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Post n°568 pubblicato il 24 Febbraio 2012 da asu1000
I pifferai di regime che suonano contro Celentano. di Francesco Casula Celentano è un cantante delizioso, dai testi mai banali e che rifuggono il sentimentalismo lagrimoso, svenevole e melenso. Molti sono intensamente sociali e anticipano, denunciandoli, fenomeni come l’urbanesimo selvaggio con la cementificazione e l’asfalto che devastano la natura e inquinano l’ambiente: è il caso di Ragazzi della via Gluck. A significare che il personaggio non può essere recintato nel ghetto della “canzonetta”: egli infatti pensa, denuncia, protesta. Da qualche decennio ama anche fare il “predicatore”. Come ha fatto nell’ultimo Festival di San Remo. Suscitando vaste e numerose polemiche. Con la ciclopica macchina mediatica che lo ha riempito di insulti, contumelie e improperi. Con i pifferai di regime che si sono scoperti difensori della libertà di stampa: quando in realtà sono in genere i trombettieri di Cesare e del potere. Sono infatti quelli stessi che non biascicano verbo a proposito della “morte” di giornali come il Manifesto, una delle poche voci libere in Italia. Che magari plaudono alla “cacciata” dei vari Luttazzi, Santoro, Dandini. Certo, grammatici e filologi possono discettare sulla narrazione e l’eloquio di Celentano. E trovare limiti ed errori. Probabilmente quel “Famiglia Cristiana e l’Avvenire dovrebbero essere chiusi” è stato un errore e comunque si presta a malintesi. Ma perché guardare il dito di Celentano e non la luna che indica? Forse che non è vero che i due giornali, spesso, rimangono impastoiati, nella politica politicante, negli interessi partitici, nei giochi di potere? Invece di annunciare l’ευαγγελιον (euanghelion) ovvero il messaggio e il progetto di Cristo? Come dovrebbero fare giornali che, programmaticamente. si definiscono “cristiani” o sono portavoce dei Vescovi, come Famiglia Cristiana appunto e l’Avvenire? Perché non imparano da Don Gallo, il prete genovese – non a caso ricordato da Celentano – che quel messaggio cristiano non solo predica ma pratica fino in fondo, svolgendo il suo servizio non come un mestiere ma un ministero evangelico e profetico di salvezza? Vivendo la Chiesa non come struttura e istituzione gerarchica, irrigidita e tesa alla conservazione del passato e dell’establishement, ma come comunità aperta, accettando e incrociando il frastuono dell’esistenza, occupandosi non solo dei fedeli ma di tutti gli uomini e soprattutto dei diseredati? Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 24-2-2012
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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.
Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).
Frantziscu Casula