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cun sa limba e sa cultura sarda - de Frantziscu Casula.

 

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Messaggi di Ottobre 2011

l'Università della Terza Età di San Gavino: si parla di insegnare il Sardo nelle scuole di ogni ordine e grado

Post n°516 pubblicato il 31 Ottobre 2011 da asu1000

BILINGUISMI

L’IMPORTANZA

DELLA LIMBA

NELLE SCUOLE

di Francesco Casula

S’omine morit imparande. Recita così un famoso e antico adagio sardo. A significare che l’educazione e l’apprendimento non hanno limiti e confini temporali nella vita dell’individuo: iniziano con la nascita e terminano con la dipartita.

Sul presupposto di questo apoftegma, carico di saggezza antica ma pregnante anche di moderna attualità, sono nate le Università della Terza Età. Una di queste, quella di San Gavino, autorevolmente presieduta dal professor Salvatore Manno,  sabato 4 novembre (ore 17, Aula magna del Liceo Scientifico), inaugurerà il nuovo anno accademico.

Nella “Lectio magistralis” introduttiva che terrò quel giorno, parlerò delle motivazioni – didattiche, culturali, educative– che pongono con urgenza la necessità dell’introduzione del Sardo nella scuola. Pedagogisti come linguisti e glottologi, psicologi come psicoanalisti, ritengono infatti che la presenza della lingua materna nel curriculum scolastico si configuri non come un fatto increscioso da correggere ma come elemento indispensabile di arricchimento, che non “disturba” anzi favorisce lo sviluppo comunicativo degli studenti perché agisce positivamente nelle psicodinamiche dello sviluppo. In particolare essa (quella sarda per noi), serve per allargare le competenze degli studenti, soprattutto comunicative, di riflessione e di confronto con altri sistemi; per accrescere il possesso di una strumentalità cognitiva che faciliti l’accesso ad altre lingue; per prendere coscienza della propria identità ed etno-storica e linguistica, come giovane e studente prima e come persona adulta poi; per personalizzare l’esperienza scolastica, attraverso il recupero delle proprie radici; per combattere l’insicurezza ambientale, ancorando i giovani a un humus di valori alti della civiltà sarda: la solidarietà e il comunitarismo in primis. Ma lo studio della lingua sarda, va al di là di questi pur importanti obiettivi:  si pone infatti anche come strumento per iniziare a risolvere i problemi dello svantaggio culturale, e della stessa dispersione e mortalità scolastica come della precaria alfabetizzazione di gran parte della popolazione, evidente e diffusa a livello di scolarità di base ma anche superiore. Specie a livello comunicativo e lessicale. Che oggi risulta essere, in modo particolare nei giovani e negli stessi studenti, povero, banale, improprio, gergale.

Pubblicato su Sardegna Quotidiano del 31-10-2011

 

 

 
 
 

TRAMAS DE SEDA Ed. La Riflessione di Davide Zedda) la nuova silloge poetica di Maddalena Frau

Post n°515 pubblicato il 27 Ottobre 2011 da asu1000

 

COSE IN LIMBA

POESIA SARDA

CON S’AIPODDU

DE EFISINEDDU

di Francesco Casula

In Sardegna è esistita anche una poesia satirica con un forte timbro sociale, con il gusto del motteggio e della battuta scherzosa, dello sberleffo, della canzonatura e dell’ironia. Una poesia satirica e, persino ridanciana, in chiave sentenziosa e più ancora di costume che affiora, per esempio, nelle gare poetiche degli improvvisatori ma che ha avuto in particolare quattro grandi poeti sardi: il cagliaritano Efisio Pintor Sirigu, che può essere considerato il primo poeta satirico isolano; l’olzaese Diego Mele, il più celebrato dei poeti satirici sardi, il macomerese Melchiorre Murenu e il gallurese don Gavino Pes.

Tale poesia continua: con i necessari aggiornamenti e attualizzazioni, ma conservando il tono di celia, il sapore di parodia, il gusto del paradosso, del giocoso e della caricatura. E’ il caso di Tramas de seda, (Casa editrice La Riflessione di Davide Zedda), la nuova deliziosa e spassosa silloge poetica di Maddalena Frau, che sarà presentata sabato 29 Ottobre a Sanluri (Sala dell’ex Montegranatico) e con cui, orazianamente, “ridendo castigat mores”. 

Esemplare, per quanto attiene all’ironia e alla satira, è nella Raccolta la poesia S’Aipoddu, (l’I-Pod) dedicata all’ultimo ritrovato tecnologico che sta spopolando soprattutto fra i giovani. Poesia che ha vinto il Primo Premio nel Concorso di Poesia satirica “Larentu Ilieschi” di Ploaghe il 26 Giugno scorso.

