Gloriosa spazzatura

Don McLean, "American Pie"


(ascolta la versione di Don McLean) (ascolta la versione di Madonna)Sono stato a pensare per un po’ se parlare di questo disco, o se parlare piuttosto della colonna sonora di The Next Best Thing, per l’ovvia ragione che in entrambe i dischi c’è American Pie. Qui, ovviamente, la versione originale di Don McLean; lì, quella rimodernata di Madonna. Poi ho scelto di parlare del disco di Don McLean, se non altro perché in questo disco c’è anche Vincent.Il fatto è che la versione di Madonna di American Pie alle mie orecchie piace di più, molto di più. La gente è strana, niente da dire. Ed anche le sue orecchie. Poi, questa resta una gran canzone, comunque la si rigiri, ed in ogni caso Madonna ne ha colto il senso malinconicamente gioioso, del resto programmaticamente dichiarato dalla stanza di apertura: “tanto tanto tempo fa / ricordo che la musica mi faceva sorridere”. Straordinario. E straordinario l’arrangiamento (gli arrangiamenti), a mo’ di ouverture…Ora, la versione di Madonna mi piace perché – strano a dirsi – è in un certo senso più diretta, ancorché assai più arrangiata. E poi Madonna canta bene, almeno questo non si discute. Non posso certo dire di essere un suo fan: non ho nemmeno uno dei suoi dischi. Certo, è una che di idee sue non è che ne abbia tante: riprende, copia, rifà. Ricordo una canzone – Dio sa il titolo – in cui canta esattamente rifacendo Kate Pierson dei B-52’s (grandissima interprete, ma questa è un’altra storia).Qui, comunque, pone una grazia, un garbo, direi tutto il rispetto che la canzone merita, per quel che è, per quel che significa e per il posto che occupa nella piccola storia della musica americana.La cosa straordinaria è appunto la malinconia nostalgica che il testo racconta: ciò che eravamo, ciò che siamo stati, ciò che siamo. La canzone parla della morte di Buddy Holly, con i bambini che urlano nelle strade, gli innamorati che piangono e i poeti che sognano, e non so immaginare un testo più evocativo di questo per raccontare la morte di un cantante. Le canzonette magari sono solo attimi di una vita, e neanche i più importanti; ma è di attimi che una vita è fatta in fin dei conti, e probabilmente un bel modo per raccontare la vita di qualcuno è mettere in fila le canzoni che significano qualcosa per lui.Ora, non che Don McLean non sia un gran cantante, intendiamoci, e che non dia alla sua canzone il giusto pathos, anzi: tipica voce americana, ma tolta dal coro. Io non conosco gli altri dischi che ha fatto, e dubito mi prenderò mai la briga di ascoltarli, visto che a dirla tutta neanche questo disco mi dice granché. Ma per l’appunto c’è anche Vincent, e se c’è una canzone che può far da colonna sonora ai miei dodici anni, è questa, con tutto quel che segue. Basta l’attacco di “Starry starry night”, chitarra e voce sommessa, e io sto già a posto.E in fin dei conti, se in un disco ci sono due canzoni che fanno parte della tua vita, è più che abbastanza per tenerlo da conto. Fin che le canzoni ci parlano di qualcosa, dopotutto, significa che anche noi abbiamo qualcosa da dire. Anche se le canta Madonna.