Creato da exit83 il 25/09/2007

180chiliDgrasso

Storia di tre giovani in cerca di se stessi.

 

 

22,23,24,25,26

Post n°7 pubblicato il 25 Settembre 2007 da exit83

 

22.Cr-Omo


Marco si reca in palestra.

S'intrufola tra le gambe dei palestrati pieni di anfetamine e ragazzine sbavanti in adorazione da testosterone.

Guarda in giro in cerca del tipo che ha ribattezzato “il ragazzo dalla canottiera blu” perché il più delle volte lo ha visto entrare in palestra con indosso polo o canottiere azzurre o blu.

Lo nota quasi subito.

É all'angolo a destra , gli dà le spalle compiendo gli esercizi per modellare gli addominali.

Il sedere sodo e ben fatto. Il ragazzo si volta e Marco arrossisce.

Trascina le gambe verso gli attrezzi per lavorare sui bicipiti.

Pensa tra sé che dovrebbe andare in palestra per dieci anni prima di avere un fisico scolpito come gli altri ragazzi. All'ora fissata tutti si dirigono sudati e pompatissimi alle docce.

Marco si sveste nel mucchio e cerca di non guardarsi intorno.

Il suo sguardo vaga e si sofferma sui corpi che gli stanno accanto.

Finge noncuranza, indifferenza ma il cuore gli morde il petto d'impeto.

Il suo pene sobbalza e si dà mentalmente del malato e dello sciocco. Attende che tutti se ne siano andati, voltandosi verso la parete.

Quando tutto tace ,nel silenzio irreale, si spara una sega.

Immagina che il ragazzo dalla maglia blu si avvicini al suo corpo, lo cinga dai fianchi e gli si strofini contro. Cazzo contro cazzo. Ad erezione continua geme,supplicando il cuore di quietarsi.

Si riveste.

 

                        23.Incastri 00.


Incastri.


Io e Marco , tessere dello stesso mosaico.

L'imperfetta corrispondenza di due mani giunte. In preghiera.

Sospesi , incerti e maldestri. Adolescenti deliranti.

Schizofrenici.


Uniti inconsapevolmente.


Elaboriamo agguati amandoci in segreto.

Io e Marco, seguaci della stessa setta.

Io e Marco, pagliacci dello stesso circo.

Io e Marco, unica vita.


 

                   24.La notte di Piz


Il ragazzo s'avvicina a Piz e con la banalissima scusa del “mi fai accendere” lo abborda .

Al trentacinquesimo secondo già Piz armeggia con la patta dei pantaloni e subito dopo il tipo lo carica in auto. Direzione Monte Pellegrino.

Il boy dopo aver slinguato Piz per quindici minuti, gli umetta l'ano con vasellina e lo penetra senza esitazioni.

Piz prova dolore e piacere , sente gonfiare il ventre come un palloncino.

Desidera ancorare il proprio corpo a quello del compagno.

Desidera che lui lo prenda ancora.

Per una sera.

 

25.Scuola



Accendo la luce sono le otto e trenta,in fretta tento di raccattare i vestiti che ho gettato in terra la sera precedente e con impazienza aspetto che mia nonna smetta di guardarsi allo specchio.

Finalmente dopo aver bevuto il tè velocemente ed aver fatto il bidet corro come una forsennata verso la scuola imbrattata di patatine fritte ,caffè e disegni osceni.

Entro scapigliata come al solito con la faccia da mummietta-incancrenita,dicono i maligni ma loro,i maligni,hanno una faccia da BAULI in calore(avete presente quei panettoni farciti con il topicida?).

Con il ghigno da assatanato il mio compagno Tano all’ultimo banco sfoglia con massima attenzione un giornaletto porno,il suo compagno di banco Stefania esprime gli stessi concetti con mimica eccezionale.

Tina N.cerca di spiegare ad Elena per la terza volta cosa vuol dire emorroidi e le spiega che non sono una vena del cuore.

Elena dopo la settima spiegazione capisce e si dedica alla rivista AVON che è il commercio più proficuo in classe,se la passano come un breviario e Melina prende per il culo tutte,tangentando (cioè facendo pagare più del dovuto)alle spalle di Laki La Pornostar.

Le mucche (le compagne che abitano in paesi in cui l'economia si basa sull'allevamento di bovini)fanno sciopero per poca produzione di latticini quindi non vengono a scuola e Ginevra sta a casa da un mese perché ha l’influenza,tutte palle,è incinta!Gero e Bela stanno in disparte ma non pomiciano in quanto Bela vuole rimanere casta fino al matrimonio.

La Journaliste ed io ci siamo appallate tutta la mattina ed abbiamo trascorso il tempo rubando i diari ai nostri zozzi-compagni(poiché dita nel naso,scorregge ascellari ed anali,eruzioni di merda ed erutti,riempiono le ore,cinque,di scuola).


Per fortuna le lezioni sono colate via come olio,senza lasciare tracce di unto.


Siamo usciti con altri settecento studenti accaldati,insudiciati,con parecchie macchie sui jeans(di tutti i generi ..bruciature di sigarette,penna a biro,sangue mestruale,sperma)e sulla scala stavo quasi per fare un volo da Fiona May perché un coglione di 2° A mi ha tamponato con furia e sputando per terra mi guarda con occhio da triglia dopo che gli ho mollato un 325 sul bel viso bianco,i suoi occhi hanno fatto TIC-TOC forse era la mascella.

Arrivo con fare nervoso nei pressi del posteggio per motori, facendo un evidente sforzo per non buttare giù una bestemmia quando mi accorgo che quei figli di puttana mi hanno impasticcato il motorino mettendogli lo zucchero nella benzina ed in più mi hanno rubato candela,luci,clacson e ruote.