La poesia –il cui sardo dimostra ancora una volta la capacità di esprimere tutta la modernità, anche quella  legata alla tecnologia più spinta- con garbo, quasi amabilmente, con il gusto della caricatura e della parodia, mette in luce gli aspetti paradossali, ridicoli e comici di Efisineddu, ormai “schiavo” del nuovo dio giovanile oltre che di tutto il ciarpame modaiolo distribuito a piene mani dalla TV e dalla Pubblicità. Ecco alcuni versi:”Efisineddu andat in sa strada/cun s’origa attaccada a s’Aipoddu/e a cropus de gambas e de coddu/fueddat cun sa musica Repada/In sa busciacca de su cratzoneddu/ci ficchit su lettori musicanti;/de musica moderna delliranti/si ndi prenat su coru e su xrobeddu./A cratzoni calau a mesugonna,/a cufiedda cun su lecca-lecca/ndi bogat su macchini ‘e discoteca/cun Paf Daddi, Beionse, Madonna…/Baddendu Roch En Rollu iscadenau,/e Tecno e Fanchi sbanda-sbanda/si callincunu ddi fait domanda/non bidi e no intendit: stontonau!”

Pubblicato su SARDEGNA QUOTIDIANO del 27-10-2011

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

UNA NUOVA CARTA DE LOGU

Post n°514 pubblicato il 22 Ottobre 2011 da asu1000

NUOVO STATUTO

UNA COSTITUENTE

PER LA CARTA

DELLA SARDEGNA

di Francesco Casula

Se non si muove la politica scende in campo la società. Per riscrivere il Nuovo Statuto attraverso un’Assemblea costituente. E’ questa la proposta presentata nei giorni scorsi a Cagliari da un “Comitato per la Costituente” formato da 11 personalità (ci sono fra gli altri i segretari di Cgil-Cisl-Uil-Css) oltre a intellettuali ed esponenti della Chiesa).

Il Comitato, se il Consiglio regionale non si assumerà il compito di dare il via alla Costituente,  organizzerà i seggi in tutti i Comuni della Sardegna, con il sostegno dell’ANCI, per arrivare entro la prossima primavera, alla elezione di una Assemblea Costituente aperta a tutti i cittadini e composta di 70 rappresentanti. Per riscrivere lo Statuto che, nato già depotenziato, debole e limitato – più simile a un gatto che a un leone, secondo la colorita espressione di Lussu –  nell’ormai lontano 1948, in questi sessant’anni e più ha subito un processo di progressivo svuotamento sia da parte dello Stato centrale che da parte delle forze politiche dirigenti sarde. Tanto che oggi di fatto rappresenta un ostacolo alla realizzazione di una vera Autonomia, o peggio: serve solo come copertura alla gestione centralistica della Regione da parte dello Stato, di cui non ha scalfito per niente il centralismo. Paradossalmente lo ha perfino favorito, consentendo ai Sardi solo il succursalismo e l’amministrazione della propria dipendenza.

 L’Assemblea Costituente per il Comitato –ed è difficile non convenire- non è solo il modo più democratico per riscrivere la Nuova Carta Costituzionale della Sardegna, per regolare con un nuovo patto fra i Sardi, i rapporti fra la Sardegna, l’Italia e l’Europa e insieme per definire e sancire  le prerogative e i poteri di una Comunità moderna, orgogliosa e sovrana; essa può anche rappresentare un’occasione formidabile per mettere in campo il protagonismo e la partecipazione diretta dei Sardi, per realizzare un grande e profondo movimento di popolo, finalmente coeso, che creda in se stesso e che prenda coscienza della sua Identità, dispiegando tutta intera la propria energia per potersi così aprire, senza subalternità e complessi di inferiorità, alle culture d’Europa e del mondo, pronta a competere con le sue produzioni materiali e immateriali, finalmente decisa a costruire un futuro di prosperità, lasciandosi alle spalle lamentazioni e piagnistei.

Pubblicato su SARDEGNA QUOTIDIANO DEL 22-10-2011

 
 
 

Un sondaggio sull'Indipendenza della Sardegna

Post n°513 pubblicato il 20 Ottobre 2011 da asu1000

COSE SARDE

INDIPENDENZA

IPOTESI FOLLE

O VINCENTE?

di Francesco Casula

Da un sondaggio di un Quotidiano isolano emerge che  la stragrande maggioranza dei Sardi (più dell’80%)  guarda con simpatia all’indipendenza considerata una scommessa su cui investire per il futuro della Sardegna. E non, un’ipotesi fantasiosa e folle, come ritiene una infima minoranza (meno del 20%). Si dirà che si tratta di un sondaggio senza i crismi della scientificità e, dunque sostanzialmente senza valore e credibilità. Può darsi. E’ certo però che esprime una tendenza in atto nella società sarda.

