Creato da albylrt il 18/05/2009

Occhi

Viaggio a spiare e raccontare il tempo

 

 

Sanremo chi ?

Post n°58 pubblicato il 13 Febbraio 2013 da albylrt
Foto di albylrt

Leggo: 14 milioni di telespettatori per la prima di Sanremo 2013.

Io guardavo il calcio su Sky perché seguo qualsiasi squadra Italiana giochi in Europa. Poi se  capita di vedere lo spettacolo di pubblico e di gioco come quello di ieri sera allora evviva.

Mi incuriosisco su Sanremo (in fondo sono un musicomane quindi..) ma scopro ovunque che il tema non è la musica (?!) ma il comico (??) Crozza che replicava l’ennesima imitazione di Berlusconi pensando che essendo cosa nuova e mai vista avrebbe raccolto consensi… e invece scopro su you tube che è riuscito a finire a forza la sua “gag” con il pubblico del teatro in rivolta per la replica del replicante.  

Annotavo tempo fa quanto fossi stanco e certo  non io soltanto,  nel sentire chiacchiere e battute da bar su questo o quel politico e più in generale tutto ciò che sposta l’attenzione dai problemi reali. Stiamo trascinandoci verso il più oscuro dei periodi politici della storia in cui non si dialoga di programmi (fatte salve rarissime eccezioni) ma si aizza il popolo contro l’altro perchè brutto, cattivo e chi più ne ha più ne metta. Così è accaduto a Sanremo. Dove di musica non si parla più. Deprimendo ed offendendo il palcoscenico che hanno calcato Modugno, Dalla, Tenco e a memoria Stewie Wonder & Ray Charles.  Stamattina in macchina forse per dar sfogo alla mia personale ribellione ho tirato sul volume ripassando "Wish you where here”.  E credo che anche in questo non sia stato il solo. E stasera ? Cosa c’è su Sky ?

Ciao Sanremo. Rimani ormai soltanto una ridente cittadina della splendida Liguria. Quello si che è uno spettacolo.

Al

 
 
 

Il bivio

Post n°57 pubblicato il 30 Dicembre 2012 da albylrt
Foto di albylrt

In una delle tante sere trascorse in macchina a macinare chilometri parlando al telefono, una telefonata sotto ed un nome a me caro... Devo rispondere. Lo faccio con un "pronto come stai" che tenta di nascondere la stanchezza mentale e fisica che mi sta corrodendo ormai da mesi.

E' G. Erano gli anni '90. Ero un giovane revisore. Una società mi chiama e mi propone un colloquio in una agenzia di pubblicità. Cercano un direttore finanza e controllo. Forse non sono ancora all'altezza. E so' poco più di nulla di quel mondo. Io sono un fruitore di pubblicità nulla più. Poi spinto dalla curiosità che da sempre mi anima e in parte convinto che i numeri sono numeri ovunque accetto e vado. Mi presento al primo colloquio. Una villa incantevole, recetpionist con sguardo accattivante, un via vai di persone tutte con passo veloce anche alle sette di sera. Un tavolo ovale grande in una sala piena di poster, monitor ed altri ammennicoli tecnici. Entra G con altre due persone. Legge il mio cv. Poi mi guarda e mi dice di raccontarmi. Lo faccio sciolto sereno. E' l'ambiente che lo permette anche se lui è austero. serio. Gli portano in conitnuazione biglietti di gente che chiama al telefono. Declina tutti. Dopo dieci minuti a raccontare la mia giovane vita professionale mi ferma. "di che segno è lei ?" trovo la domanda stravagante... io non credo e non sento gli oroscopi ma tant'è. "Sono Sagittario 1^ decade". Sorride. "bene lei deve venire qui. per i soldi ci metteremo d'accordo. Quando si libera ? Domani passi a prendere la proposta. L'aspetto."

E da lì quasi dieci anni di vita professionale e non. Un lavoro che mi prese per i capelli trascinandomi in giornate e notti infinite. Diviso tra Roma Milano e la Sardegna. A vivere ogni attimo di una campagna pubblicitaria, a gestirne i budget fino a "salire" al contatto con i clienti. Conoscendo da dentro e profondamente tutto il mondo della pubblicità. Dai media ai creativi. Non era soltanto un numero il mio lavoro. L'agenzia era la mia casa. E G giorno dopo giorno diventò il mio mentore tanto vedeva crescere il suo pupillo. Eravamo diventati amici, complici. Ci demmo anche alle mani. Ma ci siamo voluti bene. Poi la crisi, superata che lascia il segno ed il mio corpo che somatizza nel peggiore dei modi il malessere, la stanchezza il sistema nervoso. Dopo mesi passati piegato in due dal dolore e la camomilla sempre sul mio enorme tavolo il ricovero e l'operazione urgente. E G venne accanto al mio letto. Con le lacrime agli occhi. Sapeva che ero li perchè in fondo mi aveva inghiottito nel suo mondo ed io c'ero entrato ignaro di quanto l'avrei pagata. Non sarebbero bastati premi, una macchina nuova sempre sognata. Ero lì smagrito e spossato da tutto.

