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DISIMBALLIAMOCI

Basta con gli imballaggi inutili ed eccessivi! Disimballiamoci è la campagna di Legambiente sull’importanza di ridurre alla fonte la produzione di rifiuti.

Gli imballaggi, che paghiamo ben due volte (con la spesa e quando li dobbiamo smaltire), costituiscono infatti il 60% del volume e il 40% del peso dei rifiuti degli italiani. Montagne di imballaggi che potremmo risparmiare alle nostre tasche e alla salute del pianeta, alleggerendo il sacchetto della spesa e quello della spazzatura.

L’imballaggio ha delle funzioni ben precise, come conservare la qualità, garantire il trasporto e informare sulla composizione e sulla tracciabilità del prodotto. Sempre di più però l’imballaggio viene usato in maniera eccessiva come veicolo per attirare l’attenzione del consumatore.

Con “Disimballiamoci” i volontari di Legambiente si danno appuntamento fuori dai supermercati, ipermercati e centri commerciali per sensibilizzare le catene di distribuzione e i cittadini sull’uso eccessivo delle confezioni, invitandoli a consegnare almeno un imballaggio inutile tra quelli acquistati. È anche l’occasione per rilanciare e diffondere le buone pratiche per la riduzione degli imballaggi, ancora troppo poco conosciute, come i dispenser per la vendita di detersivi, latte, acqua e altri generi alimentari sfusi o alla spina.

 

GREENPEACE

BALENE: SANTUARIO MAR LIGURE E' UNA FOGNA ROMA - Il santuario dei cetacei è diventato una discarica: l'area del mar Ligure che sarebbe dovuta diventare un paradiso per balene e delfini è "inquinata da batteri fecali in alto mare". Questo tipo di inquinamento, insieme al "traffico marittimo incontrollato" con velocità vicine "ai 70 km/h", ha comportato una diminuzione del 75% degli avvistamenti di balenottere e del 50% di stenelle.

L'assenza di "regole" e la mancanza di "un piano di gestione" hanno trasformato il santuario in "una fogna a cielo aperto". Questa l'accusa di Greenpeace nel dossier 'Balene a perdere', presentato oggi a Roma, frutto della ricognizione dell'agosto scorso nella zone del santuario a bordo della Arctic Sunrise. A 16 anni di distanza dall'ultimo monitoraggio (nel 1992 le balenottere erano circa 900 e le stenelle comprese tra 15.000 e 42.000), balene e delfini potrebbero realmente essere diminuiti: dopo 1.200 chilometri di navigazione, di balenottere se ne sono viste soltanto 13 (un quarto rispetto alle attese e non sufficiente a elaborare una stima sulla popolazione), mentre il range di stenelle si è attestato tra 5.000 e 21.000 esemplari (é calata anche la media del numero di individui presenti nel gruppo, da 22,5 a 7,5).

Le cause della diminuzione di cetacei nell'area del santuario sono diverse. L'inquinamento: in due aree è stata rilevata una forte "contaminazione di batteri fecali" oltre i valori ammessi per la balneazione (100 colonie/100 ml). Provenienti non da terra ma, presume Greenpeace, dallo scarico di traghetti e navi da crociera. Un tipo di sversamento che, oltre a essere persistente specie d'estate, colpisce la salute dei cetacei: sono animali immunodepressi, cioé raccolgono e assorbono le contaminazioni presenti in mare. L'intenso traffico incontrollato: "navi di 100-150 metri e traghetti che corrono a 70 km/h con il rischio di impatto con i cetacei e l'emissione di forti rumori". E anche un'attività di 'whale watching' svolta "in modo pericoloso", così come "la pesca illegale". Ma, quello che manca, è soprattutto "un ente di gestione" nonché la predisposizione di un piano di tutela per non lasciare che questa zona del Mediterraneo rimanga "una scatola vuota senza regole e controlli", creando una grande riserva marina d'altura.

Cosa che, conclude Greenpeace, renderebbe impossibile "l'insediamento della prima area industriale offshore: il rigassificatore di Pisa-Livorno" proprio all'interno del santuario. L'associazione dell'arcobaleno, impegnate nelle aree marine, chiede che sia sottoposto a tutela il 40% del Mediterraneo

 

 

Elettrodottto Salone – Castel Madama: Rfi ritira il ricorso al Tar

Post n°386 pubblicato il 15 Dicembre 2009 da verdi.tivoli

Tivoli Continua la lunga vicenda dell’elettrodotto Salone – Castel Madama che Rfi intende riattivare per alimentare il raddoppio della linea ferroviaria tra Lunghezza e Guidonia.

La vicenda prese il via a dicembre 2006, quando, durante il periodo delle feste natalizie, venne depositato in Comune un corposo dossier che annunciava espropri finalizzati a lavori di manutenzione straordinaria relativi ad un elettrodotto, dismesso da oltre venti anni, i cui tralicci arrugginiti, privi di cavi, si trovano ancora tra i palazzi di Tivoli terme, Villa Adriana e via Empolitana.

Immediato l’allarme dei cittadini che vedevano il pericolo del campo magnetico emesso da una linea a 66 Kv che in molti casi sarebbe passata a pochissimi metri dalle abitazioni e da una scuola elementare.

Le proteste portarono alla creazione di un comitato di protesta e ad una manifestazione organizzata dal Circolo Legambiente di Tivoli e dai Verdi  durante la quale, i circa quattrocento partecipanti consegnarono al Sindaco Vincenzi e all’allora Assessore regionale all’Ambiente Bonelli, una petizione firmata in pochi giorni da oltre duemila persone, che chiedeva un percorso alternativo per l’elettrodotto lontano dalle abitazioni. Collateralmente gli abitanti dei palazzi di via del Barco avviarono, tramite il Codacons, un procedimento legale nei confronti di Rfi che aveva iniziato lavori di scavo all’interno dell’area condominiale.

I lavori già iniziati vennero bloccati più volte dall’intervento dei Vigili urbani tiburtini che, avvisato dai cittadini, l’assessore all’ambiente dell’epoca Di Tomassi, inviò ogni volta.

La situazione di stallo è durata fino a pochi mesi fa, quando le squadre delle ditte appaltatrici hanno fatto nuovamente la loro comparsa a Tivoli terme, allarmando i cittadini e facendo scattare una diffida ad eseguire i lavori da parte del Sindaco Baisi. Vani erano stati, nel frattempo, i lavori dei tavoli tecnici riunitisi: per Rfi i lavori sono relativi a semplice manutenzione straordinaria e se l’Amministrazione comunale desidera un diverso tracciato deve farsi carico di proporlo e sostenerne i costi di realizzazione. Per gli ambientalisti, comune, Provincia di Roma, Regione Lazio, si tratta invece di un elettrodotto nuovo con diversa struttura portante e tensione di linea quadruplicata, che di vecchio mantiene solo il percorso. Per un nuovo elettrodotto occorre il parere dell’Arpa Lazio, l’agenzia regionale di protezione ambiente, che è stato richiesto dopo l’ultima conferenza di servizio svoltasi, parere pervenuto a settembre all’azienda ferroviaria e per conoscenza al Comune di Tivoli. Nel documento l’Arpa afferma con precisione che trattasi di nuovo elettrodotto ed esprime parere negativo sulla realizzazione  dell’opera secondo il progetto presentato. Venuto a conoscenza del documento il Sindaco di Tivoli ha emesso immediatamente una nuova diffida reiterando quella precedente firmata a settembre.

La valutazione dell’Arpa, importantissima per tutti coloro, Comitato dei cittadini, Circolo Legambiente e Verdi, che hanno sostenuto in prima persona la battaglia per allontanare l’ipotesi del campo magnetico dentro le abitazioni vicinissime, è stata presentata efficacemente dall’Avvocatura del comune di Tivoli all’atto dell’udienza presso il Tar del Lazio nella quale veniva discussa la richiesta di Rfi di sospensiva della diffida del Sindaco tiburtino alla ripresa dei lavori.

