Gloriosa spazzatura

Perigeo, "Via Beato Angelico"


In ogni canzone ciascuno trova quel che gli pare; se non è una regola, almeno è un fatto. Che poi una canzone, che magari parla di qualcosa di molto preciso, possa elevarsi a livello universale, è solo un altro modo per dire che per l’appunto ognuno trova qualcosa di suo in una canzone che significa molto  per tutti.Questo è valido, ritengo, un po’ anche per i generi musicali; e se non è così, non morirò per difendere questa idea: vale per me e tanto mi basta.Ad esempio, io ci ho messo un bel po’ di anni, ma alla fine sono arrivato alla conclusione che, parlando di musica italiana, il jazzrock mi piace immensamente più del progressive, beninteso togliendo dal mazzo PFM, Banco e Le Orme.Il fatto è che i dischi di Arti&Mestieri, Venegoni&Co, Bella Band, Nova e ovviamente il Perigeo, per qualche strana immagine mentale mi riportano all’Italia degli anni ’70, che è poi a dire al mondo della mia adolescenza. Sarò romantico (nessuno è perfetto), ma il jazzrock italiano mi evoca i colori, i suoni, le atmosfere, le piazze, i paesaggi, e se vogliamo anche il modo di essere, dei posti in cui sono cresciuto. Non che l’Italia fosse questo gran paese all’epoca, intendiamoci (lasciamo stare se lo sia diventato nel frattempo: più di qualche dubbio ce l’ho; in qualcosa è migliorato, e non ci voleva molto; in altre cose è cambiato, non necessariamente in peggio, ma non essendo granché…), ma giusto o sbagliato, è il mio paese.Il fatto è che il progressive italiano è terribilmente pesante, mentre il jazzrock ha una leggerezza, direi una fragranza, di tutt’altra pasta. Non ha la concettuosità vagamente ottusa dei cugini proggers, è sovente allegro senza essere spensierato, profondo senza essere complicato e difficile, e un bel po’ di originalità in più, ammesso che questa sia una qualità in sé. E non che non mirasse in alto: ascolti Arti&Mestieri, ad esempio, e risenti la lezione della Mahavishnu Orchestra, ma suonata davanti ai cancelli di Mirafiori.Via Beato Angelico è uno dei grandi brani del jazzrock italiano; una melodia lieve ma nient’affatto scontata, una cantabilità solare, mediterranea e quasi felice. Una di quelle cose insomma che ti lasciano quel senso di nostalgia appena finisce, quel senso di bello che solo le cose delicate e ricercate hanno, e senza aver nessun’altra pretesa che essere ciò che è: un momento prezioso, uno stato quasi di grazia, una epifania.Proprio come gli anni della giovinezza.