Creato da exit83 il 25/09/2007

180chiliDgrasso

Storia di tre giovani in cerca di se stessi.

 

 

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Post n°4 pubblicato il 25 Settembre 2007 da exit83

 

06.Occhi





Gli occhi verdi come il mare si soffermano sulla foto che troneggia sul sofà.

È il ritratto dei suoi genitori.

La madre ha un abito estivo fiorato e il padre l’abbraccia sorridendo.

Marco decide di salire le rampe di scale che lo separano dal baule seppellito in soffitta, lo apre e tira fuori l’abito della madre e la clessidra.

Scende rapidamente in casa e si chiude in camera sua.

Indossa l’abito e si contempla allo specchio.

Osserva con attenzione la sabbia dorata che mostra lo scorrere del tempo.



Volteggia nell’abito pavoneggiandosi.


Recitando una poesia crepuscolare.

 

Volteggia come se fosse nato per danzare.

 

07.Il ritratto





Gli anni che dalla fanciullezza hanno condotto Tancredi all’adolescenza sono stati anonimi, trascorsi con l’alternarsi dei ricoveri ospedalieri della madre, l’esplosione dell’incommensurabile passione per la moda, per la pittura e il profondo studio di se stesso.

Perduto nell’analisi della verità deciso a dimostrare a chiunque che per fare Arte non occorre ricercare la perfezione s’iscrive all’Istituto d’Arte indirizzo moda nonostante avesse sviluppato un’avversione verso ogni genere di scelta materna.

Gli studi procedono senza scosse in una classe di ragazze.

I professori cominciano a far opera di persuasione per farlo desistere dai progetti a loro dire poco consoni ad un ragazzo.

Tancredi resiste e anzi diventa un vero e proprio personaggio.

Veste stravagante, compie gesti epici come battibeccare con il prof più severo della scuola, si ritrova quasi sempre in presidenza, beccandosi sette in condotta.

Viene eletto rappresentante di Istituto e diviene il beniamino di tutti, quando non gli va di studiare s’inventa motivazioni pretestuose per autogestioni o scioperi senza senso.

I bidelli lo trovano simpatico e lo aiutano ad evadere dalle lezioni anticipatamente. I prof più anziani sedotti dai suoi modi si lasciano ingannare, quando mollano i registri incustoditi trovano i voti maggiorati o visibilmente manomessi.

Nessuno riesce a prendersela con lui, basta un sorriso per farsi perdonare tutto.

Essendo l’unico ragazzo della classe è il solo al quale è permesso festeggiare i compleanni ed è così che è riuscito ad organizzare ben tre volte in una settimana il diciottesimo compleanno in modo da evitare noiosissime ore di interrogazione.

La compagna di banco, Nina, è la complice di ogni suo inganno e tra loro c’è un legame particolarissimo.

È con lei che ha avuto il primo rapporto sessuale ,insoddisfacente in realtà , anche se ne fu talmente contento che le fece un ritratto.



Il primo ritratto.




08.Gioielli





Marco trascorre la sua infanzia giocando con le bambine del palazzo.

Le due amichette preferite sono Serena e Giovanna, con le quali si diverte a travestirsi da bambina, indossando i gioielli delle mamme.

Coltiva il sogno di iscriversi con loro al corso di danza classica ma non lo esprime, i rapporti col padre sono sterili e la nonna non potrebbe mai assecondare tale inclinazione.

Inizia così a reprimere una parte di sé mettendo in evidenza le sue doti manuali.

Costruisce giochi col legno, si dà all’equitazione, vince delle gare e comincia a notare le ragazzine.

Riscuote successo tra quelle più grandi per la sua simpatia e l’innata timidezza.

Sperimenta il primo bacio vero a quattordici anni, rubato a una ragazzina partecipando al gioco della bottiglia.



Piacevole e bagnato.



La sera, in solitudine, qualche volta prova ad indossare ancora l’abito fiorato e sorride pensando che forse potrebbe adattargli i gioielli ereditati dalla nonna.

 

09.Vacanze





A tredici anni ho avuto la prima mestruazione.

Ero in vacanza, al paese, i miei genitori stavano coi parenti in campagna e i miei fratelli erano rimasti in città.

Io sono la più piccola e per questa ragione dovevo ubbidire a tutti quanti.



Per rispetto.



Nessuno mi ha spiegato cosa fosse il ciclo mestruale né che significa “diventare signorina”.