Una richiesta cui il legale di Rete ferroviaria italiana si è visto costretto a  rinunciare in base al parere dell’Arpa Lazio che la società ferroviaria aveva trascurato e considerato non necessario fin dall’inizio della vicenda.

Ora la situazione lascia presumere maggiori difficoltà per la realizzazione dell’elettrodotto sul vecchio tracciato ed offre speranze per un allontanamento dalle abitazioni che a suo tempo Comitato ed ambientalisti indicarono facilmente realizzabile, allontanamento peraltro che nel tratto di linea che si trova sul territorio di Roviano è già stato attuato grazie ad un accordo tra Rfi ed amministrazione comunale allora in carica.

 
 
 

6-7 FEBBRAIO COSTITUENTE ECOLOGISTI

Post n°385 pubblicato il 14 Dicembre 2009 da verdi.tivoli

COMUNICATO STAMPA

 

VERDI: BONELLI, 6-7 FEBBRAIO COSTITUENTE ECOLOGISTI ITALAINI

IN PARLAMENTO MANCA UNA FORZA POLITICA ECOLOGISTA ORGANIZZATA

 

"Questa è una giornata davvero importante per gli ecologisti italiani. Parte oggi il cammino verso una grande Costituente che si pone l'obiettivo di dare anche all'italia una grande forza ecologista che si pone l'obiettivo di riportare al centro della politica italiana le politiche per l'ambiente, il clima e la salute dei cittadini. Il 6-7 febbraio prossimi ci rivedremo per avviare e costruire insieme la costituente degli ecologisti italiani". Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli a conclusione degli Stati Generali dell'Ecologia, svoltisi oggi presso l'Hotel Quirinale di Roma ed a cui erano presenti, tra gli altri, Mario Tozzi (ricercatore e comunicatore), Giobbe Covatta (attore e cooperante), Riccardo Petrella (docente ecologia umana), Giuliano Tallone (Presidente Lipu), Fabio Salviato (Presidente Banca Etica), Giuseppe Scaramuzza (Cittadinanza attiva), Roberto Della Seta (Parlamentare PD), Vittorio Cogliati Dezza (Presidente Legambiente), Guido Pollice (Presidente Vas), Paolo Berdini (Urbanista), Gian Paolo Marchetti (Greenaccord), Mario Staderini (Segretario Radicali italiani), Carlo Perucci (Epidemiologo), Francesco Ferrante (senatore PD).

 

"In Parlamento - conclude Bonelli - si sente l'assenza di una forza politica ecologista organizzata, come si è avuto modo di vedere sulla vicenda del nucleare , rispetto alla quale non si è vista un'opposizione parlamentare degna di questo nome, ed, infatti, gli italiani non se ne sono accorti".

 

Nel documento conclusivo degli stati Generali dell'Ecologia si legge: "Notiamo con allarme che la nozione fondamentale di Interesse generale ha lasciato il posto a mille e mille interessi individuali, familiari, di clan o di corporazione. La nostra Costituzione va difesa da chi, come il Presidente del Consiglio, la vuole piegare ai propri interessi personali".

 

"Vogliamo dare il nostro contributo alla nascita di una nuova e forte forza ecologista, che come accaduto in Francia, sappia recuperare all'impegno civile e politico tutte le migliori intelligenze, esperienze, associazioni in un movimento federato per costruire una rete ecologista territoriale, libera, diversa e aperta che sappia, trasversalmente e senza confini ideologici parlare a tutti i cittadini italiani per rispondere così al grido di aiuto che viene dal nostro paese e dal nostro pianeta - spiega il documento -.Vogliamo affermare una nuova politica per fermare il consumo del territorio e affrontare il problema smog trasformatosi in emergenza sanitaria, investendo prioritariamente sul trasporto pubblico su ferro.

 

"Ci sentiamo profondamente impegnati nella tutela dei diritti degli animali e nel batterci contro i tentativi di liberalizzazione della caccia. L'acqua bene comune è un elemento strategico, nell'ambito di una seria politica ecologica e dei diritti. Va tutelata la biodiversità e valorizzata l'agricoltura biologica e di qualità, libera da ogm.Il diritto all'ambiente e il principio di precauzione devono essere costituzionalmente garantiti, mentre il nostro codice penale deve essere modificato per assicurare alla giustizia eco-mafiosi ed eco-criminali - si legge nei passi finali -. Per uscire dalla crisi economica che è anche sociale ed ambientale è necessario avviare una riconversione ecologica dell'economia e avviare una riforma etica della finanza".

 
 
 

SUBITO COMITATO LIBERAZIONE NAZIONALE

Post n°384 pubblicato il 11 Dicembre 2009 da verdi.tivoli

DIFENDERE COSTITUZIONE DA NUOVO PINOCHET ITALIANO: ORMAI E’ ‘GUERRA’ ISTITUZIONALE

“Di fronte a dichiarazioni golpiste subito Comitato di Liberazione Nazionale per difendere la Costituzione dal nuovo Pinochet italiano: Silvio Berlusconi”. Lo ha dichiarato il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli commentando le dichiarazioni del Presidente del Consiglio dal congresso del Ppe a Bonn.

“Le affermazioni di Berlusconi non solo sono di una gravità estrema ma generano una vera e propria ‘guerra’ istituzionale - ha concluso Bonelli -. Per questa ragione è più che mai necessario che tutte le voci democratiche del Paese, anche della maggioranza, facciano sentire la propria voce contro questo attacco senza precedenti alla nostra democrazia”.

Roma, 10 dicembre 2009

 
 
 

ECCO LA LISTA ATOMICA

Post n°383 pubblicato il 09 Dicembre 2009 da verdi.tivoli

Il presidente dei Verdi diffonde l'elenco con i nomi delle località dove sorgeranno i quattro impianti nucleari. La società elettrica risponde: «Non esiste alcun dossier». Bonelli: «Contraddicono quanto detto a La7 dall'ad Conti»

