(per ascoltarla)Una volta scrissi che c'è una musica per ogni momento della giornata. Beh, allo stesso modo c'è una musica per ogni stagione, per ogni mese, e in generale per ogni momento dell'anno. È una mia fissa; una delle tante, e neanche la più perniciosa.Non saprei dire quando m'è sorta: probabilmente nel momento in cui ho cominciato davvero a capire che il tempo passa, e che un bel po' ne era passato. Il che rende la cosa diversa, e un tantino più originale (eh beh) dalla ovvia considerazione che a Natale ascolti le musiche natalizie, a Pasqua quelle pasquali (?), e a ferragosto quelle ferragostane. Quali poi siano, non è affar mio.In effetti, pensandoci, Vivaldi ha compiuto esattamente questa operazione; che ci abbia preso o no, non saprei: alla fine è questione di sensibilità e capacità di immedesimazione individuale. Se qualcuno volesse il mio parere, dirò che trovo la cosa un po' stupida: se vuoi sentire le sensazioni dell'autunno, basta aprire la finestra a novembre e sei servito al meglio: la musica al massimo sarà un palliativo. D'altro canto, voler vivere le sensazioni della primavera ad autunno (per dire) è indubitabilmente una faccenda un tantino contronatura; un po' come assaporare pesche a dicembre, sai il gusto che hanno...Ma la cosa di cui parlo io è tutta diversa, ed è strettamente legata al mio vissuto personale. Proust diceva che un certo sapore è in grado di richiamare gli aspetti più intimi e profondi di un ricordo; secondo Poe era invece l'olfatto il senso più acuto ed evocativo. Per me è l'udito, ovvero (come dubitarne?) la musica. Siccome generalmente, per i più intendo, il senso deputato a questo genere di delizie è la vista, se poi qualcuno pensa che invece sia il tatto, abbiamo fatto filotto. Basta non litigare sulla questione, e siamo tutti contenti.Ora, il punto - per quanto sta a me, naturalmente - è capire perché e percome accada questa cosa, ma tutto sommato non c'è nemmeno granché da spiegare. In certi periodi della mia vita, ascoltavo una certa musica, un certo artista o un certo disco: lo riascolti e torni indietro nel tempo; capirai che c'è da comprendere.Da quel dì (da quando mi ha preso questa fissa insomma) ho sempre pensato che sarebbe stato interessante provare a farne un resoconto: un calendario musicale (bella questa, nessuno ci ha pensato mai, sono disposto a scommetterci). Ma non l'ho mai fatto; un po' per pigrizia, ovvio...Tanto per capirci, questo brano racconta la mia primavera del '78 (ovvio, il disco uscì in quei giorni...) e le molte cose e stati d'animo vissuti; quella di tre anni prima, è di Contrappunti delle Orme e quella di quattro anni dopo è dei Chieftains. Potrei continuare, snocciolando titoli e fatti di ogni stagione e quasi ogni mese degli ultimi trentacinque anni. Diamolo per fatto, che è meglio...Ora però, più passano gli anni, più il ricordo e la cosa si fa sistematica, il che suppongo dica - una volta ancora, ma in modo diverso - che in fondo non siamo che ciò che siamo diventati: tornare a pensare a come questo sia successo, è un po' ripercorrere il labirinto della nostra vita, sapendo che - piaccia o non piaccia - ad ogni bivio, ad ogni svolta, una e solo una era la via da seguire, la scelta da fare, per sbagliata che poi la giudichiamo (due volte su tre, a star leggeri...).E allora, probabilmente la faccenda ha un aspetto consolatorio, e forse di dolce illusione: riessere lì, in quel momento, sapendo che se quella era la musica, quella era la danza da ballare. Dopotutto, è vero che i rimpianti che ciascuno si porta sono millanta, e che una buona percentuale delle scelte fatte non le rifarebbe, ma nessuno considera mai che manca la controprova che le cose sarebbero andate meglio, e ci sarebbe comunque restato il rimpianto di non aver percorso la strada che al momento ci sembrava migliore. È una vita difficile, eh?Da questo punto di vista, del resto, anche il riascoltare cose del bel tempo andato è una scelta, e se non altro porta alla consapevolezza di sé e delle proprie pulsioni, della propria capacità di discernimento e dell'immagine che abbiamo di noi stessi.Magari non serve a niente, posso essere d'accordo. Ma cos'è che serve, dopotutto, a questo mondo?