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Vacanza... O quasi

Post n°4 pubblicato il 30 Giugno 2010 da Runwig
 

Ho iniziato a scrivere su questo blog un po' per gioco un po' per caso; non avendo una motivazione precisa ne' il sacro furore dell'ideale che mi spingeva a farlo, mi sono detto che questa poteva essere l'occasione per parlare a me stesso e rapportarmi analiticamente con il mio essere; poi, se a qualcuno la cosa avesse mai potuto interessare tanto meglio, altrimenti amen. E' passato del tempo, non tantissimo, e devo dire che non ho cambiato idea ne' modificato il mio modo d'intendere tutto questo; qualcuno la chiamerebbe coerenza, altri testardaggine, altri semplicemente mancanza di coraggio nel mettersi in discussione. Avete tutti ragione e siete tutti nel giusto. Solo che questo è il mio blog e 'fanculo il mondo voglio fare a modo mio! Proprio ieri sera ho incontrato una persona molto gradevole con la quale ho discusso di alcuni aspetti del nostro carattere, che avevamo in comune e della necessità di assecondare la nostra natura di esseri intransigenti, appunto. Non è facile, non è per niente semplice collocarci in una società nella quale la voce fuori dal coro risulta, spesso, un elemento critico da eliminare o da far tacere a tutti i costi e non è facile nemmeno violentarsi fino ad impedirsi di essere se' stessi. Nella mia esistenza, peraltro non particolarmente ricca di colpi di scena ne' di roboanti avventure, il mio essere me stesso mi ha sempre causato più guai che successi; tuttavia non scambierei uno solo dei miei guai per un successo ottenuto in modo diverso da quelli che ho conseguito; non sono un santo ne' un martire; probabilmente sono solamente uno un po' stupido, con una visione romantica della vita e troppo ingenuo, a volte, da rasentare il coglione. Ma sono questo e non posso, e non voglio, cambiare. Coerenza, dicevo.

A volte, di fronte ad una sconfitta c'è chi ci dice di guardare il famoso bicchiere e decidere se è mezzo vuoto o mezzo pieno. Mi è accaduto varie volte. All'inizio ci sono cascato ed ho fatto davvero un'analisi del genere; poi però, sono giunto alla conclusione che quello che vedevo era solo un bicchiere con un po' d'acqua dentro e che fosse sufficiente o meno a dissetarmi poco importava. Era solo acqua in un bicchiere.

Come qualcuno di voi, saprà o immagina, mi piace l'Oriente e in particolare le culture asiatiche; ad esempio fin da bambino sono sempre stato affascinato dal mondo dei samurai; non so se avrei il coraggio di fare seppuku (quello che molti in Italia e non solo, traducono con harakiri) in seguito alla morte del mio Daimyo; di certo per me lealtà e onore sono due elementi importanti per la composizione della dignità di un essere umano. Tranquilli. Non sono un fanatico o un militarista convinto anzi, ma ritengo che questi due elementi, uniti ad altri come il rispetto della diglnità umana e la coerenza delle proprie azioni, abbiano il loro peso nei rapporti interpersonali e costituiscano parte di quella strana emozione che è l'empatia e che ci fa immediatamente trovare simpatico qualcuno pure se non lo conosciamo a fondo. Tutto questo discorso mi porta verso un tipo di cinematografia di cui senz'altro Akira Kurosawa è stato un pioniere ed esponente di spicco; egli era un cineasta straordinario che seppe coniugare effetto visivo e introspezione, rendendo un mondo e una cultura, così lontani dalla nostra, fruibile e apprezzabile al punto che gli stessi americani ne furono affascinati (celebre il remake western dei Sette samurai). Sono molti i films da da vedere di questo straordinario e longevo regista, mi limiterò a citarne, qui di seguito, un paio che rappresentano, per diversità e ambientazione, un modo come un altro per "entrare" in un mondo totalmente diverso dal nostro. Per comprenderne ulteriormente la totale diversità delle due culture, occidentale e orientale, vi riporto un'osservazione che ho letto da qualche parte ma non ricordo dove : In Giappone si rispetta e si onora la nobiltà di un fallimento sublimandone gli ideali. In Occidente il fallimento è solo una catastrofe irreversibile.

Il primo film che rivedrei volentieri è Kagemusha - L'ombra del guerriero ambientato nel Giappone feudale e quindi nel periodo di massimo splendore dell'epopea dei samurai. Ovviamente non rivelerò la trama. Se doveste avere difficoltà a reperirlo potrete virare tranquillamente su Ran il film che lo ha consacrato al mondo intero. L'altro titolo che mi sento di consigliare è L'angelo ubriaco. Sebbene non siano, specialmente l'ultimo, titoli che più facilmente si associano a Kurosawa, a mio personale giudizio sono tra quelli più interessanti; ad essi si dovrebbe aggiungere Rashomon ma avevo detto solo due titoli e sono già arrivato al doppio... Non volendo dilungarmi oltre, mi imito ad aggiungere che Kurosawa rappresenta, per me, uno dei più alti livelli di sintesi tra letteratura e cinema; egli, infatti, era molto affascinato da Shakespeare al punto da ispirarsi a lui per diversi soggetti dei suoi films ma si dimostrò anche molto sensibile a tematiche sociali (Una meravigliosa domenica - bellissimo) e politiche (Non rimpiango la mia giovinezza - emblematico direi) tenendo comunque in alta considerazione poeti e letterati della sua terra da cui trasse ampia ispirazione.Forse potrò apparirvi un po' troppo "di parte" ma che ci volete fare... In fondo è il mio blog !

Vista l'estate ormai incombente e volendo rimanere in Giappone, vi consiglierei inoltre due letture "alternative" da gustarvi sotto l'ombrellone : Ninjia un romanzo di Eric van Lustbader (oggi noto soprattutto per la saga di Jason Bourne) è il thriller dell'autore che più ha influenzato la mia produzione letteraria per il suo modo di scrivere (peraltro sconosciuta al pubblico in quanto non ho mai pubblicato nulla) e  Impronte degli Dei di Graham Hancock il quale, a dispetto del titolo, è in realtà un libro che tratta delle origini dell'uomo e della possibilità che la Terra fosse abitata da uomini di una civiltà pari, se non superiore, alla nostra ben prima di quanto dica la storia ufficiale. Che altro dirvi... Buona lettura e buona visione e come sempre : a voi la scelta

 
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