Creato da braulink il 28/11/2005

Avasinis -UD- 2.5.45

Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista

 

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AVASINIS, LABORATORIO DI PACE

Post n°167 pubblicato il 14 Settembre 2024 da braulink
 
Foto di braulink

Officina della Pace ad Avasinis

Avasinis è un paesino, una frazione del comune di Trasaghis. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato protagonista di alcuni terribili giorni di sangue. Ogni anno c’è la commemorazione della strage del 2 maggio, quando un gruppo di nazifascisti in ritirata verso la Germania è entrato in paese e si è messo a uccidere tutti quelli che trovava, bambini e vecchi, uomini e donne. A fianco della chiesa c’è oggi un monumento con le fotografie di tutte le vittime di quella strage orrenda.

La storia è maestra di vita, ma solo se la ricordiamo tutta, non a fette, scegliendo quella che ci piace di più e cancellando dalla memoria quelle che escono dagli schemi, scartando quelle che non si adattano agli stereotipi. Io vorrei che fossero ricordata l’intera settimana di quei giorni tremendi, compresa la strage di cosacchi e i linciaggi in paese. Ad Avasinis anche partigiani e popolazione si sono macchiati di sangue. Quando parlo a qualcuno di quei giorni, c’è chi mi accusa di voler infangare la memoria della Resistenza. Io so benissimo che i partigiani combattevano dalla parte giusta per la democrazia e la libertà contro la dittatura, per la vita contro i campi di sterminio, che è stata una fortuna che abbiano vinto i partigiani.

 C’è anche chi non è mai stato tenero con la Resistenza, con i partigiani, ed è pronto ad accusarli di ogni nefandezza. La lunga Guerra Fredda aveva perfino convinto parecchi che era stata tutta colpa dei soli comunisti. I più mi consigliano di lasciar perdere, di seppellire nell’oblio le pagine più amare, tragiche e vergognose della nostra storia recente, soprattutto oggi che tutti i protagonisti di quelle tragedie sono morti. E’ rimasto solo un grumo di ricordi contorti e contraddittori: è meglio non parlarne più!

Abbiamo forse dimenticato la lezione di Primo Levi, uno dei pochi sopravissuti di Auschwitz? Ha dedicato i suoi ultimi anni a gridare al mondo intero che non bisognava dimenticare, perché chi dimentica è condannato a ripetere.  Se molti ritengono impossibile una rinascita del nazifascismo, un altro incubo, un altro pericolo mortale oggi minaccia la specie umana. La bomba atomica. Lo spiegava molto bene Alberto Moravia nei suoi discorso al Parlamento Europeo, dove si era fatto eleggere come indipendente nelle liste del Partito Comunista.  Hiroshima e Nagasaki hanno cambiato la storia umana: tutti quanti sono capaci di ragionare hanno capito che una guerra totale come le due guerre mondiali del Novecento non si può più fare. L’inverno nucleare sarebbe la fine della storia, la fine di tutto. Spiegava che nessuna guerra ha mai fatto eroi, perché tutte le guerre, nessuna esclusa, fanno  solo carnefici e vittime. E Avasinis è stata addirittura capace di recitarli entrambi i ruoli, quello della vittima e quello del carnefice, a distanza di pochi giorni.  Anche i partigiani e la popolazione hanno ucciso, pur – come ha scritto il parroco del pase don Zossi -  con l’attenuante dell’esasperazione di tanto sangue, lutti e rovine. Pensiamo ai sopravissuti che avevano sentito quelle due ragazze urlare per ore. La guerra trasforma i più pacifici degli uomini.

Anche in Ucraina abbiamo visto le mamme che davano il tè al soldatino russo disperso, ma dopo la scoperta delle stragi e degli stupri sappiamo bene che ci sono state uccisioni sommarie di prigionieri,  e da ambo le parti.

Io penso che debba essere sollevato il velo sull’intera settimana di quei giorni tremendi, dalla strage nazifascista alla dura reazione contro gli sbandati dell’esercito tedesco e contro i cosacchi, perché la memoria potrebbe salvarci dall’ecatombe nucleare che incombe sull’umanità. Allora la rimozione della memoria è stata immediata. Questo è il destino di tutte le guerre, ma oggi la catastrofe sarebbe spaventosa, una guerra sarebbe veramente l’ultima. Leggiamo sui giornali che sono stati costruiti missili ipersonici capaci di sfuggire a qualsiasi scudo antimissile, capaci di trasportare testate nucleari tattiche, le mini-atomiche che i militari si dicono pronti a lanciare. Migliaia.

Il Memoriale di Avasinis potrebbe unire l’intera galassia dei movimenti pacifisti di tutti i colori, per la battaglia della sopravvivenza della specie umana e diventare l’Officina della Pace. Cancellare la guerra dalla storia umana è possibile, perché non è una necessità biologica come mangiare e bere, è solo una invenzione maledetta che ha dato agli uomini l’illusione che solo sospendendo per un breve periodo le regole morali della quotidianità si possono risolvere i conflitti.

Il mio appello è perché ad Avasinis nasca un centro di studi che elabori le strategie che fermino questa corsa forsennata verso la fine dell’umanità: il Doomsday Clock quest’anno è stato regolato a un minuto dalla mezzanotte, dall’apocalisse. In quel paesino c’è un asilo parrocchiale abbandonato con delle sale e perfino un teatrino. Facciamone l’officina della pace. Aggiungiamo al calendario della celebre Festa del lampone e del mirtillo la premiazione di un concorso internazionale di poesie, di teatro, di studi, di azioni concrete che promuovano una nuova cultura della pace. Sì, la guerra trasforma i più pacifici degli uomini, ma oggi dobbiamo diventare come il pio Enea che piangeva sul cadavere di Turno che si era trovato costretto ad uccidere, per aprire finalmente la pagina nuova della storia, quella senza la guerra. Dobbiamo rinsaldare i legami di quella social catena che considerava gli uomini “tutti fra sé confederati … porgendo valida e pronta e aspettando aita nelle alterne fortune della guerra comune” (G. Leopardi), quella contro la fame, contro le malattie, contro la crisi climatica .

Prof. Antonio Pavanello

Pordenone

 

(Messaggero Veneto, 8 settembre 2024)

 
 
 
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