Torno a casa dopo aver percorso 100m a piedi,senza piedi, con la lingua ingellata tra i capelli ed il feto insopportabile del panino col gorgonzola che mia madre mi ha impaccato senza che me ne accorgessi. La gente mi osserva schifiata perché probabilmente somiglio a Pippi-Calze-Lunghe con la coda da puzzola metropolitana,continuo il mio cammino,giungo davanti al portone del condominio in cui abito e con il mio binocolo d’avvistamento vedo che la iena Carolina chiamata da tutti Miss Eleganza sta precipitandosi come un falco,su me,la preda;generalmente chiusa in ascensore con lei si rischia l’asfissia da Versagge Parfum ma con la mia fortuita arma segreta avrò la mia vendetta,sguaino il panino e lo addento senza per altro smettere di sorridere e con falsa drammaticità penso:”Oddio,questa mi crepa in ascensore”.Dovremo chiamare l’OTIS?

 

26.Tancredi a Rimini



Il viaggio di-(i)struzione di Piz.


Parte alle nove del mattino col treno in piena primavera tendente al caldo bestia.

Come una Principessa s'accomoda nel vagone di prima classe che ovviamente non era destinato a lui e accavalla le gambe.

Un signore distinto gli chiede di cedergli il posto visto che l'ha prenotato e soprattutto pagato.

Piz molla il sedile e raggiunge le prof e le compagne di scuola nel vagone a loro assegnato.

Ne rimane sdegnato finché annoiato comincia a passeggiare come se fosse su una passerella. L'uomo delle bibite gli vorrebbe vendere birra e co ma lui non se lo fila.

La Prof d'Italiano col tubino nero costellato di palline multicolor pare molto albero di Natale e s'attacca al prof di Ed.Fisica che non glielo vuole dare neanche morto.

Antonella gli fa notare che ci stanno classi aggregate di altri Istituti dove abbondano ragazzi super e lui se li guarda tutti stilando una personalissima classifica.

Etichetta tutti in tre categorie: fattibili, fattibili solo in caso di calamità naturale, fattibili neppure sotto tortura.

Quelli fattibili hanno le sottoclassi: “scopami qui ed ora” e “scopami e svegliati dal tuo torpore”.


I fattibili solo in caso di calamità naturale invece devono essere selezionati attraverso un test a sbocco multiplo e avere misure a norma di legge.


Se sono brutti soltanto di viso allora a parte il classico cuscino o l'escamotage di spegnere la luce proprio un attimo prima di batuffolare senza sosta, ci sta il metodo dell'ops m'è cascato il portafoglio o il sapone e si dà il via all'ingroppo.


I fattibili neppure sotto tortura sono proprio quelli che rispondono ai test scrivendo Stato civile: Palermo (invece che celibe).


Dopo tantissime ore in cui Piz ha dormito, limato le unghia, sistemato i capelli, rifatto il trucco, disegnato modelli chic e ascoltato Madonna finalmente giungono a Rimini.


Un gruppetto di ragazze fanno parte del coro della scuola e il professore di Musica in ogni Chiesa le costringe ad intonare una melodia e Tancredi ne approfitta per svignarsela con le altre , farsi un giro in centro , stuzzicare la curiosità dei passanti con i suoi bozzetti.

Giunti in hotel scelgono le stanze e partono le feste. Canne dappertutto, comprate in ogni dove, bottegucce rapinate di alcool e patatine, ragazzi che tentano di scavalcare balconi per raggiungere le stanze delle ragazze. Piz apre la valigia e tutte le compagne rimangono sbigottite dall'intera collezione di intimo firmatissimo.

Spiega che per conquistare un uomo occorre la regola delle cinque G:

profumo giusto, intimo giusto, posto giusto, momento giusto e soprattutto toccare e leccare nel punto giusto.

Proprio mentre si preparano sentono bussare alla finestra, è un ragazzo di V E che cerca asilo politico in stanza dato che è inseguito dai professori.

Lo fanno entrare e lo nascondono in bagno.

Un professore sbuca anche lui sul terrazzino e intima di consegnargli il disertore ma nessuno fiata omertoso.

Tancredi ne approfitta per sgattaiolare in bagno e provarci col mal-venente.



















 
 
 

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Post n°6 pubblicato il 25 Settembre 2007 da exit83

 

16. Identità




La prof Mangiauva durante la ricreazione prende da parte Antonella,la compagna di banco di Tancredi.


Andonella, volevo chiederti..ma non so come dirlo”


Professoressa mi dica, ho sbagliato il compito?”


Andonella, no, riguarda Piz!”


Prof che mi deve chiedere su Piz”


Andonella, ma tu lo sai se Piz è ghè??”

Ehm, prof, cosa?”


Andonella, mi sono spiegata bene, insomma è ghè?”


Prof che vuole dire”


Andonella, ghè.. ghè.. omoscessuale !”


AHhhhhhhhhhhhhh, prof non lo so!!””


Ma come Andonè, tu e lui che siete piccipipoccipi non lo sai?”


Prof, non lo so Piz non mi ha detto nulla e comunque sono affari suoi”


Appena ricomincia la lezione Antonella approfitta per raccontare l’episodio a Tancredi.


Madre quantu è curiusa sta fimmina tinta”


Piz, tu che vuoi fare? Lo vuoi dire?”


Cagia, non ne sono ancora sicuro io figurati se posso dirlo a destra e manca”


Hai ragione ma Vanessa la stai vedendo?”


Si, è da un mesetto che ci vediamo”


Sta ancora con Daniela?”


Si ma il problema è che ormai tutto il quartiere sa che stanno insieme e mia zia sospetta pure di me.

Meglio che non ci facciamo vedere in giro per un po’ “


Ok Piz stai attento”



18.

17. 25 aprile





Si ritrovano tutti al villino di Cristiano e si monta la postazione per Simo che poi metterà la musica. I maschi si occupano della carne da fare alla brace e le ragazze della pasta.

