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cun sa limba e sa cultura sarda - de Frantziscu Casula.

 

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I Condaghi

Post n°646 pubblicato il 14 Gennaio 2013 da asu1000

Università della terza Età di Quartu- 2° Lezione (16-1-2013)

I CONDAGHI

I Condaghi (Condaghes o Condakes) derivano il loro nome dal greco-bizantino Kontakion: a sua volta da Kontos con la quale si indicava il bastoncino a cui si arrotolava la pergamena. Successivamente il termine, per traslato, andò a indicare il contenuto di un atto giuridico o l’atto medesimo e dunque registro o codice in cui diversi atti venivano trascritti e raccolti dai monaci di diversi monasteri e abbazie della Sardegna. In questi registri patrimoniali venivano ordinatamente annotati dagli abati o priori, inventari, donazioni, contratti di acquisto (comporus) e vendita, permute (tramutus), smerci, cessioni di terre e di servi, definizioni di confine (postura de tremens), transazioni (campanias), sentenze giudiziarie relative alla proprietà ecc. ecc.

Così, mentre nell’asciutto succedersi dei dati, il Condaghe riesce a raccontare tempi e strategie dell’espansione economica di un Priorato o di un’Abbazia, in filigrana permette di leggere numerosi e originali momenti di storia e di vita quotidiana. E dunque essi hanno una estrema importanza storica per la ricostruzione della vita economica e sociale dei regni giudicali e del regno di Sardegna in età moderna fino al secolo XVI, perché poi scompaiono; ma nel contempo hanno un’importanza ancor più notevole dal punto di vista culturale: rappresentano infatti i più cospicui monumenti linguistici della Sardegna giudicale e dunque una delle fonti più rilevanti per la conoscenza del Sardo delle origini. Essi infatti sono stati redatti prevalentemente  tra il secolo XI e XIII e in lingua sarda.

Dei quattro Condaghi più importanti, che ci sono pervenuti integralmente, due  risalenti ai secoli XI-XII (Condaghe di San Nicola di Trullas e di San Pietro di Silki) sono scrittti in sardo-logudorese e uno (Condaghe di Santa Maria di Bonarcado), che contiene documenti compilati in tempi diversi tra i primi decenni del secolo XII e la metà del secolo XIII, è scritto in sardo-arborense. Mentre il quarto, il Condaghe di San Michele di Salvennor, originariamente scritto in Sardo, è andato perduto, e di esso possediamo solo una copia tradotta in lingua castigliana mista a sardo, nel secolo XVI.

Il Condaghe di San Nicola di Trullas, è il registro patrimoniale del priorato camaldolese di San Nicola di Trullas, fondato nel cuore del Logudoro (presso Semestene), nel Giudicato di Torres, all’inizio del secolo XII, sotto la protezione della potente famiglia degli Anthen. Il manoscritto pergamaneceo contava originariamente 95 carte. Il testo dell’unico manoscritto si conserva nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. La prima edizione, da parte di Enrico Besta è del 1937.

Il Condaghe di San Pietro di Silki è il registro patrimoniale del Monastero benedettino femminile di San Pietro di Silki, alla periferia dell’allora “villa” di Sassari, nel Giudicato di Torres. Il manoscritto pergamaneceo ci è pervenuto mutilo ed è composto da 443 schede, riferibili al periodo che va dalla prima metà del secolo XI alla prima metà del secolo XIII. Esso contiene oltre che gli atti riguardanti l’amministrazione del patrimonio del Monastero di San Pietro di Silki anche quelli riguardanti i Monasteri di San Quirico di Sauren (Condaghe di San Quirico- o San Imbiricu-  di Sauren, posto fra la scheda 289 e la scheda 314) e di Santa Maria di Codrongianus (Condaghe di Santa Maria di Codrongianus, posto fra la scheda 315 e la scheda 346), da esso dipendenti. All’origine, i documenti relativi a questi due monasteri dovevano essere contenuti in due registri autonomi: la fusione fu voluta dalla badessa di Silki Massimilla  -Maximilla- nel corso del secolo XII.

Il Condaghe di San Michele di Salvennor o Salvenero contiene 130 schede, non ordinate cronologicamente riguardanti l’amministrazione e gli affari economici dell’antico monastero benedettino vallombrosano di San Michele di Salvennor nel Giudicato di Torres. Conservato nell’archivio di Stato di Cagliari è stato edito per la prima volta nel 1912 da Raffaele Di Tucci Mentre sul quarto Condaghe, quello di  Santa Maria di Bonarcado, ci intratterremo più avanti, dobbiamo ricordare che possediamo altri documenti, impropriamente chiamati « Condaghi » e che in realtà sono soprattutto delle cronache: Condaghe della SS Trinità di Saccargia, Condaghe di Sorres, Condaghe di Sant’Antioco di Bisarcio, Condaghe di Santa Maria di Tergu, Condaghe di San Gavino, Condaghe Cabrevadu.. Da segnalare infine il Condaghe di Santa Maria Chiara, codice cartaceo composto di 84 carte risalente agli anni 1498-1596, scritto in catalano e in sardo, conservato nell’Archivio del Monastero di Santa Chiara a Oristano di cui possediamo una bella edizione curata da Paolo Maninchedda.

