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La cerimonia:

Post n°1 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da girasole.limone

20 dicembre 2008 ore 11.00 all’altana del Castello di Calenzano

Ma… un po’ di storia del Castello:

 

Le origini (XII-XIV secolo)

I primi documenti a noi giunti relativi al castello riguardano la fine del XII secolo e sono i diplomi imperiali con cui Guido Guerra, dei conti di Modigliana, ottiene dall’imperatore Federico I la riconferma dei suoi possedimenti e dei diritti signorili ad essi connessi; il Barbarossa lo annovera, infatti, tra i suoi fideles e intende in questo modo ricompensarlo della lealtà dimostrata all’impero da lui e da suo padre prima di lui.

Quale fosse l'aspetto in questo periodo del castello non è dato saperlo dai documenti. Rifacendosi ad esempi coevi si può comunque ipotizzare che durante i primi secoli del Medioevo e poi fino al XII secolo, Calenzano fosse soltanto un abitato accentrato difeso dall’altura su cui sorgeva piuttosto che da mura.

Se una qualche forma di fortificazione dovette esistere, si trattò probabilmente di una palizzata lignea e forse di una torre, magari costruita soltanto parzialmente in muratura; la torre sarebbe allora stata la residenza temporanea del rappresentante del potere signorile, quando ancora questo era abbastanza forte da poter richiedere il rispetto dei suoi diritti.

 

 

Dal Duecento all’Età Moderna

Sotto il controllo di Firenze

La situazione deve essere cambiata a cavallo tra la fine dell’XII secolo e la metà del successivo, anni in cui il comune fiorentino conduce una continua e quasi sistematica azione di conquista, più o meno pacifica, di molti dei castelli e dei possedimenti signorili presenti nel suo contado, almeno nella fascia più vicina alle mura cittadine.

Probabilmente in questi anni si insediano a Calenzano esponenti di alcune tra le più eminenti famiglie fiorentine, cui si deve forse la costruzione di una cinta in muratura. Per tutto il XIII secolo lo sviluppo del castello dovette seguire topograficamente l’andamento della strada, fino all’ampliamento delle mura, in origine edificate solo intorno al cassero, ed alla costruzione delle due porte di accesso al villaggio fortificato. Poi, tra la fine del Duecento ed i primi del Trecento, il villaggio fortificato, dopo essere stato assoggetato alla repubblica fiorentina, dovette riconoscere un periodo di sviluppo notevolissimo, legato al pasaggio della strada ed alla presenza di un mercato le cui tracce evidenti rimangano nell’antica toponomastica (il Mercatale di Val di Marina) e nelle tessiture murarie degli edifici che si affacciano sulla piazza collocata alle spalle della chiesa.

Dai documenti emergono anche i nomi dei proprietari di torri, palazzi e case racchiuse dalla cerchia muraria: esponenti delle famiglie nobili fiorentine di antica tradizione feudale come i Cavalcanti, i Lamberti, i Tosinghi (o Della Tosa), i Bonaccorsi, gli Scali, che avevano le proprietà nella parte più antica, il cassero. I verbali dei danni subiti dalle proprietà dei guelfi sono raccolti nel Liber Extimationum (Libro delle stime dei danni dati) e ci danno la prima descrizione conosciuta di alcuni edifici che dovevano trovarsi sulla collina di Calenzano tra cui il cassero posto nel vecchio castello di Calenzano: qui si trovavano un palazzo (difeso da una torre prospiciente), una edificio in cui erano ospitati i forestieri e una piccola casa in cui si riponevano paglia e strame -cioè un ricovero per il bestiame.

La posizione strategica del castello ne fa uno dei cardini dell’apparato difensivo costruito da Firenze a protezione del proprio contado. Un documento del 1305 così descrive questo ingegnoso sistema di segnalazioni con fuoco e fumo: dalla torre di Combiate, di proprietà di messer Napo Della Tosa, si dà l'allarme con segnali di fuoco e di fumo in caso di avvicinamento di truppe nemiche; i messaggi, ricevuti dalla Torre di messser Manente della Scala a Calenzano, vengono subito ritrasmessi a Pizzidimonte e quindi a Prato; nello stesso tempo, una vedetta posta sulla torre del Palazzo dei Priori di Firenze può vedere gli stessi segnali e dare l'allarme ai cavalieri ed ai fanti di Porta San Giovanni.