Marco si apparta con Cristina per sbaciucchiarsi in pace.

Le sue mani tremano sul corpo di lei che si fa provocante.

Lo invita a toccarla tra le gambe e lui guida le mani di lei verso la sua erezione.

Si toccano semplicemente e Cristina lo sprona a denudarsi.

Si spogliano sommariamente e Marco penetra dentro di lei senza grossi preliminari.

La cavalca guardandola poco e si tira fuori appena in tempo.

La sua erezione è meno intensa della prima ed il seme sporca i jeans di lei.

Rivestendosi velocemente si dirigono verso il bagno per tamponare la macchia che pare allargarsi come olio.




18.Hertz




Ricordo con affetto il primo bacio.

Il sapore era di menta, le carezze sembravano vento.

Giacomo è stato il mio primo ragazzo. Biondo, occhi verdi, alto, più grande di me di due anni. Siamo stati insieme tra alti e bassi quasi due anni. Mai siamo andati oltre le tenerezze, mai ha abusato della mia ingenuità, mai una parola di troppo.

Un ragazzo d’oro.

Era il mese di maggio quando mi disse che doveva partire, andava a lavorare in continente. Storia finita.

Morto un papa se ne fa un altro. Ne sono succeduti altri ma nessuno ha preso il suo posto. L’amore è una giostra, tra alti e bassi,che mostra scrigni che contengono sorprese, desideri , segreti a noi sconosciuti.

 

19.Estremi




Sulle note di Raso di Mina ,Vanessa apre la porta a Piz come d’abitudine.


Ciao Piz, allora come è andata con Daniele?”


Come deve andare, sugnu sfuttunatu, ci siamo visti, abbiamo fatto un giro e poi parlucchiato ma niente di chè “


Non gli interessi?”


Mha, discorsi vaghi, si vuole divertire, non è da tanto che lo ha capito e insomma le solite cose. Ma la Pupa? “


Ci siamo lasciate, litigi furiosi. Quella stronza mi ha cornificato e l’ho buttata fuori.”


Madre, Vanè, non potete sempre fare così”


Piz e tu non sai nienti. Idda mi pigghiò i manu e l’ammuttaiu , cariu in tierra e si spaccò u vrazzu, ci misiru u gessu.


Madre.. selvagge, e ora come sta? È in ospedale?”


No è da so matri, mi minacciò dice che vuole i mobili”


Che casino, cerca di parlarle ..dopo tutti sti anni non è cosa che vi trattate così”


Stasera me ne vado all’Exit non esiste che sto allutto”


E che è sto Exit?”


U lucali pi froci no?”


Non lo sapevo”


Vieni pure tu? Ci troviamo alla macchina alle undici”


Va bene, speriamo che mia madre non rompe”


 

20.Galere



La vita ci riserva attimi inattesi,gioie inaspettate, stranezze.

Un pomeriggio Marco si reca al chiosco e incontra Silvia che è insieme ad altri ragazzi e ragazze.


Marco ti presento due amiche , Claudia e Samuela”


Piacere “


Samuela e Marco si guardano di sbieco trovandosi reciprocamente spocchiosi e antipatici.

Claudia sorride mostrando i denti da coniglio.

La tensione si smorza.

Si chiacchiera del più e del meno.

Ci si mette d’accordo per rivedersi tutti la sera. Stesso posto. Galere.


Baci e abbracci. Via.

 

21.Normix


Incontro Marco un pomeriggio al chiosco, ci presenta Silvia una morettina tutta pepe.

Lo guardo,lo giudico insipido e stralunato, e dall’espressione del suo viso sembra abbia la stessa impressione di me.

Parliamo per non dichiararci ostili e ci studiamo ancora.

Rido alle sue battute notando che ha occhi verdi da gatto.

Ciò che stona sono i capelli, che autoironico definisce due leccate di mucca, con la riga in mezzo tipo sfigato.

È carino ma non glielo dico. Silvia se lo mangia con gli occhi e Claudia parla della solita sua fissazione Miriana.

Allorché attendiamo Benedetto con Max , Stefania, Noemi, Umby e l’altra Silvy.

Vicino al baretto ci sta Simone e Carlo il punkettone, sui gradini dietro il Comune i ragazzi si canniano da mattina a sera, più in là i più grandi con l’auto ci guardano con compassione e se la tirano a morire.

Spettegoliamo sulle ultime coppie e Falgarini con i suoi fondi di bottiglia ci fa ridere,Ugo ci informa che ci sarà il torneo di pallavolo, che bisogna fare le squadre.

Ci diamo appuntamento per la sera. Stesso posto. Galere.


Baci ed abbracci. Via.

 

22. Exit 00






Tancredi esce di casa molto Pantera Rosa, cammina con passo felpato, capelli irti, maglietta fashion, jeans stretti,stivali.

S’appoggia all’auto di Vane. L’attesa dura poco, Vane in jeans e maglietta gli sorride , entrano in

auto.

Piz, ti vedo strano che sei nervoso?”

Pupa, un po’ sì , comunque è un posto nuovo”

Stai tranquillo perché non è nulla di particolare”spiega mentre mette in moto e parte sgommando.

Percorrono via Roma, svoltano a sinistra in via Cavour e quasi nascosto da piante e alberi. L’Exit.

Mucchietti di uomini di varia età parlano tra loro.

Maschi dal fisico palestrato, checche insignificanti, ballerine tutte paillette, travesta siliconate o con le tette made in cotton, ragazzi normalissimi che si guardano intorno un po’ spaesati. Sotto i tendoni che fanno da tetto per coprire i tavolini in metallo stanno seduti decine e decine tra uomini e donne,sorseggiano drink , ridono di cuore. Vane saluta tutti,sembra conoscere chiunque e s’avvicina al gruppetto delle lelle , anche loro con caratteristiche diverse: uomini mancati, donne mascoline, ragazze femminili , rasate,capello corto,capello lungo, scollatura,felpona coprente, grasse,magre,alte e basse,camioniste e non.