L'Italia ri-nuclearizzata ha già una sua mappatura e una geografia ben precisa. Le località italiane ritenute idonee ad ospitare le quattro centrali previste possono ora rinunciare ai sonni tranquilli.
Questa la lista: Montalto di Castro (Viterbo), Borgo Sabotino (Latina), Garigliano (Caserta), Trino Vercellese (Vercelli), Caorso (Piacenza), Oristano, Palma (Agrigento) e Monfalcone (Gorizia).
A diffonderla non ci ha pensato però né l'Enel, né il governo, ma il nuovo presidente dei Verdi, Angelo Bonelli. Una scelta giunta in seguito alle dichiarazioni dell'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, che durante una puntata della trasmissione di La7 Effetto domino (andata in onda lo scorso 6 dicembre), ha detto che i siti prescelti sono già nella sua testa ma che non li avrebbe rivelati «nemmeno sotto tortura», in attesa delle direttive governative previste all'inizio del 2010 (probabilmente tra febbraio e marzo) e l'avvio dell'Agenzia della sicurezza.
L'Enel, nella giornata di ieri, ha negato di aver messo nelle mani del ministro dello Sviluppo economico un dossier con la lista nera. Alcuni ambientalisti hanno però fatto notare che la smentita riguarda la lista, non le località. «E' un vero e proprio boomerang da parte della società elettrica - dice Bonelli -. Le parole di Conti di tre giorni fa contraddicono questa smentita. Dopo il suo annuncio televisivo, mi sono messo in moto e ho cercato di capire, attraverso alcune fonti, i siti dove verranno costruite le centrali nucleari. I Verdi ora si mobiliteranno insieme ai cittadini e attiveranno i presidi in queste aree: l'avventura nucleare è pericolosa e va assolutamente bloccata attraverso strumenti democratici, pacifici e non-violenti».
Le caratteristiche delle otto località corrispondono ai criteri noti: vicinanza alle zone costiere e ai corsi d'acqua per soddisfare la grande quantità di risorse idriche necessarie per il funzionamento degli impianti, in buona parte già attivi prima del referendum del 1987. Proprio una nuova consultazione popolare è la via scelta dal Sole che ride per opporsi allo scellerato ritorno al passato.
Già in occasione del recente No B Day, il popolo ambientalista ha mostrato, con tanto di slogan e magliette "No al Berlusconi radioattivo", l'importanza di ribellarsi alla politica atomica. «C'è stata una bellissima risposta all'iniziativa - continua il presidente dei Verdi Bonelli -. Abbiamo raccolto numerose pre-adesioni al referendum contro due proposte di legge: la privatizzazione dell'acqua e l'impianto di centrali nucleari. Un'avventura, quest'ultima, che oltre ad essere pericolosa è anche costosissima: bisogna ricordare che sfila dalle nostre tasche 20 miliardi di euro, perché tutti i programmi nucleari, essendo enormemente onerosi e non immediatamente redditizi come ritorno economico, sono finanziati dallo Stato. Tra l'altro, l'atomo blocca di fatto il programma per le rinnovabili e la riforma energetica nel nostro Paese, come evidenzia l'ultima manovra economica, che toglie risorse all'ambiente e al fondo per la mobilità sostenibile. Una finanziaria delle marchette e, sostanzialmente, contro il clima».
La lista ha fatto registrare anche le risposte dei diretti interessati, i comuni che sono minacciati dagli impianti e che hanno per primi motivo di ribellarsi. La prima reazione è del sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo che nega la possibilità di una nuova centrale nella provincia laziale: «Latina ha già fatto la sua parte - ha dichiarato -, adesso stiamo pensando allo smantellamento e dobbiamo subire anche la servitù del deposito temporaneo dei materiali smantellati, visto che quello nazionale non è ancora pronto».
Forse la minaccia è scongiurata nella zona pontina, ma l'Italia nuclearizzata ha già le sue vittime designate.

 
 
 

MOZIONE SULL'ACQUA PUBBLICA

Post n°382 pubblicato il 29 Novembre 2009 da verdi.tivoli
Foto di verdi.tivoli

I Verdi per la Pace di Tivoli, Sinistra, ecologia e libertà, e Italia dei Valori,

non essendo rappresentati in Consiglio Comunale

hanno presentato al Sindaco e ai Consiglieri Comunali di Tivoli

una mozione sull'acqua, eccone il testo, nella speranza che il

Consiglio Comunale la faccia propria.

 

 

Premesso che

la gestione del servizio idrico integrato in Italia è attualmente normata dal famigerato Art. 23bis della Lg.133/2008 che prevedeva, in via ordinaria, il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali a imprenditori o società mediante il ricorso a gara, facendo largo forzatamente all’ingresso di privati;

il recente Art. 15 del D.L. 135/2009 che ha modificato l’Art. 23bis muove passi ancor più decisi verso la privatizzazione dei servizi idrici e degli altri servizi pubblici, prevedendo

·         l’affidamento della gestione dei servizi pubblici a rilevanza economica a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica o, in alternativa a società a partecipazione mista pubblica e privata con capitale privato non inferiore al 40%;

·         la cessazione degli affidamenti “in house” a società totalmente pubblica, controllate dai comuni (in essere alla data del 22 agosto 2008) alla data del 31 dicembre 2011.

Ritenendo che

questo sia un epilogo da scongiurare, per un concetto inviolabile che annovera l’acqua come un diritto universale e non come merce, perché espropria l’acqua potabile dal controllo degli Enti locali e dei cittadini, perché consegna al mercato l’acqua con tutte le ripercussioni sociali che questo può generare

Pertanto, alla luce di quanto enunciato

IL CONSIGLIO COMUNALE DI TIVOLI

1)         riconosce nel proprio Statuto Comunale il Diritto umano all’acqua, ossia l’accesso all’acqua come

diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico;

2)         riconosce il servizio idrico integrato come

servizio pubblico locale privo di rilevanza economica e si impegni ad inserire questo principio nelproprio Statuto Comunale in quanto servizio pubblico essenziale per garantire l’accesso all’acqua per tutti e pari dignità umana a tutti i cittadini, la cui gestione va quindi attuata attraverso un Ente di Diritto pubblico.

3)         intraprenda tutte le azioni opportune al fine di contrastare i provvedimenti previsti dall’art. 23bis Lg. 133/2008, come modificato dal’Art. 15 D.L 135/2009,

che condurranno alla messa a gara della gestione del servizio idrico integrato ed alla consegna dell’acqua ai privati entro il 2011.

 
 
 

PD, SCOPPIA IL CASO DEGLI ECODEM

Post n°381 pubblicato il 28 Novembre 2009 da verdi.tivoli

27 novembre 2009


Scenari
Il 12 dicembre iniziativa a Roma della Costituente ecologista. Il leader dei Verdi Bonelli: «Dialoghiamo»

Acque agitate nel Partito democratico. Dopo l'emorragia provocata dal Movimento per l'Italia di Rutelli, è il turno degli ecodem.
Il fronte dell'agibilità politica e culturale dell'ecologismo, nel principale partito d'opposizione, è sempre più ristretto. Il Pd sceglie di manifestare per "L'alternativa a Berlusconi" negli stessi giorni in cui tutto il mondo guarda agli esiti del vertice di Copenaghen sul clima, senza prevedere nemmeno un riferimento all'ambiente nella piattaforma programmatica della mobilitazione.
Della Seta: «Se continua così c'è bisogno di nuovi approdi».

Rischio di "diessizzazione". Mancata mobilitazione del Pd in occasione dell'11 e 12 dicembre, in concomitanza con il summit di Copenaghen sul clima. Ancora: spaccatura in occasione del No-B day e «rappresentanza pressoché inesistente» della sensibilità ambientalista all'interno dei nuovi organismi dirigenti.
Nei Democratici lo spazio d'agibilità culturale e politica delle priorità ecologiste si fa, dunque, sempre più ristretto. «Questo partito - conferma il senatore ecodem Roberto Della Seta - è nato per rinnovare il profilo del riformismo italiano, il cui cuore deve essere costituito dalla questione ambientale. L'impressione, però, è che oggi il Pd stia ripiegando verso terreni più tradizionali, verso una sinistra poco contemporanea».
Priorità ambientali, peraltro, nemmeno citate dalla piattaforma di "mille piazze per l'alternativa" annunciate per l'11 e il 12 dicembre, gli stessi giorni di «100 piazze per il clima», la mobilitazione convocata già da alcune settimane da una grande coalizione nazionale animata da numerose associazioni ambientaliste, comitati e cittadini. Mancanza difficilmente derubricabile allo status di "dimenticanza".
E, infatti, Della Seta usa toni chiari: «Nei due giorni in cui si svolge un appuntamento come il summit di Copenaghen al quale tutto il mondo, e segnatamente i riformisti, guarda con grande attenzione, che il Pd si mobiliti "Per l'alternativa" a Berlusconi non inserendo l'ambiente come tema pilastro rappresenta davvero un'occasione mancata».
Una separazione, al momento, non è nell'aria. Ma, a furia di speranze tradite e folate di sviluppismo di una «leadership miope e provinciale nessuno scenario sembrerebbe escluso. «Per ora sto nel Pd - dice Della Seta -. Ma se questa vicenda della mobilitazione mancata non rimarrà solo un episodio, allora si tratterà di certificare una specifica incapacità del Partito. E, in questo caso, occorrerà aprire una riflessione più generale. Che riguarderebbe me e molti altri». Intanto, arriva un'altra crepa: il No B-Day del 5 dicembre. La linea di Bersani è «non partecipare ». Gli ecodem, invece, ci saranno.
«E non sarò l'unico», prevede il senatore. «Al di là di chi l'ha promossa, ritengo che a questa manifestazione il Pd ci debba essere. In Italia c'è un problema di rispetto della democrazia».
La critica ai vertici, anche stavolta, è nel merito. «Sinceramente non so quali motivazioni abbiano spinto segretario e organismi dirigenti a decidere di non esserci ».
Insomma: i mal di pancia sono più forti. Dopo Rutelli, il Pd è dunque alle prese con un'altra grana interna.
La componente ecologista, nel frattempo, «guarda con attenzione» a cosa accade al di fuori del Pd. In particolare al dialogo tra la Costituente ecologista promossa dai Verdi e i Radicali del neopresidente Staderini e del leader carismatico Pannella.
«Ho giudicato coraggiosa e intelligente la scelta dei Verdi di non diluirsi in un contenitore come Sinistra e libertà, che risponde a logiche poco attuali e dove sarebbe stato difficile mettere al centro l'ambiente. Una proposta che punti al rafforzamento e all'autonomia di una rappresentanza delle questioni ambientali va certamente incoraggiata».
Un approdo possibile per gli ecodem? «Se il Pd chiudesse in maniera definitiva alle questioni ambientali bisognerebbe certamente scegliere altri lidi. Ma si tratterebbe di una necessità non di mera ricollocazione politica dei singoli, bensì di una questione prioritaria per l'Italia».
Intanto, proprio il 12 dicembre Della Seta ed altri ecodem parteciperanno a Roma agli "Stati generali degli ecologisti", promossi dai Verdi. In quell'occasione, spiega il presidente del Sole che ride Angelo Bonelli, «confermerò la necessità di aprire un dialogo con tutti gli ecologisti, in maniera paritaria, per provare a delineare il futuro dell'ambientalismo italiano».
Allora: se son rose fioriranno? «Vedremo», taglia corto Della Seta.
Il confronto, intanto, è aperto. Ed è già un buon inizio.

