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Avasinis -UD- 2.5.45

Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista

 

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Addio a un altro testimone dei fatti di Avasinis: Catin di Barbin

Post n°116 pubblicato il 02 Maggio 2012 da braulink
 
Foto di braulink

Il primo maggio ci  ha lasciati Caterina Di Gianantonio, "Catin di Barbìn", che dei fatti del 2 maggio di Avasinis aveva lasciato una lucida testimonianza nel video "Luogo della Memoria". Catìn,  pur abitando lontano, ogni anno ritornava nel paese natale per la commemorazione delle vittime e, anche per questo, è stata ricordata con commozione nell'intervento del Sindaco durante la commemorazione ufficiale.

 

Riproponiamo pertanto la sua testimonianza rilasciata ai curatori del video:

Non dimenticherò mai quella giornata...Il 2 maggio eravamo sul ponte vicino alla latteria, c'erano uomini che discutevano... alcuni dicevano che non sarebbe successo niente, altri avevano timore per la ritirata. Mio zio, il "Sara" non ha voluto andarsene; mio padre, mio fratello Giovanni e mia sorella Romana sono invece salite in montagna, Ta Pala, con le mucche. Io e mia sorella Orestina abbiamo deciso di restare in casa con la nonna. Mia sorella diceva di partire anche noi, eravamo giovani, c'erano dei pericoli, durante la ritirata...- Possibile? - dicevo io. I tedeschi avevano già fatto almeno tre rastrellamenti, ma i civili non li avevano mai toccati. Siamo ritornate sulla piazzetta, dove abbiamo incontrato don Zossi che ci ha invitate a recitare una litania, lì di Ana di Gèa. Poi ci ha mandati ognuno a casa propria, raccomandandoci di non uscire; si era già sentito un colpo di mortaio. Siamo tornate verso casa con la Mariuta di Edoardo e le sue figliolette. Le bambine erano contente...Appena arrivate in casa, abbiamo sentito degli spari. Nel frattempo, i partigiani Pizzato e Valentino Morcja si sono avviati per fronteggiare i tedeschi. Hanno detto:- Andiamo almeno noi a fare in modo che non entrino in paese! Solo in due, cosa potevano fare? I tedeschi avevano già l'intenzione di entrare....Mia suocera stava lavando le vasche del latte alla fontana; da una finestra le abbiamo parlato. Lei ci ha detto:- Andate, voi, che siete giovani, andate in montagna, scappate: non si sa cosa può succedere se entrano i tedeschi! A un certo punto vedo Giuseppe Braulinese entrare ferito in casa. Dico a Mia:- Guarda, mi pare che il Nese sia pieno di sangue...- Impossibile! - dice lei. In quel momento compare il soldato, il viso coperto di frasche, il mitra puntato. Mia gli chiede:- Dove volere andare? In montagna? - e indica il sentiero. Senza dire nulla, quello le ha sparato in testa. Mia nonna, a vedere questo, voleva scendere a rimproverare il soldato ma l'abbiamo bloccata. Il soldato ha sparato una raffica in una casa, poi è andato in quella successiva ed ha ucciso due vecchi, i Venturini. Poi è tornato indietro, è entrato in un'altra casa. Nella stalla erano riunite una ventina di persone: li ha uccisi tutti! Si vede a scappare la Pele [Pellegrina Schiratti], col bambino in braccio: le hanno sparato ed è finita distesa a terra, morta. Il bambino sgambettava, era ancora vivo. Non si poteva uscire per aiutarlo.. Poi il soldato è andato verso la canonica dove ha ucciso ancora. E' stato uno solo, "il boia", a fare tutti quei morti. Avanzava deciso, con l'elmetto e il volto coperto da frasche, la tuta mimetica; l'ho seguito con gli occhi sin nella piazzetta. Evidentemente, però, non era solo: su nel Cjanal ci deve essere stato uno che ammazzava solo uomini. La nonna del Sara, per esempio, non l'ha toccata, mentre ha fatto uscire lui e lo ha ucciso; Nan dal Titin [Giovanni Orlando]è stato ucciso ugualmente... Dopo hanno invece iniziato a radunare gli uomini e a rinchiuderli in una stanza. Le due Anna le abbiamo sentite a urlare, ma non le abbiamo viste.