Piz sente necessità di bere qualcosa e s’accosta al bancone.

I barman sono due e lavorano veloci. “Quanto sono boni”pensa tra sé e li include tra i ragazzi fattibili ma etero.

Raggiunge Vane ed esclama:” Minchia quanto sono boni sti baristi”

Se vuoi te li presento” s’intromette nella discussione la cameriera.

quelli mi fanculizzano all’istante e poi si vede che son etero”dice lui.

Ma che etero! Luca è single e l’altro credo abbia una storia”

Piz pensa tra sé che schifiu di gay radar abbia visto che non ne azzecca una.

Vane con le altre ne ridono.

Piz nota un ragazzo che lo fissa.












 
 
 

11,12,13,14,15

Post n°5 pubblicato il 25 Settembre 2007 da exit83

 

11.Lo sfratto



Tuo padre parte” dice la zia Angela a Marco.

Non sembra turbato e fa spallucce.


Guarda che starà via per parecchi mesi va a lavorare in Svizzera dai cugini”

Il ragazzo continua a non mostrare interesse per la notizia e a seguire il filo dei suoi pensieri.


Scendo in cortile, vado a studiare da Marta e non so quando torno” s’affretta a dire,senza rivolgerle neppure uno sguardo.

Giunto a casa di Marta ,in groppa alla vecchia vespa del padre, la trova in lacrime e scossa da fremiti incontrollabili.


Che ti è successo?” chiede alla ragazza.


Ci hanno sfrattati”


Ma la vostra casa non se l’è comprata col mutuo tuo padre?”


Sì infatti ci ha sfrattati mio padre”


Chi?!”


Mio padre ha sfrattato me e Birba”


Che avete combinato stavolta?”


Ti ricordi che ho insegnato a Birba a cacciare le farfalle? Ecco, si è mangiata la collezione di mio padre! Ed io per difenderla mi son presa un ceffone, sono uscita di casa sbattendo la porta incazzata per sbollire la rabbia ma lui non ci vuole aprire. Ci hanno sfrattati!!! “conclude ricominciando a piangere.


Marta non dire minchiate, ora ci parlo io con tuo padre”


Sì così mi manda al riformatorio”


Oh bella, veditela tu ciao”


Inforca la vespa e riparte pensando tra sé che chi vuol fare bene fa male.

 

12.In Provincia





Il giorno della partenza è apocalittico, tutti siamo agitati ed emozionati.

Mia madre col brutto vizio di non buttare mai nulla ha riempito bauli su bauli di carte,cartine,cartelle persino i calzini bucati all’alluce.

I maschi di casa fumano incessantemente sigarette gridando che non trovano mai nulla, che noi dobbiamo smetterla di toccare la loro roba e non la finiscono più con gli insulti allorché mia madre prende la scopa e comincia a inseguirli per tutta casa.

Mio padre minaccia tutti con lo sguardo torvo e si limita a bestemmiare i santi.


Vi spicciate porcodio!” mastica tabacco e odio.


Io me la faccio sotto quando lo vedo imbestialito e me la squaglio presto con la scusa di dover assolutamente salutare Francesca per l’ultima volta.

Me la trovo davanti come se fosse sbucata dal nulla e sembra un’estranea.

Il mio corpo si rifiuta di abbracciarla, come se quel gesto potesse legittimare la distanza tra noi.


Lei sorride e sdrammatizza:” tanto sono 40chilometri, mio padre dice che vi verremo a trovare”


Io lo so che non sarà così ma preferisco il silenzio.

S’accorge della mia rigidità mista a freddezza e mi abbraccia per pochi attimi fuggendo poi via lasciando nell’aria il suo profumo di latte e mandorle.


Samuela porcodio dove minchia sei? Ni stamu iennu e ti lassu cà” urla tra uno sputo e una bestemmia.


A capo chino, ad occhi bassi, ubbidisco e salgo sul camioncino.

 

Direzione Provincia.

 

13. Involucro




Tancredi per molti mesi ripensò all’episodio di Capaci ma senza realizzare cosa fosse accaduto. Etichettò il tutto come curiosità.


Un giorno,scendendo precipitosamente le scale,finisce addosso a una ragazza.


Ehi,cerca di fare attenzione” sibila lei.


Madre! Scusa non ti ho vista”


Lei lo squadra dalla testa ai piedi e si presenta :” Sono Vanessa,piacere”


Piacere Tancredi, non ti avevo mai vista prima, abiti da queste parti?”


Abito qui, in questo palazzo”


Davvero? Siamo vicini di casa allora, io abito al terzo.”


Allora ci si vede, quando vuoi vienimi a trovare, ci prendiamo un caffè”

Ok ci aggiorniamo, ti lascio il mio numero.”


Come ti memorizzo sulla rubrica?”


Tancredi ci riflette un po’ e dice:” scrivi Piz!”


Ok, a presto Piz “


 

14.Sfere




La vespa è posteggiata al chiosco.


Marco parla con la comitiva per organizzare la scampagnata del 25 aprile.


La facciamo da Cristiano?”


Sì ma dobbiamo mettere i soldi”


Facciamo la spesa e poi dividiamo”


L’erba chi ce l’ha?”


La porta Vincenzo”


E da bere?”


Birra e vodka”

Ok, picciò, però non facciamo i bambini”


Giovanni l’ha trovata la cassetta delle gemelle?”


Minchia, sì, dice che sono porche e vale la pena vederla”


Oh però alle ragazze non lo diciamo che poi lo dicono in giro e siamo fregati”


Ce la vediamo noi di sgarrubbo”


Vediamoci alle cinque per la spesa alla Conad”


Vabbuò, ciao”


Mentre torna a casa Marco pensa ad Elisa la sorella delle famose gemelle.