Questo elaborato sistema difensivo è però messo in crisi dalla spedizione condotta contro Firenze da Castruccio Castracani, signore di Lucca e Pisa e comandante della Parte Ghibellina in Italia. I caldi mesi dell'estate 1325 vedono penetrare le truppe pisane e lucchesi, affiancate dai milanesi e dai tedeschi di Arrigo IV, fin sotto le mura di Firenze ed in autunno, uno ad uno cadono tutti i castelli del territorio: nella notte tra il 4 ed il 5 ottobre anche Calenzano fu presa ed incendiata.

Il territorio di Calenzano viene di nuovo investito dalla guerra nell'estate del 1351: le fortificazioni, che portavano ancora i segni dell'incursione castrucciana, non assicurano protezione alla popolazione che cerca riparo sulle alture delle colline circostanti o al riparo delle mura della vicina pieve di San Donato. Le milizie viscontee di Giovanni da Oleggio prendono allora il castello senza dificoltà e dopo aver incendiato il villaggio di Pizzimonte e apresso alcuna altra villa intorno, passano in Mugello dopo aver forzato il passo a Combiate nonostante le difficoltà: il luogo era stretto, e passi aspri e forti: conveniva l'oste de'nemici valicare a piede, e uomo inanzi uomo, che a cavallo insieme non v'era modo...

I danni subiti dalle fortificazioni vengono subito riparati dal Comune di Firenze. Il perimetro delle mura viene ingrandito fino ad inglobare tutto il Borgo di Sotto, fino alla Portaccia, mentre dalla parte opposta venivano inglobati terreni coltivabili indispensabili in caso d'assedio e veniva rinforzata con la costruzione di un bastione pentagonale la Porta al Serraglio (o Porta di Sopra). A custodia delle fortificazioni vengono assegnati tutti gli uomini della zona per un raggio di un miglio e mezzo, coordinati da un castellano a capo di una piccola guarnigione.

Nel 1363, mentre le truppe pisane ed i mercenari inglesi di sir John Hawkwood (meglio conosciuto in Italia come Giovanni Acuto) saccheggiano e depredano la piana fiorentina passando "per lo stretto di Val di Marina in Mugello". Le cronache non specificano se Calenzano sia stata attaccata, ma gli effetti della guerra sono comuque devastanti: tutto ciò che si trova fuori dalle mura viene bruciato e messo a sacco ed i danni subiti dalle mura risultano così gravi da indurre il Comune a procedere a nuovi lavori di adeguamento e rafforzamento delle fortificazioni, lavori che hanno dato al castello l'aspetto che ancora oggi mostra. Nnei tratti non iglobati in edifici successivi rimangono in piedi lunghi tratti di mura, in parte merlate, con resti di mensoloni in pietra per i camminamenti di ronda e le caditoie.

A partire dalla fine del Trecento, le mutate condizioni politiche della repubblica fiorentina rendono ormai inutili le antiche fortificazione che punteggiano il suo contado: così anche per il castello di Calenzano comincia un periodo di trasformazione che porta le vecchie strutture militari ad essere adeguate alle nuove esigenze di ricchi imprenditori fiorentini che fanno del castello il centro commerciale dell’intero territorio.

Il castello conserva le tracce della propria storia: nell’intero contado fiorentino è difficile trovare un altro caso di conservazione delle testimonianze storiche dell’evoluzione di un villaggio fortificato quale quello offerto dal castello di Calenzano, le cui evidenze materiali non si fermano al Medioevo, ma come pulsante testimonianza di vita portano i segni riconoscibili del tempo fino ai nostri giorni.

 
 
 
 
 

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