 
 
 

SOLE CHE RIDE ASSOLUTA LIBERTA' E DEMOCRAZIA

Post n°380 pubblicato il 23 Novembre 2009 da verdi.tivoli

"Voglio rassicurare Grazia Francescato sul fatto che nei Verdi c'è assoluta libertà e democrazia. L'unica cosa che chiedo è che chi ha deciso di militare in un altro partito, aderendo a Sinistra e Libertà, non lavori - cosa che del resto sta accadendo - per ostacolare il tentativo convinto di tante e tanti militanti che stanno lavorando con passione per far uscire i Verdi italiani dalle secche e dalla perdita di credibilità degli ultimi anni". Lo dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "La domanda pubblica che voglio formulare a chi mi accusa di scarsa democrazia è la seguente: se si ritiene di essere dirigenti di un altro partito, Sinistra Ecologia e Libertà, come si può esserlo anche dei Verdi. I Verdi hanno deciso all'Assemblea di Fiuggi di uscire da Sinistra e Libertà e di mettersi fuori dal recinto della sinistra radicale per dar vita ad una forza ecologista post-ideologica ed in grado di parlare a tutta la società".

 

"Invito quindi a far cessare ogni sterile polemica in un momento in cui i Verdi italiani sono impegnati a lanciare i referendum su acqua e nucleare, due temi ambientali fondamentali per il futuro del paese - ha concluso Bonelli -. Dobbiamo lavorare tutti insieme, maggioranza e minoranza per le battaglie che i cittadini si aspettano da noi. Se qualcuno ritiene di andare in Sinistra Ecologia e Libertà è una decisione che non condivido ma nessuno può impedire ai Verdi di fare i Verdi".

 
 
 

PD: BONELLI (VERDI), C'E' ANCORA ATTEGGIAMENTO EGEMONICO

Post n°379 pubblicato il 20 Novembre 2009 da verdi.tivoli

 'In questo momento Bersani dice una cosa ma in realta' quello che accade nelle varie regioni italiane e' un'altra. C'e' un atteggiamento egemonico di chi pensa di poter continuare a essere autosufficiente': lo ha detto stamani, a Potenza, il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, rispondendo alle domanda dei cronisti che gli chiedevano quale fosse ora il rapporto con il Pd.
'Bersani quindi dice una cosa - ha proseguito - ma il partito ne fa un'altra. Noi Verdi ci sentiamo molto tranquilli e abbiamo individuato dei punti programmatici. Rispetto alle primarie che si stanno lanciando in molte regioni d'Italia, mostriamo la nostra perplessita', perche' piu' che primarie per i presidenti, sono necessarie primarie di programma, a partire da leggi che contengano il consumo del suolo, o provvedimenti seri per le questioni del precariato o inquinamento ambientale.
Se il Pd vuole costruire un'alleanza - ha concluso Bonelli - dovrebbe lavorare seriamente su queste cose, e credo che in questo momento non lo stia facendo'. (ANSA).

 
 
 

Al No Berlusconi Day per l'ambiente

Post n°378 pubblicato il 19 Novembre 2009 da verdi.tivoli

Oggi i Verdi hanno aderito alla manifestazione del No Berlusconi Day indetto per il 5 dicembre da blogger gruppi su Facebook e associazioni di società civile.

 

Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, annunciando l'adesione ha affaermato: “Il 5 dicembre saremo in piazza in nome del popolo inquinato contro un governo che sta facendo le peggiori politiche ambientali della storia della Repubblica. Perché quando c’è inquinamento c’è stage di vite e di diritti”.

"Ringraziamo quindi i cittadini in rete e le associazioni che hanno promosso la manifestazione - ha aggiunto Bonelli -  che però, non deve essere l’occasione per una gara fra le opposizioni, ma deve diventare una giornata per ridare speranza agli italiani”.

"I Verdi saranno in piazza per dire No al nucleare costosissimo e pericolosissimo e Sì al solare. Per dire No alla privatizzazione dell’acqua e Sì all’acqua come bene comune - spiega il leader del Sole che ride. - ha concluso Bonelli -  Per dire No al Ponte sullo Stretto di Messina e Sì a metropolitane, tram, autobus ed alla messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico e sismico. Per dire No al ddl sui processi brevi che per salvare il premier manda a casa i criminali. Inoltre, durante la manifestazione, cominceremo a raccogliere le pre-adesioni per i referendum contro la privatizzazione dell’acqua e contro il nucleare"

 
 
 

DL RONCHI: BONELLI (VERDI), REFERENDUM CONTRO PRIVATIZZAZIONE ACQUA

Post n°377 pubblicato il 18 Novembre 2009 da verdi.tivoli

GIU’ LE MANI DA BENE COMUNE. ACQUA RISORSA NON ILLIMITATA E DI TUTTI

“Questo governo sta, giorno dopo giorno, infliggendo durissimi colpi all’ambiente e ai diritti dei cittadini. Con la privatizzazione dell’acqua, che verrà decisa con l’ennesima fiducia, nonostante il governo goda di un’amplissima maggioranza, si mettono le mani su un bene comune come l’acqua, essenziale alla vita e risorsa non illimitata”. Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli commentando la decisione del governo di porre la di fiducia sul DL Ronchi che contiene norme che privatizzano le risorse idriche.

“Di fronte agli attacchi contro l’ambiente e contro il patrimonio di tutti è necessaria una forte mobilitazione popolare - conclude Bonelli -. Come Verdi inizieremo una raccolta di firme per i referendum per dire NO all’acqua privata e Sì a quella come bene comune e per dire No al nucleare e Sì al solare”.

