Appunti di viaggio

II Tappa di avvicinamento al passatore...


Ieri era aPolignano. La gara che si svolge in questa bellissima cittadina ha sicuramente il percorso più bello tra quelli della Puglia. Si snoda tra lo splendido borgo antico che ha diverse terrazze a strapiombo sul mare, il suo bel lungomare e la rocciosa scogliera. Ieri la gara si arricchita di altre emozioni. L’ho già scritto nel mio post precedente, sono in preparazione di gare molto impegnative e per evitare infortuni non mi spingo al massimo delle mie possibilità e mi accompagno ad amici o amiche più lenti. L’amico a cui mi accompagnavo e che aveva fatto con me il viaggio in auto per raggiungere la bellissima località mi sembrava sin dalla fase di riscaldamento frastornato. Le ho chiesto più volte cosa avesse senza ottenere risposta. Siamo partiti dal ponte che collega gli spuntoni di roccia di uno dei suoi bellissimi golfi e dopo un po’ abbiamo raggiunto il lungomare che porta poi al borgo antico. Siamo passati dinnanzi ad un muro su cui è trascritta una poesia di Cardarelli dedicata ai gabbiani. Non so dove i gabbiani abbiano il nido, ove trovino pace. Io son come loro, in perpetuo volo. La vita la sfioro com'essi l'acqua ad acciuffare il cibo. E come forse anch'essi amo la quiete, la gran quiete marina, ma il mio destino è vivere balenando in burrasca. Ecco, la poesia, forse insieme all’adrenalina che dà forza all’atleta e all’endorfina che la corsa produce, il mio amico: “Non riuscivamo a trovare questo muro, girammo un po’ per cercarlo e dopo un po’ lo trovammo” Io. “Chi?” Il silenzio fu la sua risposta. Il silenzio è spesso una risposta eloquente. Ancora io: “Non ci pensare e pensa a correre” Attraversiamo il borgo e spuntiamo su una via e il mio amico dove ad angolo c’è: “Ci sedemmo proprio a quel tavolino in attesa dell’ora del pranzo. Non poteva camminare perché si erano scollate entrambe le sue scarpe” Gli scappò un risolino e ancora: “ Aveva lasciato le scarpe in una scarpiera al sole e dopo pochi passi, uno alla volte si scollarono” Io: “Come faceste?” Lui, sempre con un sorriso che gli facevano brillare gli occhi per il ricordo:  “Camminava zoppicando e ci rideva sopra. Per questo modo di fare mi sembrava speciale” Era la conferma che non serviva, quell’era speciale raccontava una storia finita che forse lui stava provando a superare. Percorremmo sempre insieme la provinciale che porta verso Bari in silenzio per poi inoltrarci sulla bella scogliera fatta di sassi appuntiti e ciottoli. Dopo un po’ , lui, passando dinnanzi ad un ristorante: “Ci fermammo a pranzo qui. Aveva scelto il posto lei.” Poi, ancora: “Parcheggiammo giù lì e fu divertente vederla salire zoppicando con le scarpe rotte” Poco dopo, sempre lui:” Scegliemmo un tavolo vicino alla balconata. C’erano due ragazzi che facevano il bagno e noi ci divertivamo a guardarli mentre parlavamo di tutto e niente” Abbiamo superato il sesto chilometro e iniziava una dura salita. Lui aveva rallentato, non per la fatica, ma forse per rivivere un momento di felicità che aveva vissuto inconsapevolmente. Ho pensato che era meglio lasciarlo solo. Ho posato la mia mano sulla sua spalla e glielo stratta: “ A volte la vita ci porta via le cose più belle senza una ragione precisa e non possiamo niente tranne che accettare che sia così” Ho aumentato il mio passo e l’ho lasciato. L’ho aspettato al traguardo. Sorrideva come accade a tutti gli atleti quando superano il traguardo. La prossima volta che tornerà  a Polignano avrà in mente il ricordo dell’ultima gara e quella della nostalgia sarà un po’ più lontano. Per l’avvicinamento alle mie gare, domenica sono previste due belle gare, una a Faggiano di 10km e una mezza maratona a Lecce. Credo però che non parteciperò a nessuna delle due per dedicarmi ad un allenamento più specifico: correre un lungo (gergo di chi corre molti chilometri) di 30km. Il 6 aprile c’è la maratona di Ravenna. Manca un mese e la maratona è la prima di tre tappe veramente impegnative. La maratona dl 6 aprile è di solo 42,2km, dico solo perché le altre sono (ahimè) più lunghe.Max