Da zer0 a me

Canto di Libertà


Un aquilone:Servo d’un filo che glidona il volo
Seaside Play II di Mary Worcester NewellTu mi chiedi a chi appartengo, è una domanda preziosa che contiene un concetto fondamentale per me, fondamentale sì. Intanto sono convinto che non si possa vivere senza appartenere a qualcosa o qualcuno. Poi, oltre a questo, sono altrettanto persuaso che la libertà non sia vivere senza catene, ma scegliendo senza costrizioni l’alveo in cui fare scorrere il proprio fiume, assumendosi di conseguenza doveri e responsabilità, piantando quelle radici attraverso le quali arriva nutrimento fino ai fiori ed ai frutti.Io sono cosciente di avere espresso scelte di appartenenza, che non vivo come vincoli, ma sono il giogo leggero dell’espressione più personale di me e delle mie inclinazioni, cioè, in una sola indefinita parola: libertà.Riporto di seguito un racconto che ho già postato sul mio blog, un punto focale che mi ha illuminato, nato dalla penna soave di Rabindranath Tagore, dove, con lo stesso stupore di Agostino d’Ippona, incontro quotidianamente anche io un bambino che mi spiega il mistero del mare.Ero giovane e mi sentivo forte. Quella mattina di primavera uscii di casa e gridai: "Io sono a disposizione di chi mi vuole. Chi mi prende?". Mi lanciai sulla strada selciata. Sul suo cocchio, con la spada in mano e seguito da mille guerrieri, passava il Re. "Ti prendo io al mio servizio", disse fermando il corteo. "E in compenso ti metterò a parte della mia potenza". Ma io della sua potenza non sapevo che farmene. E lo lasciai andare. "Io sono a disposizione di tutti. Chi mi vuole?". Nel pomeriggio assolato, un vecchio pensieroso mi fermò, e disse: "Ti assumo io, per i miei affari. Ti compenserò a suon di rupie sonanti". E cominciò a snocciolarmi le sue monete d'oro.Ma io dei suoi quattrini non sapevo che farmene. Così mi voltai dall'altra parte. La sera arrivai nei pressi di un casolare. Si affacciò una graziosa fanciulla e mi disse: "Ti prendo io e ti compenserò col mio sorriso". Io rimasi perplesso. Quanto dura un sorriso? Frattanto quello si spense e la fanciulla dileguò nell'ombra. Passai la notte disteso sull'erba, e la mattina ero madido di rugiada. "Io sono a disposizione... Chi mi vuole?". Il sole scintillava già sulla sabbia, quando scorsi un bambino che, seduto sulla spiaggia, giocava con tre conchiglie. Al vedermi alzò la testa e sorrise, come se mi riconoscesse. "Ti prendo io", disse, "e in cambio non ti darò niente". Accettai il contratto e cominciai a giocare con lui. Alla gente che passava e chiedeva di me, rispondevo: "Non posso, sono impegnato". Finalmente da quel giorno mi sentii un uomo libero.