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cun sa limba e sa cultura sarda - de Frantziscu Casula.

 

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Messaggi di Marzo 2012

SLOGGIAMO CARLO FELICE (più noto come CARLO FEROCE)

Post n°571 pubblicato il 03 Marzo 2012 da asu1000

GIOVANNI LILLIU

DEDICHIAMOGLI

LA CARCO FELICE

di Francesco Casula

Su Nazionalisti sardi-Portale di critica, informazione e comunicazione politica, Adriano Bomboi di U.R.N. Sardinnya, riprende la proposta avanzata da Macomer da Michele Floris sulla Rete, di intitolare alla memoria di Giovanni Lilliu, la statale 131. Si tratta di una proposta quanto mai opportuna. Intestando la principale arteria stradale sarda al nostro più grande archeologo nonché storico e intellettuale di vaglia, ricorderemo e onoreremo un grande sardo, che tanto prestigio ha dato alla nostra Isola, non solo con i suoi studi ma con la sua indefessa azione nella valorizzazione e diffusione della lingua sarda e della cultura identitaria come nella difesa intransigente dei beni culturali e ambientali. Nel contempo ci libereremo da una presenza nefasta come quella di Carlo Felice: uno dei rappresentanti più odiosi della zenia dei savoia che tante sciagure ha apportato alla Sardegna. Su Carlo Felice infatti, vicerè e poi re, ottuso e inetto, sanguinario e famelico (pensava ad accumulare il suo “privato tesoro” mentre il governo non riusciva a pagare gli stipendi agli impiegati e mentre le carestie decimavano le popolazioni affamate), la storia ha già emesso la sua condanna inappellabile. Lo storico Pietro Martini, pur di orientamento monarchico, lo descrive come gaudente parassita, gretto, che “avea poca cultura di lettere” e ancor meno “di pubblici negozi… servo dei ministri ma più dei cortigiani”. Ai feudatari, da vicerè, – scrive, un altro storico sardo Raimondo Carta Raspi – diede carta bianca per dissanguare i vassalli. Mentre a personaggi come Giuseppe Valentino affidò il governo: questi svolse il suo compito ricorrendo al terrore, innalzando forche soprattutto contro i seguaci di Giovanni Maria Angioy, tanto da meritarsi, da parte di Giovanni Siotto-Pintor, l’epiteto di “carnefice e giudice dei suoi concittadini”. Divenuto re con l’abdicazione del fratello Vittorio Emanuele I, mira a conservare e restaurare in Sardegna lo stato di brutale sfruttamento e di spaventosa arretratezza: “con le decime, coi feudi, coi privilegi, col foro clericale, col dispotismo viceregio, con l’iniquo sistema tributario, col terribile potere economico e coll’enorme codazzo degli abusi, delle ingiustizie, delle ineguaglianze e delle oppressioni intrinseche ad ordini di governo nati nel medioevo”: è ancora Martini a scriverlo.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 3-3-2012

 
 
 

La Questione di Quirra

Post n°570 pubblicato il 01 Marzo 2012 da asu1000

SERVITU’ E BASI

GLI INDENNIZZI

SONO IRRISORI

di Francesco Casula

Da decenni la Sardegna è il territorio maggiormente gravato dalle basi e servitù militari: su questa  vexata  Quaestio vi è persino un’abbondante Letteratura. Ricordo in modo particolare il libro-Inchiesta di Ugo Dessy: “La Maddalena:Morte atomica nel Mediterraneo”, che parla di una vera e propria “peste militare”. Tale militarizzazione, per decenni oggetto di contestazioni e opposizioni soprattutto da parte di pacifisti e antimilitaristi, negli ultimi anni, ha suscitato la protesta di intere popolazioni, specie di quelle ruotanti intorno alle basi e poligoni, preoccupate per lo scempio ambientale e l’insorgere di malattie con la catena infinita di leucemie e alterazioni genetiche di bambini e animali. Dopo tanto batallare – ricordo in particolare l’azione del Comitato sardo «Gettiamo le Basi» – con due leggi (la 898 del 1976 e la 104 del 1990) viene riconosciuto un indennizzo come “contributo dovuto ai Comuni nei quali le esigenze militari incidono sull’uso del territorio e sui programmi di sviluppo economico e sociale”. Ma qui arriva, dopo il danno, la beffa. Si tratta infatti di indennizzi irrisori. Denuncia Mariella Cao, di «Gettiamo le Basi»: “I complessivi 15,1 milioni di indennizzi sono riferiti a cinque anni, attengono a 24.000 ettari di demanio (il 91% è adibito a poligono) e a circa 11.000 hm gravati da servitù. A questi andrebbero sommate le sterminate zone classificate "Interdette o Pericolose per la navigazione aerea e marittima", solo uno dei 4 tratti di mare annesso al poligono Salto di Quirra con i suoi 2.840.000 hm supera la superficie della Sardegna. Per semplificare arrotondiamo, con forte ribasso, a 3.000.000 hm di mare e terra. Risulta che il prezzo del servaggio militare si aggira su 0,083 centesimi di euro al mese ad ettaro. Se invece si considera solo la terra si arriva alla “vertiginosa” somma di € 7,14 mese-ettaro”. Indennizzi ridicoli e, per la massima parte, non ancora concessi. Ma c’è di più: a fronte della promessa da parte del Ministero della difesa di ottemperare alle leggi e di pagare i 12,7 milioni dovuti, il Presidente della Regione e i Sindaci, esultano. Ma non si avvedono truffa? Se solo si pensa che – come precisa Cao – l’indennizzo che danno alla Sardegna in 5 anni è quello che guadagna il Ministero della difesa in quattro giorni di affitto del poligono a soli tre clienti?

 

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 1-3-2012

 

 

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 12/06/2007
 

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Questo blog, bilingue ( in Sardo e in Italiano) a disposizione, in modo particolare, di tutti i Sardi - residenti o comunque nati in Sardegna - pubblicherà soprattutto articoli, interventi, saggi sui problemi dell'Identità, ad iniziare da quelli riguardanti la Lingua, la Storia, la Cultura sarda.

Ecco il primo saggio sull'Identità, pubblicato recentemente (in Sardegna, university press, antropologia, Editore CUEC/ISRE, Cagliari 2007) e su Lingua e cultura sarda nella storia e oggi (pubblicato nel volume Pro un'iscola prus sarda, Ed. CUEC, Cagliari 2004). Seguirà la versione in Italiano della Monografia su Gramsci (di prossima pubblicazione) mentre quella in lingua sarda è stata pubblicata dall'Alfa editrice di Quartu nel 2006 (a firma mia e di Matteo Porru).

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