprie, che corrono altrettanto veloci nella vita reale
quando si commette un errore di valutazione, e si utilizza l’espressione appunto -di aver preso un granchio, per compararlo al classico abbaglio.
Alla fine per sbarazzarmene, del granchio del mio sogno, decidevo di aprire la finestra sperando che si decidesse ad uscire da solo…
Mi sono svegliata prima di vedere che ciò accadesse…
Chissà quanti errori..lievi..più o meno.. ho commesso nella mia vita senza avere la possibilità di porvi rimedio,
alcuni li avrò anche dimenticati ora, in modo di certo salvifico per la mia coscienza.
Stare spesso a pensare ai propri errori è a dir poco fatale per l’autostima.
Ma la storia dell’umanità, in generale, viene spesso ricordata da ogni attualità per osservare i comportamenti umani, sia lodevoli
che quelli sbagliati e ricavarne un insegnamento, come evitare un grosso errore già commesso, per non ricaderci di nuovo.
Lo stralcio del brano che riporto qui sopra (sottostante) è in qualche modo connesso alla storia dell’umanità, e ai suoi errori..
citando un progresso che dovrebbe offrire la chiave di volta per scansarli, evitarli…

Tratto da – Cuore di pietra – Vassalli

” Permettete che mi presenti – disse al pubblico – voi mi avete già conosciuto in tanti luoghi e in tante circostanze, ma non mi avete mai visto di persona e non pensavate, forse, di poter ascoltare la mia voce. Io sono il signore del vostro tempo, chiamato Progresso.  Sono io che faccio correre le vostre locomotive a duecento chilometri allora, e che vi permetto di volare, con i gas, sopra le montagne più alte del mondo! Sono io che metto in comunicazione con il telegrafo i paesi lontani, e che vi libero dalle febbri malariche! La ragione per cui mi trovo ora nella vostra città, è che vi ho portato il mio circo; un circo senza acrobati, senza pagliacci, che vi mostrerà,  grazie alla magia di uno strumento chiamato teatro ottico, il più straordinario e istruttivo degli spettacoli: lo spettacolo dell’evoluzione dell’uomo e della mia nascita!   I tamburi rullarono. L’uomo dalla marsina trapunta di stelle si rivolse verso le finestre delle case, che erano tutte aperte a causa del caldo. – Nobili cittadini e Gentili signore! – gridò alle persone affacciate alle finestre. – Voi che avete avuto dalla sorte questa immensa fortuna, di essere nati nella mia epoca, non lasciatevela sfuggire! Non rimanete indietro rispetto al tempo in cui vivete!  Il circo progresso vi mostrerà l’avventura della Terra e dell’uomo: chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo!”

Etty(Bettie Page, ritratta nel 1954, in un parco naturale di Boca Raton, in Florida)

Bhe…c’è un libro, che ho appena iniziato a leggere, e che fin dalle prime battute della sua prima pagina, mi ha provocato un sorriso…anche se  l’azione che viene descritta subito è un po’ tragi-comica. Una coppia- che scoppia? Ovvero una coppia che litiga in un supermercato, tra la “fila” da fare per gli acquisti e le cose da scegliere per riempire il carrello. E menomale che erano felici?

aaqt

 

 

Qui  sopra non c’è alcun materiale buono esteticamente, artisticamente etc ecc…! (non ne sono orgogliosa… ma  consapevole)  Tutto alla rinfusa…o refuso