Un pomeriggio mentre giocavo con gli altri carusi, maschi e femmine, sento un liquido scivolarmi tra le gambe.

Caldo e un po’ denso.


Mi viene da andare in bagno” dico ad Alessia e salgo in casa.

Abbasso le mutandine e mi spavento.

Sangue.

Rivoli di sangue.

Grido come se mi stessero scannando e accorre mia madre che nel frattempo è rientrata dalla gita in campagna.


Nenti è, si signorina, stai carma” mi dice infilandomi brutalmente uno straccio plasticato che poi avrei scoperto fosse un assorbente.


Chi sugnu?” balbetto senza smettere di singhiozzare.


Matri mia, chi si babba! Si signorina, si granni ora, poi fari i carusi puru tu!”spiega infastidita , guardandomi come se fossi realmente stupida visto che non capisco perfettamente il significato di ogni parola.


Nunzia!! Nunzia veni cà, chiama a Ciro so figghia addivintò signorina! “ grida rivolgendosi a mia zia


Si certo perché non dirlo a tutto il paese” penso io e difatti non passa neppure un giorno che tutti mi fanno gli auguri perché “ormai sei grande”.

Non mi sentivo affatto diversa da prima ma visto le reazioni capivo che era saggio fingere di aver compreso a fondo quel che comportava “essere grande “.

Il 2 luglio si festeggia la Madonna ed ogni anno c’è il festino al paese.

I ragazzini armati dei ceri vanno dietro la processione , guardando le donne che hanno fatto la promessa e i pochi uomini col vestito buono.

Noi siamo più fortunati degli altri perché zia Caterina ha la casa proprio sul corso principale e possiamo vedere tutta la processione comodamente seduti.

Io e il mio gruppetto di amici abbiamo il permesso per stare fuori fino a mezzanotte perché tanto in paese non c’è pericolo.

Andiamo casa per casa dove sono allestiti gli altari della Madonna con le stole più belle e colorate.

 

Tra i picciotti più grandi ci sta pure Luigi che è detto Manuzza perché combina sempre guai e mette le mani dove non dovrebbe.

Col vestito buono faccio la mia buona figura e si vede che sono cresciuta perché gli adulti lo dicono a mio padre.

Luigi mi si avvicina e un po’ mi batte il cuore.

Soltanto che per fare lo sbruffone soffia sul cero e mi sporca la maglia.

Mio padre che s’accorge dell’accaduto lo afferra dal bavero della camicia e gliene dice di tutti i colori.

Svanisce con questa sfuriata il mio sogno di parlare con Luigi che va via ammaccato e deluso.

Di ritorno in città capisco cosa intende mia madre quando dice che sono grande difatti mi vieta di uscire sul viale ,a questa catastrofe s’aggiunge la decisione di trasferirci in provincia.

Lasciamo il Borgo.

 

10.Il dubbio


Dopo quella prima volta con Nina ,Tancredi non ha l’esigenza di sperimentare in tal senso.

Ha sentito dire che non sempre la prima volta, anche per un uomo, sia l’idillio che s’immagina ma non credeva fosse così deludente.

Un pomeriggio è invitato dai suoi zii a Capaci e con suo cugino Stefano va in giro col motorino.

Lui sta dietro e suo cugino impenna , sgomma, per dimostrare quanto è bravo.

Decidono di andare a fare il bagno al mare e si denudano nella spiaggia deserta.

Si gettano in acqua che dapprima è gelida , dopo poche bracciate sono in mare aperto. I

l cugino d’impeto scherzosamente lo spinge con i piedi e Tancredi ricambia cercando di tirarlo sott’acqua.

Tornano ricorrendosi tra i flutti a lunghe bracciate verso la riva.

Stefano lo abbraccia ridendo e Tancredi ha una reazione inattesa.

Il suo pene s’innalza come fosse una bandiera.

Stefano finge di non farci caso e gli propone di spararsi una sega come fanno spesso gli uomini nel gruppo.

Vanno in un angolo, ognuno per sé.

Tancredi si sente in imbarazzo mentre Stefano non mostra turbamento.

Si rivestono velocemente e non si ride più.

Stefano dice di aver appuntamento con la sua ragazza e Tancredi decide di rimanere solo in riva al mare.

Il dubbio può assumere varie forme ed è come una gola oscura dalla quale lasciarsi risucchiare per poi rivedere la luce.














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