 

 

[tratto da Il Condaghe di Santa Maria di Bonarcado, a cura di Maurizio Virdis, Ilisso editore, Nuoro 2003, pag.190 ]

 

Barusone iudex

IN NOMINE DOMINI NOSTRI IHESU CHRISTI,

Amen.

EGO IUDICE Barusone de Serra potestando locu de Arborea fado custa carta pro saltu qui do a sancta Maria de Bonarcatu in sa sacratione dessa clesia nova, pro anima mea et de parentes meos daunde lo cognosco su regnu de Arbore; et pro dedimi Deus et sancta Maria vita et sanitate et filios bonos, ki potestent su regnum post varicatione mea. Dolli su saltu de Anglone, qui levo dave su regnu de Piscopio cun voluntate mea bona et de onnia fratre meum. Dollilu dave in co si segat dave s'ariola de clesia et falat via deretu assa + [cruke] ki est facta in issa petra suta su sueriu pares cun issu quercu de Mariane de Scanu et ergesi assu castru de Serra de Copios ubi est facta sa + [cnike] in issa petra. Et falat assu  flumen a bau de berbeges ube si amesturant appare sos flumenes. Cue si ferint a pare con issu saltu de clesia de Petra Pertusa.. Eco custu datu li faco ego iudice Brusone a Sancta Maria de Bonarcatu. Appantinde prode usque in seculum monagos qui ant servire in iss'  abbadia pro anima mea et de parentes meos: et de pastu et de aqua et de  glande et de aratorium castigandollu co et ateros saltos de regnum. Et non apat ausu non iudice, non curatore, non mandatore , non nullu maiore de regnum depus sa domo de Piscopio a kertarende et ne ad intrareve in icussu saltu a tuturu dessos monagos.

Testes: donnu Comita de Lacon archipiscobu d'Aristanes, donnu Paucapalea piscobu de sancta Iusta, donnu Alibrandinu piscobu de Terra alba, donnu Murrellu piscobu d'Usellos, donna Azu archiepiscopu de Turres, Donnu Mariane Thelle episcopu de Gisarclu in co 'e furunt a sacrare sa clesia; et issos et populum quanto ibi fuit a sa sacratione sunt testes.

 

Traduzione

Barusone Iudex

In nomine Domini nostri Ihesu Christi.

Amen.

Io giudice Barisone de Serra avendo in potere il regno d’Arborea redigo questa carta relativamente al salto che  dono a Santa Maria di Bonarcado in occasione della consacra­zione della chiesa nuova, per l'anima mia e dei miei genitori, dai quali ho ereditato il regno di Arborea; e perché Dio e Santa Maria mi hanno concesso vita e salute e figli buoni, i quali possano poi avere il potere sul regno dopo la mia mort­e. Dono (a Santa Maria di Bonarcado) il salto di Anglone, stralciandolo dal territorio appartenente al territorio demaniale di Piscopio col consenso mio e di tutti i miei fratelli. Lo dono come si ritaglia seguendo il confine dall'aia della chie­sa e scende lungo la via in direzione della + [croce] che è  posta sulla pietra sotto la sughera accanto alla quercia di Ma­riano de Scanu  e sale al sasso di Serra de Copios dove è po­sta la + [croce] sulla pietra. E cala al fiume verso il guado de berbeghes [pecore] alla confluenza dei fiumi. Che ivi si uniscono col salto della chiesa di Petra Pertusa. Questa donazione faccio dunque io giudice Barisone a Santa Maria di Bonarcado. Ne abbiano vantaggio perenne i monaci che serviranno presso l'abbadia per l'anima mia e dei miei genitori  e riguardo al pascolo e all'acqua e alla produzione ghian­difera e alle terre d'aratura prendendone cura a proprio van­taggio come si fa con ogni salto del demanio. E non osi né giudice né curatore, né procuratore, né alcun ufficiale preminente presso la casa di Piscopio muovere lite al riguardo né entrare in quel salto contro la volontà dei monaci.

Testi­moni: Donno Comita de Lacon arcivescovo di Oristano, don­no Paucapalea  vescovo di Santa Giusta, donno Alibrandino vescovo di Terralba, donno Murrellu vescovo di Usellus, donno Azo arcivescovo di Torres, donno Mariano Thelle vescovo di Bisarcio, presenti alla consacrazione della chiesa; ed essi e il popolo quanto vi era presente alla consacrazione sono testimoni.­

(Passo tratto da Letteratura e civiltà della Sardegna, di Francesco Casula, volume I, Grafica del Parteolla Editore, Dolianova, 2011, Euro 20).

 

 

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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.

Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).

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