Creato da exit83 il 25/09/2007

180chiliDgrasso

Storia di tre giovani in cerca di se stessi.

 

 

Senza titolo

Post n°47 pubblicato il 26 Dicembre 2007 da exit83

 

Sulle montagne,

aquile volano in alto,

scoppiettano le fiamme nel camino,

mentre penso che sei lontana.

Sulle montagne,

le aquile vorticano come pensieri,

il freddo ferisce il mio volto,

che lento assume nuovi contorni.

Sembra un addio perfetto,

quando ci si allontana all'infinito,

non si vedono tracce,

quando ci si volta indietro.

Sembra un addio perfetto,

quando esci clandestinamente,

il mio cuore titubante si addormenta,

tra le cime dei tuoi monti.

Sulle montagne,

aquile volano in alto,

trascino la mia vita nella neve,

mentre penso che sei lontana.

Sulle montagne,

le aquile splendono più del sole,

i miei occhi sembrano fessure,

che stentano ad aprirsi.

Sembra che sia il momento giusto,

quando sei sicura di poterti sperdere,

sembra che non ci sia altra soluzione,

quando vuoi tornare a vivere.

Il tuo nome in calce,

le strade nere ed estranee,

il vecchio albero di Natale senza luci,

i ragazzini sgangherati pedalano verso casa.

Il tuo nome,

nel gesso bianco,

le mie mani non trovano rifugio,

private delle tue tasche calde.

Sulle montagne,

aquile cadono come gocce,

il mio volto rigato dai ricordi,

sembra un ritratto smorto.

Sulle montagne,

aquile cadono a picco,

la foschia copre tutto,

la nostalgia sfinisce il mio cuore.

Sembra l'addio perfetto,

quando ci si allontana all'infinito,

il silenzio che non ha tracce,

non ci risparmia.

Sembra un addio perfetto,

quando esci clandestinamente,

il mio cuore titubante si addormenta,

tra le cime dei tuoi monti.

Sulle montagne,

aquile volano basso,

il mio volto rigato dai ricordi,

sulle montagne,

aquile cadono come gocce,

rivoli d'inverno cadono dai miei occhi.



 
 
 

Pj

Post n°46 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da exit83

 

Le mie care ombre mi sono amiche,

mi vengono a trovare ogni notte,

fisso il soffitto traballante,

con estrema felicità.

Il fuoco divampa lento,

nell'appartamento di sopra,

il bimbo piange nella culla,

le urla straziano la mente.

Tu mi apparivi come un'ombra pallida,

mia dolce fanciulla,

sulle montagne echi dispersi,

come nel mio corpo.

Tu mi apparivi come un'ombra serena,

mia dolce fanciulla,

sulle montagne echi dispersi,

come nelle mie orecchie.

Rannicchiata in me stessa,

fisso i pianeti sulla parete,

gli occhi lucidi come argenteria,

fuori la natura combatte i suoi mali,

travolgendo passeggini e madri,

i venti strappano alberi,

e con essi le mie radici.

Le mie care ombre visitano le stanze,

non urtando nulla,

le bambole perfettamente in ordine,

attendono che sia versato il tè.

Tu mi apparivi come un'ombra pallida,

mia dolce fanciulla,

sulle montagne echi dispersi,

parole taciute per troppo tempo.

Tu mi apparivi come un'ombra serena,

mia dolce fanciulla,

sulle montagne echi dispersi,

parole come virgole di dettati.

Sei una cara ombra,

fanciulla gentile,

una cara ombra che versa il tè,

sei una cara ombra,

fanciulla gentile,

una cara ombra dispersa tra i monti.

Fisso il soffitto traballante,

il caldo rende l'aria insopportabile,

le fiamme divampano ovunque,

anche nel mio cuore.

Fisso il soffitto traballante,

vomito parole taciute,

le montagne trovano pace,

mentre le ombre tagliano le mie carni.