L’ipotesi indipendentista, fino a qualche decennio fa demonizzata e criminalizzata, oggi è entrata prepotentemente nel dibattito politico e nelle più alte sedi istituzionali, Consiglio regionale compreso. E certo si può convenire e dissentire. Una cosa però occorre affermare con nettezza: il diritto alla Autodeterminazione dei popoli – e dunque alla Indipendenza e persino alla secessione-separazione – è garantito dal Diritto e da tutte le Convenzioni internazionali. Con buona pace di Napolitano e della stessa Costituzione italiana  che prevede la repubblica “una e indivisibile”. E anche con buona pace dell’ordinamento giuridico italiano liberticida secondo cui la “secessione” è addirittura un reato (art. 241, Attentati contro la integrità, l’indipendenza o l’unita’ dello Stato) da punire con la reclusione non inferiore a dodici anni.

Del resto, il diritto alla “secessione” è stato praticato negli ultimi decenni –per limitarci solo al Vecchio Continente – da decine di popoli europei, dando vita a nuovi stati con la disgregazione dell’URSS e della Iugoslavia; con la “separazione” della Slovacchia dalla repubblica Ceca ecc.

Il diritto all’autodeterminazione e dunque all’indipendenza del popolo sardo si fonda sul suo essere “nazione”; ovvero sulla sua  storia, diversa e dissonante rispetto alla storia italiana. Storia che incardina la sua specifica identità culturale e linguistica che non può essere sciolta e dispersa – come fino ad oggi è successo – nel calderone della “italianità”.

La Sardegna è entrata nell’orbita italiana nel 1720 , quando per un “baratto di guerra”, l’Isola passa dalla Spagna al Piemonte. Ritrovandosi una provincia di uno staterello ottuso e famelico, specie dopo la rinuncia all’Autonomia stamentaria nel 1847. Forse è arrivato il momento storico di riprendersi la sua indipendenza nazionale persa.

Pubblicato su Sardegna quotidiano del 20-10-2011

 

 

 
 
 

Un corso di lettratura sarda all'università della terza età di QUARTU.

Post n°510 pubblicato il 18 Ottobre 2011 da asu1000

STORIE DI LIMBA

MONTANARU NON VALE MENO DI CARDUCCI

di Francesco Casula

L’Università della Terza Età di Quartu, ha organizzato un Corso di Letteratura sarda. Inizierà il 19 Ottobre prossimo alle ore 18 e proseguirà ogni Mercoledì alla stessa ora e si terrà nei locali di Viale Colombo 169/b. Una iniziativa quanto mai opportuna anche per liquidare il luogo comune secondo cui la Sardegna non avrebbe avuto una Letteratura in limba. Certo, qualcuno potrebbe obiettare, che essa, rispetto ad altre lingue romanze, ha prodotto pochi frutti. E’ questa -per esempio- la posizione dello stesso Gramsci, che dopo aver detto una sacrosanta verità “il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé”, afferma che esso non ha prodotto “una grande letteratura”.

In realtà Gramsci non conosce la letteratura sarda: e per molti versi, non poteva neppure conoscerla, date le condizioni storiche –e personali- in cui viveva e operava. E non la conosciamo appieno neppure oggi tanto che è urgente una grande operazione di scavo e di recupero del nostro patrimonio letterario, molto del quale è ancora inedito, numerosissimi testi sono ancora ignorati dagli stessi  critici o sepolti in biblioteche e in archivi privati e pubblici. E occorre tener conto non solo dei testi scritti ma anche di quelli orali –abbondantissimi- quando ne siano recuperate le testimonianze.

Ma anche dato e non concesso che la lingua sarda abbia prodotto poco, si poteva pensare che un cavallo per troppo tempo legato, imbrigliato e impastoiato potesse correre e correre velocemente? La lingua sarda, certo, deve crescere, e sta crescendo: ha soltanto bisogno che le vengano riconosciuti i suoi diritti, che le venga riconosciuto proprio il suo “status” di lingua, e dunque le opportunità per potersi esprimere, oralmente e per iscritto, come avviene per la lingua italiana.

Negli ultimi trent’anni c’è stata una vera e propria esplosione della letteratura in Lingua sarda; poesia ma anche  prosa, con Contus e -fenomeno nuovo- romanzi. Di questi ultimi ne sono stati censiti più di 100. Attengono a ogni genere e a ogni età, con risultati diversi: con opere mediocri ma anche belle, e dunque complessivamente con un livello medio di buona qualità. Si tratta di conoscerli. E di inserirli nei curricula scolastici, insieme a tanta poesia sarda di qualità, superando una buona volta i pregiudizi italo centristi. Perché Montanaru non ha niente da invidiare a Carducci.

Pubblicato su Sardegna quotidiano del 17-10-2011

 

 

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 12/06/2007
 

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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.

Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).

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