#testdrive dal diesel all’auto ibrida a benzina con #Mitsubishi #OutlanderHPEV

La notte il cavo collegato alla rete di casa consente di ricaricare le batterie

#testroad sul #Carso per lo scenario fantastico del golfo e subire il fascino delle Osmize

Arrivati a casa. E ora? Ci si deve ricordare che la #Mitsubishi #OutlanderPHEV è un’auto ibrida. Quindi, salvo avere provveduto a fare rifornimento di benzina, nel pur piccolo serbatoio, bisogna ricaricare le batterie. Che nel nostro caso sono piazzate tutte sul pianale, sotto i nostri piedi. Ciò conferisce al SUV una stabilità superiore alla norma, specialmente se rapportata al volume e alla mole dell’auto. Apro il portellone con il telecomando nella chiave elettronica, se la dimenticate in auto non succede nulla perché non si chiude da sola, e in un ampio scomparto a lato del pianale del grande bagagliaio in grado di ospitare a richiesta due posti a sedere supplementari, c’è una valigia. Apro la zip e dentro c’è l’alimentatore. Il cavo ci assicurerà la connessione tra l’auto e la rete domestica.

È infatti sufficiente attaccare la spina dell’alimentatore

con la presa di sicurezza modello Shuko, e rigenerare interamente l’autonomia di una cinquantina di KM per la mobilità elettrica del veicolo. Sconsigliate le notti brave, perché per la ricarica completa l’auto richiede il collegamento alla rete per 5:30/6 ore. Per essere certi di avere messo in carica l’auto, ed evitare di ritrovarvi ‘a secco’ di energia elettrica la mattina successiva, la #Outlander vi segnala l’avvenuta connessione accendendo il simbolo della presa di corrente rosso sul cruscotto. Al centro compare il tempo restante per la ricarica completa. Due gli sportelli per il rifornimento della HPEV: a destra quello per due modalità di ricarica elettrica: quella lenta, più affidabile e completa, da eseguire alla presa di corrente, quella rapida, per le colonnine di strada. Ci sono in dotazione entrambi i cavi con relativi spinotti diversi. L’indomani, saliamo a bordo dopo avere staccato e riposto cavo e alimentatore. E l’auto ci segnala subito l’autonomia a disposizione,

nella funzione Electric vehicle, e in quella ibrida, elettricità più benzina.

Che con il ‘pieno’ di aggira intorno ai 550 km. Così scrivono gli strumenti di bordo, che sono attendibili, e lo verificheremo. Ora scegliamo la modalità d’uso con un tasto accanto alla leva del cambio, corta, destinata a selezionare la marcia avanti o la retromarcia, ma anche a scegliere se utilizzare la versione del cambio manuale. Che scatta automaticamente se premiamo un altro tasto, bianco e azzurro, pochi centimetri più indietro: SPORT. Consente di scatenare i 224 CV che si generano attivando contemporaneamente il motore endotermico anteriore a benzina, e i due motori elettrici, uno anteriore e uno posteriore. Questi ultimi deputati ad assicurare una funzione a 4 ruote motrici estremamente efficace, anche nel fuoristrada. Ma che se attivati, imprimono una spinta immediata alle quasi due tonnellate dell’ #Outlander. Che vi insacca nel comodo e ampio sedile in pelle. Perché la curva di potenza dei motori elettrici non è tale, ma il rendimento è rettilineo.

Nei sorpassi, questa opportunità sopperisce al peso,

e permette di ritrovarci in un battibaleno sbalzati in avanti. Infatti, le palette che trovano dietro all’accessoriato e comodo volante, a comando riscaldabile, come, anche raffreddabili sono i sedili anteriori, servono a regolare l’intensità della ricarica dinamica. Perché la #MitsubishiHybrid, quando frenate, ricarica le batterie. Ne consegue che viene avvantaggiato chi la usa nelle zone montane o con frequenti saliscendi. Il vantaggio principale, comunque, che avevamo apprezzato a Milano, è la possibilità di entrare nell’area C, nel cuor della città, senza il patema d’animo di capire se abbiamo valicato il limite della zona vietata al transito o meno. Il clima è tiepido e quasi quasi… Andiamo a visitare una delle zone più belle della Venezia Giulia, sotto il profilo paesaggistico e ambientale. Ma anche golose, perché per una concessione dell’Imperatrice d’Austria Maria Teresa, che risale all’800, le aziende agricole possono vendere direttamente i loro prodotti per otto giorni, dallo sloveno ‘ozem’ (otto). Quindi, vini, formaggi, insaccati. Divenendo per una settimana osterie, o meglio, frasche.

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L’azienda viticola e Beniamino Zidarich, con la cantina di recente ricavata nella roccia carsica, che riprende le formazioni geologiche dell’area. E un terrazzo panoramico mozzafiato: consente di spaziare con lo sguardo dal Santuario di Monte Grisa, a Isola d’Istria, Punta Salvore, al centro dell’Adriatico, e verso nordovest, dal Castello di Duino, a Monfalcone, alla foce dell’Isonzo, a Grado, fino a Lignano Sabbiadoro e a punta Tagliamento. E in mezzo il mare aperto: l’Adriatico. Lasciata l’autostrada scaliamo le stradine carsiche finché sbuchiamo nel piccolo borgo di Prepotto. Siamo arrivati. Troviamo posto a fatica perché l’occasione è ghiotta, ma ne valeva la pena. Beniamino ci fa assaggiare anche un fantastico Terrano del 2002, conservato in cantina in una bottiglia Magnum. Diciassette anni per sentire che questo vino ha sempre le sue carature da esprimere.

#Charlieinauto2/137

#testdrive dal diesel all’auto ibrida a benzina con #Mitsubishi #OutlanderHPEVultima modifica: 2019-04-15T01:25:31+02:00da charlieinauto