Creato da albylrt il 18/05/2009

Occhi

Viaggio a spiare e raccontare il tempo

 

 

M & M (Me and Mike)

Post n°43 pubblicato il 28 Gennaio 2011 da albylrt
Foto di albylrt

Una mamma sempre allegra e canterina. Riccioli biondi e due canarini. Li facevo fischiettare  con la mia radio sintonizzata, allora sulle onde medie, su quei due tre programmi di musica che allora si sentivano. Hit parade, Altro gradimento, Supersonic..

Imparavo allora a conoscere l'universo della musica pensando che fosse il mio universo.

Il primo disco di musica classica. Un album che ancora geloso conservo. "Lo Schiaccianoci" di Tchaikovsky diretto da Toscanini. E poi i primi dischi: I Beatles, Baglioni e Battisti, gli Shocking Blue e venus, Ray Charles e Stewie Wonder che canta in Italiano "Il sole è di tutti".  Il mondo della musica in tutti i suoi mille colori ed in tutte le sue sfumature. Nessuna esclusa. 

Mi chiudevo in una stanza ed ascoltavo ore ed ore. Sono cresciuto con le sette note. E una passione. La radio. Ho coltivato per anni il desiderio di capire da dove e come mi arrivavano le voci della radio. A quali volti appartenessero. A metà degli anni 70 arrivava anche in Italia il fenomeno delle allora "radio libere" (oggi sorrido all'idea della radio libera...). E mosso dall'irrefrenabile curiosità bigiando la scuola, passavo da infiltrato intere mattine nella radio romane soltanto ad osservare. Senza fare domande. Osservavo i gesti, i dischi, i "piatti", il mixer ed il famoso microfono. Cercando di capire come tutto funzionava. Echeggiava nell'aria la disco di Donna Summer, Gloria Gaynor, Barry White. E gli Italiani erano oltre alle mie due B preferite Dalla & De Gregori, Venditti, il giovanissimo Zero, Cocciiante.

Il mio desiderio mi spingeva in maniera incontrollata oltre. Volevo essere anch'io dietro al microfono. Volevo anch'io essere protagonista di quel mondo. Pensare di poter parlare a tanta gente sconosciuta era un'idea che mi faceva paura ma al contempo mi eccitava. E così a casa mi esercitavo emulando i dj che osservavo la mattina. Provavo il loro slang, le dediche, i dischi a richiesta. Sperando che un giorno avrei raccolto tutto il mio coraggio e avrei chiesto a qualcuno di lasciarmi provare. Solo provare. 

Pomeriggio afoso. La radio in sottofondo ed il libro di tecnica bancaria sotto il naso. La testa altrove. La radio che trasmette un jingle "cerchiamo voci nuove. chiama lo 06 etc etc". Memorizzo il numero. Svelto e furtivo chiamo e con la voce incerta chiedo. Una voce invece profonda e chiara mi da un indirizzo ed un orario per il giorno dopo. "Grazie. Ci sarò."

Ci sono stato.

Al 

 
 
 

Ieri. Oggi. Domani ?

Post n°42 pubblicato il 05 Gennaio 2011 da albylrt
Foto di albylrt

Ho da sempre speso poco tempo davanti al vecchio tubo catodico. E più sono andato avanti con il tempo più quel poco tempo è diminuito sino a divenire fatto occasionale e raro. Certo è che oggettivamente il tempo da dedicare al piccolo schermo si è assottigliato ma è altrettanto certo che trovo sempre meno appeal verso lo stesso.

Confesso il mio amore per la radio. Dolce e misteriosa compagnia sin dalla mia infanzia (Lelio Luttazzi, Arbore & Boncompagni, e la musica a Mach 2 di Supersonic con le voci Gigi Marziali, Paolo Francisci, Antonio De Robertis, Paolo Testa).  Tant'è che ancora alle prese con le scuole superiori e nel periodo delle prime radio "libere", bigiavo e mi infilavo nei locali delle prime emittenti a spiare e rimirare speaker e dj sino a quando chiesi di poterlo fare anch'io. E' un lungo e bel capitolo della mia vita.