Ho la necessità di scrivere soltanto, questo spazio virtuale non ha un taglio giornalistico, ne qualche velleità di genere letteraria (che io non sarei proprio in grado di impostare…), quello che vedranno i pochi avventori di questo diario on-line è di norma un materiale di scarto dei miei processi neuronali, spesso un tantino confusi. Scrivendo il senso del loro lavorìo riesce a manifestarsi in parte, non rimane tutto avviluppato e rinchiuso. Si espande, e si stempera a poco a poco…insieme al mio umore. (che ne trova giovamento)
Scrivere mi serve, se non si era sufficientemente capito, per mantenere un equilibrio mentale a me accettabile.
Questa è una premessa, per tutto ciò che di altro seguirà qui sotto.
Ieri mi è improvvisamente venuta alla mente una frase dello scrittore Dostoevskij, dopo aver ascoltato una ragazza parlare proprio dello scrittore russo con toni entusiastici.  La frase, ricordata dalla mia memoria, diceva:
L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi davanti a qualcosa. Se l’uomo rifiuta Dio si inginocchia davanti ad un idolo, di legno, d’oro o semplicemente immaginario
Chissà perchè ho pensato proprio a questo specifico pensiero? Probabilmente perchè ieri ero arrabbiata
con Dio, un Dio qualsiasi ultraterreno, e troppo etereo, per volgere il suo sguardo qui in basso, sulla terra e osservare come le persone soffrono, si ammalano e muoiono, in qualche reparto ospedaliero.
Ieri sono rimasta in attesa dell’arrivo di un autobus davanti all’ospedale pubblico della mia città per un lasso
di tempo considerevole, anche se non avevo in previsione al suo interno, nessuna visita stabilita (fortunamente) nè per me, nè per qualche altro affine-amato, ma ho ricordato tutte le entrate in quel posto tristo, l’ospedale appunto, se non fosse chiaro,
ma lo era immagino ( l’ho detto che non sono letterata… ops …oh..letteraria ..ah ah ah)
Emette un lungo sospiro di pausa, la scrivente, me medesima, come si scrive con un simbolo onomatopeico questo sospiro..?
Sigh…sigh… ?
Avrei bisogno di ridere, c’è chi ha bisogno di dormire, e io di ridere. Solitamente riuscivo a farlo
in modo abbastanza spontaneo e soddisfacente guardando lo spettacolo del comico Maurizio Crozza soprattutto le sue imitazioni di certi personaggi come… Luca Zaia o Red Ronnie (rido ancora se penso alla loro mucca Carolina..)
Meglio farsi una risata, e nei momenti giusti, si perchè quando ci si trattiene a lungo o si dimentica di fare qualcosa che nell’essere umano è naturale e salutare come sorridere di cuore, con trasporto,
succede che poi, magari, in momenti meno idonei scappi una risata isterica  non del tutto ben vista..in certi ambienti che non sono adibiti a ciò.
Quindi ho deciso che adesso, non appena finisco di scrivere questa frase e questo breve resoconto della mia vita
attuale-quotidiana, vado a pronunciare parole in inglese, da sola, davanti ad uno specchio
e mi prendo in giro, in solitudine, per la mia pronuncia…un po’ ridicola…da principiante.
Bye gente, buon giovedì!

matisseharmonieenjaune Armonia in giallo – Matisse

L’ultimo dvd(film) acquistato

Non sono in grado di scegliere un film in dvd che mi aggradi
dal suo inizio alla sua fine. Ho dovuto ammettere questa mia incapacità
dopo aver comprato e quindi optato di vedere, totalmente a mio gusto,
un film del regista Guillermo del Toro. Già un suo precedente film che ebbi modo di vedere “La forma dell’acqua” non mi aveva entusiasmato, però non
mi aveva lasciato quel senso di amarezza che mi ha donato quest’ultimo.
La morale del suddetto che credo di aver compreso sia la seguente: qualunque uomo/persona se
vive la propria vita rincorrendo principalmente tutto ciò che è materialità
e benessere economico si riduce alla bestialità ed esce dal genere umano.
Ciò che rende un individuo tale e lo eleva moralmente, spiritualmente è la capacità di sentire amore, non importa se per una persona o più persone, o verso un lavoro, un’opera etc. L’importante è che ci sia l’amore e lo spirito di abnegazione verso qualcuno/qualcosa. Il titolo di questo film di cui ho parlato finora lamentandomi di quanto mi abbia rattristato è ” La fiera delle illusioni”- Titolo abbastanza onesto, poichè il protagonista sembrava avere nella vita come unico obbiettivo quello di arricchirsi, almeno così è stato posto nel film, infatti ha preferito poter guadagnare denaro, anche illegalmente e meschinamente, voltando le spalle all’amore della donna che amava – riamato,  senza essersi reso conto
che probabilmente  già era stato sottratto e quindi salvato dalla sua “miseria”. Anzi, i due amanti si erano salvati a vicenda fuggendo da un posto che li rendeva succubi di altri.
Ma, come spesso accade, non si ci rende conto di avere già una fortuna nella
propria esistenza, quando la si vede troppo spesso accanto a sè, e con semplicità…
Quello che salverei del film è la fotografia, senza dubbio mi ha incantata…con certe atmosfere
e certi ambienti così abilmente messi in scena, con suspense e capacità di creare un’ipnotica attesa degli eventi.

la fiera