Roma, 17 novembre 2009

 
 
 

NOT IN MY NAME

Post n°376 pubblicato il 17 Novembre 2009 da verdi.tivoli

Quando Obama fu eletto esattamente un anno fa, molti di noi, pur convinti che i tempi di Bush erano definitivamente chiusi, sapevano che il ruolo degli Usa nella battaglia del clima non sarebbe stato subito completamente "virtuoso".
Detto questo, le dichiarazioni americane e quelle cinesi, in occasione di una colazione di lavoro convocata per discutere dello stato dei negoziati sul clima in occasione della riunione periodica dell'Apec in presenza del co-presidente della Conferenza sul clima e primo ministro danese Rasmussen, sono sicuramente preoccupanti: niente accordo legalmente vincolante a Copenaghen («full international legally binding agreement», come ha detto il rappresentante americano Forman). Ma non sono neppure tali da fare pensare che ormai per il clima tutto è perduto o che nessun accordo sarà possibile a Copenaghen, come la stampa italiana (in modo più drammatico che in altri Paesi) sembra anticipare. I fatti sono chiari.
A Copenaghen si doveva arrivare a un nuovo Trattato per il periodo post Kyoto. Ma era già da mesi piuttosto evidente che questo obiettivo sarebbe stato difficile.
Rimane invece completamente alla portata dei negoziatori definire un accordo vincolante sugli stessi temi da ratificare in seguito, checché ne dicano americani e cinesi.
L'Ue, ma anche gli altri paesi emergenti e in via di sviluppo, le decine di movimenti di città, di cittadini e associazioni civili che sono molto attive non devono assolutamente abbassare le braccia. Anche perché molte sono le zone d'ombra rispetto a quale sarà davvero la posizione degli Usa.
Si parla di un «accordo politico» vincolante con «conseguenze operative», ma non è chiaro se numeri concreti di riduzione di emissioni e soldi per investimenti di mitigazione e adattamento saranno davvero esclusi. Infatti gli Usa non sono pronti per prendere impegni legalmente vincolanti a Copenaghen a causa di Camera e Senato che ancora non hanno definito un piano chiaro su come affrontare la crisi climatica, ma per Obama il fallimento di Copenaghen sarebbe di difficile gestione. E' evidente che se gli Usa parlano di un accordo «con conseguenze operative» l'Ue deve rilanciare. E non rinunciare o nascondersi per fare emergere i dubbi e le divisioni purtroppo presenti al suo interno, a partire dal governo italiano caso unico di governo negazionista.
Il negoziato di Copenaghen non si ferma a Singapore. Ed è questo il messaggio che deve essere trasmesso forte e chiaro.
Il luogo dove le decisioni saranno prese è il summit nella capitale danese. Non vorrei che un'eccessiva attenzione alle dichiarazioni fatte in una riunione a colazione da un paio di importanti signori possano creare una sorta di profezia che si autorealizza, smobilitare migliaia scienziati, di attivisti, di responsabili politici, di amministratori locali, di semplici cittadini che nel mondo lavorano da mesi, farci abituare all'idea che ormai è andata male.
Anche perché sia chiaro che i dati davvero terribili sulle conseguenze dei cambiamenti climatici non cambiano.
Dal Partito verde europeo e dal gruppo parlamentare verde continuerà la capillare azione di informazione su cosa succede davvero nelle discussioni sul clima, ben 20 deputati greens europei e decine di amministratori locali, rappresentanti dei partiti verdi europei e numerosissimi responsabili di associazioni ambientaliste saranno a Copenaghen, sulla rete si moltiplicano appelli e iniziative, anche i media (a eccezione dell'Italia salvo pochi casi come Terra) da settimane riportano con precisione lo stato della discussione.
Mancano 21 giorni.
Un risultato positivo è possibile. Ed è possibile anche cercare di rimuovere l'insopportabile cappa di disattenzione e disinformazione che circonda in Italia la discussione sulle sfide ambientali e i cambiamenti climatici.
Il governo italiano non ha neppure elaborato una vera posizione negoziale su questo tema. Per i nostri rappresentanti questo è un non-tema. O un tema per pochi "aficionados".
Credo che questa debba essere la sfida anche per i Verdi italiani. E ben venga anche il nuovo interesse che i radicali hanno manifestato al loro Congresso per un'azione strutturata e approfondita su questi temi che peraltro non sono nuovi per loro: esponenti radicali prestigiosi come Adelaide Aglietta hanno avuto un ruolo di primo piano nei Verdi italiani e io non me lo dimentico, nonostante le distanze di merito emerse in seguito con Radicali italiani.
Sarà molto interessante continuare con loro il confronto su temi come le infrastrutture, l'agricoltura sostenibile e gli Ogm, il consumo del territorio anche (ma non solo) in vista delle prossime scadenze elettorali.

Monica Frassoni co-presidente del Parito Verde Europeo da Terra

 
 
 

GIU' LE MANI DALL'ACQUAGIU' LE MANI DALL'ACQUA

Post n°375 pubblicato il 13 Novembre 2009 da verdi.tivoli

12 novembre 2009

Questa mattina centinaia di persone si sono riunite sotto Montecitorio per dire 'no' alla privatizzazione dell'acqua.Erano presenti alla manifestazione di protesta il Forum italiano di movimenti dell'Acqua, i Verdi, Rifondazione comunista, esponenti dell'Idv e rappresentanti della regione Lazio, insieme a cittadini, tutti a manifestare contro un provvedimento giudicato da tutti i presenti come "vergognoso".

'L'acqua e' un diritto, non una merce', 'Acqua pubblica' e 'ACQUAle costo?', gli striscioni srotolati ed esposti davanti l'ingresso della Camera dei deputati, dove e' approdato il decreto che prevede l'affidamento a privati della gestione delle risorse idriche, e che sarà votato la prossima settimana.

"Siamo qui in circa 400 per dire che questo decreto dovrebbe essere affossato", afferma Vincenzo Miliucci, del coordinamento nazionale del Forum italiano di movimenti dell'Acqua.

"Mercificare e privatizzare l'acqua significa espropriare i cittadini di un diritto universale", aggiunge. Nel pomeriggio una delegazione sarà ricevuta alla Camera da Rosy Bindi, ma Miliucci non fa mistero del fatto che "il provvedimento quasi certamente passerà". In quel caso, spiega, "procederemo per fasi successive: rinnovare gli statuti delle amministrazioni locali, spingere le regioni a sollevare l'incostituzionalità del provvedimento", e da ultimo "ci mobiliteremo per un referendum". Quest'ultima opzione viene presa seriamente in considerazione da Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. "Occorre aprire una nuova stagione" di referendum, "che includa la questione dell'acqua e anche quella del nucleare".

Prima, però, è necessaria "l'obiezione civica", perchè il Governo vuole "svendere l'acqua ai privati" col risultato di "tariffe decuplicate e assenza di manutenzione della rete". Oggi, ricorda il presidente dei Verdi, "viene perso il 37% dell'acqua potabile, pari a quasi tre miliardi di metri cubi all'anno". La gestione ai privati, sostiene Bonelli, "non risolverà questa situazione".

 
 
 

DOMANI IN PIAZZA CON FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L’ACQUA

Post n°373 pubblicato il 12 Novembre 2009 da verdi.tivoli

I Verdi hanno aderito e parteciperanno alla manifestazione indetta dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che si terrà in Piazza Montecitorio domani dalle 10,30. Di fronte al tentativo di privatizzare le risorse idriche, è cruciale ricostruire al più presto una fortissima mobilitazione per garantire la tutela dell’acqua come bene comune. Bisogna impedire che le norme del decreto già approvato dal Senato lo scorso 4 novembre diventino legge, consegnando l’acqua, bene fondamentale per la vita, nelle mani dei privati e della grandi multinazionali.