Da quando le sorelle hanno girato il filmino porno pagato bene e sono state coinvolte in retate in fistini di sesso e droga organizzate in ville di famiglie rispettabilissime Elisa si è chiusa in casa e gli assistenti sociali hanno disposto che sia allontanata ed accolta in un centro adatto.

Tra Marco ed Elisa c’è stata una storiella durata poche settimane ma che ha lasciato in lui una tenerezza che lo induce a proteggerla.

Tiene ancora in una scatola le quattro sfere donate da Elisa con i simboli degli elementi(acqua,fuoco,terra ed aria) spiegandogli che in ogni essere umano risiedono questi elementi e che si esplicano in vari momenti dell’esistenza.

 

15.Orelox





Quando mio padre parlava della Provincia immaginavo fosse un luogo bellissimo, pieno di verde, privo dello stress che persevera nelle città.

Mi sbagliavo,la differenza tra la città e la provincia è che quest’ultima è come un grande quartiere subordinato alla città.

Le case sono uguali alle altre case, i negozi allestiscono le vetrine al medesimo modo, le strade sono caotiche, le sirene delle ambulanze sono le stesse.

Il sole e la luna si alternano come sempre.

Cammino sotto lo stesso cielo.

Il primo giorno nella nuova scuola è stato traumatico, i ragazzini tutti fighettini stramarcati, le ragazze snob e piene di sé non parlano d’altro che di tacco e trucco.

Focalizzo quasi subito il leader tra i ragazzi e quella tra le ragazze.

Lui si chiama Roberto e oltre a possedere la classica bellezza nordica che da noi non è usuale sembra esser uscito da un collegio per quanto è educato e sappia usare la dialettica come una lama.

Lei,Siria,invece pare uscita da una rivista di moda per teenager, unghia smaltate, capelli curatissimi, guarda tutti dall’alto della sua nobiltà.

Complessivamente siamo una ventina e non occorre un esperto per intuire che la competizione non è più relativa alla forza fisica ma alle capacità scolastiche vere o presunte.

Roberto si accattiva le simpatie degli insegnanti rigirandoli con la semplicità con cui formula periodi e concetti corretti, Siria farcisce ogni frase con avverbi forbiti per conferirsi un tono degno del suo casato, gli altri si arrabattano vivendo di riflesso, sfruttando la luce che i due astri emanano e cercando di usufruire dei loro favori, compiti in classe passati, appunti condivisi e intere interrogazioni suggerite.

L’ultimo anno di medie è quello della riscossa.

Mi sono ambientata bene sia nel gruppo del quartiere che in quello di scuola.

Ne combiniamo delle belle come disegnare murales sulle mura del palazzo, andare in motorino in due rigorosamente senza casco altrimenti ne va della reputazione, si fanno le partite tra noi miste femmine e maschi, i giri in bici e spedizioni punitive per chi viene nel quartiere a fare il gradasso.

Con Claudia ci si organizza e si va col suo motorino al chiosco, lei è fissata con Miriana Trevisan di Non è la Rai, ne ha una venerazione tanto che cerca il suo numero chiamando il 12 convinta che lei sia di Napoli e che abiti a Roma.

Le danno tutti i numeri dei Trevisan esistenti e li chiama tutti.

La madre ci scopre e le dà il castigo. La pena varia dall’ingurgitare uova crude per sconfiggere a suo dire la magrezza della figlia e non uscire da casa per settimane.

Claudia è un osso duro, quando si scontra con la madre sembra un kamikaze ed il campo di battaglia è la cucina.

Spesso scambia le pillole anticoncezionali della madre con le pastiglie per il mal di testa.

Una volta s’è presa uno spavento perché ci si era convinti che la madre,Mariella, fosse incinta e avesse abortito.

Non era vero.

Claudia desidera un gatto e il padre le ha regalato i criceti.

Io voglio il cane e mio padre ha messo la proposta ai voti.

Tutti i componenti della famiglia potevano democraticamente esprimere la propria opinione.

Mio padre ,da qualche anno, ha scoperto la civiltà. Parità. Non se ne fa niente.

Nervosa e delusa decido di scappare di casa, la prima vera fuga.

 

Scendo alla cabina telefonica del quartiere e chiamo. Risponde mia madre.


Pronto?”


Sono io, passami a papà”


Perché chiami invece di citofonare?”


Sono scappata di casa e ormai sono lontana. “


Ti passo a tuo padre,và.”


Dove minchia sei?” esordisce lui


Non ha importanza, voglio il cane”


Torna a casa e ne parliamo”


No, o tu mi prendi il cane o non vengo”


Te lo prendo ora torna che dobbiamo mangiare”


Giunta a casa preparo il contratto (mio padre mi ha insegnato che solo due cose si devono sempre in ogni caso rispettare) : la parola data e i contratti.

Il contratto prevede due doni: il cane per il compleanno e il motorino per gli esami di terza.

Firma ed è fatta.


Il cane è mio.


Yuri.




















 
 
 

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Post n°4 pubblicato il 25 Settembre 2007 da exit83

 

06.Occhi





Gli occhi verdi come il mare si soffermano sulla foto che troneggia sul sofà.

È il ritratto dei suoi genitori.

La madre ha un abito estivo fiorato e il padre l’abbraccia sorridendo.

Marco decide di salire le rampe di scale che lo separano dal baule seppellito in soffitta, lo apre e tira fuori l’abito della madre e la clessidra.

Scende rapidamente in casa e si chiude in camera sua.

Indossa l’abito e si contempla allo specchio.

Osserva con attenzione la sabbia dorata che mostra lo scorrere del tempo.



Volteggia nell’abito pavoneggiandosi.


Recitando una poesia crepuscolare.

 

Volteggia come se fosse nato per danzare.

