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Il bivio

Post n°57 pubblicato il 30 Dicembre 2012 da albylrt
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In una delle tante sere trascorse in macchina a macinare chilometri parlando al telefono, una telefonata sotto ed un nome a me caro... Devo rispondere. Lo faccio con un "pronto come stai" che tenta di nascondere la stanchezza mentale e fisica che mi sta corrodendo ormai da mesi.

E' G. Erano gli anni '90. Ero un giovane revisore. Una società mi chiama e mi propone un colloquio in una agenzia di pubblicità. Cercano un direttore finanza e controllo. Forse non sono ancora all'altezza. E so' poco più di nulla di quel mondo. Io sono un fruitore di pubblicità nulla più. Poi spinto dalla curiosità che da sempre mi anima e in parte convinto che i numeri sono numeri ovunque accetto e vado. Mi presento al primo colloquio. Una villa incantevole, recetpionist con sguardo accattivante, un via vai di persone tutte con passo veloce anche alle sette di sera. Un tavolo ovale grande in una sala piena di poster, monitor ed altri ammennicoli tecnici. Entra G con altre due persone. Legge il mio cv. Poi mi guarda e mi dice di raccontarmi. Lo faccio sciolto sereno. E' l'ambiente che lo permette anche se lui è austero. serio. Gli portano in conitnuazione biglietti di gente che chiama al telefono. Declina tutti. Dopo dieci minuti a raccontare la mia giovane vita professionale mi ferma. "di che segno è lei ?" trovo la domanda stravagante... io non credo e non sento gli oroscopi ma tant'è. "Sono Sagittario 1^ decade". Sorride. "bene lei deve venire qui. per i soldi ci metteremo d'accordo. Quando si libera ? Domani passi a prendere la proposta. L'aspetto."

E da lì quasi dieci anni di vita professionale e non. Un lavoro che mi prese per i capelli trascinandomi in giornate e notti infinite. Diviso tra Roma Milano e la Sardegna. A vivere ogni attimo di una campagna pubblicitaria, a gestirne i budget fino a "salire" al contatto con i clienti. Conoscendo da dentro e profondamente tutto il mondo della pubblicità. Dai media ai creativi. Non era soltanto un numero il mio lavoro. L'agenzia era la mia casa. E G giorno dopo giorno diventò il mio mentore tanto vedeva crescere il suo pupillo. Eravamo diventati amici, complici. Ci demmo anche alle mani. Ma ci siamo voluti bene. Poi la crisi, superata che lascia il segno ed il mio corpo che somatizza nel peggiore dei modi il malessere, la stanchezza il sistema nervoso. Dopo mesi passati piegato in due dal dolore e la camomilla sempre sul mio enorme tavolo il ricovero e l'operazione urgente. E G venne accanto al mio letto. Con le lacrime agli occhi. Sapeva che ero li perchè in fondo mi aveva inghiottito nel suo mondo ed io c'ero entrato ignaro di quanto l'avrei pagata. Non sarebbero bastati premi, una macchina nuova sempre sognata. Ero lì smagrito e spossato da tutto.

Mi rimisi in piedi ma per la prima volta tornato in ufficio immaginai che se qualcuno mi avesso offerto qualcosa, stavolta l'avrei accettato e G l'avrebbe capito. Fu così dopo appena due mesi. Quando entrai nella sua stanza a tarda sera con le mie dimissioni capì senza che neppure aprissi quel foglio. Stemmo zitti. Muti. Poi si alzò venne vicino e mi abbracciò scoppiando in un lungo pianto al quale io mi accodai subito.... "farai bene ovunque andrai. ma non ci perdiamo". E così è stato. Non ci siamo mai persi. Ho chiesto a lui conforto e supporto per tante cose. Ci siamo sentiti anche per un breve saluto  o visti per un rapido caffè.

Poi... "senti hai un paio di minuti ? ti devo parlare.." "sono in macchina ed ho ancora strada davanti dimmi tutto". "ti ricordi A ? la società P ? bene hanno bisogno di uno come te. Anzi hanno bisogno di te. Io gli sto dando una mano ma loro hanno bisogno di te. ce la fai stare per le 9 ad essere in via I ? Guardo l'orologio... se accelero un pò sarò puntuale. e se G me lo chiede lo faccio. E poi sono sempre curioso. "Si G ce la dovrei fare. mandami un sms con l'indirizzo esatto. Ci vediamo tra poco" "ok amico mio. ti aspetto".

E' settembre. Sono rientrato in ufficio con la consapevolezza che il lavoro che sto facendo non è quello che facevo e che volevo. Che il mondo finanziario senza soldi non può essere il mondo finanziario. E' diventato il mondo delle carte bollate, dei certificati, e dei ripetuti no a chiuque chieda denaro. E' finita la funzione sociale. E' iniziata quella del controllo. Ed io non sono un controllore. Il mondo della pubblicità mi è rimasto dentro. Ho continuato a guardarlo con attenzione e curiosità conoscendone pieghe e risvolti. Ed eccolo qua. Sembra tornare... Un segnale... Come il ritorno della radio. Vado a scoprire cosa mi aspetta. Accendo una sigaretta e spingo un pò. Mi piace arrivare puntuale. Eccola via I. Posteggio e scendo.

Vado incontro al mio domani.

Alby

  

 
 
 
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