 
 
 

IL PIANO PIOVE DALL'ALTO

Post n°372 pubblicato il 11 Novembre 2009 da verdi.tivoli

 Il "programma straordinario di prevenzione e manutenzione del territorio" del ministro Prestigiacomo prevede una cifra insufficiente e taglia fuori le Regioni dai processi decisionali. Gli assessori di Marche e Calabria non ci stanno Dall'inizio di quest'autunno a oggi, i fiumi di fango causati dalle "bombe d'acqua"hanno fatto quasi una vittima al giorno: 4 morti in Sardegna il 24 settembre, 31 a Messina il primo ottobre, ieri una ragazzina di 15 anni, sommersa a Ischia dalla piena di fango e acqua. In tutto, 36 persone hanno perso la vita in un mese e mezzo. Di fronte a quella che comincia - stavolta sì - a diventare una vera emergenza quotidiana, il governo ha annunciato nei giorni scorsi l'avvio di un piano straordinario per far fronte alle frane che sostanzialmente taglia fuori le Regioni- o almeno non ne definisce le competenze e il peso - e fornisce fondi assolutamente insufficienti. Il "programma straordinario di prevenzione e di manutenzione del territorio" illustrato la scorsa settimana in commissione Ambiente della Camera dal ministro Prestigiacomo è contenuto in un decreto all'esame del Consiglio dei ministri e prevede di mettere sul tavolo una posta davvero bassa, rispetto allo stato di degrado del territorio. Si tratta- come ha spiegato Prestigiacomo ai membri della commissione- di 300 milioni di euro l'anno per il prossimo decennio, un totale di 3 miliardi di euro che dovrebbero «farci avviare e concludere almeno i primi 150-200 interventi urgenti». Una goccia nel mare, come riconosce il ministro, che supera di soli 50 milioni di euro l'anno l'attuale disponibilità (190 milionidi euro nella scorsa Finanziaria, calcola la responsabile dell'Ambiente, cui il suo dicastero ha aggiunto 50 milioni). Comunque meglio, sottolinea, della mancia da 50 milioni di euro che il governo ha previsto per la difesa del suolo per il prossimo anno. Ma chi sarà a decidere cosa è veramente urgente? Secondo il decreto legge, a disegnare le priorità dovrebbe essere una commissione tecnica istituita presso il ministero di cui per ora non si sa nulla. Nelle parole di Prestigiacomo si sente più di un'eco del neo centralismo che si respira dall'insediamento dell'esecutivo Berlusconi tris, la cui massima espressione è l'azione pervasiva della Protezione civile che commissaria i rifiuti come i campi dei terremotati, i beni culturali e le messe papali. Il ministro, infatti, insiste sul fatto che finora «ha prevalso una visione disunitaria, nell'ambito della quale nell'individuazione delle priorità su base territoriale l'aspetto strettamente tecnico seguiva a distanza il momento delle scelte squisitamente politiche in senso talora iperlocalistico». Ma le Regioni non ci stanno. «Occorre ricordare - afferma l'assessore alla Difesa del suolo delle Marche, Gianluca Carrabs - che questa è materia in cui le Regioni,che hanno in mano la fotografia del territorio sui rischi idrogeologici, devono essere ascoltate: con loro si programmano la gestione e le priorità. Non si può far piovere dall'alto la pianificazione territoriale. Bene quindi se si parla di un piano strategico nazionale sulla difesa del suolo, ma va concordato con le Regioni: siamo pronti a dare battaglia contro un provvedimento che non ci veda coinvolti. E vanno ripensate le cifre: solo nelle Marche servono 150 milioni di euro l'anno. Soldi da utilizzarea desso per non spenderne dieci volte tanto dopo che le frane sono avvenute e soprattutto per non mettere a repentaglio vite umane e sicurezza». «Apprezziamo che da parte del governo si pensi a un piano straordinario- aggiunge il capofila dell'Ambiente allo Stato-Regioni, l'assessore calabrese Silvio Greco- ma ci chiediamo con quali soldi. Il 100 per cento dei comuni calabresi è interessato dal dissesto. Abbiamo avuto quest'anno 4 milioni di euro contro i 14 promessi dalla Finanziaria Prodi, ne abbiamo dovuti mettere 800 sottraendoli alle altre innumerevoli necessità dei cittadini. Invece di insistere nel bluff del Ponte di Messina, utile solo per far tagliare il nastro a cantieri che non andranno oltre la fase dello sterro, occorre far fronte al disastro del territorio».

 
 
 

Squadrismo d’azienda contro gli ex lavoratori

Post n°371 pubblicato il 11 Novembre 2009 da verdi.tivoli

AGGRESSIONE. Un gruppo di uomini guidati da Samuele Landi, ex amministratore di Eutelia, ha fatto irruzione nella sede romana intimando lo sgombero del presidio.

A volto coperto, con una torcia in mano e un piede di porco nell’altra. Alle prime luci dell’alba, ieri, un manipolo di uomini che si spacciavano per poliziotti ha fatto irruzione nella sede romana della ex-Eutelia presidiata all’interno dai lavoratori che protestano contro il licenziamento e il mancato pagamento degli stipendi. La squadraccia capitanata da Samuele Landi, ex amministratore delegato di Eutelia e membro del consiglio d’amministrazione ha intimato gli occupanti di sgomberare. «Sono stato svegliato dai rumori - racconta uno degli impiegati che dormiva all’interno dello stabile -, non ho capito immediatamente cosa stava avvenendo, c’era agitazione nell’aria. Sono uscito dalla stanza in cui mi trovavo e ho visto un commando di 15 persone armate di torce e piedi di porco che percorrevano i corridoi e forzavano le serrature dei locali. Non avevano segni distintivi, ma si identificavano come forze dell’ordine, hanno voluto vedere i nostri documenti, poi ci hanno concentrati tutti nel piazzale».
 
Tra gli uomini qualcuno ha riconosciuto un volto, quello di Samuele Landi, ma la situazione non si è chiarita fino all’arrivo della polizia, che è sopraggiunta tempestivamente. «Ci hanno impedito di utilizzare i servizi igienici - racconta un lavoratore -. Non mi sentivo bene e avevo la necessità di recarmi in bagno. Ma non mi è stata concessa la possibilità di farlo. Mi hanno detto che potevo andare a farla fuori come i cani». Nel Caos la squadraccia è riuscita ad assumere il controllo dello stabile minacciando gli operai e ribadendo l’appartenenza alle forze dell’ordine. L’arrivo della polizia ha messo però fine alla farsa e i 15 bravi sono stati condotti in questura. Una prova di giustizia “fai da te” finita male e una domanda: che ci faceva Samuele Landi, ex propietario di quel ramo d’azienda ormai ceduto alla Omega, e quindi non più implicato, almeno formalmente, nella vicenda, alla guida della spedizione notturna?
 
I lavoratori hanno dichiarato alla polizia di aver perso il controllo della situazione per circa 40 minuti, la squadraccia avrebbe avuto dunque il tempo utile per muoversi inosservata all’interno dello stabile e requisire documenti importanti. Ma questa è solo un’ipotesi, una delle tante a spiegazione di un gesto senza logica e morale. Il presidio dei lavoratori andava avanti ormai da 15 giorni, all’occupazione della sede romana erano seguite quelle di Milano, Torino, Ivrea e Bari. Eutelia, aveva avviato la procedura di licenziamento per circa 1200 operai su un totale di 1800 e la protesta come un virus si era propagata in tutte le sedi. «È da questa estate che i lavoratori non vengono retribuiti - spiega il segretario Fiom di Roma Gianni Feccia -. Lo scorso 15 giugno Eutelia ha ceduto un intero ramo d’azienda alla Omega, risparmiando così 54 milioni di Tfr. Solo 4 mesi dopo 1200 persone sono state avvisate dell’imminente licenziamento e altre sono in attesa di riceverne comunicazione. Ora il gruppo Omega ha acquisito anche Phonemedia, importante società di call center in outsourcing, probabilmente lo stesso destino riguarderà anche loro. È impossibile - conclude Feccia - che il governo stia a guardare ». La battaglia dei lavoratori prosegue.