Mi rimisi in piedi ma per la prima volta tornato in ufficio immaginai che se qualcuno mi avesso offerto qualcosa, stavolta l'avrei accettato e G l'avrebbe capito. Fu così dopo appena due mesi. Quando entrai nella sua stanza a tarda sera con le mie dimissioni capì senza che neppure aprissi quel foglio. Stemmo zitti. Muti. Poi si alzò venne vicino e mi abbracciò scoppiando in un lungo pianto al quale io mi accodai subito.... "farai bene ovunque andrai. ma non ci perdiamo". E così è stato. Non ci siamo mai persi. Ho chiesto a lui conforto e supporto per tante cose. Ci siamo sentiti anche per un breve saluto  o visti per un rapido caffè.

Poi... "senti hai un paio di minuti ? ti devo parlare.." "sono in macchina ed ho ancora strada davanti dimmi tutto". "ti ricordi A ? la società P ? bene hanno bisogno di uno come te. Anzi hanno bisogno di te. Io gli sto dando una mano ma loro hanno bisogno di te. ce la fai stare per le 9 ad essere in via I ? Guardo l'orologio... se accelero un pò sarò puntuale. e se G me lo chiede lo faccio. E poi sono sempre curioso. "Si G ce la dovrei fare. mandami un sms con l'indirizzo esatto. Ci vediamo tra poco" "ok amico mio. ti aspetto".

E' settembre. Sono rientrato in ufficio con la consapevolezza che il lavoro che sto facendo non è quello che facevo e che volevo. Che il mondo finanziario senza soldi non può essere il mondo finanziario. E' diventato il mondo delle carte bollate, dei certificati, e dei ripetuti no a chiuque chieda denaro. E' finita la funzione sociale. E' iniziata quella del controllo. Ed io non sono un controllore. Il mondo della pubblicità mi è rimasto dentro. Ho continuato a guardarlo con attenzione e curiosità conoscendone pieghe e risvolti. Ed eccolo qua. Sembra tornare... Un segnale... Come il ritorno della radio. Vado a scoprire cosa mi aspetta. Accendo una sigaretta e spingo un pò. Mi piace arrivare puntuale. Eccola via I. Posteggio e scendo.

Vado incontro al mio domani.

Alby

  

 
 
 

Il ritorno

Post n°56 pubblicato il 29 Ottobre 2012 da albylrt
Foto di albylrt

Quando decisi di lasciare ormai più di tre anni fa, immaginai quella decisione come un addio. Un capitolo della mia vita chiuso e senza possibilità di essere riaperto se non con la memoria. Era stato un capitolo che aveva percorso con me tanta strada della mia vita. Era stato testimone di emozioni, sorrisi, drammi, lacrime. Era stato un rifugio dove mi riparavo dalle insidie del mondo perché quel piccolo mondo a parte  era a forma di me.

Ed in tutto questo tempo mai ho pensato di poter riaprire quel capitolo di storia, forse anche per il timore di non saper più fare o dare nulla. E per lo più preso da quella vita a cui avevo tolto tanto troppo. E a cui dovevo tanto di me. Tutto di me.

Ma spesso nella vita tutto torna. Si ripresenta sotto una veste diversa o con motivazioni diverse. La necessità di poter o dover “spostare” l’attenzione altrove. Lasciare anche se per poco la pesante quotidianità troppo quotidiana e riprendere un po’ di quello spazio che era mio e da sempre era mio soltanto. Dani, mi chiama, insiste per mesi. Mi marca a uomo perché sa che potrei mollare e dire si. Tengo anche se l’idea comincia ad essere un piacevole tormento. Gongolo al pensiero di essere con cuffia e microfono a gigioneggiare con l’alter ego di quell’io che serioso professionista è rigorosamente in giacca e cravatta per cinque giorni cinque alla settimana. Dani dopo l’estate ha preparato la “trappola”. “E’ tutto pronto. Cominciamo domenica!” E’ perentorio. Tassativo. Io ancora un punto interrogativo. Mi invita a cena una sera. Locale bavarese ma io mangio italiano e bevo vino…. Ci rivediamo dopo molto tempo. Parliamo mangiamo e beviamo. Fumiamo. Molto. Abbiamo tanto tempo da raccontarci. Io arrivo stanco dai chilometri di una giornata lunga come tante altre. Ma la radio è un argomento che tiene svegli… Mi strappa una mezza promessa. Ci penserò seriamente. Dovrò “rompere” un equilibrio faticosamente raggiunto. Rimugino in strada mentre torno a casa. E’ notte fonda e non me ne sono accorto… La sveglia suonerà dopo solo 3 ore… ma basterà quel tempo trascorso senza dormire per convincermi che quel microfono, le cuffie, le pareti insonorizzate sono un pezzo della mia vita. E seppure con una dose piccola e contenuta potrei riprendere. Sarà così seppur tra mille ripensamenti, un inizio emozionato ed emozionante ed una brusca frenata e poi una nuova partenza. Senza più i capelli lunghi e riccioluti della prima volta ma corti e ormai quasi tutti bianchi. Ma con lo stesso intatto disincanto verso un mixer e il banco regia. Chissà cosa mi ha sempre spinto lì. Già è come chiedere a chi gioca settimanalmente a calcetto o a biliardo o non so cos’altro. La radio è un po’ di me. Ed è strabiliante quanto coinvolga anche occhi giovani e vispi che ora mi seguono da vicino. Hanno il mio stesso colore ed assomigliano ai miei quando anch’io sbirciavo attento per capire. Chissà. In fondo è quello che sogno. Pensare di lasciare anche a quegli occhi un po’ di me da portare con se. E che sia magari un sorriso od un giocoso usare una cuffia ed un microfono.