Sei una dolce ombra,

fanciulla gentile,

una cara ombra che viene a salvarmi.

Mi apparivi come un'ombra pallida,

nel mio altare di spine,

il succo dei frutti versato dalle tue labbra,

goccia dopo goccia,

sulle mie labbra.

Sei una dolce ombra,

fanciulla gentile,

una cara ombra che viene a giudicarmi,

portandomi negli abissi celesti,

mi doni salvezza eterna.

 
 
 

Alba

Post n°45 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da exit83

 

Sento che dobbiamo andare,

salutare gli amici,

mentre guardiamo le foglie cadere,

i nostri occhi si riempiono di nostalgia.

Il mio piede è parallelo al tuo,

distogliendo lo sguardo dalla strada,

soffiamo parole metalliche,

che feriscono un poco.

Certe di doverlo fare,

lasciare la nostra città,

camminare per le stesse vie,

anche se il passato ci trattiene.

Non sappiamo restare soli,

è questa l'unica ragione di fuga,

quando si appartiene a una realtà,

non si riesce a scrollarsela di dosso.

Non sappiamo stare soli,

è questa l'unica verità,

quando non gira nel verso giusto,

ci aggrappiamo all'immagine.

Sento che dobbiamo parlarne,

anche se aggiri l'ostacolo,

io sono più te che me,

è questo che rende tutto difficile.

Sento che dobbiamo crederci,

nelle nostre mani strette,

quando lo spirito della bambina viene a trovarci,

passa le mura portando con sé le chiavi,

sai che dobbiamo ascoltarla,

quando ci chiede fiori per abbellirla,

la sua voce è flebile come un brivido,

lei sa dove raggiungerci.

Il mio piede è parallelo al tuo,

i tuoi capelli incorniciano il volto,

sei come un quadro di rara bellezza,

dipinto con qualche tremore.

Siamo certe di doverlo fare,

lasciare il nostro fiume,

il ponte stretto dove passavamo,

al di là della vita di sempre.

Tu puoi capirmi adesso?

Sento che sto mollando la presa,

ciò che rappresenti mi fa paura,

diventi la mia ossessione di fanciulla,

senza difese.

Tu puoi capirmi adesso?

Quando la mia voce è perduta,

mi si stringe in gola come una nota folle,

sembra un suono rauco e stupido,

che non sa di niente.

Non sappiamo stare soli,

io ti cerco in ogni mia insolenza,

tu mi subisci come una condanna,

e ci troviamo in catene.

Non sappiamo restare soli,

cerchi una malattia per la mia pelle,

e io desidero per te cicatrici deturpanti,

affinché si mischino i nostri mali.

Puoi capire la mia febbre?

Le labbra come gesso bianco,

scrivono sulle tue labbra,

tutto è così chiaro,

quando fuori è l'alba.

Cara oscurità amo le tue sfumature,

come amo il click del telefono riagganciato,

dopo il litigio delle due e trenta,

cara oscurità amo le tue sfumature,

quando Lei mi lascia piangere nostalgia,

e passeggio senza meta un po' angosciata,

pensando che poco dopo ci sarà l'alba.

Sento che dobbiamo crederci,

nei nostri nomi vicini,

i sospetti che non potremmo farcela,

sono come sangue marcio da cavare.

Tu puoi capirmi adesso?

Lasciamo questa città insolente,

quei defunti che chiamiamo amici,

con le tasche rotte e pochi centesimi,

una valigia piena di ricordi.

Cara oscurità amo le tue sfumature,

quando scrivo una lettera per te,

una lacrima come un anello su questa carta,

il thé nel bollitore è quasi pronto,

cara oscurità amo le tue sfumature,

ogni variazione di colore,

quando Lei mi dorme accanto,

so che non tarderò a vedere l'alba.

I miei occhi si riempiono di nostalgia.

Non riesco a vedere nulla che non sia Lei.