 
 
 

FRANCIA, TUTTI I DANNI DEL NUCLEARE. SCAJOLA "NOI ANDREMO AVANTI"

Post n°370 pubblicato il 10 Novembre 2009 da verdi.tivoli

07 novembre 2009
nucleare

Polemiche Ottobre è stato un mese catastrofico per l'industria atomica d'Oltralpe. Tra scandali, illegalità e danni ambientali, crolla il mito dell'infallibilità di un modello energetico che, invece, il governo italiano vorrebbe imitare


Rien ne va plus.
Alla francese si potrebbe riassumere così il bilancio catastrofico dell'ottobre nero dell'industria nucleare transalpina, travolta nell'ultimo mese da una successione di scandali, richiami internazionali e rivelazioni scomode.
Una lunga serie di cattive notizie, che giorno dopo giorno, sta lentamente minando l'infallibilità di un modello energetico a cui il governo italiano si ostina, invece, a guardare per il rilancio del nucleare nel nostro Paese.
La prima brutta sorpresa arriva il 6 ottobre dalla Normandia, dove Greenpeace rende note le conclusioni di un rapporto indipendente sulla gestione del più grande centro di stoccaggio di scorie nucleari europeo, il Centre de Stockage de la Manche. Dopo anni di silenzio, gli oltre 517mila metri cubi di rifiuti nucleari abbandonati nel suolo del Cotentin fra il 1969 e il 1994 ricominciano a far parlare di sé: i contenitori dei più vecchi rifiuti nucleari non sarebbero a norma, le strutture fatiscenti e a rischio crollo, le nappe freatiche delle zona vittime di una pesante contaminazione da tritium.
L'indifferenza mediatica che accoglie il rapporto viene interrotta, una settimana dopo, dalla diffusione di un documentario trasmesso dal canale Arte che rivela come la Francia continui a inviare in Siberia una parte cospicua dei suoi rifiuti altamente radioattivi.
Areva, il leader del nucleare transalpino, ammette il traffico sospetto di uranio impoverito, rimandando la responsabilità al suo concorrente Edf, a cui anche il governo è costretto a ordinare un'inchiesta interna. Come se non bastasse, il giorno dopo arriva lo scandalo che, più di tutti, in queste ultime settimane, ha scosso la compattezza istituzionale dei protagonisti del nucleare transalpino e la coscienza ambientale dei francesi.
Il 14 ottobre, l'Autorità di sicurezza nucleare (Asn) ferma le operazioni di smantellamento della centrale di fabbricazione del combustibile nucleare mox di Cadarache, in seguito all'ammissione da parte dei responsabili del Centre d'energie atomique (Cea) del ritrovamento di quattordici chili in eccesso di plutonio, rispetto agli otto inizialmente stimati.
In totale, i chili di pericolosissime polveri della sostanza alla base della bomba atomica potrebbero essere addirittura trentanove, secondo le ultime stime dei responsabili del Cea, contro i quali si scatena l'ira dell'Asn e del governo per aver tenuto segreto un dato che conoscevano già dal mese di giugno e aver messo gravemente a repentaglio la sicurezza dei lavoratori.
Neanche il tempo di creare una commissione di inchiesta parlamentare sulla vicenda che i riflettori delle televisioni francesi si accendono di nuovo sul sito di Cadarache: dopo il plutonio, questa volta sono sei chili di uranio arricchito in eccesso rispetto ai limiti di legge a preoccupare le autorità.
L'ultima bufera che si abbatte sul nucleare francese e le sue centrali di nuova generazione arriva invece il 2 novembre. Utilizzando una formula finora inedita, le autorità di sorveglianza nucleare francese, finlandese e britannica intimano congiuntamente ad Areva di rivedere la concezione dell'apparato di sicurezza del prototipo Epr, i cui primi reattori, fra aumenti di costi vertiginosi e tempi di consegna che sembrano allungarsi all'infinito, sono attualmente in costruzione in Finlandia e Normandia.
Secondo il governo italiano, che ha scelto proprio l'Epr per rilanciare l'energia atomica, anche questa volta le nuvole del nucleare sono però destinate a fermarsi al confine: «Questi rilievi non rallentano il percorso del nucleare italiano», ha reagito il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola.

Clara Gibellini da Terra

 
 
 

Buffy l'ammazzavampiri ed il PdL distribuiscono croci a piazza Irnerio

Post n°369 pubblicato il 10 Novembre 2009 da verdi.tivoli

A Piazza Irnerio, l'altroieri, si distribuivano crocifissi.
Qualcuno giura di aver visto Buffy, l'ammazzavampiri, con tutto il suo seguito, altri il Dott. Van Helsing che trascinava una pesantissima corona d'aglio. A quanto pare la città eterna, capitale di un glorioso stato un tempo laico, poi abbrutito dal cattolicesimo politico, è sotto attacco: orde di vampiri, provenienti da Strasburgo, sono pronti a succhiare fino alla morte il sangue dei poveri cristiani lì presenti perché, anche se capitale della repubblica Italiana, Roma è anche il centro del cattolicesimo.

La distribuzione dei crocifissi, ad opera del PdL romano, è stata accompagnata da una raccolta di firme, tesa a rigettare la oramai famosa sentenza della corte europea di Strasburgo. Hanno aderito in molti, alcuni in difesa delle presunte “radici cristiane dell'Europa”, altri con spirito più bellicoso, cavalleresco, muniti del crociato e larussiano motto “dovete morire” lanciato contro chiunque non la pensi come loro.
Intendiamoci, la distribuzione del simbolo religioso come segno di identità e di protesta è una cosa che ci vede favorevoli; ogni cittadino o ogni insieme di cittadini, se crede di aver subito un torto, fa bene a mobilitarsi. Quel che ci preoccupa è lo stile, il tono; pare che ogni cristiano sia diventato un martire che combatte, con la schiuma alla bocca, non per la possibilità di praticare il suo credo religioso o la sua libertà di coscienza (anche perché non è certo questo in gioco), ma per il puro mantenimento di quello che, diciamola tutta, è un privilegio di origine fascista.
Lo stato laico, quello del Risorgimento, non aveva crocifissi né nelle scuole né nei tribunali, dove vi era solo scritto il motto “La legge è uguale per tutti”. Poi, gradatamente, con il ventennio, il crocifisso è arrivato ovunque, anche in quei luoghi in cui il nazareno medesimo non avrebbe messo volentieri piede, forse perché disgustato dagli effluvi di olio di ricino.

Detto in altri termini quel che ci preoccupa è che in nome delle presunte radici cristiane (dimentichiamo la classicità greca e latina, secoli di cultura e di identità a dir poco pagane, anch'esse a fondamento dell'occidente!) con il crocifisso si possano distribuire i paletti da conficcare nel cuore dei vampiri che, si sa, ammantati di rosso sangue ed avendo solo la vita (quindi applicando con rigore il materialismo storico), sono anche un po', come dire, ... comunisti.
Quella che sta montando, e che io vedo con estrema preoccupazione, non è la difesa di un credo religioso, ma del vile privilegio; non è tanto in gioco l'identità cristiana, bensì l'arroganza di una maggioranza bramosa di schiacciare tutto quello che è diverso da lei. Non vorremmo, insomma, che su questa strada si aprisse la caccia all'ateo e all'agnostico. Del resto, se un ministro del nostro governo dice che chi non vuole il crocifisso deve morire, la cosa è preoccupante.
Atei! Agnostici! Cristiani riformati e seguaci della teologia della liberazione! Tra un po', forse, dovremmo chiedere asilo in Olanda, esattamente come si faceva nel '500, sempre che le maledizioni di Ignazio La Russa non ci colpiscano prima o che non ci raggiungano i suoi contadini transilvani armati di forcone.

Arguzie a parte, il clima non è buono; l'integralismo cattolico, fomentato da destra, è parallelo al pullulare di gruppi e gruppettini neo fascisti e neonazisti che, da quando il buon Alemanno, cui riconosciamo il merito di aver dichiarato di non essere “fascista”, bensì “missino”, è stato eletto come sindaco di Roma, hanno repentinamente alzato la testa.
Potremmo anche parlare del clima omofobo, ma sarebbe troppo semplice...
Roma è una città fin troppo civile. I disordini susseguiti alla scomparsa di Stefano Cucchi, la cui morte è avvolta ancora nel mistero, non sono nulla rispetto a quello che poteva succedere; fosse accaduta una cosa di questa gravità e viltà a Parigi, nelle periferie sarebbero stati già presi d'assalto i commissariati.
Roma è una città civile e reagisce con civiltà, avendo, esattamente come la famiglia del Cucchi, la nobiltà civile e la fede nel diritto. Roma non merita che vengano distribuiti paletti da conficcare nel cuore dei vampiri.