 

07.Il ritratto





Gli anni che dalla fanciullezza hanno condotto Tancredi all’adolescenza sono stati anonimi, trascorsi con l’alternarsi dei ricoveri ospedalieri della madre, l’esplosione dell’incommensurabile passione per la moda, per la pittura e il profondo studio di se stesso.

Perduto nell’analisi della verità deciso a dimostrare a chiunque che per fare Arte non occorre ricercare la perfezione s’iscrive all’Istituto d’Arte indirizzo moda nonostante avesse sviluppato un’avversione verso ogni genere di scelta materna.

Gli studi procedono senza scosse in una classe di ragazze.

I professori cominciano a far opera di persuasione per farlo desistere dai progetti a loro dire poco consoni ad un ragazzo.

Tancredi resiste e anzi diventa un vero e proprio personaggio.

Veste stravagante, compie gesti epici come battibeccare con il prof più severo della scuola, si ritrova quasi sempre in presidenza, beccandosi sette in condotta.

Viene eletto rappresentante di Istituto e diviene il beniamino di tutti, quando non gli va di studiare s’inventa motivazioni pretestuose per autogestioni o scioperi senza senso.

I bidelli lo trovano simpatico e lo aiutano ad evadere dalle lezioni anticipatamente. I prof più anziani sedotti dai suoi modi si lasciano ingannare, quando mollano i registri incustoditi trovano i voti maggiorati o visibilmente manomessi.

Nessuno riesce a prendersela con lui, basta un sorriso per farsi perdonare tutto.

Essendo l’unico ragazzo della classe è il solo al quale è permesso festeggiare i compleanni ed è così che è riuscito ad organizzare ben tre volte in una settimana il diciottesimo compleanno in modo da evitare noiosissime ore di interrogazione.

La compagna di banco, Nina, è la complice di ogni suo inganno e tra loro c’è un legame particolarissimo.

È con lei che ha avuto il primo rapporto sessuale ,insoddisfacente in realtà , anche se ne fu talmente contento che le fece un ritratto.



Il primo ritratto.




08.Gioielli





Marco trascorre la sua infanzia giocando con le bambine del palazzo.

Le due amichette preferite sono Serena e Giovanna, con le quali si diverte a travestirsi da bambina, indossando i gioielli delle mamme.

Coltiva il sogno di iscriversi con loro al corso di danza classica ma non lo esprime, i rapporti col padre sono sterili e la nonna non potrebbe mai assecondare tale inclinazione.

Inizia così a reprimere una parte di sé mettendo in evidenza le sue doti manuali.

Costruisce giochi col legno, si dà all’equitazione, vince delle gare e comincia a notare le ragazzine.

Riscuote successo tra quelle più grandi per la sua simpatia e l’innata timidezza.

Sperimenta il primo bacio vero a quattordici anni, rubato a una ragazzina partecipando al gioco della bottiglia.



Piacevole e bagnato.



La sera, in solitudine, qualche volta prova ad indossare ancora l’abito fiorato e sorride pensando che forse potrebbe adattargli i gioielli ereditati dalla nonna.

 

09.Vacanze





A tredici anni ho avuto la prima mestruazione.

Ero in vacanza, al paese, i miei genitori stavano coi parenti in campagna e i miei fratelli erano rimasti in città.

Io sono la più piccola e per questa ragione dovevo ubbidire a tutti quanti.



Per rispetto.



Nessuno mi ha spiegato cosa fosse il ciclo mestruale né che significa “diventare signorina”.

Un pomeriggio mentre giocavo con gli altri carusi, maschi e femmine, sento un liquido scivolarmi tra le gambe.

Caldo e un po’ denso.


Mi viene da andare in bagno” dico ad Alessia e salgo in casa.

Abbasso le mutandine e mi spavento.

Sangue.

Rivoli di sangue.

Grido come se mi stessero scannando e accorre mia madre che nel frattempo è rientrata dalla gita in campagna.


Nenti è, si signorina, stai carma” mi dice infilandomi brutalmente uno straccio plasticato che poi avrei scoperto fosse un assorbente.


Chi sugnu?” balbetto senza smettere di singhiozzare.


Matri mia, chi si babba! Si signorina, si granni ora, poi fari i carusi puru tu!”spiega infastidita , guardandomi come se fossi realmente stupida visto che non capisco perfettamente il significato di ogni parola.


Nunzia!! Nunzia veni cà, chiama a Ciro so figghia addivintò signorina! “ grida rivolgendosi a mia zia


Si certo perché non dirlo a tutto il paese” penso io e difatti non passa neppure un giorno che tutti mi fanno gli auguri perché “ormai sei grande”.

Non mi sentivo affatto diversa da prima ma visto le reazioni capivo che era saggio fingere di aver compreso a fondo quel che comportava “essere grande “.

Il 2 luglio si festeggia la Madonna ed ogni anno c’è il festino al paese.

I ragazzini armati dei ceri vanno dietro la processione , guardando le donne che hanno fatto la promessa e i pochi uomini col vestito buono.

Noi siamo più fortunati degli altri perché zia Caterina ha la casa proprio sul corso principale e possiamo vedere tutta la processione comodamente seduti.

Io e il mio gruppetto di amici abbiamo il permesso per stare fuori fino a mezzanotte perché tanto in paese non c’è pericolo.

Andiamo casa per casa dove sono allestiti gli altari della Madonna con le stole più belle e colorate.

 

Tra i picciotti più grandi ci sta pure Luigi che è detto Manuzza perché combina sempre guai e mette le mani dove non dovrebbe.

Col vestito buono faccio la mia buona figura e si vede che sono cresciuta perché gli adulti lo dicono a mio padre.

Luigi mi si avvicina e un po’ mi batte il cuore.

Soltanto che per fare lo sbruffone soffia sul cero e mi sporca la maglia.

Mio padre che s’accorge dell’accaduto lo afferra dal bavero della camicia e gliene dice di tutti i colori.