Che appunto mi ha sempre tenuto debitamente distante dal televisore. Salvo in rare occasioni estive. Sere in veranda in una piccola cittadina balneare e la tv iin sottofondo che nel mese di Agosto estrae dalle teche la storia in bianco e nero scritta dai veri Signori della televisione. Ho ripassato con emozione Corrado e la Carrà, le Milleluci e le Settevoci, le Canzonissime e le Tante scuse di Sandra e Raimondo. Così preso e rapito neanche fossero imperdibili premiere. Ma lo spettacolo finisce. Su molti di questi eroi è sceso il sipario della vita. E la loro assenza si acuisce ancor più ogni giorno se scorrendo   i 1000 canali di satellite e terrestre scopriamo i tristissimi e poveri eredi. Urlanti, volgari, senza cultura ed alle prese con l'enfatizzazione di eventi irrilevanti. Ridevano con nulla. Nulla oggi ci fa ridere. Sorridevamo alla leggerezza. Ci pieghiamo alla pesantezza. E non solo il "varietà" ha perso i suoi eroi e paladini. Oggi il grande giornalista ha i galloni per le escort di Berlusconi. Ieri il Giornalista era Tito Stagno che raccontò all'Italia con uno stile mai replicato, l'uomo sulla Luna.

E' nostalgia. Forse. E' il tempo che ha cambiato tutti e tutto. E se qualche tempo fa seguivamo senza perderne un secondo la Baronessa di Carini oggi le famiglie cenano con il grande fratello o l'isola dei famosi. Ed in ufficio i ragazzi discutono degli amici o tronisti di tale Maria. 

Se da sempre ho amato la radio, oggi la amo e la seguo ancor di più. Forse conserva intatto la sua magia più bella. Una voce senza volto.  Tutto il resto è immaginazione. La sorpresa di un disco che non sentivo da tempo, o la viabilità della città in cui mi trovo che non presenta problemi (raro...).

E' forse da questo amore che ormai 30 anni fa cominciava la mia avventura dietro al microfono. Di una radio ovvio.

Ricordi intimi e personali. Così come la tv dei ragazzi di Febo Conti.

Il rammarico che mi pervade è che non torneranno. E forse non avremo generazioni  a cui raccontare che possano capire.

Ma è un tesoro che mi piace conservare per gli inverni dell'anima.

Avranno certo il sapore ed il sorriso amaro della nostalgia ma certamente anche il piacere di averli assaporati, vissuti, con gli stessi occhi semplici ed acerbi come chi esordiva ogni giovedì sera con un semplice "allegria !"

Era una simpatica canzone degli anni 80 che ho suonato tante volte. La cantava tale Taffy.

I love radio.

Alby (nostalgia...) 

 
 
 

A & C (io ed il caffè)

Post n°41 pubblicato il 29 Dicembre 2010 da albylrt
Foto di albylrt

Più che un'abitudine un rito. Più che una necessità uno spazio di vita.

Sono solito fermarmi per un caffè a metà del mio "viaggio" mattutino verso il centro di Roma. E' un rito che proteggo dalla fretta, dal ritardo, dal traffico. E' uno spazio di vita che tengo per me e non condivido con nessuno.

Se non con i mille avventori di un piccolo autogrill su una tangenziale.

Ed il caffè mi ha fatto scoprire diverso seppur "antico". Diverso seppur non più giovane.

Per una settimana ho provato a concentrare l'attenzione su quante fossero le variazioni su una semplice ed apparentemente banale tazza di buon caffè profumato e ben caldo.

Ed è stato in quei giorni che ho scoperto la mia diversità. O forse la mia "obsolescenza". Io sono quel signore che risponde con tono quasi dimesso "si..." alla domanda del barista "normale ?" Io veramente mi accontenterei di un buon caffè con la sua dolce crema nella quale veder affogare pian piano la bustina di zucchero (normale)...

Ed invece scopro che sono il diverso proprio perchè ho chiesto un caffè "normale"

Scopro che fare il barista non vuol dire fare un buon caffè ma piuttosto saper fare un macchiato, un marocchino, uno schiumato, un deca ristretto (!!??)...

Stavo pensando di realizzare la "carta del caffè". Una sorta di menù nel quale riportare tutte le più fantasiose variazioni sul tema. Ed in ultimo inserire per i diversi il "caffè normale".

Quel caffè normale a cui do il voto nei miei viaggi a giro per la nostra meravigliosa Italia. Quel caffè che pur semplice (in fondo è un chicco di caffè tostato e macinato...) è così diverso di città in città.. 

Eppure io e la tazzina fumante passiamo qualche minuto assieme io a ciondolare la testa tra i mille confusi pensieri della mattina, a sbirciare le facce altrui che si affollano tra la cassa ed il bancone, alle prese con il croissant vuoto o ripieno mangiato in tutta fretta in sfregio al duro lavoro notturno del pasticciere, lei ad aspettare paziente...

Sorrido a questo mondo colorato che mi è attorno e tiro giù l'ultimo goccio del mio caffè "normale". Preludio ad una sigaretta che accendo avido e prosciugo di ogni sua dignità.. boccata dopo boccata.

Il "caffè normale" od un "normale caffè" ?

Al prossimo caffè.