Qualche tempo dopo sono arrivati dei cavalli; io ho detto:- Almeno fossero quelli della Todt con cui ho lavorato! Quelli non ci farebbero del male! Mia sorella era assai preoccupata, mi si attaccava addosso, disperata. Andando a chiuderci in una stanzetta, io cercavo di consolarla dicendo che almeno avevamo vissuto mezz'ora più degli altri... Sentivamo i lamenti del Nese e della Caterina...I cavalli saltavano i due corpi distesi per terra ed io pensavo che le bestie avevano avuto più rispetto degli uomini; poi è arrivato un militare, ha raccolto il bambino e lo ha portato in una casa, dove c'erano anche due bambini della Mariuta. Hanno anche tirato da parte il corpo della nonna, la Pele. Non si sentiva più a sparare...Sul far della sera ho visto arrivare una ragazza accompagnata da un militare: diceva che, se non avesse trovato nessuno, avrebbe chiesto di essere riaccompagnata dai parenti. Ho detto a mia sorella che doveva trattarsi di un soldato buono, a comportarsi così. Io sono uscita fuori a vedere sul terrazzo, mentre mia sorella era ancora piena di paura. Il soldato (parlava abbastanza bene l'italiano, doveva essere croato) ha detto:- Coraggio signorine, che è tutto finito! Io trovare lo stesso a casa mia, solo disastri. Uno solo, scellerato, ha combinato tutto questo! Era un atroce criminale! Ora rimanete qui, fin quando ritorno...Poi, avendo visto il corpo di "Mia" per terra e credendo che fosse mia madre, si è fatto consegnare una coperta, ha spostato il corpo e vi ha messo la coperta sopra. E' stato l'unico cadavere lasciato per strada, gli altri li hanno tutti portati via, nelle rogge, anche quelli delle due ragazze. Poverette, le abbiamo viste entrare. Alla prima un tedesco ha detto "Komm", lei tutta spaventata si è rivolta alla sua amica. Anna, la più grande, le ha risposto: - Non avere paura, vengo io ad aiutarti, ci chiameranno solo per far loro da mangiare...Le abbiamo solo sentite urlare... debbono averle trucidate. Sono andata poi ad abitare in quella casa e, per anni, nonostante passassi il pavimento con la varechina, le macchie di sangue ricomparivano! Dopo una mezz'ora il tedesco è ritornato e ci ha detto:- Tutto finito! Chi ha fatto tutto questo è già stato punito! Non preoccupatevi più e rimanete qui, fino al mio ritorno! Gli abbiamo chiesto del bambino, il nipote della Pele e lui ha risposto di averlo portato al sicuro, assieme a due altri bambini sopravvissuti, e di aver anche portato loro del formaggio. Ci ha anzi chiesto del pane, per portarlo ai bambini (anche al giorno d'oggi quel bambino ricorda di questo pane che gli ho mandato) e poi del formaggio e dell'acqua. Ha aggiunto anche di avere portato un secchio d'acqua ai due coniugi, i Braulinese, feriti gravemente. Ci ha ribadito di non muoverci:- Guai se il mio comandante lo viene a sapere! Io faccio tutto questo senza che nessuno lo sappia. Intanto portavano tutti i cadaveri nella roggia di Bearç, solo mia suocera è rimasta. L'indomani è tornato il soldato a dirci che potevamo uscire e allora siamo andate subito dal Parroco, che ci ha dato una cassetta da pronto soccorso per andare a soccorrere i feriti, dato che avevamo imparato a fare le iniezioni e a medicare. Siamo andate subito dai Braulinese: lui aveva il cranio con la pelle sollevata, l'inguine tutto insanguinato... chiedeva di essere soccorso, chiedeva della Pele, l'infermiera, chiedeva di essere portato all'ospedale... Lei aveva una ferita al petto, sotto al letto c'era una enorme macchia di sangue, chiedeva di non essere lasciata sola... è morta poche ore dopo. Lui è stato portato in canonica, dove erano stati raccolti tutti i feriti. Il Nese, ferito, ci diceva:- Ragazze, vi ringrazio del bene che avete fatto, non lo scorderò mai, pregherò per voi, ve lo assicuro...

Così è trascorsa la giornata cruciale...In questo piazzale ci sono state 23 vittime: noi siamo state come miracolate. Quando mio padre è venuto giù dalla montagna, a trovarci vive, è rimasto assai meravigliato. Quelli che salivano in montagna incrociavano quelli che scendevano e nessuno aveva il coraggio di raccontare con precisione quello che era successo. La mamma della Minuta, con la gerla, era arrivata su ancora di notte, a dire :- Laggiù non c'è più un solo camino che fuma, hanno ammazzato tutti! Poi è cominciata la ricerca dei corpi, nei cortili e nei fossati: c'era caldo e con le assi è stata fatta un'unica fossa, dove sono stati messi tutti i corpi allineati. Tutta la nostra gioventù è passata in mezzo alla guerra...Gli altri soldati erano di nazionalità diverse: tedeschi, italiani, friulani. Alcuni poi sono stati presi e uccisi, davanti all'osteria. Erano italiani, repubblichini. Ormai la guerra stava finendo e si mettevano assieme ...Qualcuno mi ha detto: "Signora, eran peccati vecchi". Ma quali? Ognuno è solo con la sua coscienza.Abbiamo visto sicuramente cose che non andavano fatte: ma è la guerra a portare a questo, è la rovina di tutte le coscienze.


Intervista del 2005 a cura di Renata Piazza e Walter Rodaro - ampi stralci dell'intervista sono riprodotti nel video "Avasinis, luogo della memoria" di Dino Ariis (Comune di Trasaghis, 2006)

 
 
 
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