Mi sia consentita un'ultima riflessione: lo stato esiste per garantire la vita dei cittadini. Lo diceva Thomas Hobbes e almeno la metà della storia della filosofia politica. Questo principio è anche alla base della nostra costituzione. Come fa un ministro del governo ad augurare la morte anche ad uno solo dei suoi governati? Questo fatto è di estrema gravità, anche se i media tendono a farlo passare in secondo piano. Ancora più grave è il fatto che chi dovrebbe garantire l'applicazione della costituzione e dei principi che ad essa sottendono, è rimasto in silenzio.
Lei, Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, doveva prendere Ignazio La Russa per un orecchio e dirgli: “tu questo non lo puoi fare ... chiedi scusa”. Del resto, come garante supremo, lei è un po' il padre di tutti noi e per età potrebbe essere benissimo il genitore di La Russa; in ambedue i casi avrebbe potuto farlo.

Quel che ci preoccupa non è la faccenda del crocifisso; se i cattolici vinceranno il ricorso non se ne farà un dramma. Noi, a differenza di altri, rispettiamo le sentenze. Ci preoccupa invece un clima da inquisizione in cui una vile maggioranza chiassosa e con le mani che prudono, dalla scarsa intelligenza e cultura (altrimenti non parlerebbe con tanta leggerezza delle radici europee), reagisce con rabbia a qualsiasi cosa possa intaccare il proprio predominio.

Se continueremo così, saremo tutti realmente in pericolo.


Mario Michele Pascale
Coordinatore Lazio dei Radicali di Sinistra

 
 
 

NUCLEARE: BUON COMPLEANNO REFERENDUM

Post n°368 pubblicato il 08 Novembre 2009 da verdi.tivoli

07 novembre 2009 senzanucleare

Oggi a Roma festeggiamo l'anniversario del Referendum Nucleare, al  microfono si alterneranno i protagonisti della vittoria referendaria contro il nucleare, esponenti delle associazioni ambientaliste, ecologisti e tutti i cittadini che vorranno dire la loro.
Si parlerà anche delle grandi opportunità date dalle energie rinnovabili.


22 anni fa, la maggioranza degli italiani si recò alle urne per rispondere al Referendum sul nucleare, quale forma di approvvigionamento energetico.
Il paese disse chiaramente NO alle centrali nucleari.
Oggi, a 22 anni dal quel referendum, alcuni settori politici ed economici del nostro paese sono tornati indietro riaprendo all'energia nucleare senza che siano stati ancora risolti i problemi delle scorie radioattive (custodite ancora in condizioni non sicure), e della sicurezza stessa degli impianti smantellati, e soprattutto senza affrontare con trasparenza e serietà, il problema dei tempi e dei costi reali legati a questa fonte di energia.
Per questo oggi siamo in piazza, per festeggiare 22 anni senza nucleare e dire SI alle energie rinnovabili, puntando fortemente su politiche di risparmio e di efficienza.
Il futuro energetico del mondo non è l'attuale nucleare e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di Co2 e dalle polveri sottili bensì nella generazione diffusa dell’energia e nella realizzazione di una rete energetica intelligente che riduca al minimo gli sprechi e punti fortemente sulla ricerca e l'innovazione
tecnologica.
Noi Verdi abbiamo fortemente voluto il Conto Energia, unico incentivo statale che permette di diventare produttori di energia e di guadagnare tramite l'energia elettrica prodotta e rivenduta dal proprio impianto fotovoltaico. Tra l’altro puntare sulle energie rinnovabili vuol dire incentivare lo sviluppo di nuovi posti di lavoro e di imprese.

Sabato 7 Novembre i Verdi festeggeranno il compleanno del Referendum sul nucleare.

Abbiamo pensato di organizzare  il primo degli appuntamenti di "Io Parlo Verde", che si svolgeranno nelle prossime settimane il sabato pomeriggio a Roma a Largo Argentina, dalle 15.30 alle 16.30.
Metteremo a disposizionedi tutti un microfono aperto per dialogare con quanti vorranno prendere la parola.
Al microfono si alterneranno i protagonisti della vittoria referendaria contro il nucleare, esponenti delle associazioni ambientaliste, ecologisti e tutti i cittadini che vorranno dire la loro.
Si parlerà anche delle grandi opportunità date dalle energie rinnovabili.

Saranno presenti - oltre ad Angelo Bonelli, presidente dei Verdi italiani - anche l’attore e cooperante Giobbe Covatta, Pippo Onufrio di Greenpeace, Massimo Scalia, ambientalista,  Roberto Della Seta esponente degli EcoDem, Giuliano Tallone presidente della LIPU, Bruno Mellano, presidente dei Radicali.

Durante l'iniziativa verrà tagliata una torta raffigurante per metà il simbolo del “Sì al Solare” e per l’altra metà il simbolo del nucleare chiaramente sbarrato.

Qui sotto la diretta web:

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VERDI: BONELLI; NESSUNA ESPULSIONE MA PRETENDO CHIAREZZA

Post n°367 pubblicato il 06 Novembre 2009 da verdi.tivoli

05 novembre 2009

COMUNICATO STAMPA

VERDI: BONELLI; NESSUNA ESPULSIONE MA PRETENDO CHIAREZZA

Chiedo alla minoranza di scegliere di stare o in Sinistra e Libertà o nei Verdi. Entrambe le cose non sono possibili.

“In politica, ma principalmente vale anche nella vita, bisogna essere coerenti e assumersi le responsabilità delle proprie scelte”. Lo ha dichiarato il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli rispondendo al comunicato della minoranza De Petris – Francescato – Cento.

“Non c’è nessuna espulsione in corso, ma solo un richiamo a importanti dirigenti Verdi a rispettare l’esito del congresso di Fiuggi, che ha deciso l’uscita del partito da Sinistra e Libertà e l’avvio della costituente ecologista”. “Ogni scelta è legittima – ha proseguito il leader del Sole che ride - ma considero incoerente e priva di dignità politica la posizione di chi, da un lato organizza assemblee di un gruppo di Verdi che partecipano alla costituente di Sinistra e Libertà e dall’altra lamenta di essere cacciato via dai Verdi”.

“Come è evidente ancora una volta chiedo a questi dirigenti del partito di scegliere di stare o in Sinistra e Libertà o nei Verdi. Entrambe le cose non sono possibili. Su questo punto – ha concluso il presidente Bonelli - pretendo chiarezza e sono convinto che la pretendano sia gli elettori di Sinistra e Libertà che quelli dei Verdi”.

 
 
 

"effetto Dresda" a Villa Adriana?

Post n°366 pubblicato il 04 Novembre 2009 da ammannito

Sul numero di Settembre de "Il Cittadino" è stato pubblicato un articolo di L. Meloni che illustra la vicenda di Dresda, città tedesca cancellata dall'elenco dei Siti Patrimonio Mondiale dell'Umanità dell'UNESCO dopo la decisione delle Amministrazioni Locali di realizzare un progetto che comprometterà le caratteristiche per le quali Dresda era stata inserita in questo elenco.

Viene svolta un'analogia con il caso della lottizzazione "Nathan" che stenderà una colata di cemento a pochi passi da Villa Adriana anch'essa inserita nell'elenco dei siti patrimonio mondiale dell'umanità dell'UNESCO.

L'articolo completo si trova sul blog della sezione WWF di Tivoli

http://wwftivoli.myblog.it/

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 06/11/2008
 

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