 
 
 

Sette minuti

Post n°44 pubblicato il 22 Dicembre 2007 da exit83

 

Sette minuti dal sole,

che lentamente sorgerà,

sette minuti di pace,

istanti in cui l'aria stagna,

nulla si muove se non il tempo,

che nemmeno brevemente riposa.

Gocce di luce sul tuo piede libero,

mentre danzi leggera come seta,

ogni movimento del volto,

come un battito di ciglia,

che funge da sipario per il giorno nuovo.

Sette minuti dal mattino,

che mi avvolge piano,

trovo sollievo nel tuo sollievo,

il volto bagnato dai tuoi baci.

Gocce d'amore sulla tua schiena nuda,

mentre tracci con un dito segni invisibili,

spieghi un pensiero che sfugge,

con l'armonia degli sguardi.

Sette minuti dal salto,

le tue braccia aperte come ali,

i volti protesi verso l'alto,

gli occhi sbarrati per lo stupore,

i piedi uniti e le ginocchia tese,

pronta a darti la spinta.

Guardi il mondo dal primo gradino,

la folla come piccoli moscerini,

il trampolino oscilla,

e tu ti catapulti nel sogno.

Sette secondi dal vuoto,

magici istanti di apnea,

non percepisci nulla,

appena prima del tonfo.

Gocce di passione nei nostri occhi,

mentre ti allontani da ogni verità,

temporeggiando per non spiegar nulla,

mi confondo nelle tue notti,

per guardarti vivere,

solo per guardarti vivere.

Cacciami via dal tuo sogno,

poco prima dello schianto,

concedimi sette minuti di te,

per non perderti di nuovo.

Cacciami sette secondi prima di cadere,

per non guardarmi piangere,

cacciami sette secondi prima di cadere,

per permettermi di ricordare.

Permettimi di ricordarti.

 
 
 

Saturno

Post n°43 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da exit83

 

Negli anni sono comparse strane creature,

degli angeli neri che crollano dal sonno,

i cieli infestati da piccole macchie,

che poi riposano su nuvole radioattive.

Voi pensate che ci sia ancora tempo,

per creare un robot che salvi il Mondo,

voi pensate che si possa aspirare tutto,

con una macchina a quindici centesimi.

Intanto la marcia è in atto,

una folla di zombie bussa alle vostre porte,

tra le mani cartelli scritti col sangue,

le vene aperte e le viscere strappate.

Voi pensate che ci sia ancora tempo,

per dissuadere il vostro pazzo cuore,

voi pensate che si possa fermare il tuono,

la scossa ha appena mosso le nostre case.

Negli anni i battiti hanno accelerato il ritmo,

i cervelli sono andati in tilt,

le nostre gambe non hanno trovato pace,

abbiamo camminato senza mai una sosta.

I gabbiani hanno perso il becco,

gli occhi vorticano come la terra,

le mani tremano instancabili,

ogni uomo nasce dalla polvere di un altro uomo.

Il vento soffia via le ceneri dei morti,

i bambini cadono a faccia in giù,

mosche ronzano sui nostri volti,

mentre ogni passo è sempre più profondo.

Il dolore ha così poco da dire,

lascia dietro di sé soltanto stoppie,

rende gelido il più coraggioso tra noi,

insegue il silenzio per renderlo perfetto.

Voi pensate che ci sia ancora tempo,

i cani guaiscono mordendosi le zampe,

i folli stabiliscono le nuove leggi,

le ciminiere gettano nei cieli sogni cancerogeni.

Intanto la marcia è in atto,

non li sentite arrivare?

Trascinano feti a due teste,

corpicini striminziti e pallidi,

ci guardano privi di espressione,

attendono le nostre lacrime.

Voi che pensate ci sia ancora tempo,

serrate le porte perché stanno per bussare,

ci succhieranno via l'anima,

giungerà per noi la fine.

Spero sia orribile,

mentre strapperanno le teste,

spero sia terribile,

quando ci getteranno come frutta marcia.




 
 
 

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