Alby

 
 
 

Il contadino

Post n°55 pubblicato il 26 Aprile 2012 da albylrt
Foto di albylrt

Il tempo comincia ad emettere spietato le sue sentenze… Le gambe sostengono la corsa con meno vigore e si piegano alla stanchezza.. gli occhi che avrebbero rubato alla notte tutte le stelle una per una,  alla sera piegano all’ingiù la saracinesca delle palpebre… Sfugge tra le mani il dono della vita… Cresce l’affanno di una rincorsa senza fine… La primavera rafforza il desiderio di curare gli affetti più vicini come fossero germogli in fiore… proteggendoli dal temporale improvviso, riparandoli dal sole più caldo, dando loro la linfa dell’acqua per vederli crescere ogni giorno.. conservando e preservandone i colori che riempiono gli occhi…

Siamo nutrimento per altre vite. E ci nutriamo di quelle stesse vite.. Delle emozioni che diamo e che riceviamo. Dell’amore che doniamo e che avidi ci riprendiamo.

Gli affetti sono come un terreno fertile da coltivare… curandone i solchi… seminando ed dando acqua.. concimando con gesti, carezze, sguardi una piantina che cresce…. Ogni giorno… dal mattino presto.. in ogni attimo… ogni piantina senza l’attenzione del cuore perde i suoi colori, la sua forza… ed arsa si piega su stessa e muore…

Vorrei poter essere quel bravo contadino che osserva fiero il suo terreno e le sue piante crescere forti e belle… Vorrei poter dare per vedere sorrisi e sereno attorno a me… Il mio piccolo giardino lo merita… E fin quando gambe  e cuore me lo permetteranno, al mio giardino i miei semi, la mia acqua, i miei occhi… Perché possa avere l’anima piena di loro… vedendo  loro crescere forti, ogni giorno di più…

Al

 

 
 
 

Gli occhi tristi

Post n°54 pubblicato il 29 Marzo 2012 da albylrt
Foto di albylrt

Mi soffermo d’improvviso sull’ennesimo innocente vittima di torbide storie familiari che sfociano in follia e tragedia. Bambini tesi e contesi come fossero pacchi postali o elementi di infami ricatti e pretese.

Sono pieno di domande che in fondo ne nascondono una soltanto… Perché..

Ed è purtroppo una domanda irrisolta.. a cui non trovo risposta. Forse semplicemente perché non c’è.

Perché non c’è motivo, perché non c’è giustificazione alcuna. Non c’è attenuante o scusante. Un bambino che perde la vita, è una frase che non è nel mio vocabolario. Non esiste. Un bambino che è vittima di padre o madre, patrigno o madrigna non può essere cosa di questo mondo. Di nessun mondo. Ho nel cuore, nella mente, negli occhi, la voce, gli occhi le parole del Papa Buono. “Questa sera, quando tornerete a casa, fate una carezza ai vostri bambini e dite loro che è la carezza del Santo Padre”.   Nutro la speranza  che ogni sera ogni genitore possa farlo. Che ogni uomo o donna, abbia gli occhi per vedere quanta meraviglia c’è negli occhi di un bimbo. E quanto quella meraviglia sia preziosa, sia da preservare, custodire, proteggere. Affinché un  giorno quegli occhi diventati adulti possano rivolgere la stessa attenzione a nuovi occhi bambini.  Spero che questo mondo che corre affannato e delirante verso chissà quale meta, non perda mai quel tempo prezioso che gli occhi di un bambino chiedono ad un adulto.  Il primo calcio ad un pallone o i primi incerti passi. Le prime pedalate su una bicicletta e la prima sfida con un video game.

Il  loro futuro è un diritto che abbiamo l’obbligo di garantire noi… Adulti…

Il loro futuro è anche il nostro. Il loro sorriso è anche il nostro. La loro felicità è la nostra felicità… Nessuna immagine mi emoziona più di quella di un bimbo felice e sorridente con la sua piccola mano ben serrata in quella del suo papà o della sua mamma.

Non c’è ragione che sia altra la storia. Non c’è motivo perché le vite si spezzino. Nessun motivo.

Nessuno.

Al

 
 
 
Successivi »
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 1
 

ULTIME VISITE AL BLOG

albylrtr.petriliononmale43acquachiara40solemar_72piterx0confusemappeclaudio2012snonmale43danbartpsicologiaforensegiessedgl1panpanpimauafel
 

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963