Creato da braulink il 28/11/2005

Avasinis -UD- 2.5.45

Ragionando sul come e sui perché di una strage nazista

 

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"Avasinis, un giorno per caso. La strage del 2 maggio 1945" - 2° parte

Post n°99 pubblicato il 05 Settembre 2010 da braulink
 

(Seconda parte della tesi di Carolina Leone sulla strage di Avasinis)

 

 

 

La strage di Avasinis

 

"Scene di orrore e di morte avvengono ovunque. Si sentono urla, grida spasimanti, voci strazianti invocanti pietà. Là due giovani ragazze uccise dopo essersi da esse fatto servire il pranzo e dopo sevizie, vecchi freddati nella sedia accanto al focolare, mamme assassinate coi bambini in braccio, uomini fatti uscire di casa, derubati del portafoglio e poi freddati, persone raccolte in una casa o costrette in qualche andito falciate col mitra, pacifici vecchi che, non sapendo dare ragione di quanto avveniva, erano sulla via colpiti a morte, là una donna colpita e non ancora morta cui hanno tagliato il dito per prenderle l’anello, una quantità di persone sequestrate e chiuse quali ostaggio in due case di via Piloni, i vivi rintanati nelle cantine, nei fienili, tra le travi delle soffitte fino nei camini, i meno rimasti in casa a placare l’ira con l’offerta di ogni cosa pur di avere salva la vita".

Basterebbero queste parole per descrivere l’orrore e la malvagità che invase Avasinis il mattino del 2 maggio 1945. Quel giorno ebbe luogo un atto dolorosissimo verso una popolazione di innocenti, mentre in altri paesi del Friuli si festeggiava la liberazione dall’ invasore tedesco-cosacco. Ad Avasinis morirono 51 persone tra donne, vecchi e bambini per mano di un distaccamento di un battaglione delle SS. Il fatto storico si svolse alla fine dell’occupazione cosacca, iniziata nell’estate del 1944 per fronteggiare l’espansione delle forze partigiane e per aiutare l’esercito tedesco nel controllo del territorio. Nella primavera del 1945, quando le sorti della guerra stavano volgendo a favore degli alleati, i quali stavano avanzando dal sud Italia, si assiste alla progressiva ma inarrestabile ritirata dell’esercito tedesco e dei cosacchi, che per garantirsi vie di fughe rapide e sicure, spesso metteva in atto delle azioni punitive per far intendere alla Resistenza di non tentare alcun genere di opposizione Nella mattina del 1 maggio 1945 transitò una colonna tedesca cui si erano aggregate forze cosacche nelle vicinanze di Trasaghis, proveniente dallo spilimberghese, la quale, dopo aver subito

attacchi nella zona di Forgaria, uccise alcuni partigiani e ne fece altri prigionieri.

Nel primo pomeriggio una formazione, identificabile probabilmente con la brigata "Karstjager" della Waffen SS formata si da tedeschi ma anche da istriani, altoatesini e friulani, oltrepassò il ponte di Braulis e si stanziò a Trasaghis. Da subito le varie componenti della brigata SS si separarono: alcuni sul "Montisel" sopra Trasaghis, altri sul "Col del Sole" sopra Avasinis, effettuando delle perlustrazioni nelle vicinanze dell’abitato e circondando il paese. La notte tuttavia passò tranquilla. Nella mattinata del 2 maggio, dopo una scarica di mitra da parte dei partigiani verso una postazione nazista, i tedeschi diedero assalto al paese. Invano un gruppo di partigiani cercò di resistere ben presto furono costretti alla ritirata. Gli invasori sparsero in paese terrore assoluto uccidendo, violentando e distruggendo tutto ciò che li circondava. Furono 51 le vittime tra uomini, donne e bambini. "Il mattino del 2 maggio colpi di mortaio su Avasinis fecero capire che il nemico voleva sfondare ad ogni costo. I partigiani si ritirarono. Gli uomini fecero appena il tempo di fuggire in montagna. I soldati delle S.S. inferociti penetrarono nel paese inerme. Chi potrà dimenticare la strage orrenda che vi perpetrarono? Furono massacrati vecchi, bambini di pochi mesi, di pochi anni, ragazze robuste e fiorenti di giovinezza, giovani madri con il figlio in braccio. Violentarono in quella notte ragazze innocenti e gettarono poi i cadaveri delle vittime nei canali, li nascosero nelle strade. Tutto il paese fu orribilmente insanguinato. Terminata la carneficina si diedero a saccheggiare le case asportando quello che parve loro utile e prezioso. Al mattino del tre maggio se ne andarono. Le campane di Gemona ed Osoppo suonavano a festa per l’ingresso delle truppe alleate"

Dopo il ritiro delle truppe, il 3 maggio i partigiani organizzarono vari posti di blocco in tutta la zona, arrestando una trentina di nazisti sbandati. Questi, ritenuti responsabili della strage, furono condotti ad Avasinis, processati sommariamente e uccisi dalla popolazione e dai partigiani. Don Zossi annota nel suo diario: "Un animo terribilmente scosso, che non vedeva più ragione o virtù". I corpi delle vittime della strage furono sepolte in una fossa comune nelle vicinanze del cimitero e ogni anno vengono ricordate il 2 maggio con una messa e una processione assieme ai sopravvissuti di quella tremenda giornata di violenza inaudita.

 

(da: Mario Di Gianantonio, Calvario di povera gente, dattiloscritto 1945).

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Bruno il 26/12/10 alle 00:11 via WEB
Un fatto simile e' successo a Pedescala e frazioni vicine, nell'Alto Vicentino, tra 30 aprile e il 2 maggio del 1945. Dopo la strage, sono rimaste le ferite aperte e la verita' ancora tutta da chiarire. Si puo' solo sperare che certi fatti non si ripetano nel futuro.
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
dino ariis il 16/03/11 alle 07:43 via WEB
In italia dopo l'8 settembre del 43 circa 20.000 civili sono stati massacrati dai nazisti e dai collaborazionisti fascisti. Su questi fatti nel dopoguerra è sceso un vergognoso silenzio dettato da opportunità politiche legate alla guerra fredda. nel 94 si è scoperto negli scantinati della procura militare di roma, un armadio con le ante rivolte verso un muro, contenente molti fascicoli relativi alle indagini svolte dagli alleati, dai carabinieri ecc.. circa 800 episodi criminali contro i civili inermi. Venne definito l'armadio della vergogna, perchè volutamente sepolto per evitare procedimenti contro responsabili già individuati. La storia dll'armadio è stata raccolta in un libro fi Franco Giustolisi dal titolo l'Armadio della vergogna" dove si menzionano le responsabilità politiche( e i nomi dei politici) responsabili dell'insabbiamento.
 
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