 

 

 
 
 

Amici Omologati

Post n°40 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da albylrt
Foto di albylrt

Un attimo per il blog... Sbircio tra i messaggi... Non ne ricevo molti, ma la scelta di queste pagine è ben chiara nel mio primo post.

Leggo.. "se sei per un mondo onesto, civile, senza guerre, razzismi etc etc (il mondo perfetto ??) e non voti questo o quello pubblica questo testo"

Stropiccio gli occhi e dopo qualche istante speso a rimuginare immagino la gentile signora (credo) che di fatto mi suggerisce di cambiare il mio nome e cognome dal mio campanello di casa sostituendolo con uno a lei gradito...

Salvo non sapere chi mai sia io.. senza aver evidentemente neanche per un attimo scorso qualche riga del mio diario.  Forse non avrebbe mai mandato a me quell'invito. Che con l'intento del mio scrivere non c'entra nulla. Qualche tempo fa scrissi qualche riga sull'inutile sport praticato da taluni e definito "antiberlusconismo". Convinto che tanto più lo si pratica tanto più si erge a personaggio uno dei tanti  meri e tristi esempi di ciò che la nostra "società" può generare.

E più passa il tempo e più m'accorgo che il modo per arginare da qualsiasi parte venga la violenza, l'inciviltà, la non cultura, è quello di praticare l'esatto opposto.

Praticare non scrivere. Fare non dire.

Non ho mai creduto ai benefattori con un nome ed un cognome. Credo invece nel silenzioso fare quotidiano di piccole anime che si spendono per la serenità dei bambini, per la compagnia alle persone sole, per dare una loro speranza a chi verrà. Senza urli, proclami.

Ne ho ben piene le tasche dei mille cialtroni di qualsiasi credo politico (credo ??!!) che urlano il più colorito dei vocabolari a qualsiasi ora del giorno in qualsiasi salotto (??!!) televisivo.

La legge delle mille gocce che fanno un mare è la stessa di mille e più anime che fanno la civiltà di un mondo. Abbiamo ciascuno il dono di vivere ed il dovere di far vivere. Ed è dalle silenti coscienze di ciascuno di noi che nasce ogni giorno, con ogni gesto, anche il più semplice il cambiamento.

Chissà se la gentile signora, stamattina avrà salutato il dirimpettaio con un sorriso oppure avrà girato le spalle di fretta perchè in ritardo. Eppure quel gesto è il primo segnale di un rispetto che non si chiede. Si da.

Proseguo per la mia strada. Certo di non essere solo.

Il silenzio spesso è più rumoroso di mille inutili parole urlate.

E con i miei occhi continuo a raccontare il mio tempo. Sperando che sia buon tempo.

Per tutti.

Al

  

 
 
 

Occhi sorridenti

Post n°39 pubblicato il 28 Dicembre 2010 da albylrt
Foto di albylrt

Sono passato davanti al tuo cancello per oltre 20 anni. E sempre con l'inutile fretta di chi rincorre il nulla. Ho sempre voltato lo sguardo per vedere se potevo almeno accennare un saluto. Poi solo rarissime occasioni. Legate spesso alle feste o ad un invito "vieni a prendere questo" o "vieni ho questo da darti".

Dare. Il verbo della tua vita. 

Una casa allegramente disordinata sempre aperta a tutto e tutti. 

Una disponibilità verso il prossimo che faceva arrossire chiunque. Ed in ogni momento, sul tuo viso era acceso un sorriso sulle tue labbra e nei tuoi occhi.

Mai, anche nei momenti bui, ho visto uno sguardo diverso. Hai dedicato a bambini non tuoi lo stesso amore che avresti riposto nei tuoi se ne avessi avuti. T'ho visto passeggiare con loro e giocare assieme a loro e a tutti gli animali dei quali ti sei sempre contornata quasi a colmare in qualche modo la necessità di dare di te tutto. Anche ai tuoi gatti.

A me hai dato tanto. Ma la cosa che più mi ha segnato è stato salutarti in un giorno piovoso e freddo, tra tanta gente addolorata e vederti ancora una volta, l'ultima con i tuoi occhi accesi di vita e le tue labbra sorridenti. Quello foto strideva così forte con tutta la tristezza che c'era attorno.

Si è spenta troppo presto una luce su questa terra. Ma forse la tua missione era accenderla in ciascuno di noi. Sappi, ora che mi guardi da lassù che in me è accesa e forte. E sappi che mai più passerò davanti ad un cancello senza fermarmi perchè preso dall'inutile fretta. Non permetterò al nemico tempo di negarmi a chi mi desidera o di negare a me stesso l'essenza della vita.

Se questo è stato il tuo insegnamento, spero d'esser stato buon allievo.

E' l'unico modo che so per farti vivere ancora. E so che tu lo vedrai.  

Al

 

 
 
 

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