Svanisce con questa sfuriata il mio sogno di parlare con Luigi che va via ammaccato e deluso.

Di ritorno in città capisco cosa intende mia madre quando dice che sono grande difatti mi vieta di uscire sul viale ,a questa catastrofe s’aggiunge la decisione di trasferirci in provincia.

Lasciamo il Borgo.

 

10.Il dubbio


Dopo quella prima volta con Nina ,Tancredi non ha l’esigenza di sperimentare in tal senso.

Ha sentito dire che non sempre la prima volta, anche per un uomo, sia l’idillio che s’immagina ma non credeva fosse così deludente.

Un pomeriggio è invitato dai suoi zii a Capaci e con suo cugino Stefano va in giro col motorino.

Lui sta dietro e suo cugino impenna , sgomma, per dimostrare quanto è bravo.

Decidono di andare a fare il bagno al mare e si denudano nella spiaggia deserta.

Si gettano in acqua che dapprima è gelida , dopo poche bracciate sono in mare aperto. I

l cugino d’impeto scherzosamente lo spinge con i piedi e Tancredi ricambia cercando di tirarlo sott’acqua.

Tornano ricorrendosi tra i flutti a lunghe bracciate verso la riva.

Stefano lo abbraccia ridendo e Tancredi ha una reazione inattesa.

Il suo pene s’innalza come fosse una bandiera.

Stefano finge di non farci caso e gli propone di spararsi una sega come fanno spesso gli uomini nel gruppo.

Vanno in un angolo, ognuno per sé.

Tancredi si sente in imbarazzo mentre Stefano non mostra turbamento.

Si rivestono velocemente e non si ride più.

Stefano dice di aver appuntamento con la sua ragazza e Tancredi decide di rimanere solo in riva al mare.

Il dubbio può assumere varie forme ed è come una gola oscura dalla quale lasciarsi risucchiare per poi rivedere la luce.














 
 
 

paragrafo 01,02,03,04,05

Post n°3 pubblicato il 25 Settembre 2007 da exit83

 

Palermo, 21 Luglio 1982




01.Quarzo





Sono le diciassette e venticinque di un Luglio afoso lunghe code d’auto formano serpenti variopinti. Nella uno bianca una coppia di sposi si sbaciucchiano, la donna carezza il ventre rigonfio.

L’uomo volge lo sguardo verso la moglie notando il pallore, suona nervosamente il clacson sperando di poter uscire dall’ingorgo.

Si dice che il volto delle donne poco prima di dare alla luce un figlio sia meraviglioso, quasi divino, e che poi si trasfiguri durante il parto.

La donna comincia a gemere, a respirare affannosamente, impaurita è in preda alle doglie.

L’uomo, a fatica, si pone sulla corsia di emergenza iniziando la lunga corsa verso l’ospedale.

Guida nel panico, incivile, rischiando di urtare altre auto e finire la sua corsa giù dal ponte.

Guida come un folle, contando le contrazioni, consultando un orologio a quarzo.

Giunge dinanzi al pronto soccorso che la donna già vede la testa del bambino sbucargli tra le gambe.


Ormai emorragica.


Entra in sala parto senza più lacrime né voce sente il suo bambino respirare appena, implora Dio che glielo salvi.

Prega Dio mentre muore.

Il giorno in cui nasci è il medesimo in cui muori.

Morte tua vita mea.

Il funerale ed il battesimo.


Per Cristo nostro Signore.

 

Palermo, 02 Marzo 1983





02.Cerchi




Qualcuno dice che la vita è un cerchio e che il tempo è lineare.

Qualcuno dice che tutto è regolato da geometrie e segni.

Quel qualcuno è mio padre.

Lui è nato tra le macerie della città durante gli anni della seconda guerra, io sono nata nello squallore di una stanza nei quartieri popolari.

Mia madre è la classica matrona d’altri tempi, forte e decisa, capace di partorire ben sei figli senza batter ciglio.

Le sue ampie vesti che non ha mai abbandonato sono per me come una mongolfiera coloratissima con la quale sognare di girare il mondo.

Le sue grandi mani sprigionano energia e producono qualsiasi cosa.

Con l’abito della grande ci vestivamo in quattro, un abito per i giornalieri e un altro per la festa.

Li adattava mia madre in base all’età ed erano inutili le lacrime.

Qualche volta, andavo scalza e lei mi inseguiva per tutta la strada gridando a squarciagola :” Samy un si camina scausa!”

Nel quartiere ci conosciamo tutti, si intuiscono perfettamente le dinamiche di ogni famiglia, i segretucci, i vizi, il motivo dei litigi.

Quando la volante blu polizia, la notte, fa il giro per le strade sembra che ci sia un silenzio irreale squarciato soltanto dal richiamo della civetta.

La civetta è Tonio, il garzone della bottega all’angolo, che col suo verso mette in guardia i picciotti e loro se ne stanno nelle viuzze nere con le cicche d’erba.

Gli occhi stretti come fessure in attesa di ricominciare il traffico.

Gli sbirri se ne vanno e il quartiere si ripopola, le nigeriane stanno agli angoli e le auto si accostano, i picciotti spacciano erba e coca, i carusi girano in motorini truccati ridendo sgangheratamente.



Sono nata sul marciapiede senza bue né asinello.



Il cielo , quella notte, era avvolto dalle tenebre e mia madre fumava in cortile una Diana blu, all’improvviso lo schianto, il dolore lacerante la fece crollare a terra e due spinte e fui fuori.

Nuda e infreddolita, sul gelo della strada.

Sono nata sulla strada.

Qualcuno dice che la vita è un cerchio e che il tempo è lineare.



Tutto torna tranne il tempo e lui solo contiene l’essenza del mutamento.







03.Cornici





Esistono cornici da adattare a più quadri.

Per Tancredi ogni cornice è come un abito da indossare.

Osserva il suo corpo cambiare e ne rimane stupito.

È come un bocciolo che tarda ad aprirsi che quando schiude i suoi petali esala profumi e cattura gli sguardi.

Esile ma con un carattere ben formato tradisce l’inclinazione al bel vivere, all’Arte in ogni sua forma, la cura del dettaglio, l’esteta che muove affinché la Bellezza possa coprire ogni superficie.

La madre, docente all’Accademia delle Belle Arti, è una donna di rara bellezza che considera la vita come disarmonia.

Il suo istinto l’ha indotta a scivolare tra lenzuola merlettate, a recidere vene inguantate, strangolare i sogni.

Non riesce ad evitare di teatralizzare la propria esistenza, simulando tragedie, recitando a soggetto, personificandosi in mille eroine immaginarie.



Non vivendo la propria vita mai.



Straziando il proprio corpo con misture di farmaci, combattendo contro la depressione assassina. Tancredi la venera e disprezza.

Spesso l’aiuta ad alzarsi quando la malattia la costringe a letto, cucina per lei e l’imbocca, la conforta quando le allucinazioni la tormentano.

Tancredi non ha mai conosciuto suo padre.

Non ne conosce l’identità né ha mai sentito l’esigenza di scoprire le ragioni dell’abbandono.

Il suo unico obiettivo è rendere perfettibile l’imperfezione antropomorfica.

Il suo unico obiettivo è salvare l’umanità dalla meschinità del già detto e già vissuto.





















04.Le ore





Marco è cresciuto col terrore di veder scorrere il tempo.

Da bambino, il nonno gli ha regalato una piccola clessidra comprata durante un viaggio in Tunisia, ma il ragazzo l’ha esiliata in soffitta.

Marco non ha mai indossato un orologio né vuole conoscere il tempo.

Non sa misurarlo e non se ne rammarica.

Dal giorno della nascita il padre si è rifiutato di togliere il vecchio orologio a quarzo fracassato.



Arrestare la realtà, cercando di renderla immutabile.



La sua adolescenza, la peluria sul mento, il petto ampio e virile è l’unico segno di metamorfosi.

Le ore tessono trame e nascondono trappole.

Le ore influenzano destini tramortendo vite.

Le ore durante l’alternarsi delle stagioni si fanno incerte, talvolta celano pertugi altre volte sentieri da percorrere senza fretta.

Marco non conosce stagioni né cambia d’abito.

Marco è il figlio della stasi che inevitabilmente deve cedere il passo al nuovo, accettando la rotazione della terra e con essa la rivoluzione.

Volontaria o involontaria.

Evolutiva o involutiva.

Le ore sono semplici crepe sulle mura delle nostre case.

Le ore sono le rughe sui volti dei nostri cari che turbano la nostra anima.




05.Nodi





Io e Francy giochiamo spesso sul viale fino a tarda sera.

Intrecciamo i capelli delle bambole, facendole rasta, lanciamo le perline colorate, inventiamo fandonie e storielle degne di Pierino.

 

Siamo madri senza essere figlie.



Siamo cresciute all’ombra delle fanciulle in fiore, tra polvere e cemento.

Ci arrangiamo in ogni occasione, escogitando nuovi giochi per non annoiarci.

Fingiamo di essere cuoche pasticciando con acqua e terra.

Improvvisiamo il commercio di granite e limonate che condiamo con specialissimi ingredienti segreti.

Ci industriamo come si può, rubacchiando mandarini, gelsi e tutto ciò che capita.

Ci macchiamo le dita e gli abiti rotolandoci sui prati, ridendo a crepapelle.

Quando va bene non pigliamo le botte ma spesso va male e sono guai.

Mio padre ha la mano pesante e callosa del lavoratore instancabile, un po’ come quegli asini che nei paesi vengono caricati coi sacchi.

Lui ha la schiena curva come i somari ma la furbizia della gente che conosce il mondo.

A scuola ci si divide in bande ed ognuno di essa ha il suo capo.

Questo anno siamo i più grandi e come in ogni sistema gerarchico essendo i più alti in grado comandiamo.

Francy e io siamo le uniche ragazze insieme a Concetta a far parte della banda dei Iaddi, Luana e Simo invece stanno con i Salitani.

La nostra banda è guidata da Salvo che è il più grande di fisico e di età,sostiene di sapere tutti i trucchetti per vincere ed è sempre lui che decide cosa fare e dove colpire.

I Salitani prendono il nome da Ugo che è l’unico che ha il padre marinaio, in verità lavora al porto scaricando sacchi di sale ma lui farnetica che suo padre è ammiraglio.

Ha dato i gradi militari a tutti i suoi compari e le ragazze vengono dette “spiuna”.

La guerra tra noi è sia fuori che dentro la scuola e si riflette anche sui rapporti tra famiglie.

Ci si fa sgarri e strurusarie a vicenda senza mai chiedere scusa.

Quando le maestre ci beccano i piani di guerra scritti sui pizzini ce li sequestrano e ci mettono dietro la lavagna.

Alla ricreazione ci si accusa tra noi, si tirano le gomme, si sporcano le sedie col gesso, si portano topi morti, lucertole, si danno i pizzicotti sulle braccia, calci e schiaffi.

Spesso torno a casa con le ginocchia nere e i capelli arruffati.

Le mamme ci strigliano per bene con acqua e sapone, poi ci pettinano i capelli ispezionando accuratamente in cerca di pidocchi o uova di pidocchio.

Se qualcuno se li becca siamo fregati tutti, le maestre convocano i genitori e parte la disinfestazione da pidocchio che noi chiamiamo “a guerra a rasu”, cominciano le pennellature, ci spazzolano con pettini con i denti stretti e infine ci rasano come pecore.

Quando al Borgo si è amici , lo si è per sempre.

Vincolati tutti alla legge del quartiere.

Come nodi.


















 
 
 

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